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Cronache del Nuovo Impero Romeo

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2016 10:29
07/11/2015 18:09
 
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Capitolo 8
Dal mare e dalle steppe
- Parte 1
1174, Monemvassia

La sera era ormai giunta, ed il sole era appena tramontato dietro l'orizzonte blu cobalto del mare peloponnesiaco.
Tutti i marinai avevano appena ormeggiato le navi e si stavano dirigendo alla locanda più vicina, per godersi una notte in compagnia di belle ragazze e boccali di vino e idromele. Tutti, si, tranne uno.
Costui era Ariberto, un veneziano da parte di padre, e isaurico dalla parte di madre.
Non era molto avvezzo alla vita festosa degli altri lupi di mare.
Era più una persona calma come il mare in una giornata senza un alito di vento, e come passatempo dopo il lavoro preferiva pescare o gettare sassolini nell' acqua, piuttosto che andare ad ubriacarsi. D'altronde, era sempre stato astemio, ed uno di quelli zelanti. Ciò lo rendeva leggermente antipatico al resto della ciurma, nonostante fosse molto spiritoso e di animo leale.
Suo padre, prima di lasciare il mondo terreno per abbriacciare l'aldilà, soleva dirgli "tu, figlio mio, avresti dovuto fare il cavaliere", purtroppo però la sua famiglia, per quanto fosse benestante, non poteva comprare le costose armature dei cavalieri occidentali, tantomeno un cavallo, per cui il sogno di suo padre restò, ahilui, nel cassetto fino alla sua morte.
Ed ecco quindi affacciarsi il sogno della madre, ovvero che Ariberto diventasse, prima o poi, un ammiraglio.
E destino volle che neanche sua madre potesse veder realizzato il suo pronostico sulla vita del figlio, giacché morì di lebbra poco dopo che Ariberto ebbe raggiunto la maggiore età.
E così, preso dallo sconforto per non aver soddisfatto i suoi genitori, che lo avevano cresciuto al massimo della loro disponibilità, il ragazzo vendette le attività di famiglia e cercò fortuna nella patria di sua madre, l'impero di Bisanzio.
Lì aveva trovato moglie, la quale, per quanto non fosse ricca, compensava con una aggraziata bellezza.
Per mantenere lui, la moglie, e il loro futuro figlio, Ariberto dovette iniziare a lavorare, in quanto i soldi, tra il viaggio e l'acquisto della casa per la sua famiglia, erano ormai finiti.
E così lo si trovava lì, ormai trentenne, quella notte, come al solito, a lanciare sassolini nell'acqua, al chiaro di luna.
Dalla locanda poco dietro la banchina si udivano i cori stonati, ma felici, delle varie ciurme.
C'era chi cantava in genovese, chi in fiorentino, chi in veneto e in greco.
Avrebbe potuto unirsi alla festa, ma quelli erano i suoi gusti, e non poteva fare niente per cambiarli.
Mentre finì di gettare sassolini, si fermò un attimo a scrutare l'orizzonte. La luna splendeva alta nel cielo, e ciò aveva formato un cono di luce sull'acqua scura.
C'era una sola cosa fuori posto, però: luci che ballonzolavano vicino al promontorio.
"Navi? Non è possilbile, siamo rientrati tutti...di chi saranno?"
si interrogò.
Gli si pararono davanti due opzioni: la prima era lasciar perdere e tornare a casa da sua moglie, la seconda era chiedere se l'inglesino aveva fatto in ritardo di nuovo.
L'inglesino, tale Jack Baker, era un mercante britannico naturalizzato greco, che era spesso in ritardo poiché la sua nave aveva la prua mezza storta, e nelle giornate in cui non c'era molto vento faceva fatica a manovrarla, per mancanza di compensazione delle forze.
Decise di fare la cosa giusta, e, controvoglia ma non a malincuore, si diresse alla taverna.
Aprì la porta, schiarì la voce e chiese, in italiano e poi in greco:
-Jack ha fatto ancora in ritardo? Vedo luci all'orizzonte.-
Al contrario delle aspettative, Jack emerse dalla calca e parlò:
-I'm here! Stavolta sono tornato presto, e domani dovrei chiamare il carpentiere per sistemare la prua. Wait a second, hai detto che hai visto luci all'orizzonte? Strano, molto strano.-
-Andiamo a controllare!- disse in un angolo remoto della taverna una voce dall'accento pisano.
Uscirono tutti, per poi ritrovarsi orribilmente sorpresi:
Una decina di navi veneziane avevano, a forza di remi, raggiunto il porto e lo avevano bloccato.
Tutti i marinai, i mozzi e i comandanti restarono con un palmo di naso.
-Eehm, Berto, non credo che siano i tuoi parenti venuti a farti visita- appuntò un mozzo suo compagno di ciurma.
Ariberto non rise alla battuta, anzi, fece notare a tutti una cosa, ovvero che non sarebbero stati pagati se non avessero portato in tempo tutti i viveri a Dyrrachion entro il giorno seguente.
-Diamine! Berto ha ragione! Andiamo subito ad avvisare il governatore! Troverà un modo per liberarci da queste navi!-
Ariberto replicò:-Non farebbe in tempo, nella migliore ipotesi le navi arriverebbero dopo due mesi. Dobbiamo inventarci qualcosa ora...un momento! Ho un'idea...-. Finito di parlare, corse alla banchina e levò gli ormeggi ad una scialuppa. Tornò con dei giganteschi rotoli di tessuto, delle vele con lo stemma della marina bizantina.
-Possiamo usare queste. Vi ricordate quando Contostefano ci affibiò queste navi? Ebbene, le conosco da cima a fondo e sono nient'altro che navi militari riarrangiate a navi mercantili.
Dal momento che siamo in netta superiorità numerica, e che non hanno visto le vele originali delle nostre navi, potremmo metterli in fuga!-
-E' un'idea ridicola! Nessuno crederà a questo stratagemma!-
tuonò una voce dall'accento genovese.
-E invece io dico che funzionerà! I trust him!- gli rispose Baker.
Alla fine si creò un baccano infernale. Chi diceva di andare, chi diceva no, chi era indeciso, chi era disperato, chi su, chi giù.
Allora, stanco di queste lamentele, fece per riprendere la scialuppa, mise le dita in bocca e fischiò fortissimo.
Appena ci fu il silenzio, annunciò che se non sarebbero venuti con lui, lo avrebbe fatto da solo.
Detto ciò, si avviò alla sua barca, dopo qualche minuto la raggiunse, issò e false vele e , prendendo da solo due remi molto lunghi, fece per remare.
Alla vista di quella scena, Baker si girò verso la folla stupefatta e gridò:
-Vergognatevi, lo state facendo andare da solo! Siete uomini o topi? Lui sta lottando per mantenere la sua amata e il suo figlio nascituro! Lui è un vero Lion Heart, voi di più like sheeps. Io lo seguo!-
E si avviò, seguito a breve da uno, poi tre, poi dieci, poi trentacinque, e poi tutti i marinai, oltre un centinaio.
Insieme issarono le vele false, e andarono incontro alle navi veneziane.
Baker salì sulla barca con Ariberto e gli disse "Together", per poi remare insieme a lui.
Alla vista di almeno una trentina di barche, le navi veneziane cascarono nel tranello, e scomparvero oltre il promontorio, inseguite dalle navi militari fasulle.
Dopo che furono scomparse all'orizzonte, i navigatori, festosi, rientrarono ai moli e cominciarono a festeggiare.
Continuarono a ballare per una buona ora, fin quando la vicina di casa di Ariberto lo chiamò disperata.
-Berto! Berto!-
-Cosa c'è Agnese? E' successo qualcosa?-
-Ad Arianna...si son rotte le acque! Ho già chiamato l'ostetrica, ma vuole averti accanto durante...-
Non riuscì a finire, poiché ormai Ariberto era partito a grandi falcate verso tre cose: la sua casa, sua moglie, e suo figlio.
[Modificato da Scorpionz467 08/11/2015 23:57]
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"Basileus Basileon, Basileuon Basileuonton"
"Re dei Re, Regnante dei Regnanti"
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"Non c'è un cristiano, qui, disposto a prendersi la mia testa?"
-Costantino XI Paleologo, poco prima di spirare

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà."
-Detto della Prima Guerra Mondiale su Instanbul
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