Antica cronaca Selgiuchide, anno 533 dall'Egira

Assad_al_Faris
00giovedì 28 maggio 2009 20:11
Mamma li turchi! ^^
L'anno 533 dell'Egira sarà noto come l'inizio della rivincita contro i Romani ed il loro inetto imperatore, che con tanta pompa chiamano "Basileus".

I Romani ormai debilitati dai vizi sono pronti a subire l'assalto delle nostre invincibili armate, le città grazie al buon governo del nostro Sultano iniziano a produrre merci ed i nostri sapienti spargono la viva voce dell'Islam così come la cultura e le scienze avanzano di pari passo con le scimitarre dei nostri sipahis.

Così inizio questo scritto, che sarà sempre corroborato da novità, e nel quale sono sicuro che anche Franchi e Romani vorranno dire la loro.

Sia quindi sempre gloria ad Allah, e vittoria per le nostre armi ed il nostro signore.


Nasreddin, per grazia di Allah, cronista del nobile Sultano

Assad_al_Faris
00venerdì 29 maggio 2009 04:19
sono passati 18 lunghi anni da quando ho scritto la mia prima Cronaca, ed ora, carico di anni, scrivo la seconda. In questo tempo l'impero si è svilupèpato vieppiù, una città sulla costa chiamata Attaleia è caduta rapidamente dopo un assalto dei nostri eserciti, ed ora, dalle notizie che giungono alla capitale, sembra che una distante fortezza del Sud chiamata Mardin sia quindi stata presa, e stavolta dal Sultano stesso, che ha eroicamente guidato le truppe in una lunga marcia per oltre un anno, sino ad arrivare alle sue mura, e quindi catturata dopo un immane battaglia che ha visto la sorte favorire sulle prime i nemici, che però alla fine hanno dovuto cedere quando lo stesso Sultano, impavido eroe, si è lanciato alla carica entrando nelle mura e spronando alla vittoria le truppe che stavano quasi per cedere: egli suonando il suo corno ha tuonato con la voce sua potente "Avanti, per la gloria di Allah! Non ditemi che valete meno di me, che ho più di dieci nemici d'intorno e mi batto, sarete forse capaci di fare meglio che me?" In quel momento che sembrava intriso della stessa aura degli eroi e dei califfi come Abu Bakr al saddiq, che Allah sia soddisfatto di lui, i guerrieri si son sentiti pungere ome da uno sciame di vespe, e d'un colpo non erano più fanti o cavalieri, ma leoni e ghepardi feroci che dilaniavano, colpivano, straziavano l'imbelle nemico che alfine si dava ad una fuga precipitosa, finendo quindi sulle spade del Sultano e della sua guardia.
Nel frattempo, da ogni parte dell'impero i mercanti investono e portano nuove ricchezze e gioielli fino ai mercati, che sono fioriti ovunque: anche ad Attaleia l'altro giorno ero all'inaugurazione del nuovo banco del grano che ha creato un atmosfera divertente ed allegra grazie alle sete, alle pezze di cotone, ai ninnoli che gli astuti uomini d'affari commerciavano un po cedendo ed un po realizzando.

Ne avrei da dire ancora, ma questo florilegio è grande, e avrò ancora da scrivere, e se non potrò farlo io ci penserà mio figlio.


Nasreddin, per grazia di Allah scrivano di corte a Konya
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