DELL' ASSEDIO DI GAND, DELLA GUERRA ALLI CONFINI ORIENTALI ET LA CADUTA DI THUN
Prima di proseguire nella cronaca, intendo riportare che con l'assenso
dello Imperatore nostro, ci è stata data facoltà di rivolgerci alli esperti miniaturisti dello convento per poter arricchire con fini rappresentazioni quel che viene a lettere riportato.
La marcia dello Esercito Imperiale verso le fiandre, per dare battaglia alli innimici Inglesi che con tanta leggerezza avevano osato
attaccare l'Impero, durò per tutti li due anni seguenti alla partenza da Regensburg,e finalmente, sanza avere incotrato resistenza alcuna,
li homini nostri avvistavano le mura di Gand, roccaforte avversaria, et nell' estate dell' anno Domini 1175 ben s'accingevano ad assediarla;
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Ecco una miniatura che rappresenta la situazione fiamminga durante
la guerra et di seguito, per gentile concessione dello Conestabile
Imperiale, uno resoconto dettagliato dello Esercito imperiale.
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Nel mentre, la guerra nei mari proseguiva, arrecando maggior danno alli commerci imperiali et inutile fu il tenativo compiuto da un giovane e valoroso
capitano di Brema, di armare alla meglio 3 cocche mercantili alla fonda presso lo porto cittadino e tentare di forzare lo blocco imposto:
li marinai nostri, sebbene riuscirono ad abbordare li innimici, non poterono competere con li loro combattenti, decisamente più avvezzi alla bataglia et così,
furono massacrati et le navi colate a picco, con gran sgomento e rammarico di chi osservava dalle torri portuali; stabilito indi che lo dominio delli
mari non poteva essere sottratto all' Englaterra, ci rassegnammo ad un periodo non facile per lo tesoro Imperiale, che già doveva sostenere un esercito in guerra
et una grossa guarnigione ad est et ora, privato delli ricchi scambi della Lega, di certo avrebbe trovato maggior tribolazione;
Sebbene già avversa, la sorte dello amato Impero nostro era tuttavia destinata a disperarsi ulteriormente: nell' anno di nostro Signore 1174, mentre ancora
si trovava in marcia per le fiandre, l'imperatore fu raggiunto da uno scudiero, recante seco lo seguente dispaccio sigillato con il marchio viennese:
"La presente per informare vostra grazia Imperiale Federico I re dei germani che la città di Vienna si trova minacciata dallo populo magiaro
del sud est et per certo verrà assediata a breve; Richiesta di aiuto è già stata rivolta allo vostro figlio il valoroso Principe Conrad et tuttavia
non siamo certi del suo arrivo nelli tempi necessari a scongiurare una possibile sconfitta: l'armata magiara a quanto riferiscono li esploratori nostri
è possente, forse superiore alli 1000 homini; Prego il Signore Dio nostro che ci conceda il tempo necessario perchè lo Principe giunga in nostro aiuto.
Il capitano della guarnigione di Vienna Albrecht krieger"
Approfittando della guerra nelle fiandre, di cui per certo voci eran giunto fino all'orecchio di tutte le corti confinanti, e della lontananza
dello Esercito Imperiale, quelli cani slavi, che sebbene dichiarino di professare la santa fede Crisitiana, nascondono
nelli confini loro eretici et adoratori del diavolo, Dio ci protegga, avevano subdolamente, come si confà alli briganti quali sono,
dichiarato guerra allo Impero et s'apprestavano ad assediare la grande città di Vienna;
ma lo tradimento era destinato a crescere et così come uno branco di lupi famelici sconfitti è pronto ad avventarsi sulla
groppa dello potente orso non appena le spalle ha a loro voltato, così li lupi dell'est s'avventarno sulla schiena indifesa dello impero,
et in quel rigido inverno dell'anno di nostro signore 1175, li principi polacchi, ammassate le loro forze appresso al castello di Olomonc, in Boemia, s'accingevano tosto ad assediarne le mura.
Lo principe nostro, giacchè l'imperatore si trovava assai distante ad occidente, che già aveva radunato li homini dello suo esercito a Praga et procedeva
a tappe forzate verso Vienna, decise quindi, con saggezza, di soccorrere Olomonc, assai più vicina et raggiungibile della città che pareva ormai destinata a soccombere;
Fu la primavera dell'anno seguente che li Polacchi infine assediarno le mura di Olomonc, apprestandosi alla conquista et l'esrcito dello Principe li raggiunse che già l'aria si faceva calda
et li giorni più lunghi;
ma l'innimici disponevano di molti più delli homini nostri e li loro guerrieri, che da sempre sono abituati a combattere con i briganti delle loro terre
e tra di loro, apparivano forti e determinati, al confronto delle nostre milizie et sebbene nella sua saggezza lo principe dispose che venissero
ingaggiate alcune armi mercennarie, lo scontro pareva disperato; et tuttavia non sia mai detto che un Nobile dello grande Sacro Romano Impero rifiuti la pugna per
darsi alla fuga et così, schierato l'esercito sullo campo e raccomandata l'anima a Dio, s'apprestava a pugnare et quando lo sole stava per sparire alli confini della terra,
la battaglia infine cominciò;
Grandi furono le gesta di quel giorno, perchè li homini nostri combatterono con grande coraggio contro quelli vigliacchi degli innimici che, rifiutando
lo scontro, correvano veloci per il campo in sella alli loro cavalli, bersagliandoci con i loro vili dardi causando gravi perdite tra i nostri; eppure la battaglia volgeva a favore
dell' Impero, perchè nulla potevano contro il nostro valore e lo Principe stesso, con il suo seguito, s'oprò per tutto lo scontro cacciando gli
schermagliatori avversari et abbattendone numerosi; ma sebbene la loro prima armata era stata sconfitta, altre truppe fresche attendevano nelle retrovie
et avanzando alla vista delli loro alleati in difficoltà, incalzarono le truppe nostre; la linea imperiale, riformata in tutta fretta richiamando quelli che
s'erano dati all'inseguimento degli innimici, già decimata dagli scontri e dal tiro, poderoso e persistente dei Polacchi, che vigliacchi quali sono non affrontano
l' innimico guardandolo nelli occhi, infine cedette et li homini, temendo più per la vita che per la sorte dello Impero, si diedero alla fuga et molti vennero falciati
dalla cavalleria et lo principe nostro, incapacitato da una ferita alla gamba et privo di sensi, et con lo destriero abbattuto dalli dardi innimici venne tratto in salvo dalla sua guardia personale
e portato al sicuro; sicchè, pur avendo ucciso innimici a centinaia, elli poterono disporre ancora di forze sufficienti ad assediare Olomonc che, con la guarnigione ridotta al minimo,
pareva spacciata.Giorni dopo, ripresosi lo principe nostro dallo scontro et avendo ben chiaro che le forze sue erano non avrebbero potuto affrontare un altra battaglia, et anche
conscio del fatto che sanza lo suo aiuto, Vienna e Olomonc eran per certo destinate a cadere, et non avendo tempo di rivolgersi all'Imperatore, che si trovava alli confini opposti,
decise che l'unica soluzione da tentare, per porre rimedio all'imminente catastrofe, era di indurre uno degli ignobili innimici alla tregua et nella sua infinita saggezza, sapeva già
come fare.
L'emissario imperiale, che da qualche tempo era ospitato nel castello polacco di Breslavia, era stato incaricato dallo messaggero inviato dallo Principe et battente bandiera bianca,
di persuadere li innimici ad accettare la nostra proposta di tregua, a delle condizioni di grande vantaggio per elli: li si offriva difatti, oltre ad uno grande tributo di 1000 fiorini
d'oro, nonostante il tesoro Imperiale già si trovava in grave crisi, in riparazione alle perdite subite, quello che già loro bramavano, lo castello e tutto lo feudo di Olomonc a patto che, ovviamente, si fossero
impegnati a siglare una tregua et ad risparmiare la guarnigione che lo difendeva nonchè ad non infierire sulla populazione;
.Li innimici, a questo punto, felici di poter ottenere ciò che già da anni desideravano, quando inviarono fino alle porte di praga le loro armate, et allettati
dal non dover sostenere un duro et sanguinoso scontro, accettarono prontamente la nostra offerta, e tosto comunicarono alli homini loro di levare l'assedio e di
lasciare che le truppe Imperiali abbandonassero il campo illesi et questi, ripiegate le insegne, sotto l'occhio di chi aveva vinto sanza combattere, uscirono dallo
castello per poi andare a ricongiungersi alli resti dell' esercito del principe, che attendeva sulla strada per Vienna et che con l'arrivo di nuovi guerrieri, poteva
infine correre in soccorso della città: il sacrificio di uno castello avrebbe dunque reso possibile lo salvataggio di uno più importante luogo?L'inverno dell' anno Domini 1175,
parti per Vienna, recando seco tutto lo suo esercito.
Ma l'anno di nostro Signore 1175 portava anche fauste notizie allo populo nostro e difatti, l' Esercito Imperiale, che già stava assediando la città fiamminga di Gand dalla primavera,
quello stesso inverno ebbe infine ragione delli suoi difensori et ne prese lo cotrollo et tuttavia, perchè la guarnigione inglese era assai numerosa, la pugna si rivelò cruenta e molti delli
nostri homini caddero ma infine, nemmeno lo temuto arco lungo inglese, di cui venne fatto largo uso, potè fermare le potenti truppe imperiali, che, prese d'assalto le mura, le espugnaro et nel mentre,
la cavalleria si riversò nella città attraverso la porta abbattutta dall'ariete facendo strage delli inglesi;
Et sebbene un assedio prolungato avrebbe forse reso la conquista meno ardua, l'Imperatore sapeva che li suoi forzieri erano ormai vuoti et li debiti contratti
con gli usurai ebraici diventavano sempre maggiori, rendendo necessaria un'azione risolutiva in breve tempo et così, sebbene con grande sacrificio per l'Impero, Gand
venne presa et le fiandre tutte tornarono nelle mani dello loro legittimo signore; et in motivi di una tale vittoria, l'imperatore concesse alli eroici sopravissuti delle
nostre armate, di saccheggiare la città, con diritto di trattenere uno fiorino ogni dieci;
Con la cacciata delli inglesi dalle vicinanze delli nostri confini, che ora avrebbero dovuto attraversare li terriotori franchi per giungere fino a noi, la situazione si fece
un poco migliore, et tuttavia li innimici ancora avevano lo controllo sulli mari et difatti, le scorrerei pressi li porti nostri ancora non cessavano; eppure, li nostri nobili
non temevano una imminente invasione dal mare, perchè la justizia Divina punisce sempre chi attacca li fiili Suoi, aveva infine oprato e lo Santo Padre, gloria al nome Suo,
fece atto di scomunica allo sovrano inglese, a maggior danno suo che si innimico lo populo et, a conferma che una razza, seppur risiede in terre diverse, mantiene li tratti suoi,
anche lo sovrano normanno di Sicilia, che aveva rifiutato di mostrarsi ammico e che ora si trovava in guerra con li comuni italici, venne scomunicato;
Eppure lo Imperatore, che già stava immaginando come raggiungere la grande isola per reclamarne la corona, non potè giovare di questa situazione favorevole: gli araldi
dalli feudi orientali infine giunsero recandosi appresso le infauste notizie della cessione di olomonc alli principi polacchi et della caduta di Vienna per mano
delli tagliagole et reietti slavi et infine, come se già la sorte non si era beffata a sufficienza di noi, con grande sgomento si apprese la notizia che il castello di Thun, nel sud
dell' Impero, al rpincipio dell'inverno dello stesso anno, venne conquistato da delli nuovi innimici: una armata crociata recante le insegne del regno iberico di Aragona, che anni addietro partì dalla provenza con l'intento
di raggiungere i domini mussulmani che minacciavano li regni loro a sud, et che difatto non si mosse mai, rimosse le Sacre Croci dalli scudi, decisero di dedicarsi alla conquista di un più
facile obbiettivo, il castello di Thun; grande fu la battaglia che ne seguì,et nonostante lo Conte di Staufen, Federico I di Lorena, abbandonato in tutta fretta lo castello alla testa
di alcune compagnie di lanceri prelevati dalla guarnigione per soccorrere lo suo parente, mattia I di Lorena, conte di Thun, lo castello infine cadde e nella pugna anche il suo signore
perse la vita; così infatti viene riportato da una missiva del Conte Federico:"In un primo momento li arceri nostri, dall'alto delle mura e delle torri, fecero grande strage delli schermagliatori
a cavallo, che ci bersagliavano coi loro javellotti et che infine, caricati dallo Conte di Thun e raggiunti e dalla mia guardia, fuggirono verso le loro linee e di cui io stesso ne abbattei parecchi;
La guarnigione abbandonò quindi lo castello et schierati per la pugna, li homini nostri avanzarono verso l'innimici ingaggiandone la liena di lanceri sul fronte et alcune compagnie
di sergenti lanceri, aggirandone il fianco sinistro, raggiunsero lo loro comandante, il conte Ramon Folc III Cardon, impegnandolo in battaglia; et in seguito mi unii allo parente mio per caricare li loro
arceri che ancora minacciavano li nostri fanti e infine convergemmo dove lo scontro si faceva più duro, presso lo comando nemico [..]
Quando infine, nonostante lo coraggio dimostrato il conte di Thun venne colpito a morte dal generale Aragonese, le armi nostre, già provate dal
duro confronto con li loro fanti, vacillarono et la rotta fu inevitabile: resomi conto che altro non avrei ottenuto che la morte o la prigionia, raccolsi
li homini miei, che ancora stazionavano presso le mura, e mi ritirai verso Staufen, preparandomi alla difesa." in seguito, il conte Aragonese, occupò lo castello
mostrandosi clemente verso chi non riuscì a fuggirne, dichiarando che la sua opera era voluta da Dio nostro, sempre sia lodato.
Era ormai chiaro all'Imperatore che, con li magiari ad oriente e Aragona che stava penetrando nelli territori dell'Impero da sud, et
conoscendo il triste stato dello tesoro, li cui forzieri erano stati vuotati nelli anni di guerra et inoltre, necessitando di ripristinare al più presto li commerci con la Lega Anseatica, che tra tutte rappresentava la fonte
di maggior guadagno et ancora che l'Esercito Imperiale avrebbe dovuto recarsi immantinente presso li confini minacciati, la conquista della grande isola
non poteva più essere compiuta; con riluttanza, quindi, qualche giorno prima della nascita di Nostro Signore Gesù Cristo, sempre sia lodato, inviò degli emissari
presso li Inglesi in Normandia, per proporre una tregua sanza condizioni e per ristabilire li commerci: una proposta che venne immediatamente accettata perchè, di lì a poco,
si sarebbero ritrovati impegnati in un altra guerra contro la vicina Hiscozia.Poco prima della Pasqua dell'anno
di nostro Signore 1176, con le casse Imperiali che finalmente avevano ricominciato a riempirsi d'oro, l'Imperatore, dopo avere atteso l'arrivo di nuove milizie de Utrecht che difendessro Gand,
presso cui già ci si stava oprando nel costruire degli alloggi per la guarnigione, abbandonò le Fiandre recandosi presso lo castello di Wurzburg, affinche le armi nostre potessero essere riportate
in piena forza per poter affrontare li nuovi innimci et in seguito, prese a dirigersi verso le Alpi.
Se la guerra contro li inglesi si era infine conclusa a vantaggio nostro, li confini orientali erano tutt'altro che al sicuro:
come già è stato scritto, difatti, la nostra grande città di Vienna, cadde, nell'inverno dell'anno di nostro Signore 1174, nelle mani del populo slavo; vano infatti fu il tentativo dello Principe
di raggiungerla con le milizie recuperate da Olomonc, che arrivò troppo tardi.Troppo tardi per difenderla, si, ma non troppo tardi per riconquistarla et quando, a poca distanza
dalla mura della città, apprese dalli esploratori che quelle che sventolavano sulle torri non erano bandiere Imperiali, ordino alli homini di cominciarne l'assedio et l'anno seguente, la città
venne tolta dalle mani degli innimci, che nemmeno avevano avuto il tempo di curarsi le ferite ricevute durante la conquista et tuttavia, nonostante stanchi et feriti, fecero pagare a caro prezzo
la nostra vittoria alli nostri inesperti homini, che, eccetto li sopravvissuti dei campi di Olomonc, poco sapevano della battaglia.
Se ad un primo momento la riconquista di Vienna poteva apparire come il segno di una svolta per la guerra, le notizie che giunsero di lì a poco, arrecarono grande sconforto tra li nobili, li soldati e
lo populo tutto; et difatti, gli esploratori partiti subito dopo la nostra vittoria, per raccogliere informazioni sulle mosse innimiche, tornaro tosto alla città, riportando la presenza di due armate magiare
che stazionavano a poca distanza dalla sponda sud del grande fiume Danubio; Appreso questo, lo principe non potè altro fare che decidere, di abbandonare la città appena riconquistata per tornare a Praga: le forze
Imperiali, seppur valorose, erano di numero troppo inferiore rispetto a quelle dell'innimico, che poteva invece schierare homini freschi e pronti alla pugna; restare per difendere la città, sebbene di certo avrebbe
rappresentato un gesto nobile, si sarebbe poi rivelato assai dannoso per lo Impero, che non disponeva di altri eserciti e di altri buoni Capitani da impegnare ad oriente et quindi, raggruppate le armi, tutti se ne
andarono, con gran sconforto dello populo che, sentendosi abbandonato alli barbari, seppur non erano stati toccati da loro nella precedente conquista, si ribellarono attaccando li homini d'arme imperiali e uccidendone
alcuni; in seguito a questo, lo principe decise di stazionare presso la città li resti di due compagnie mercennarie, con l'unico scopo di impedire alla folla di portare maggior devastazione;
All'arrivo dell'armata slava,la minore delle due, perchè l'altra aveva fatto rientro nelle terre loro, quei pochi coraggiosi rimasti opposero una eroica ma futile resistenza e così la città
venne nuovamente perduta dall'Impero.