Il miglior generale di sempre

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Pico total war
00venerdì 1 aprile 2011 17:57
Piccolo sondaggio in cui vi invito a dare il vostro comandante preferito
e il migliore di sempre 8motivando la risposta [SM=g27963] )
I parametri per stabilire le capacità sarebbero a mio parere
- strategia a lungo termine
- tattica/comando
- incidenza storica
- popolarità e stima dell'esercito

Do il mio parere dando le mie motivazioni qualche post più in là

Migliore: Napoleone
Preferito: Alexandre
Zames
00venerdì 1 aprile 2011 18:40
Non è facile dare risposta, perché pochissimi condottieri ebbero sia incidenze importanti sulla Storia, sia riuscirono ad attuare sempre le loro strategie a lungo termine.

Comunque, a mio giudizio come condottiero sul campo il migliore rimane Annibale: genio tattico come pochi, è uscito dalle principali battaglie che ha combattuto sempre vincitore...tranne l'ultima.
Su Zama ci sarebbero parecchi punti interessanti da discutere, per esempio il fatto che lui utilizzò gli elefanti che gli furono forniti anche sapendo che erano poco addestrati e quindi anche poco affidabili, scelta tattica che sembra non avere senso per un generale attento e intelligente come lui: ci sono infatti alcune teorie secondo le quali Annibale prevedeva che i pachidermi avrebbero sbandato sulla sua cavalleria, inferiore di numero, inducendola a fuggire. La fuga sarebbe stata simulata, perché avrebbe in realtà portato la cavalleria romana (tra cui la famigerata cavalleria numida) fuori dal campo di battaglia, lasciando così lo scontro alle fanterie.
Anche questo sembra senza senso, se pensiamo sempre ai Romani come alla forza di fanteria migliore del mondo antico, ma ricordiamoci che all'epoca della battaglia ancora non lo erano, e che Annibale era ancora un avversario degno di essere temuto (infatti gli unici che dettero veramente filo da torcere ai romani repubblicani furono condottieri di tipo ellenistico, e Annibale era a tutti gli effetti uno di questi, questo discorso è un po' lungo e andrebbe approfondito, vi consiglio il libro "Canne" di Bocchiola e Sartori, davvero ottimo).

Come stratega, molto audace ma purtroppo non tiene in conto alcuni punti sui Romani, primo fra tutti la capacità di rigenerarsi dalle loro ceneri; molto audace perché prende decisioni impreviste, come l'attraversamento delle paludi in Etruria, esperienza che gli costerà un occhio. Il suo obiettivo di scardinare l'alleanza italica per far scendere Roma a patti non riesce, e questo manda all'aria tutta la campagna in Italia; vorrei ricordare che comunque Annibale Roma non voleva di certo conquistarla o raderla al suolo, il suo obiettivo era far scendere a patti i Romani per ottenere condizioni vantaggiose per Cartagine (anche se lui viveva nei "personali" domini dei Barca in Spagna, una sorta di loro regno personale).
Come incidenza storica Annibale non ne ebbe molta, se non ci fosse stato credo che la Storia sarebbe proseguita tutto sommato abbastanza simile a come è andata dopo.
Annibale inoltre è quasi pefettamente il generale descritto in "L'arte della guerra" di Sun Tzu, che consiglio di leggere a tutti gli appassionati di Storia militare, per farne anche confronti con comandanti che non lo avevano mai letto.

Altri due grandi furono Napoleone e Alessandro: il primo ebbe anche una gigantesca incidenza sulla Storia d'Europa, infatti dopo di lui nulla fu mai più come prima, così come il secondo, che lasciò un segno immenso in Asia ed Europa Mediterranea.
Anche il primo fu un genio, rivoluzionando anche l'esercito e le tattiche, ma commise un errore madornale in Russia; quanto a Waterloo, pare che stesse non molto bene e che i comandi effettivi passarono ad alcuni ufficiali.
Il Macedone è praticamente imbattuto, però ricordiamo che morì giovane, se avesse proseguito la sua vita chissà, forse avrebbe trovato chi lo avrebbe sconfitto.

Tutti e tre quelli che ho citato erano tenuti in grande stima presso i loro eserciti.

Ce ne sarebbero tanti altri, magari li scriverò, ma i miei più importanti (e preferiti) sono questi.
Imperatore I
00venerdì 1 aprile 2011 21:53
Il miglior generale di sempre? Ce ne furono tanti, reputo difficile confrontarli dato che molti sono vissuti in epoche differenti combattendo con armi differenti.

Premesso ciò, reputo che il miglior generale di sempre sia stato il poco conosciuto Lucio Domizio Aureliano, imperatore dal 270 al 275 e che fu uno l'ultimo grande imperatore prima di Diocleziano e la divisione dell'Impero.
Fu un grande generale che trovò l'impero quasi distrutto ( separazione dei regni di Palmira e delle Gallie )e in tre anni ,dal 271 al 274, riuscì a riunificare l'impero con campagne lampo degne del blitzkrieg.
Fu l'ultimo imperatore che cercò di salvare l'Urbe dal declino completo appoggiandosi sulla propria ascendenza sull'esercito ( era egli stesso un militare ) nonostante abbia avuto anche una forte popolarità tra la popolazione.

Altri grandi generali furono Napoleone ( il mio preferito ), Alessandro Magno, Giulio Cesare, Eugenio di Savoia, Carlo XII di Svezia e , ovviamente, Garibaldi
Zames
00venerdì 1 aprile 2011 22:11
Re:
Imperatore I, 01/04/2011 21.53:

Il miglior generale di sempre? Ce ne furono tanti, reputo difficile confrontarli dato che molti sono vissuti in epoche differenti combattendo con armi differenti.



Hai perfettamente ragione, purtroppo è difficile fare una stima precisa perché magari non tutti si sarebbero comportati allo stesso modo in un periodo diverso. Però secondo me, se uno sviluppa un buon genio militare in una vita, perché non anche in un'altra?

Comunque se posso consigliare un'altra lettura, suggerirei "I Grandi condottieri che hanno cambiato la Storia" di Frediani, è davvero illuminante e ben fatto su questo argomento (tra l'altro quelli che hai citato ci dovrebbero essere tutti se noon sbaglio).
Imperatore I
00venerdì 1 aprile 2011 22:18
Consiglio anch'io un bel libro " I Grandi Condottieri da Alessandro Magno ad Eisenhower le vite, le gesta, le bettaglie " di Jeremy Blacke ( non so se è scritto giusto ) è un bel libro, illuminante direi e ti fa scoprire anche condottieri di cui ignoravo l'esistenza.
Inoltre ha belle immagini sulle battaglie più importanti dei vari generali mostrando anche le loro strategie e tattiche
Fabius Maximus Germanicus
00venerdì 1 aprile 2011 22:39
Re:
Zames, 01/04/2011 18.40:

Non è facile dare risposta, perché pochissimi condottieri ebbero sia incidenze importanti sulla Storia, sia riuscirono ad attuare sempre le loro strategie a lungo termine.

Comunque, a mio giudizio come condottiero sul campo il migliore rimane Annibale: genio tattico come pochi, è uscito dalle principali battaglie che ha combattuto sempre vincitore...tranne l'ultima.
Su Zama ci sarebbero parecchi punti interessanti da discutere, per esempio il fatto che lui utilizzò gli elefanti che gli furono forniti anche sapendo che erano poco addestrati e quindi anche poco affidabili, scelta tattica che sembra non avere senso per un generale attento e intelligente come lui: ci sono infatti alcune teorie secondo le quali Annibale prevedeva che i pachidermi avrebbero sbandato sulla sua cavalleria, inferiore di numero, inducendola a fuggire. La fuga sarebbe stata simulata, perché avrebbe in realtà portato la cavalleria romana (tra cui la famigerata cavalleria numida) fuori dal campo di battaglia, lasciando così lo scontro alle fanterie.
Anche questo sembra senza senso, se pensiamo sempre ai Romani come alla forza di fanteria migliore del mondo antico, ma ricordiamoci che all'epoca della battaglia ancora non lo erano, e che Annibale era ancora un avversario degno di essere temuto (infatti gli unici che dettero veramente filo da torcere ai romani repubblicani furono condottieri di tipo ellenistico, e Annibale era a tutti gli effetti uno di questi, questo discorso è un po' lungo e andrebbe approfondito, vi consiglio il libro "Canne" di Bocchiola e Sartori, davvero ottimo).

Come stratega, molto audace ma purtroppo non tiene in conto alcuni punti sui Romani, primo fra tutti la capacità di rigenerarsi dalle loro ceneri; molto audace perché prende decisioni impreviste, come l'attraversamento delle paludi in Etruria, esperienza che gli costerà un occhio. Il suo obiettivo di scardinare l'alleanza italica per far scendere Roma a patti non riesce, e questo manda all'aria tutta la campagna in Italia; vorrei ricordare che comunque Annibale Roma non voleva di certo conquistarla o raderla al suolo, il suo obiettivo era far scendere a patti i Romani per ottenere condizioni vantaggiose per Cartagine (anche se lui viveva nei "personali" domini dei Barca in Spagna, una sorta di loro regno personale).
Come incidenza storica Annibale non ne ebbe molta, se non ci fosse stato credo che la Storia sarebbe proseguita tutto sommato abbastanza simile a come è andata dopo.
Annibale inoltre è quasi pefettamente il generale descritto in "L'arte della guerra" di Sun Tzu, che consiglio di leggere a tutti gli appassionati di Storia militare, per farne anche confronti con comandanti che non lo avevano mai letto.

Altri due grandi furono Napoleone e Alessandro: il primo ebbe anche una gigantesca incidenza sulla Storia d'Europa, infatti dopo di lui nulla fu mai più come prima, così come il secondo, che lasciò un segno immenso in Asia ed Europa Mediterranea.
Anche il primo fu un genio, rivoluzionando anche l'esercito e le tattiche, ma commise un errore madornale in Russia; quanto a Waterloo, pare che stesse non molto bene e che i comandi effettivi passarono ad alcuni ufficiali.
Il Macedone è praticamente imbattuto, però ricordiamo che morì giovane, se avesse proseguito la sua vita chissà, forse avrebbe trovato chi lo avrebbe sconfitto.

Tutti e tre quelli che ho citato erano tenuti in grande stima presso i loro eserciti.

Ce ne sarebbero tanti altri, magari li scriverò, ma i miei più importanti (e preferiti) sono questi.




Mi associo alle considerazioni di Zames, anch'io ritengo Annibale il miglior tattico, incontrastabilmente il migliore dell'antichità: mi permetto di aggiungere alcune considerazioni.

A prescindere dall'essere sopravvissuto ed aver riportato clamorose vittorie in territorio nemico per 15 anni (!!!), sempre in netta inferiorità numerica, in assenza di rinforzi di qualità (nel senso dell'equipaggiamento e dell'addestramento, giacché in loco ebbe soprattutto aiuti dai galli che avendo più impeto che disciplina utilizzò prevalentemente come "carne da macello" in prima linea), ha conseguito in particolare la vittoria di Canne, che probabilmente è uno dei pochissimi casi nella storia di vittoria totale contro un nemico enormemente più forte e contro la migliore fanteria del mondo antico. Consiglio a quanti non l'abbiano mai fatto di studiarsi un resoconto tattico di quella battaglia: conscio del punto di forza dei romani li ha praticamente indotti a puntare proprio su quello per farli cadere nella trappola creando un effetto ad "elastico", ovvero con i poco corazzati galli in prima linea che ritirandosi verso le linee arretrate si sono trasformati in una sorta di imbuto nel quale le legioni si sono buttate, ammassandosi tutte insieme ed impacciandosi a vicenda, furono accerchiate (dopo l'annientamento della cavalleria romana operata da quella numida e la sua successiva carica) da un nemico che numericamente era poco più della metà. Di 80.000 e più soldati romani e alleati ne scampò forse 1/10 alla morte o alla prigionia (forse). Questo breve resoconto solo per darvi un'idea di chi stiamo parlando.





Per quanto riguarda il fallimento della sua strategia di ampio respiro, ovvero la rivolta degli italici, è dovuto sicuramente ad un concorso di fattori, non tutti a lui imputabili:

1) forse generalizzò troppo la situazione dei galli, effettivamente insofferenti al giogo romano, e di alcune città della Magna Grecia, non considerando che invece le popolazioni centro-italiche, molto più affini ai romani anche culturalmente, avevano tratto anche ampi vantaggi dalla dominazione romana (aumento dei traffici, stabilità, fine di saccheggi e guerre fratricide) e che quindi non si sarebbero facilmente ribellate: questo è forse il principale errore a lui imputabile;

2) la mancanza di appoggio concreto da parte del suo stesso popolo, o meglio della sua élite: Annibale era visto come un eroe leggendario da parte della "plebe" cartaginese, e l'oligarchia mercantile di Cartagine, capeggiata da Annone, temeva una sua irresistibile ascesa al potere se avesse vinto la guerra coi romani: non lo supportarono mai adeguatamente con la flotta, che al posto di potenziare lasciarono più o meno inalterata, lasciando di fatto il dominio dei mari ancora ai romani, e con esso impedendo de facto ogni serio invio di rinforzi di qualità (fanteria libica, elefanti, cavalleria numida) che avrebbe ulteriormente fatto pendere la bilancia a favore di Annibale. Qui emerge il grande problema di fondo: Annibale era un genio guerriero ma era un uomo solo, i romani erano un intero popolo guerriero, e per ogni legione distrutta se ne poteva sempre riformare un'altra; i cartaginesi erano un popolo di mercanti, che anelava più alla tranquillità dei commerci e alla ricchezza, preferendo queste all'addestramento ed alla vita militare. Senza capire che con Roma non era un problema di contrattazioni, ma di sopravvivenza stessa (l'unico a capirlo fu Annibale stesso e più in generale i Barcidi tutti, dal padre al cognato ai fratelli). Di fatto il destino del tramonto di Cartagine è scritto proprio in queste righe, Annibale non fece che ritardare l'inevitabile;

3) il fatto che non abbia preso Roma dopo Canne non fu un errore, ma una scelta calcolata (e a mio modo di vedere giusta): innanzitutto il suo esercito oltre ad essere non sufficientemente consistente dal punto di vista numerico non era equipaggiato per una guerra d'assedio, e la sua arma letale, la cavalleria numida, era fortissima solo in campo aperto, e totalmente inutile sotto le mura, dove al contrario la fanteria romana avrebbe potuto dispiegare tutto il suo valore; sarebbe penetrato nel cuore del territorio nemico, senza la sicurezza delle retrovie per il vettovagliamento e il ripiegamento (ricordo che lui si trovava solo in territorio nemico, una sola sconfitta gli sarebbe stata fatale, tutti i suoi "alleati" dell'ultima ora gli avrebbero voltato le spalle), correva il rischio di essere schiacciato sotto le mura da un eventuale intervento di legioni dei socii che l'avrebbero chiuso in una morsa, inoltre era probabilmente in attesa di rinforzi che invece non arrivarono mai. Inoltre Roma avrebbe potuto saccheggiarla, non tenerla per via sempre dei ben noti problemi. Forse avrebbe potuto ammazzare tutti e raderla al suolo, ma non credo che questo fosse nelle caratteristiche del personaggio (ricordo che mostrò sempre grande rispetto per i nemici vinti vivi o morti che fossero, in particolare i comandanti, cosa che i romani non fecero verso di lui, lanciandogli la testa del fratello oltre le mura del suo accampamento); di fatto qui la mossa fu giusta, la causa principale del non poter prendere Roma si ricollega sempre al punto 2).

4) sconfitta di Zama: secondo me se la giocò al meglio delle possibilità che aveva, contando che delle sue truppe le uniche di qualità erano i 15.000 veterani d'Italia più parte della cavalleria superstite sempre della campagna d'Italia. E concordo sull'idea degli elefanti usati espressamente per costringere i romani alla formazione in colonna, che li avrebbe indeboliti in una battaglia d'attrito che il barcide probabilmente intenzionalmente cercò, come secondo me volontariamente decise di allontanare la cavalleria, visto che la sua fanteria era più numerosa dei legionari, e il rapporto tra veterani era quasi lo stesso (15.000 vs i 17.000 romani).
Nonostante Scipione fosse tutto meno che uno sprovveduto ed avesse studiato al meglio le tattiche di Annibale, i romani arrivarono molto molto vicini alla sconfitta, se non fosse tornata in tempo la cavalleria numida probabilmente sarebbero stati fatti a pezzi dalle forze fresche dei veterani d'Italia...

per un buon (ma sintetico) resoconto: it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Zama
Fabius Maximus Germanicus
00venerdì 1 aprile 2011 22:40
Re: Re:
Zames, 01/04/2011 22.11:



Hai perfettamente ragione, purtroppo è difficile fare una stima precisa perché magari non tutti si sarebbero comportati allo stesso modo in un periodo diverso. Però secondo me, se uno sviluppa un buon genio militare in una vita, perché non anche in un'altra?

Comunque se posso consigliare un'altra lettura, suggerirei "I Grandi condottieri che hanno cambiato la Storia" di Frediani, è davvero illuminante e ben fatto su questo argomento (tra l'altro quelli che hai citato ci dovrebbero essere tutti se noon sbaglio).




lo sto leggendo proprio in questi giorni [SM=g27964]
anche se purtroppo per la natura stessa dell'opera è un po' scarno, e mancano le tattiche sul campo spiegate su mappa... peccato
Knight Of Jerusalem
00venerdì 1 aprile 2011 22:52
Il nostro caro Annibale d'altronde "sapeva come ottenere la vittoria ma non come sfruttarla" [SM=g27964]

Io da sempre sono rimasto affascinato dalla figura di Alessandro Magno e per me rimane in migliore, colui che ha portato un popolo di pecorai a dominare il mondo(anche se per poco tempo). E' chiaro però che gran parte della sua opera è merito di suo padre Filippo.

Anche io sto leggendo il libro di Frediani, dispiace anche a me che sia un pò scarno ma tratta davvero un sacco di personaggi!
Zames
00venerdì 1 aprile 2011 22:59
Ottime considerazioni su Annibale, vorrei precisare un paio di miei punti di vista (diciamo che li ho letti e fatti miei): ricordiamo che a Canne, oltre ai Galli, furono massacrati anche gli Iberici, si può ben stimare un massacro del centro di 5.000 guerrieri! E se non ricordo male, Annibale era proprio lì in mezzo, anche perché il centro non doveva cedere né troppo, né troppo presto.

Inoltre credo sia giusto puntualizzare che comunque ci furono anche alcuni punti che sfavorirono i Romani e favorirono nettamente Annibale (informazioni che lui di certo aveva, è quasi certo che avesse una rete di spionaggio molto ben strutturata, praticamente sapeva sempre tutto quello che gli serviva sui suoi avversari), ma con detti punti non voglio certo sminuirlo.
Prima di tutto, il comando delle legioni era diviso e in disaccordo, un nobile e un homo novus venuto dalla plebe dell'Urbe (o comunque di sangue non patrizio), e il giorno della battaglia il comando toccò a Varrone, che aveva bisogno della gloria di un trionfo per acquisire fama. Probabilmente Annibale contò molto su questa rivalità tra i due.
Sarebbe bene ricordare inoltre che le legioni a Canne non erano sicuramente composte in grossa misura da soldati tra i più esperti, ma per la maggior parte da reclute: teniamo presente che Annibale le aveva già ampiamente date ai Romani al Trebbia (anche se fu più una scaramuccia), al Ticino e al Trasimeno, gran parte delle forze militari Romane erano sparite (alcuni storici moderni tendono per questo a ridimensionare di molto le cifre, ma non condivido ciò per il semplice fatto che i Romani considerarono sempre e per sempre Canne la loro sconfitta più grande, anche dopo Adrianopoli dissero che fu la loro peggior sconfitta...dopo Canne).

Non tentare l'assalto a Roma fu puro buon senso: a parte che la città poteva resistere per molto tempo ricevendo rinforzi, lusso che Annibale non poteva permettersi, dietro le mura stanziavano altre due legioni. Inoltre non intendeva conquistarla, non doveva mica annientare i Romani.

Annibale sì, sostanzialmente fu un uomo solo ma non del tutto: aveva i suoi fratelli, secondo me iniziò a perdere la speranza e, forse, la voglia, quando morirono entrambi, prima Asdrubale e poi Magone.
Deve essere stata una perdita terribile per lui.


lo sto leggendo proprio in questi giorni
anche se purtroppo per la natura stessa dell'opera è un po' scarno, e mancano le tattiche sul campo spiegate su mappa... peccato



Purtroppo dovendo trattare di 100 personaggi, deve essere abbastanza breve e può dilungarsi giusto di una pagina o due sui più importanti (la sezione più lunga riguarda Napoleone se non ricordo male).
Di Frediani sono molto ben fatti solitamente i libri che hanno temi molto più ristretti, ad esempio "Grandi battaglie di Roma Antica" e "L'ultima battaglia dell'Impero Romano".
Zames
00venerdì 1 aprile 2011 23:08
Re:
Knight Of Jerusalem, 01/04/2011 22.52:

Il nostro caro Annibale d'altronde "sapeva come ottenere la vittoria ma non come sfruttarla" [SM=g27964]

Io da sempre sono rimasto affascinato dalla figura di Alessandro Magno e per me rimane in migliore, colui che ha portato un popolo di pecorai a dominare il mondo(anche se per poco tempo). E' chiaro però che gran parte della sua opera è merito di suo padre Filippo.



Su Annibale ho già detto nel post precedente, su Alessandro: la riforma dell'esercito macedone fu opera del padre, che le diede di santa ragione ai Greci a Cheronea, ma Alessandro poteva vantare anche un'audacia, un coraggio e una volontà che non credo abbiano molti eguali (a Cheronea fu lui a guidare l'attacco che sterminò il Battaglione Sacro tebano); oltre alle tattiche era la sua presenza di spirito a concedergli la vittoria; infatti si sa che praticamente fu ferito in ogni parte del corpo, e che in una delle prime battaglie contro i Persiani, il Granico, rischiò la vita (fu salvato dal generale Clito "il Nero", che fu ampiamente ehm "ringraziato" più avanti), si fece più cauto solo nell'ultimo periodo.
Keirosophos
00venerdì 1 aprile 2011 23:18
I condottiero che mi ha affascinato di più (sin da piccolo) fu Alessandro Magno. Probabilmente quella sua voglia di passare i confini e i limiti del mondo allora conosciuto (nessun europeo, per lo meno in spedizioni militari) si spinse così lontano almeno fino alle grandi scoperte geografiche. Naturalmente un altro aspetto è stata la volontà di fondere i due popoli (greci e persiani) peccato che questo abbia portato ad atteggiamenti e conseguenze in parte negative. Poi bisogna considerare che fu lui che rese il greco la lingua internazionale del mediterraneo orientale fino all'arrivo degli arabi, che in un certo senso permise la creazione dei regni ellenistici, che in seguito ebbero peso nello sviluppo della stessa Roma imperiale.
Zames
00venerdì 1 aprile 2011 23:28
Re:
Keirosophos, 01/04/2011 23.18:

I condottiero che mi ha affascinato di più (sin da piccolo) fu Alessandro Magno. Probabilmente quella sua voglia di passare i confini e i limiti del mondo allora conosciuto (nessun europeo, per lo meno in spedizioni militari) si spinse così lontano almeno fino alle grandi scoperte geografiche. Naturalmente un altro aspetto è stata la volontà di fondere i due popoli (greci e persiani) peccato che questo abbia portato ad atteggiamenti e conseguenze in parte negative. Poi bisogna considerare che fu lui che rese il greco la lingua internazionale del mediterraneo orientale fino all'arrivo degli arabi, che in un certo senso permise la creazione dei regni ellenistici, che in seguito ebbero peso nello sviluppo della stessa Roma imperiale.




Alessandro ha avuto un impatto enorme sulla Storia, era una specie di eroe persino in certe storie indiane! Il suo grande sogno era quello di creare un Impero universale, il fatto che abbia preso anche abitudini persiane ha fatto indignare molti dei suoi soldati ma per lui era fondamentale integrare nella sua stessa persona questo cambiamento (e forse, data anche la sua personalità, ne rimase anche affascinato), e portare avanti anche le tradizioni persiane. Dopo di lui, furono solo sue ombre (a parte Tolomeo e figure successive come Antioco III il Grande), ma i vari regni ed imperi che si crearono furono fondamentali per lo sviluppo del Vicino oriente e del Mediterraneo...chissà se avesse anche portato l'esercito a Occidente cosa sarebbe stato in grado di fare
Fabius Maximus Germanicus
00sabato 2 aprile 2011 00:36
Re: Re:
Zames, 01/04/2011 23.28:




Alessandro ha avuto un impatto enorme sulla Storia, era una specie di eroe persino in certe storie indiane! Il suo grande sogno era quello di creare un Impero universale, il fatto che abbia preso anche abitudini persiane ha fatto indignare molti dei suoi soldati ma per lui era fondamentale integrare nella sua stessa persona questo cambiamento (e forse, data anche la sua personalità, ne rimase anche affascinato), e portare avanti anche le tradizioni persiane. Dopo di lui, furono solo sue ombre (a parte Tolomeo e figure successive come Antioco III il Grande), ma i vari regni ed imperi che si crearono furono fondamentali per lo sviluppo del Vicino oriente e del Mediterraneo...chissà se avesse anche portato l'esercito a Occidente cosa sarebbe stato in grado di fare




probabilmente i domini ad est si sarebbero rivoltati... dovete considerare che gestire le provincie indiane dalla Macedonia, beh... sarebbe stato impossibile coi mezzi dell'epoca. I romani avevano comunque difficoltà di comunicazione, e potevano contare sulla "autostrada marittima" del mediterraneo che accorciava enormemente i tempi... immaginatevi le staffette per galoppare fino in Battriana... :/
Fabius Maximus Germanicus
00sabato 2 aprile 2011 00:41
Re:
Zames, 01/04/2011 22.59:

Ottime considerazioni su Annibale, vorrei precisare un paio di miei punti di vista (diciamo che li ho letti e fatti miei): ricordiamo che a Canne, oltre ai Galli, furono massacrati anche gli Iberici, si può ben stimare un massacro del centro di 5.000 guerrieri! E se non ricordo male, Annibale era proprio lì in mezzo, anche perché il centro non doveva cedere né troppo, né troppo presto.

Inoltre credo sia giusto puntualizzare che comunque ci furono anche alcuni punti che sfavorirono i Romani e favorirono nettamente Annibale (informazioni che lui di certo aveva, è quasi certo che avesse una rete di spionaggio molto ben strutturata, praticamente sapeva sempre tutto quello che gli serviva sui suoi avversari), ma con detti punti non voglio certo sminuirlo.
Prima di tutto, il comando delle legioni era diviso e in disaccordo, un nobile e un homo novus venuto dalla plebe dell'Urbe (o comunque di sangue non patrizio), e il giorno della battaglia il comando toccò a Varrone, che aveva bisogno della gloria di un trionfo per acquisire fama. Probabilmente Annibale contò molto su questa rivalità tra i due.
Sarebbe bene ricordare inoltre che le legioni a Canne non erano sicuramente composte in grossa misura da soldati tra i più esperti, ma per la maggior parte da reclute: teniamo presente che Annibale le aveva già ampiamente date ai Romani al Trebbia (anche se fu più una scaramuccia), al Ticino e al Trasimeno, gran parte delle forze militari Romane erano sparite (alcuni storici moderni tendono per questo a ridimensionare di molto le cifre, ma non condivido ciò per il semplice fatto che i Romani considerarono sempre e per sempre Canne la loro sconfitta più grande, anche dopo Adrianopoli dissero che fu la loro peggior sconfitta...dopo Canne).

Non tentare l'assalto a Roma fu puro buon senso: a parte che la città poteva resistere per molto tempo ricevendo rinforzi, lusso che Annibale non poteva permettersi, dietro le mura stanziavano altre due legioni. Inoltre non intendeva conquistarla, non doveva mica annientare i Romani.

Annibale sì, sostanzialmente fu un uomo solo ma non del tutto: aveva i suoi fratelli, secondo me iniziò a perdere la speranza e, forse, la voglia, quando morirono entrambi, prima Asdrubale e poi Magone.
Deve essere stata una perdita terribile per lui.




Condivido tutto, hai sottolineato giustamente alcuni aspetti che avevo tralasciato. Tra l'altro pare che Annibale provocò espressamente quel giorno i romani a dare battaglia proprio perché sapeva che al comando c'era Varrone.

Per quanto riguarda i fratelli, aggiungerei che la loro morte fu determinante anche per un altro motivo: con loro svaniva anche la possibilità di conservare i possedimenti cartaginesi in Spagna, e le miniere d'argento più l'afflusso di mercenari iberici che forse erano le uniche speranze di aiuto per Annibale. Anche loro mai appoggiati dai consigli cittadini di Cartagine tra l'altro (le colonie cartaginesi in Iberia erano de facto quasi una proprietà privata barcide, che era mal tollerata a Cartagine, ma d'altronde se l'erano guadagnata da soli quindi...).
Pico total war
00sabato 2 aprile 2011 09:15
Re:
Scusi
Pico total war
00sabato 2 aprile 2011 09:16
Re:
Imperatore I, 01/04/2011 21.53:

Il miglior generale di sempre? Ce ne furono tanti, reputo difficile confrontarli dato che molti sono vissuti in epoche differenti combattendo con armi differenti.



Avevo dato parametri oggettivi e in questi ahimè Annibale forse è a metà classifica. Poniamo di dar lui 10 in comando e strategia (ma i dementi erano i comandanti romani il più delle volte e potrei dimostrarlo)
Incidenza storica 0
popolarità non mi sembra il caso anzi come avete già detto era solo
esercito di mercenari
La differenza tra un generale e un condottiero è che il secondo è settoriale non ha altri interessi oltre il campo. Cerchiamo qui un uomo poliedrico. Annibale ho l'impressione che abbia ottenuto una stima cosi alta per aver messo in crisi i suoi avversari cosi celebri e non esserci riuscito a pieno cosi da esaltare oltre modo i romani - cosa che non avviene con i Parti chissà com'è. E allora perché non Scipione imbattuto e capace di un'impresa molto più complessa del primo in una situazione disperata anche dal punto di vista diplomatico?
Cmq Annibale con questo topic non c'entra perchè dico Napoleone:
Comando 10 e lode rivoluzione totale, nella semplicità cmq delle sue mosse, sul campo e avversari molto preparati che solo un genio e rivoluzionatore poteva sconfiggere in oltre 50 battaglie ed uscirne tutto sommato imbattuto
Strategia qui la lode non la merita per il semplice fatto che le campagne se non si ha la possibilità di vittoria non si iniziano nemmeno [SM=g27964] Però la rivoluzione della logistica le marce forzate la perfezione con la quale condusse anche la campagna di russia mi portano a questa valutazione
Incidenza storica non c'è bisogno di dibattere [SM=g27960]
Popolarità citatemi un altro generale con tale popolarità ma qui si tratta del post rivoluzione e un pò di squilibrio con altri personaggi c'è
L'esercito lo avrebbe seguito anche su Marte meno si poteva dire di Alessandro ad esempio.
il primato è assolutamente indiscusso [SM=x1140522]
Alessandro è un gradino sopra per strategia ma non per comando contava sulla strategia nello sfruttare un terreno (con cui mise fuori i carri falcati); la sfacciataggine (ma anche il gravissimo rischio) di giocarsi tutto in poche battaglie con un grande svantaggio numerico.
Paga però diverse congiure, un esercito più che spaccato fece assassinare Aminta il fratello il comandante dei veterani autore con Filippo di numerose imprese Clito (e c'entra relativamente l'attimo di follia perché solo follia non era). Mi verrà detto che non avrebbe potuto fare diversamente che l'impresa era tale da detrminare necessariamente effetti collaterali ma qui cerchiamo fatti oltre le cause [SM=g27960] Non sono d'accordo con febius in base a che si sarebbero ribellate? [SM=g27972] la Bactriana? [SM=g27972] [SM=g27972] E chi ha detto che Alexandre sarebbe tornato in macedonia [SM=g27972] ? Ancora non aveva imposto su quelle regioni nient'altro che gli accordi precedenti già in passato molto instabili. Non avrebbe avuto più alcun interesse nel mantenere quelle regioni e cmq aveva diverse guarnigioni macedoni poste in tutto l'impero fondato una rete di città fedelissime [SM=g27960]

si parla dell'Arabia ma era una missione di livello relativo più che altro esplorativo il suo sogno sarebbe stato venire in Italia e vendicare lo zio re Alessandro I d'Epiro ucciso a tradimento ci sarebbe riuscito? [SM=x1140411] chissà credo di si


A mio parere Filippo fu anche più grande del figlio compiendo un'impresa forse maggiore - Demostene [SM=x1140520] [SM=x1140520] ma non c'è paragone per diverse ragioni
Cesare non fu un uomo da meno forse meriterebbe il 2 posto
A voi l'analisi di altri nomi ancora non citati [SM=g27963]
Zames
00sabato 2 aprile 2011 15:35
Re: Re: Re:
Fabius Maximus Germanicus, 02/04/2011 00.36:


probabilmente i domini ad est si sarebbero rivoltati... dovete considerare che gestire le provincie indiane dalla Macedonia, beh... sarebbe stato impossibile coi mezzi dell'epoca. I romani avevano comunque difficoltà di comunicazione, e potevano contare sulla "autostrada marittima" del mediterraneo che accorciava enormemente i tempi... immaginatevi le staffette per galoppare fino in Battriana... :/



Sì, questo è uno scenario probabile, a meno di impiantare nelle satrapie governanti di provata fedeltà...in ogni caso prima o poi sarebbe successo comunque credo.

Pico total war, 02/04/2011 09.16:



Avevo dato parametri oggettivi e in questi ahimè Annibale forse è a metà classifica. Poniamo di dar lui 10 in comando e strategia (ma i dementi erano i comandanti romani il più delle volte e potrei dimostrarlo)
Incidenza storica 0
popolarità non mi sembra il caso anzi come avete già detto era solo
esercito di mercenari
La differenza tra un generale e un condottiero è che il secondo è settoriale non ha altri interessi oltre il campo. Cerchiamo qui un uomo poliedrico. Annibale ho l'impressione che abbia ottenuto una stima cosi alta per aver messo in crisi i suoi avversari cosi celebri e non esserci riuscito a pieno cosi da esaltare oltre modo i romani - cosa che non avviene con i Parti chissà com'è. E allora perché non Scipione imbattuto e capace di un'impresa molto più complessa del primo in una situazione disperata anche dal punto di vista diplomatico?
Cmq Annibale con questo topic non c'entra perchè dico Napoleone:
Comando 10 e lode rivoluzione totale, nella semplicità cmq delle sue mosse, sul campo e avversari molto preparati che solo un genio e rivoluzionatore poteva sconfiggere in oltre 50 battaglie ed uscirne tutto sommato imbattuto
Strategia qui la lode non la merita per il semplice fatto che le campagne se non si ha la possibilità di vittoria non si iniziano nemmeno [SM=g27964] Però la rivoluzione della logistica le marce forzate la perfezione con la quale condusse anche la campagna di russia mi portano a questa valutazione
Incidenza storica non c'è bisogno di dibattere [SM=g27960]
Popolarità citatemi un altro generale con tale popolarità ma qui si tratta del post rivoluzione e un pò di squilibrio con altri personaggi c'è
L'esercito lo avrebbe seguito anche su Marte meno si poteva dire di Alessandro ad esempio.
il primato è assolutamente indiscusso [SM=x1140522]
Alessandro è un gradino sopra per strategia ma non per comando contava sulla strategia nello sfruttare un terreno (con cui mise fuori i carri falcati); la sfacciataggine (ma anche il gravissimo rischio) di giocarsi tutto in poche battaglie con un grande svantaggio numerico.
Paga però diverse congiure, un esercito più che spaccato fece assassinare Aminta il fratello il comandante dei veterani autore con Filippo di numerose imprese Clito (e c'entra relativamente l'attimo di follia perché solo follia non era). Mi verrà detto che non avrebbe potuto fare diversamente che l'impresa era tale da detrminare necessariamente effetti collaterali ma qui cerchiamo fatti oltre le cause [SM=g27960] Non sono d'accordo con febius in base a che si sarebbero ribellate? [SM=g27972] la Bactriana? [SM=g27972] [SM=g27972] E chi ha detto che Alexandre sarebbe tornato in macedonia [SM=g27972] ? Ancora non aveva imposto su quelle regioni nient'altro che gli accordi precedenti già in passato molto instabili. Non avrebbe avuto più alcun interesse nel mantenere quelle regioni e cmq aveva diverse guarnigioni macedoni poste in tutto l'impero fondato una rete di città fedelissime [SM=g27960]

si parla dell'Arabia ma era una missione di livello relativo più che altro esplorativo il suo sogno sarebbe stato venire in Italia e vendicare lo zio re Alessandro I d'Epiro ucciso a tradimento ci sarebbe riuscito? [SM=x1140411] chissà credo di si


A mio parere Filippo fu anche più grande del figlio compiendo un'impresa forse maggiore - Demostene [SM=x1140520] [SM=x1140520] ma non c'è paragone per diverse ragioni
Cesare non fu un uomo da meno forse meriterebbe il 2 posto
A voi l'analisi di altri nomi ancora non citati [SM=g27963]



Annibale è vero, come incidenza storica (come detto prima) non ne ebbe molta, nel senso che se anche non fosse passato forse la Storia sarebbe stata poco diversa. Vero è anche che forse non tanto i comandanti romani erano tutti dei fessi (molti sì, non tutti), quanto Annibale fece leva sulla "virtus" romana; come pensiero militare i romani non erano ancora ai livelli degli eserciti ellenistici, ma ci arrivarono poco dopo, con i risultati che ne seguirono.

Permettimi di puntalizzare che il fatto che il suo esercito fosse composto quasi solo da mercenari non è certo indice della sua impopolarità, ma la norma: a Cartagine gli eserciti erano composti quasi solo da mercenari, siccome non era negli interessi dei punici essere guerrieri.
Piuttosto indice della sua stima sono senz'altro due fatti:
1) aveva tenuto unito uno degli eserciti etnicamente più variegati della Storia (be' del resto questo anche Napoleone, ricordo che gli Italiani alla campagna di Russia erano circa 30.000 se non sbaglio), composto da soldati che per lui, sicuramente nella prima parte della guerra, avevano un'altissima stima: audace e imprevedibile, anche lui temerario e in mezzo alla mischia, dalle cronache pervenuteci era una persona sobria, non dico priva di difetti, ci mancherebbe, però che non si dava agli eccessi, che condivideva la condizione dei soldati (caratteristica che del resto se non sbaglio ha avuto anche Alessandro).
2) la norma a Cartagine, per i generali sconfitti, era l'uccisione (tramite crocifissione se non sbaglio)...come mai Annibale fu lasciato vivo e, anzi, qualche tempo dopo, prima dell'esilio, fu persino nominato Sufeta, la carica politica più alta di Cartagine? Popolarità ne aveva fin troppa presumo (non tra gli aristocratici probabilmente, ma ne aveva).

Nessun dubbio su Scipione, fu grande perché imparò direttamente dal nemico e conquistò i suoi domini iberici, una mente acuta che superava di molto quella dei suoi connazionali sicuramente.

Napoleone, be' credo che meriterebbe il podio: incidenza storica sullo sviluppo successivo della Storia Europea senza uguali, riforme dell'esercito, velocità incredibile negli spostamenti, empatia con la truppa (cosa molto rara all'epoca), strategie nuove, tra le quali non addestrare le reclute, la cui esperienza doveva maturare direttamente sul campo.

Su Cesare sono meno informato, ma appena ho riletto qualcosa credo potrei postare qualche mia impressione, so che era una mente lucida, calcolatrice in battaglia, che seppe usare al massimo le risorse che aveva a disposizione...e se i suoi soldati non lo avessero seguito fino a Marte, poco ci mancava, era adorato dai soldati.

Altri generali ce ne sono molti, non è facile parlare di tutti. Possiamo per esempio parlare di Gengis Khan, che fu l'unico condottiero di popoli delle steppe che seppe creare un impero che non si sfaldò subito alla sua morte ma continuò, in forme diverse, e che si estendeva più di qualunque altro impero fino ad allora mai visto.

Ci sono alcuni grandi generali del '600, come Montecuccoli, Eugenio di Savoia, il Grand Turénne (spero si scriva così)...

Volendo nell'età contemporanea, abbiamo i celeberrimi Patton, Montgomery e Rommel.

Ce n'è di carne al fuoco [SM=g27960]
Fabius Maximus Germanicus
00lunedì 4 aprile 2011 23:02
Re: Re:
Pico total war, 02/04/2011 09.16:



Avevo dato parametri oggettivi e in questi ahimè Annibale forse è a metà classifica. Poniamo di dar lui 10 in comando e strategia (ma i dementi erano i comandanti romani il più delle volte e potrei dimostrarlo)
Incidenza storica 0
popolarità non mi sembra il caso anzi come avete già detto era solo
esercito di mercenari
La differenza tra un generale e un condottiero è che il secondo è settoriale non ha altri interessi oltre il campo. Cerchiamo qui un uomo poliedrico. Annibale ho l'impressione che abbia ottenuto una stima cosi alta per aver messo in crisi i suoi avversari cosi celebri e non esserci riuscito a pieno cosi da esaltare oltre modo i romani - cosa che non avviene con i Parti chissà com'è. E allora perché non Scipione imbattuto e capace di un'impresa molto più complessa del primo in una situazione disperata anche dal punto di vista diplomatico?




Mi permetto di dissentire su diversi punti.

L'incidenza storica è un fattore molto relativo in questo discorso, perché molto spesso non dipese affatto dal solo valore del generale in questione, ma da un complesso numero di fattori variamente combinati. Se la Francia non avesse scippato a Genova la Corsica consentendo al piccolo Buonaparte di andare a studiare a Brienne-le-Château e poi alla Regia Scuola Militare ricevendo la migliore formazione possibile, che senz'altro gli diede tutti gli strumenti per esprimere al meglio le sue potenzialità imbevendosi degli insegnamenti di un Turènne, di un Eugenio di Savoia e di un Federico II (e basandosi sul seminato poi rivoluzionare la strategia e la tattica) rispetto a tanti altri condottieri che dovettero apprendere tutto sul campo, se non fosse nato in un periodo così innovativo e sostanzialmente scevro dalle ingessature sociali precedenti, il povero Napoleone sarebbe magari rimasto un brillante artigliere dell'esercito genovese, o magari si sarebbe preso qualche schioppettata e sarebbe morto come ribelle seguace di Pasquale Paoli e dell'indipendentismo corso in generale (inizialmente fu molto fiero della sua identità corsa in una società che lo trattava da "straniero", mentre poi col tempo cercò di "cancellarla" per motivi di interesse legati alla sua carriera pubblica, mutando anche il cognome). Se la rivoluzione non avesse introdotto il concetto di "leva di massa" (cittadino = soldato, che non fu certo invenzione napoleonica), se non avesse reso mobili le scale sociali dando spazio alla meritocrazia e all'intraprendenza, se non ci fosse stata tanta instabilità interna ed internazionale da spaventare gli stessi rivoluzionari invocando da più parti un uomo "forte" guardiano della Rivoluzione stessa, e più possibilmente un generale probabilmente Napoleone non sarebbe emerso oppure lo avrebbe fatto in modo molto meno eclatante. Anche lo stesso Alessandro senza l'enorme lavoro di suo padre Filippo II avrebbe magari dovuto spendere la sua intera vita nel prepararsi alla grande campagna.
Tutto ciò per dire che un generale non può fare più di quel che umanamente era in condizione di fare nel tempo e nel luogo in cui è vissuto: chissà quanti Napoleoni, Alessandri Magni e Annibali la storia ha "tradito" solo perché non avevano i mezzi per esprimere appieno le loro potenzialità.

Questo non nega in alcun modo tutti i suoi meriti militari e culturali: fu straordinario sotto moltissimi campi, e lo reputo senz'altro il migliore della sua epoca. Ma non reputo giusto per questo penalizzare un Annibale, che reputo il migliore nella sua epoca a sua volta, oltretutto comparando due modi di combattere fin troppo diversi tra loro. Forse si finisce per essere traviati dal titolo stesso del topic: reputo molto difficile se non impossibile nominare il "migliore" in assoluto, sarebbe meglio appunto andare per epoche, ed anche qui resterebbe assai arduo.

Il fatto che Annibale abbia saputo sfruttare gli errori e le ingenuità avversarie non depone certo a suo sfavore: gli errori si commettono anche perché il tuo avversario ti costringe a commetterli, come nella dama o negli scacchi (vedi ad es. come intrappolò l'esercito romano comandato da Flaminio al Trasimeno), ed in generale sfruttarli è la cosa più logica da fare, altrimenti si finirebbe sempre in un bagno di sangue (Cesare, Alessandro, Napoleone, Gengis Khan & co. hanno sempre fatto altrettanto).

Anche Scipione fu certo un grandissimo, lodevole e degno di somma stima, ma ricordiamo che per sua stessa ammissione il suo modello fu Annibale stesso, che difese anche dai falchi del Senato tanto lo stimava ed apprezzava. Da lui apprese le nuove tattiche e nuove idee sull'uso della cavalleria e sugli aggiramenti ad esempio. Certo è che dovette sostenere battaglie, eccetto Zama, oggettivamente a mio parere meno ardue del cartaginese, e potendo comunque contare sulla migliore fanteria del mondo conosciuto, tra l'altro fedele per principio combattendo per il suo popolo e non per il soldo (provate voi ad immaginare migliaia di mercenari fedeli per 15 anni in terra straniera... penso che il suo sia un record).

Dire poi che Annibale fu solo "buono sul campo" è anch'esso errato: quando ricoprì la carica di Suffeta dimostrò ottime competenze nella gestione dello Stato (come già aveva fatto in Spagna subentrando al cognato Asdrubale il bello in gioventù, dove aveva saputo mantenere l'unità dei possedimenti iberici nonostante la difficile situazione) ricostruendo l'economia cartaginese che era a terra, ed introducendo molte riforme in favore del popolo, tra cui un nuovo regime fiscale, che però gli alienò le simpatie della ricca oligarchia mercantile, come sempre avida e timorosa della sua fama e dell'adorazione del popolo lo tradì nuovamente, dopo non averlo supportato a dovere in passato, "denunciandolo" come ancora ostile ai romani, mentre in realtà all'epoca tutto ciò che voleva era costruire la pace e mantenere l'indipendenza di Cartagine, e costringendolo all'esilio.

Essere tanto amato da mercenari che credevano solo nel soldo e che furono disposti a morire fino all'ultimo uomo per lui è ancora di più un altro segno di grandezza: perché questi uomini lo ammiravano tanto da sacrificarsi più di quando fecero e fanno la stragrande maggioranza degli uomini per la loro stessa patria.

Edit: errore, Zames aveva citato Gengis ^^ chiedo venia [SM=x1140440]
ironman1989.
00martedì 5 aprile 2011 00:17
Concordo appieno con Fabius: per quanto riguarda l'evo antico credo che Annibale non abbia rivali.
Knight Of Jerusalem
00martedì 5 aprile 2011 00:29
Un altro tra i pochissimi condottieri che ebbero sia incidenze importanti sulla storia sia grande genio nel riuscire ad attuare grandi strategie secondo me è stato Cesare, a parer mio il miglior uomo di guerra che Roma abbia prodotto, nel suo caso bisogna dire però che ha avuto avversari quasi mai all'altezza
Zames
00martedì 5 aprile 2011 00:38
Re:
ironman1989., 05/04/2011 00.17:

Concordo appieno con Fabius: per quanto riguarda l'evo antico credo che Annibale non abbia rivali.



Anche io, inoltre non so, Annibale emana un grande fascino come personalità. Solo, una cosa, qualcuno mi può spiegare come mai Annibale diceva che il miglior generale fino a quel momento era stato Pirro? Io lo conosco poco, cosa aveva fatto di particolare?

Knight Of Jerusalem, 05/04/2011 00.29:

Un altro tra i pochissimi condottieri che ebbero sia incidenze importanti sulla storia sia grande genio nel riuscire ad attuare grandi strategie secondo me è stato Cesare, a parer mio il miglior uomo di guerra che Roma abbia prodotto, nel suo caso bisogna dire però che ha avuto avversari quasi mai all'altezza



E' vero anche questo.
La realtà è che l'incidenza storica a conti fatti, per stabilire un condottiero, è relativa: un semplice generale può avere incidenza storica? Ben difficile dico io.
Un sovrano, un governante, un regnante, chiamiamolo come vogliamo, ne ha di incidenza storica? Qui il discorso si fa ben diverso, perché il governante si fa anche carico della cultura, del sistema di governo, di una miriade di cose in più rispetto solamente all'esercito.
Fabius Maximus Germanicus
00martedì 5 aprile 2011 01:51
Re:
Knight Of Jerusalem, 05/04/2011 00.29:

Un altro tra i pochissimi condottieri che ebbero sia incidenze importanti sulla storia sia grande genio nel riuscire ad attuare grandi strategie secondo me è stato Cesare, a parer mio il miglior uomo di guerra che Roma abbia prodotto, nel suo caso bisogna dire però che ha avuto avversari quasi mai all'altezza




sicuramente ed innegabilmente fu un genio, adorato dai suoi soldati tra l'altro, e famoso per non tradire mai la parola data agli alleati: diverse volte espose sé stesso e le sue truppe mortali anche solo per mantenere la promessa di alleanza con una piccola tribù gallica, perché aveva capito che la fedeltà era l'unico modo per guadagnarsi il rispetto tra i barbari in particolare (e non solo). Diciamo che l'unico avversario all'altezza nel suo caso fu Pompeo Magno.
Fabius Maximus Germanicus
00martedì 5 aprile 2011 02:00
Re: Re:
Zames, 05/04/2011 00.38:

Anche io, inoltre non so, Annibale emana un grande fascino come personalità. Solo, una cosa, qualcuno mi può spiegare come mai Annibale diceva che il miglior generale fino a quel momento era stato Pirro? Io lo conosco poco, cosa aveva fatto di particolare?




beh a giudicare dalle sue imprese conosciute non fu certo un fuoriclasse come i nomi sopracitati... sembra però che avesse scritto degli ottimi trattati sull'arte della guerra, ai quali attinse lo stesso Annibale appunto, e che furono molto lodati anche da Cicerone.

Comunque Annibale lo classificava secondo dopo Alessandro, non primo [SM=x1140440]

Pico total war
00martedì 5 aprile 2011 09:44
Re: Re: Re:
Fabius Maximus Germanicus, 05/04/2011 02.00:




beh a giudicare dalle sue imprese conosciute non fu certo un fuoriclasse come i nomi sopracitati... sembra però che avesse scritto degli ottimi trattati sull'arte della guerra, ai quali attinse lo stesso Annibale appunto, e che furono molto lodati anche da Cicerone.

Comunque Annibale lo classificava secondo dopo Alessandro, non primo [SM=x1140440]




Ti cito focus wars da cui lessi le pagine su Pirro su cui balza il termine "pregiudizi"


Che non fosse un fuoriclasse lo diciamo solo noi che ci facciamo trascinare dal seguito storico [SM=x1140520] e perché siamo romanocentrici ma al tempo stesso riteniamo gli avversari di cesare non all'altezza [SM=g27972] [SM=g27972] [SM=g27972] Non è chiara forse la sua importanza ai più è dietro solo a Napoleone e non vi è dubbio [SM=g27963] Tornando a Pirro
Era considerato 2 solo dopo Alessandro altro che Annibal
"Certi aneddoti storici se non sono veri sono ben trovati.Livio racconta dell'incontro tra Annibale e Scipione dibattendo sul miglior generale della storia. -Annibale rispose Alessandro poichè con un pugno di uomini sbaragliò un intero esercito poi Pirro: aveva insegnato come disporre guarnigioni, accampamenti, sapeva prendere con facilità le simpatie delle mille popolazioni italiche preferendo il suo dominio a quello romano-
Plutarco lo reputa l'unico capace di imitarlo nelle armi e nelle imprese ed esalta non le sue imprese italiche ma il contesto orientale accerchiato dai diadochi alessandrini a cui riuscì a strappare il centro della scena. Plutarco affermò come la sua discendenza da Achille lo avesse portato a studiare solo ed esclusivamente l'arte di arrecar danno 8di fatti di letteratura epirota si contano 2 trattati bellici forse redatti da Pirro stesso- Demetrio erede del trono di Macedonia, conquistò gloria e fama prendendo Rodi ma le sue mosse indispettirono gli altri che si coalizzarono contro la Macedonia portando dalla loro parte anche Pirro il quale con facilità disarmante (forse anche per l'ammirazione dei militari per un uomo militare) strappò a Demetrio molti dei suoi uomini e la macedonia fu divisa. Pirro ottenne la parte più consistente e il trono di Macedonia. Più tardi Lisimaco sovrano dell'asia minore riuscì a ricacciarlo indietro nonostante l'alleanza pirriana con il figlio di Antigono
Solo nel 280 fu chiamato dai tarantini nella campagna d'italia che fu tutt'altro che fortunata ma sconfisse ugualmente i romani per ben 2 volte. Non chiedendo la pace giunse in sicilia poi ancora a benevento alla fine decise di abbandonare un'impresa che poco intendeva realizzare al contrario del sogno macedone che realizzò ancora una volta sconfiggendo nella sua campagna più brillante Antigono Gonata da poco al potere e restio ad inviare rinforzi in Italia. Gli eccessi dei mercenari tutavia provocarono ostilità e fu costretto 2 anni dopo alla ritirata.
Infine il celeberrimo assedio di Sparta e l'episodio (non lo cito perché va oltre la decenza della ragione xD) della sua morte sul campo"

Sappiamo come in Italia fu traditto prima dai tarantini che pretesero aiuto promettendo 350 000 italici ( non ve ne era nemmeno uno [SM=x1140476] [SM=x1140476] [SM=x1140476] ) poi Antigono gonata promette rinforzi mai arrivati poi la bufera in mare decima le su scarse forze nonostante tutto distrugge i romani in inferiorità numerica l'unico ad aver usato vittoriosamente la falange contro i romani. Le perdite non valevano però la l'impresa che si rivelò ostica anche in sicilia fino all'ardita manovra notturna di benevento andata male.
Volendo dare un giudizio a Pirro egli è un numero uno come condottiero vero e proprio, il suo nome varcava ogni confine e aveva nei mercenari un vero esercito di fidati, combatteva in prima linea come alessandro e poi napoleone (oddio per quest'ultimo cosi dicono e avrei dei dubbi su quell'impresa xD) usava da maestro la falange. Il problema è la sua abilità politica che caro fabius è uguale in tutte le epoche perché la cosi detta "real politic" non ha cambiato fine gli interessi [SM=g27964] In strategia merita uno 0

Il tuo post non lo capisco: è ovvio come afferma Gray nel suo cimitero campestre quanti Cromwell si nascondono qui tra le poveri genti quanti tirannelli hanno avuto un loro ruolo infimo ma le stesse abilità. Il tuo discorso di minimizzare Alessandro e Napoleone a eventi fortunati è qualcosa di normalissimo nella vita.. Giusto il riferimento agli errori ma l'impresa si fa più difficile se il nemico non li commette chiedi un pò cosa passava alessandro finche c'era Memnone questo si che se non fosse morto il condottiero greco sarebbe stato costretto alla ritirata necessariamente troppe fortezze lungo la via troppe sofferenze già ad Alicarnasso
Per l'incidenza storica
Ti faccio un altro paragone: chi sono i migliori scienziati di sempre? converrai con me ad affermare Newton e Einstein a cui solo dopo si affiancano Bohr Gauss Tesla Galilei ecc.
è ovvio che Newton non avrebbe potuto scoprire la relatività non avendo scoperto ancora le cause delle forze gravitazionali; Aristotele avrà anche detto un mucchio di c...e ma è una grandissima mente (tra l'altro docente di Alexandros [SM=g27964] [SM=g27964] ) ma poichè l'incidenza storica si misura sui risultati sul presente ovvio che per noi Einstein ha un altro valore.. per lo stesso motivo noi dimentichiamo Pirro che valore non ha fino ad oggi
Il miglior generale della storia non è necessariamente il più bravo il migliore chi ha compiuto maggiori imprese ecc [SM=g27964]
Pico total war
00martedì 5 aprile 2011 19:14
Dopo Pirro altri uomini da analizzare sarebbero Antioco il grande, Belisario ovviamente e l'infinito numero di imperatori che fecero risorgere l'impero, perchè no Rommel [SM=x1140432] [SM=x1140432]
Panzer_Grenadiere
00giovedì 7 aprile 2011 01:32
Non mi sento in grado di dire quale sia il più grande generale della storia; questo perchè ho conoscenze piuttosto discontinue: sono informatissimo sulle due guerre mondiali, discretamente preparato su medioevo e età moderna, piuttosto scarso sull'antichità.

Tra i militari che apprezzo di più, sicuramente il re di Svezia Gustavo II Adolfo, piuttosto ignorato qui in Italia perchè fu protagonista di quella Guerra dei Trent'Anni a noi lontana.

(questa ce l'ho appesa in camera, ridisegnata da me)

Gustavo non fu grande tanto come comandante di campo, quanto come riformatore dell'Arte militare.
Reintrodusse la carica di cavalleria (abbandonata da secoli da tutti, esclusi i polacchi contro cui egli stesso aveva combattuto), fece diminuire il peso delle armi di picchieri e moschettieri rendendole al contempo più affidabili, portò sul campo quella disposizione su tre file dei fucilieri che avrebbe reso famosi, un secolo dopo, gli inarrestabili Prussiani, introdusse reggimenti di artiglieria leggera molto manovrabile che prima di lui era pura utopia.
La combinazione di queste armi, da lui magistralmente guidata sul campo, risultò micidiale non soltanto contro polacchi e danesi -che tutto sommato non erano 'sti grandi avversari- ma soprattutto contro le armate imperiali.
Inoltre, se non mi sbaglio di grosso gli svedesi di Gustavo furono i primi a vestire delle vere e proprie divise.

Il sito Warfare cita: "Gustavo Adolfo è un precursore della guerra moderna: egli, infatti, inventa la tattica lineare, rimasta praticamente invariata fino alla Prima Guerra Mondiale: ma anche oggi, nell'era atomica, le intuizioni di Gustavo Adolfo sono perennemente fissate nell'arte militare."
L'arte gustaviana fu studiata da molti, Napoleone in primis, e se non erro da altri nomi illustri come -vado a memoria- Patton, Rommel, forse Federico II, e altri che mi sfuggono.

Per colmo della sfortuna, morì di fuoco amico mentre guidava la carica della sua cavalleria, i terribili Hackapell finlandesi. Aveva già conquistato mezza Germania, disfacendo le armate di Tilly e apprestandosi allo scontro con Wallenstein.
Presso i protestanti tedeschi, che lo vedevano come il "Leone venuto dal nord" profettizato da un loro poema, e ovviamente presso il suo popolo l'immagine di Gustavo è tuttora venerata come quella di un grande eroe (il "Gustavus Adolphus Day" cade -vado ancora a memoria- il 16 novembre).


Ovviamente, altro posto d'onore spetta a Erwin Rommel, la "Volpe del deserto", chiamato addirittura da alcuni "l'ultimo dei cavalieri".

(questa invece l'ho fatta stampare su una t-shirt)

Riassumere una figura così straordinaria in poche righe è difficile (la biografia che ho letto è qualcosa come 700 pagine scritte in caratteri microscopici); di Rommel non sono ricordate soltanto le virtù militari, ma anche il carattere controverso ("Rommel: l'ambigiutà di un soldato" titola la biografia di cui sopra).

Pur essendo -fino a metà guerra- un grande ammiratore di Hitler, non si iscrisse MAI al partito nazista nè si interessò mai di politica (gli storici concordano che fosse all'oscuro dell'olocausto); servì meravigliosamente la Germania nelle due Guerre (fu protagonista dello sfondamento di Caporetto, della Guerra Lampo contro la Francia e ovviamente della guerra in Nord Africa, per citarne solo alcune); non si abbandonò mai a crimini di guerra, fu sempre cavalleresco verso i suoi avversari e con i prigionieri, non ebbe timore di ignorare bellamente ordini che gli sembravano dissennati o criminali.
Impedì categoricamente a suo figlio Manfred di unirsi alle Waffen SS, non portò mai la svastica al braccio e non credo esistano sue foto mentre esegue il saluto nazista.
Dopo la sconfitta in Africa, tornando in Germania dopo due anni al fronte, realizzò quale fosse il vero volto del regime nazista e non mancò di contraddire più volte il Fuhrer faccia a faccia, di sfidarlo, di dichiarargli a muso duro le sue idee (cosa che ben pochi avevano il coraggio di fare).

Fu costretto al suicidio dai nazisti quando fu sospettata la sua partecipazione al complotto contro Hitler: già gravemente malato, scelse di uccidersi quando gli assicurarono che in tal modo la sua famiglia non avrebbe subito ripercussioni.
Fu amatissimo dalle sue truppe e lui ricambiò sempre, anche con i soldati italiani (un po' meno con i nostri generali che considerava -non a torto- delle "merde")e rispettatissimo all'estero (tra i suoi ammiratori basta citare Churchill e Patton). La sua "arte" consisteva in un misto di azzardo, calcolata spregiudicatezza, amore per il rischio, improvvisazione e suprema fiducia nelle proprie capacità e in quelle dei soldati.
Ovviamente fece i suoi errori, tutt'altro che trascurabili, fiondandosi di propria volontà nella trappola di El Alamein; ma, nella Storia, pochi riuscirono a compiere - perennemente in netta inferiorità numerica, con pochi rifornimenti e Alti Comandi spesso beatamente imbecilli- imprese paragonabili a quelle di Rommel in nord Africa.

Mi sono dilungato un sacco su questi due soggetti, spero che scorrere la pagina verso il basso non vi abbia tediato troppo.
Potrei citarne altri, ma ho fatto notte. Perdono.
Panzer_Grenadiere
00giovedì 7 aprile 2011 01:50
Richiesto a gran voce da nessuno e anche da nessun altro, beccatevi il mio ritratto in bianco e nero della Volpe, che ormai mi sono esaltato.




Quello di Gustavo non c'ho voglia di scattare la foto, upparla e tutto, ma è a colori.

EDIT: 'rcogiuda non funziona il link, cheppalle, riprovo che tanto soffro di insonnia.
Pico total war
00giovedì 7 aprile 2011 09:03
Grazie panzer gran bel contributo [SM=g27963] [SM=x1140440]
ho trovato una biografia di Rommel piuttosto ricca sul web fatta da un utente magari la posto dopo per completare.
Pico total war
00giovedì 7 aprile 2011 10:04
Le informazioni sono tratte da "Rommel - la volpe del deserto"
Autore Desmond Young biografia fino all'avvento del nazismo

Capitolo 1, Infanzia fino alla partenza per la 1° Guerra Mondiale

Erwin Johannes Eugen Rommel nasce il 15 novembre 1891 a Heidenheim, cittadina dello stato federato tedesco del Baden-Württemberg. Figlio del di lui padre anch’esso Erwin Rommel, insegnante di matematica a sua volta figlio d’arte e di Helena Von Luz, figlia maggiore del presidente del governo del Württemberg. Ai tempi in quella Germania la cultura era al quanto apprezzata, in modo sicuramente maggiore dell’appartenenza o fedeltà ad un qualsivoglia partito politico, tanto che Erwin Rommel “Senior” già forte della fama che il padre si era creato ma soprattutto grazie alle sue capacità poté constatare nella sua città un profondo rispetto verso la sua persona. Da quell’unione nacquero 5 figli. Manfred che morì giovanissimo, Helena che intraprese il mestiere paterno, Erwin la futura “volpe del deserto” e 2 fratelli minori, Karl, paralizzato dalla malaria durante la prima guerra mondiale in Mesopotamia e Turchia e Gerhrdt, cantante d’opera senza rilevante successo.
Il padre nel 1898 divenne Preside del Real-Gymnasium di Aalen, istituto dove si insegnavano materie “moderne” piuttosto che l’indirizzo classico. Nel 1913 però egli morì dopo un intervento chirurgico, mentre Helena, la madre visse fino al 1940 quando il suo terzo figlio era già un Generale.
Il piccolo Rommel oggi lo conosciamo come un combattente dalla fama ormai storica e pressoché indiscussa, diremmo duro e coriaceo ma in realtà era tutto li contrario.
La sorella, Helena, lo descrive come “un bambino molto gentile e docile” “ assomigliava alla mamma”. Piccolo di statura per la sua età, aveva la pelle così bianca e i capelli talmente chiari che lo soprannominavano “l’orso bianco”. Erwin parlava lentamente e solo dopo avere riflettuto a lungo. Era un ragazzo al quanto simpatico, con un carattere invidiabile.
Quando raggiunse l’età anch’egli frequentò la scuola ove il padre era Preside ma quell’istituto non gli piacque mai più di tanto, si trovò spesso indietro con il programma rispetto agli altri compagni e nonostante i suoi sforzi si rassegnò nell’essere etichettato come un allievo pigro e disattento.
Finì col diventare lo zimbello dei compagni a tal punto che la sua insegnante disse "quando Rommel farà un dettato senza un errore, affitteremo una banda musicale e andremo a fare una scampagnata". Rommel raccolse la sfida e fece un dettato senza una virgola fuori posto ma poiché la promessa non fu mantenuta, ricadde nella sua solita apatia. Per molto tempo restò per così dire, utilizzando parole povere, nel mondo dei sogni fino a che all’età di 10 anni si ridestò improvvisamente. L’eredità matematica del padre e del nonno cominciarono a farsi sentire, iniziò anche a fare sport e successivamente superò tutti gli esami con esito soddisfacente.
Crescendo il giovane Rommel somigliava sempre più “all’uomo di Württemberg”, patria del buon senso in Germania.
Si applicò agli studi sull’aviazione, costruì diversi modellini di aeroplani ed infine anche un vero aliante con il quale assieme al suo amico Keitel tentarono più volte sfortunate imprese per provare l’ebrezza del volo. Ormai giunse il momento in cui si deve pensare alla propria carriera, Keitel divenne ingegnere e trovò lavoro presso le officine Zeppelin e così voleva fare anche Rommel se non fosse che il padre gli negò il consenso. Decise così di intraprendere la carriera militare.
La famiglia Rommel non era di nobili origini e non aveva agganci in quel settore ma la carriera militare in Germania era il modo considerato migliore per servire il proprio stato.
Fu così che il 19 giugno del 1910 entrò nel 124° reggimento di fanteria a Weingarten con il grado di “aspirante”, ciò significava che doveva svolgere un periodo da soldato semplice per poi essere ammesso alla Kriegsschule, cioè l’accademia militare. Nel marzo 1911 con il grado di sergente fu assegnato all’accademia di Danzica.
Il periodo trascorso a Danzica fu per lui importante sotto più aspetti.
Lì conobbe, infatti, quella che poi divenne la sua futura moglie, Lucia Maria Mollin, che si pronuncerebbe Mollìn in quanto di origini italiane. Dovevano passare almeno 4 anni prima del fidanzamento ufficiale ma non ci fu mai ombra di dubbio tra i due, essi si sono sempre amati e non hanno conosciuto altro amore all’infuori del proprio. All’accademia Rommel dimostrava ancora qualche lacuna sulle materie teoriche, ma preoccupato di fare bene si diplomò con quasi il massimo dei voti fino a che nel 1912 fu promosso sottotenente. Ritornò quindi al suo reggimento presso Weingarten dove fu adibito all’addestramento delle reclute per i successivi 2 anni.
Rommel rimaneva con una statura sotto la media ma fisicamente era agile e robusto, di carattere sempre simpatico e cordiale. Molto presto i suoi commilitoni si accorsero che non ammetteva giacche sbottonate e scarpe sporche, dicevano di lui che sarebbe diventato un ottimo Maggiore, cioè il massimo grado a cui uno del suo rango poteva aspirare. Non beveva ne fumava, non usciva molto con gli amici anzi si offriva spesso volontario per sostituire qualche compagno che voleva passarsi la serata per le locande della città ma senza mai farsi mettere i piedi in testa.
Una breve descrizione del giovane Rommel fino a questo momento potrebbe essere: diligente, sveglio, pratico ed energico.
Tutto sembrava procedere nella norma fino a che il 31 luglio 1914 il suo Colonnello in comando ispezionò il reggimento, pronunciò un vibrante discorso e diede l’ordine di mobilitazione. 2 Giorni dopo il 124° partì per la guerra.

Rommel e la Prima Guerra Mondiale

Quando scoppiò la guerra, il sottotenente Rommel fu inviato presso il fronte francese. Il 22 agosto 1914 era già in azione nel villaggio di Bleid, piccolo centro vicino a Longwy.
Alle 5 del mattino dopo essere stato di pattuglia per un giorno intero, soffriva dolori allo stomaco ed era assai stanco tanto da far fatica nel reggersi in piedi. Ciò nonostante venne inviato in ricognizione in mezzo ad una nebbia fittissima. Individuato il villaggio avanzò ma dovette fermare il suo plotone quando i francesi aprirono il fuoco. Allora prese un sott’ufficiale e 2 soldati e avanzò ulteriormente. In mezzo alla bruma apparve una casa circondata da alte siepi, da un lato un sentiero che conduceva ad un'altra fattoria. Rommel s’incamminò ma appena voltato l’angolo vide sulla strada una quindicina di nemici in ordine sparso. Cosa fare? Doveva prendere la sua prima decisione importante da ufficiale; tornare indietro e radunare il plotone o tentare un attacco di sorpresa? Le prime decisioni in questi frangenti sono assai difficoltose, ma rendono bene l’idea di chi fosse colui che le intraprendeva. Rommel decise di attaccare con i 3 uomini che aveva a disposizione in quel determinato momento. Attaccò in posizione eretta contando sul fattore sorpresa, i francesi furono presi dal panico e tentarono di trovare rifugio sui caseggiati vicini. Nel frattempo arrivò anche il plotone che era stato allertato dagli spari. Rommel lo divise in 2 parti, una con dei fasci di paglia e l’altra al riparo in copertura. Sfondarono le porte e gettarono i fasci infuocati all’interno delle abitazioni e dei granai; così facendo casa su casa fu rastrellata. Questa fu la sua prima azione, insignificante nell’ambito di una guerra ma molto importante come metro per comprendere l’audacia, lo spirito d’iniziativa e la determinazione di questo personaggio.
Il 24 settembre fu ferito ad una coscia in un bosco nei pressi di Varennes per aver voluto attaccare 3 francesi da solo all’arma bianca visto che il fucile era scarico. Il suo comandante nonostante il poco tempo passato assieme aveva già piena fiducia in lui tanto da proporlo per la Croce di Ferro di seconda classe e disponeva sempre di lui per le missioni più complicate. Tre mesi più tardi ormai guarito tornò nel suo battaglione. Verso la metà di gennaio del 1915 avanzò per le Argonne. Il 29 gennaio Rommel fu premiato con la Croce di Ferro di Prima Classe:
Alla testa del suo solo plotone penetrò tramite un reticolato nemico dalla profondità circa di 100 metri, fece incursione nella principale posizione francese, occupò 4 cassematte, respinse il contrattacco di un intero battaglione nemico, riconquistò una cassamatta che aveva perduto e infine rientrò nelle sue linee in attesa di un nuovo attacco. Perdite 6 uomini.
Anche questa fu un’azione secondaria ma dimostrò come Rommel fosse capace di sfruttare una situazione tattica fino al limite estremo, senza curarsi dei rischi. Questa sue qualità spesso lo trascinarono in situazione difficili ma gli permisero anche di approfittare di tutti i possibili vantaggi, specialmente quando di fronte a lui stava un nemico indeciso.
Viste le sue qualità venne promosso tenente e fu assegnato ad un battaglione di nuova concezione, il Wurttembergiche Gerbirsgbattalion (W.G.B.). Dopo un intenso addestramento alla guerra di montagna in Austria e dopo un periodo relativamente pacifico presso il settore dei Vosgi, il battaglione fu aggregato al famoso Alpenkorps, l’analogo degli Alpini italiani, e trasferito sul fronte romeno. Durante questo periodo Rommel approfittò di una licenza per sposare l’amata Lucie Maria il 27 novembre 1916 a Danzica.
Alcune delle imprese da lui compiute successivamente hanno dell’inverosimile se non fosse per le testimonianze raccolte a confermare i fatti.
Rommel operava in zone di montagna a quota elevata, camminava assieme ai suoi uomini a marce forzate su sentieri ispidi come tetti di una casa e anche a 10 gradi sotto lo zero. Non era uomo comune e i fatti lo dimostreranno.
Egli non esitava mai ad attaccare, quando giungeva dietro le linee nemiche giudicava giustamente che l’improvvisa apparizione dei suoi uomini avrebbe creato scompiglio tra le fila avversarie, il tutto accompagnato da scariche di mitragliatrice da posizioni retrostanti.
Nell’agosto del 1917 attaccò la ben munita posizione romena del Monte Cosna, condusse 4 compagnie attraverso i boschi in fila indiana, nel mezzo di due linee nemiche distanti tra loro circa 150 metri. Compì l’operazione senza farsi scoprire e allo stesso tempo stese una linea telefonica. Infine conquistò la vetta nonostante una grave ferita ad un braccio causata da una pallottola vagante.
Nel gennaio dello stesso anno aveva conquistato il villaggio di Gagesti, dopo essere rimasto fino alle 10 si sera ad un tiro di scoppio degli avamposti nemici con una temperatura molto rigida. Quando giudicò che i romeni fossero andati a dormire nei loro alloggiamenti, ordinò ai mitraglieri e a metà dei fucilieri di aprire il fuoco contro il villaggio e attaccò con il resto dei suoi uomini tra clamori indescrivibili. Quando i romeni dal fracasso si svegliarono e si affacciarono alle finestre, Rommel non dovette fare altro che catturarli. Risultato 400 prigionieri e perdite trascurabili per i tedeschi.

Se era costretto ad attaccare frontalmente il suo metodo era quello di aprire un intenso fuoco di mitragliatrici su tutto il settore antistante, concentrandolo in maggior modo sul settore in cui doveva svolgersi l’attacco. Poi si procedeva con l’assalto in forze su un fronte ristretto, alcuni attaccanti portavano con se una mitragliatrice e una volta aperta una breccia prendevano posizione e aprivano il fuoco sui fianchi nemici. L’attacco continuava e le truppe avanzavano senza curarsi di ciò che succedeva alle loro spalle. Praticamente Rommel applicò, anticipò la tecnica delle divisioni corazzate tedesche nel 1939, penetrazione in profondità.

Ormai aveva raggiunto una certa fama tanto da essere conosciuto in tutta la divisione. E’ noto che nell’esercito tedesco di quei tempi l’anzianità aveva un fattore molto importante ma ciò nonostante i suoi superiori non disdegnavano il consiglio del giovane Rommel che ricordiamolo aveva in quei tempi sui 25 anni. Egli non era quelle solite personalità eccentriche che si notano in condizioni di difficoltà, Rommel possedeva semplicemente coraggio, spirito d’iniziativa, ardimento e determinazione eccezionali.

L’apice delle imprese di Rommel durante la prima guerra mondiale fu la conquista del Monte Matajur, poco distante Caporetto.
Le truppe austriache messe in difficoltà dagli italiani avevano chiesto rinforzi ai tedeschi che inviarono in loro soccorso la 14° armata composta da 7 divisioni anziane, sebbene avessero anch’essi l’esigenza di utilizzarle nei propri fronti.
Un reggimento bavarese doveva essere la punta d’attacco mentre il battaglione di Rommel doveva proteggere un fianco per poi accodarsi ad esso. Fu chiaro fin da subito che Rommel non voleva essere assegnato a compiti secondari ed infatti chiese ed ottenne al Maggiore Sposser di attaccare per conto suo le postazioni italiane e così fu. Mentre i bavaresi venivano contenuti, le 2 compagnie di Rommel attraversavano il fronte italiano durante la notte senza essere scoperte. Alle prime luci dell’alba avevano già preso con un assalto alla baionetta una batteria senza incontrare resistenza. Una compagnia fu lasciata in quella postazione per coprire l’altra che invece doveva avanzare nelle retrovie. Però quando gli italiani attaccarono con un intero battaglione Rommel fu costretto a tornare indietro per dar man forte alla compagnia lasciata in presidio, agendo da dietro sorprese ancora una volta gli attaccanti che impauriti si arresero. Rommel inviò un dispaccio al proprio comando e con esso più di 1000 prigionieri.

Fu in questo frangente che Sposser inviò a Rommel altre 4 compagnie che permisero al futuro Maresciallo di continuare la sua incursione nelle retrovie italiane.
Giunto in una strada nascosta alla vista, vi incanalò tutte le sue truppe, che in fila indiana, avanzarono per quasi 3km mentre gli italiani si preoccupavano della battaglia principale e dei bombardamenti in corso sul loro fronte. Arrivato in aperta campagna, dietro le linee nemiche, prese la strada pincipale per il Monte Matajur e catturò una colonna di rifornimenti, un automobile del comando, 50 ufficiali e 2000 uomini della 4° brigata bersaglieri. Dopo aver fatto una ricognizione preliminare a bordo dell’automobile catturata decise di puntare direttamente sul monte Matajur, chiave di volta delle posizioni italiane. Per un altro giorno interno avanzò con le sue truppe ormai assai stanche. Quando giunse l’alba si imbatté in un accampamento della brigata Salerno. Con altri 2 ufficiali e un pugno di fucilieri piombò in mezzo alla folla di armati ed ordinò loro di arrendersi. Dopo un momento di esitazione, 43 ufficiali e 1500 soldati gettarono le armi, sorpresi ed affascinati dall’apparizione di un nemico così audace.
Per finire Rommel scalò il M. Matajur da dietro e lanciò dalla vetta i suoi razzi segnaletici per annunciare la vittoria; aveva marciato senza sosta per 50 ore, aveva percorso 12 miglia in linea retta su terreno di montagna, era salito oltre 2200 metri e pur non avendo ai suoi ordini più di 6 compagnie, aveva catturato 150 ufficiali italiani, 9000 uomini e 81 cannoni. Egli stesso però trovò assai incomprensibile la poca voglia di combattere degli italiani.

Per questa azione Rommel venne compensato con la Puor le Mérite, decorazione riservata solo ad ufficiali di alto rango, inoltre fu promosso Hauptmann, cioè capitano. Poco dopo attraversò di notte le acque gelate del fiume Piave assieme a 6 uomini, attaccò il villaggio di Longarone occupandone il presidio. Questa volta fece aprire il fuoco sull’abitato in piena notte da punti diversi, poi all’alba andò solo ad informare gli italiani che erano circondati ed ordinò loro di arrendersi. Dopo questo colpo di mano gli venne conferito un permesso ed assegnato contro la sua voglia e volontà ad incarichi di stato maggiore ove vi rimase fino alla fine della guerra.

Rommel era un soldato al 100%, non aveva altre passioni all’infuori della guerra, non leggeva altri libri all’infuori di quelli di guerra e veniva allo stesso tempo definito da chi lo ha conosciuto come una persona geniale, arditissima, sprezzante del pericolo, desiderosa al massimo di vincere la guerra nel suo settore. Dopo essersi sposato tornò nel suo battaglione con lo stesso carattere e determinazione che aveva prima, non era cambiato minimamente da quella importante esperienza. Si diceva, “dove c’è Rommel c’è il fronte”.

Tra la I Guerra Mondiale all'avvento del Nazismo

A differenza della sconfitta nella II Guerra Mondiale quando il popolo tedesco all’infuori dei fanatici delle SS era consapevole della sua inevitabilità, la Germania nel 1918 non aveva ancora visto un fronte aperto nei suoi territori, i soldati erano in Italia e Francia e gli stessi alleati preparavano le strategie per il 1919, lo Stato Maggiore però era ben consapevole della sconfitta, infatti questa la si poteva solamente ritardare ma non evitare e fu per questo che non si accorciò il fronte, non si praticò una lenta ritirata per poi tentare di chiedere una pace più onorevole. E’ inutile in questo frangente dilungarsi più di tanto sugli aspetti della sconfitta militare germanica nella I Guerra Mondiale ma è invece molto rilevante comprendere in che situazione si trovò il paese nel periodo post bellico.
E’ facile attribuire i nostri insuccessi a qualsiasi causa anziché alle nostre deficienze ed è quello che successe a quel tempo. Viveva la leggenda della “pugnalata alla schiena” e gli alleati non fecero altro che ampliarla permettendo ai soldati tedeschi di rientrare in patria con le loro insegne ed armati, vincolando il popolo ad una pace che sebbene non fosse meno peggiore di quella che loro volevano offrire fu quanto meno una delle maggiori cause dell’avvento del nazismo.
Fu una pace dettata senza ascoltare la voce tedesca e nessuno di loro se ne sentì vincolato.
Mentre nel 1945 i tedeschi erano distrutti, nel 1918 avevano ancora abbastanza forza e voce per azzuffarsi tra di loro e già pensavano ad una rivincita, non celere, ma che di sicuro prima o poi doveva essere compiuta.
Rommel nel 1918 fu riassegnato al suo antico reggimento, il 124° di fanteria distanza a Weingarten, di cui aveva fatto parte fin dal 1910. Nel dicembre del ’18 dovette fare un viaggio per andare a prendere sua moglie che era gravemente ammalata a casa della nonna presso Danzica. In quel viaggio, in una Germania in rivolta venne quasi arrestato perché viaggiava in uniforme, venne interrogato e deriso ma riuscì nel suo intento. Nel 1919 egli si recò a comandare una compagnia in servizio d’ordine pubblico a Friedrichshaven dove per la prima volta ebbe a che fare con i tedeschi che non volevano ubbidire agli ordini. Tra i suoi sottoposti vi era un gruppo di marinai “rossi” che gli diedero parecchi grattacapi, lo fischiarono perché portava la “Pour Le Merite”, chiesero il permesso di nominare un commissario, si rifiutarono di fare il passo dell’oca e tennero un comizio rivoluzionario. Rommel allora intervenne alla riunione, salì sul palco disse chiaramente che voleva comandare dei soldati e non dei facinorosi, il giorno dopo li fece sfilare ma si rifiutarono di partecipare, quindi egli montò a cavallo e li piantò in asso, essi lo seguirono docilmente e con lui rientrarono in caserma. Nel giro di pochi giorni divennero così mansueti che il responsabile della polizia locale volle i nomi per arruolarli in essa con un cospicuo premio in denaro ma molti di essi rifiutarono per seguire il loro comandante.
L’esercito tedesco a quei tempi secondo il trattato di Versailles non poteva avere tra le sue fila più di 100 000 uomini, atti secondo le intenzioni degli alleati a mantenere l’ordine interno ma questo fu un grosso errore, infatti quei 100 000 uomini molto addestrati furono la base di quell’esercito di coscritti che Hitler volle quando prese il potere. Fu Von Seeckt il padre di tutto questo, egli volle non un esercito di polizia ma un esercito estremamente efficiente, praticò molti sotterfugi per aumentarne le fila e tutti i tedeschi erano indaffarati a nascondere queste intenzioni alla commissione sul riarmo alleata costituita per verificare che la Germania rispettasse i trattati di pace.
La vita dell’ufficiale tedesco non fu dunque negli anni successi alla guerra arida ed inutile come quanto si potrebbe credere.
Dal 1919 al 1933 anno in cui Rommel ottenne la promozione a Maggiore fu un periodo tutt’altro che infelice. Nel 1927 si recò con la moglie in Italia per visitare il teatro delle sue operazioni di guerra. A Longarone, località della celebre battaglia che lo consacrò al rango di superbo combattente, Frau Rommel scoprì le tombe della famiglia Molino da cui si riteneva discendesse ma non poterono starci più di tanto in quanto ancora echeggiavano le imprese del marito con il conseguente astio della popolazione. Nel corso di un'altra licenza i coniugi Rommel risalirono il Reno in barca fino al lago di Costanza. Poiché tutti e due erano amanti dello sci, dell’equitazione e dei cani e preferivano la vita di campagna che a quella in città. Ad entrambi piaceva il ballo ma non il cinema, la vita di società o il teatro. In casa Rommel suonava il violino da dilettante, non fumava, non beveva, molto schizzinoso a tavola, ingegnoso e servizievole tanto da riparare egli stesso tutte le suppellettili che si rompevano. Un giorno comprò una motocicletta che subito smontò pezzo per pezzo per poi rimontarla in maniera impeccabile senza avanzare una vite o un dado. Così gli anni passavano senza grossi intoppi, l’unico episodio degno di nota fu la nascita di Manfred nel natale del 1928.
Nell’ottobre del 1928 Rommel fu assegnato in veste di istruttore alal scuola militare di Dresda, dove rimase per quattro anni esatti. Le sue lezioni alla scuola portarono alla pubblicazione del libro “Infanterie greift an” (La fanteria Attacca), costruito sulle sue antecedenti esperienze belliche. E’ un eccellente manuale di tattica con immagini e racconti, tanto che divenne libro di testo dell’esercito svizzero, però attirò anche l’attenzione di altri soldati che durante la IIGM sarebbero stati suoi nemici.

MegasBasileus
00giovedì 7 aprile 2011 19:14
A me piacciono molto Marco Ulpio Nerva Traiano, soprannominato non a caso L'Alessandro Magno di Roma.
Fu, a quel che mi risulta eh, Principe giusto e amato dal popolo e dall'esercito, fu il primo Principe non Italico (anche se la sua famiglia aveva origini italiche, ma d'altronde era Romano e quindi Italico per forza xD). Comunque vinse numerose battaglie e portò l'Impero Romano al suo apogeo infliggendo batoste ai temutissimi Daci, ma soprattutto agli "invincibili" Parti. Se non sbaglio fu lui a recuperare le insegne delle Legioni cadute a Carre.
Sicuramente non fu il più grande di tutti i tempi, ma sicuramente ebbe la sua importanza storica e per vincere sia nei torridi deserti asiatici sia tra le fitte foreste del danubio e della dacia, doveva avere grandi abilità strategiche e tattiche.
Inoltre fu un accurato amministratore e persona serissima e correttissima e fece molto per l'Urbe e per le province (anche se questo non centra con la nostra classifica). vi invito a leggere la parte rubricata "Optimus Princeps" del link in fondo. ;)
Poi come Imperatori sicuramente anche i cosiddetti Illirici (Claudio II, Aureliano, Probo) che risollevarono un Impero che sembrava destinato alla capitolazione.

Come generale moderno invece direi Aleksandr Vasil'evič Suvorov, Generalissimo Russo di fine 700. Lui sì che fu imbattuto nelle sue, mi sembra, circa 50 battaglie. In Russia è eroe nazionale e considerato il protettore della Nazione Russa, non stravolse l'Europa, ma impedì che fosse stravolta (fino alla sua morte).
Per far capire il peso militare di quest uomo basti pensare che fu richiamato dalla "pensione" perché le truppe AUSTRIACHE alleate della Russia si rifiutarono di combattere per qualcuno che non fosse il buon Suvorov.

Vi lascio con la pagina Wiki di entrambi che mi pare abbastanza completa.

it.wikipedia.org/wiki/Aleksandr_Vasil%27evi%C4%8D_Suvorov

it.wikipedia.org/wiki/Traiano
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