La simbologia dei colori nell'anno mille
ROSSO CORAGGIO, NERO UMILTA'
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colore qualità positive qualità negative
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BLU : lealtà,giustizia,saggezza =stupidità,
scienza,fermezza, bassa estrazione
VERDE : bellezza,giovinezza, =disordine,follia
vigore fisico avarizia,infedeltà
in amore
ROSSO : forza,coraggio,carità =orgoglio,crudeltà,
liberalità , facile alla collera
GIALLO : ricchezza,nobiltà,fede=falsità,fellonia,invidia
tradimento,pigrizia
PORPORA : prudenza,temperanza =tristezza,ambiguità
dignità golosità
BIANCO : purezza,castità,speranza =morte,ambiguità
giustizia, eternità disperazione
NERO : umiltà,pazienza,temperanza =dolore,morte,
penitenza disperazione
i valori simbolici attribuiti ai colori sono stati tratti da testi della fine del medioevo, da notare che tutti i colori sono ambivalenti, ma anche che lo stesso colore può simbolizzare sia la virtù sia il suo contrario
Storia e significato dei colori nella cultura occidentale - QUANDO I NOBILI VESTIVANO DI BLU -
Perchè gli europei preferiscono il blu agli altri colori ?, un noto studioso della materia (Michel Pastoureau) sostiene che la scelta viene da lontano. Quando nel medioevo accadde che..........
Qaul è il vostro colore preferito ? il blu, naturalmente. O perlomeno il blu è il colore preferito dalla metà degli europei. Tutte le inchieste condotte su questo argomento dalla seconda guerra mondiale in poi hanno dimostrato, con notevole regolarità, che in tutti i paesi dell 'Europa occidentale (Spagna esclusa) più del 50 per cento delle persone interrogate citavano il blu in risposta alla domanda di apertura.
Seguono il verde (20 per cento circa), il bianco e il rosso (10 e 9 per cento c.). La priorità è data ai colori "freddi". Le cifre sono molto simili in Canada, negli States e in Australia, in Giappone ,invece, il colore più votato è il bianco. La civiltà occidentale è dunque una civiltà del blu.
Non è sempre stato così, perchè e come è nato l'attuale primato del blu ?, considerato il ruolo discreto avuto nei secoli precedenti il XIII,l'interrogativo è obbligato !.
L' occidente antico e buona parte dell' occidente medievale, non avevano mai valorizzato il blu. Il colore preferito era allora il rosso, il solo "vero" colore secondo numerosi autori, dato che riuniva in sè il prestigio simbolico della porpora alla realtà quotidiana della tintura delle stoffe.
Quando, come e perchè si è verificato il passaggio dal rosso al blu ? E, in modo più generale, come si sono strutturati non soltanto la nostra sensibilità ai colori, i nostri sistemi simbolici e i nostri codici sociali fondati sul colore, ma anche il nostro modo di concepire la natura e la visione dei colori, definiti oggi come sensazioni fisiologiche( e strettamente culturali) e non più come una sostanza o frazione di luce ?
Per tentare di rispondere a tali questioni, difficili, a volte inafferrabili ma che fanno, ormai da diversi decenni, parte integrante della ricerca storica, bisogna sforzarsi di considerare i problemi nel lungo periodo e concentrarsi, al contempo, su un più breve periodo che va dall' XI al XV secolo. Infatti, nonostante la rivoluzione newtoniana della fine del XVII secolo - esperimento del prisma e scomposizione della luce bianca nel suo spettro- e la scoperta dell'ottica, della fisica e della chimica cromatiche del XIX e XX secolo, la maggior parte di quello che percepiamo , sentiamo, crediamo o viviamo in fatto di colori lo dobbiamo al medioevo
L' uomo del medioevo ama i colori, Questi sono per lui sinonimo di luce, di gioia e sicurezza, così come sono (specialmente a partire dal XII secolo) uno dei componenti della bellezza : è bello ciò che è chiaro, brillante, luminoso. Il colore non è altro, in fondo, che un modificarsi della luce quando entra in contatto con degli oggetti e che, percepita dall'occhio, assume le sue diverse sfumature. Su questo punto si trovano d'accordo tutti gli scienziati che, soprattutto durante il XIII secolo (come Robert Grossetète, Roger Bacon, John Pecham e altri), hanno tentato di definire la natura dei colori e il modo di percepirli, in quanto partecipi della metafisica della luce e, come tali, emanazioni divine.
Certi teologi, tuttavia, diffidano dei colori, in quanto essi rappresenterebbero il lato pericoloso, ambiguo, troppo seducente e inutile, della bellezza. Così san Bernardo associa i colori al concetto di "venustas" (bellezza femminile e fatale) ed è ostile alla loro presenza, non solo negli abiti dei monaci ma anche sui muri e le finestre dei conventi. Questa morale cistercense del colore non si riferisce tanto all'una o all'altra tinta, quanto piuttosto all'intensità tonale, un colore troppo ricco, troppo saturo, cattura facilmente l'attenzione e distrae il cristiano dalla divinità, diventando grave ostacolo alla devozione.
Se l'abate di Clairvaux non è il solo, nel XII secolo, a diffidare dei colori, la sua avversione costituisce però un caso quasi limite. Mettere al bando i colori è, in generale, contrario alla sensibilità dell' uomo medievale : per lui il colore è segno di luce e dunque di salvezza. La morale del colore si rafforzerà ulteriormente in epoca moderna, soprattutto a partire dalla Riforma che porrà come sistema di valori privilegiati, l'asse bianco-grigio-nero, specialmente nell'abbigliamento.
La "cromoclastia" dei luterani e dei calvinisti è meno conosciuta e studiata della loro iconoclastia, ma avrà anch'essa un suo impatto nella storia degli usi e costumi. La morale protestante del colore diventerà infatti quella del capitalismo e della società industriale e lascerà tracce fino al XX secolo : il nostro completo scuro, le nostre camice bianche, i nostri vestiti blu (un nero che non ha il coraggio di manifestarsi come tale) escono in linea quasi diretta dal trattato "De Vestitu" di Melantone, pubblicato nel 1527, e, più genericamente, dalle considerazioni di Lutero, Calvino e Zwingli sull'immoralità delle tinte dai toni caldi (rosso, giallo) o troppo chiare (escluso il bianco).
Gli studiosi sono pure convinti che i blue jeans discendono da questa morale storica del colore : potranno esibire anche un blu più slavato e sfumato possibile, ma apparterranno pur sempre al sistema di abbigliamento scuro e resteranno concettualmente un paio di pantaloni blu, cioè scuri (a parte il fatto, ovviamente importante, che si tratta di un colore poco "sporchevole").
Questo vale non soltanto per gli abiti, ma anche per il mondo degli oggetti, e il fatto che per molto tempo gli elettrodomestici, le automobili, le stilografiche, le macchine per scrivere, i telefoni,frigoriferi ecc.., siano rimasti neri, bianchi o grigi, non è solamente dovuto ai condizionamenti dei valori della chimica industriale : si trattava anche di una questione di morale sociale del colore, morale basata sulla "cromoclastia" storica : la rottura, cioè, del codice del colore fino allora dominante, operata dal protestantesimo.
L'universo medievale è sì un universo intensamente colorato, ma non tutti i colori godono di stesso prestigio, quest'ultimo va infatti modificandosi nel corso dei secoli e, a questo proposito, la maggior trasformazione nella sfera della sensibilità ai colori avviene durante il XII e XIII secolo, con l'emergere su tutti gli altri colori, sia in termini qualitativi che quantitativi, del blu. Tale colore, naturalmente, esiste anche prima di questa data, come del resto tutti i colori, ma conta ben poco, tanto dal punto di vista materiale (pochi oggetti decorazioni,abiti e stoffe dove entra il blu), quanto da quello concettuale (il blu, come il verde,veniva considerato soltanto come un tipo particolare di nero).
Quando si tratta di costruire dei sistemi simbolici o dei codici sociali riferiti all'universo dei colori, il primo medioevo occidentale si limita a tre colori "polari" : il bianco, il rosso e il nero, cioè i tre colori antropologici fondamentali. I soli che si ritrovano in tutte le civiltà e che, al di là della loro cromaticità, traducono delle nozioni universali : Non tinto e pulito (bianco), "non tinto e sporco" (nero) e "tinto" (rosso).