la kievska rus e i cumani a cavallo del 1100

brancaleone da norcia
00giovedì 8 marzo 2007 04:42
Con jaroslav il saggio morto nel 1051 la rus di kiev raggiunse il massimo del suo splendore. Ma nel fatto stesso dello sviluppo del principio feudale per cui molti principi di località lontane da kiev cercarono di liberarsi dal legame di dipendenza dal gran principe di kiev era la chiave della debolezza interna, perché minacciava l’unità su cui quello splendore si era fondato. Ai tentativi di indipendenza di alcuni principi si aggiunse, con la morte dello stesso jaroslav, la divisione del principato in vari feudi con a capo i suoi figli: izjaslav a kiev e a novgorod, svjatoslav a cernigov, vsevolod a perejaslav e a rostov e suzdal e cosi’ via per i figli minori i feudi minori. Dato che i due punti principali del principato kievano: kiev e novgorod, erano nelle stesse mani, quelle di izjaslav, e che i suoi fratelli svjatoslav e vsevolod furono con lui d’accordo nei principali problemi ed insieme completarono e migliorarono la “pravda” del loro padre jaroslav, nella nuova forma della “russkaja pravda” e dato anche che quando si presento’ un pericolo grave, quello delle tribu’ nomadi dei cumani, esso investi’ i feudi di tutti in egual modo, richiedendo percio’ accordo nella difesa, la divisione dei feudi tra i fratelli non ebbe da principio conseguenze negative.
Queste si fecero sentire piu’ tardi.
I cumani già altre volte nelle loro incursioni dall’est verso occidente avevano attaccato la rus di kiev, subentrando talvolta ai peceneghi e talvolta unendosi con essi. Inizialmente nomadi, i cumani si dividevano in varie stirpi, o meglio orde, alla testa di cui vi erano dei capi chiamati “khany”. Sulla violenza ed abilità delle incursioni dei cumani si hanno molte testimonianze, tra cui quella greca che descrive come, compiuto il saccheggio, essi fuggissero velocemente da dove erano venuti.
Il primo scontro che i tre figli di jaroslav ebbero con i cumani avvenne nel 1068 e fini’ malamente per loro, cioè con la sconfitta e la fuga dei principi russi dal campo di battaglia. Poiché si era trattato della maggiore incursione che i cumani avessero fino ad allora compiuto nelle terre russe, le conseguenze della sconfitta furono molto gravi non soltanto perché essa rivelo’ ai russi la propria inferiorità, ma anche perchè incoraggio’ i nomadi nelle loro imprese. A cio’ si aggiunse un elemento nuovo: l’insurrezione della popolazione contro i principi che apparivano rassegnati alla sconfitta.
Riunitosi a kiev il “vece” , cioè l’assemblea che mai era scomparsa dalla vita delle popolazioni nonostante il rafforzamento del potere dei principi, esso chiese al principe armi e cavalli per continuare la lotta. Rifiutatosi izjaslav di accogliere tale richiesta, la popolazione insorse e il principe fuggi’ presso un nipote, il principe polacco boleslao l’ardito, che gli concesse aiuti per soffocare la rivolta. Ma privo ormai dell’appoggio della popolazione, izjaslav offri’il fianco ai fratelli che, accusandolo di debolezza, lo attaccarono.
Il piu’ forte dei due fratelli si rivelo’ svjatoslav che, pur restando principe di cernigov, occupo’ ancheil principato di kiev e inizio’ una propria politica, entrando anche in rapporti coi polacchi che già avevano aiutato izjaslav e con l’imperatore tedesco, mentre a izjaslav non restava che cercare aiuto addirittura presso il papato, promettendo incredibilmente in feudo la rus kievana.
Fu un periodo di grandi incertezze per il principato kievano, anche perché i sovrani d’occidente appoggiarono ora l’uno ora l’altro dei contendenti, senza rendersi ben conto di quanto avveniva.
Nel frattempo i cumani approfittavano della situazione per espandere i loro domini nelle steppe fra la rus e il mar nero, isolando quest’ultima dai centri di commercio allo sbocco dei grandi fiumi, centri che alla lunga furono troppo deboli per opporsi agli attacchi dei nomadi, che cosi’ finiranno per occuparli, fino alla massima espansione raggiunta nel 1165.
Ma la crescente minaccia dei cumani non fu di ammonimento e alcune lotte intestine continuarono anche fra i nipoti di jaroslav.
Altra pesante sconfitta fu quella subita nel 1093 dai cumani nella battaglia della stugna, ma almeno stavolta i principi dei principati meridionali, piu’ esposti, si coalizzarono in una prima difesa comune. Acadde che dopo la morte di vsevolod i cumani ne approfittarono per attaccare le città meridionali. Alla nomina del nuovo gran principe di kiev, sviatopolk, i cumani mandarono i loro ambasciatori per imporre le loro condizioni di pace, ma sviatopolk non accetto’, ma anzi li incarcero’. I cumani minacciarono di attaccare in forze la capitale stessa, kiev. Sviatopolk si mosse in tempo, sicuro dell’appoggio del principe di cernigov, valdimir detto monomach, e del principe di perejaslav, rotislav suo fratello. Giunte le truppe alla rive del fiume stugna, presso la città di trepol, i fretelli non vollero seguire il consiglio di Vladimir di accettare una pace con i cumani, ma decisero di attaccare. I cumani sorpresero prima l’armata di sviatopolk e poi le altre due, che furono alla fine costrette alla ritirata. Rotislav stesso cadde sul campo di battaglia.
Nel 1097, anno di svolta nella politica della rus kievana, i principi feudatari si riunirono a ljubec, mentre si profilava una concreta minaccia di nuove incursioni, per cercare una linea politica comune, unione raggiunta seppur nella consueta divisione dei teritori fra i vari principi feudatari secondo il principio genealogico. Da questa divisione risulto’ principe di kiev svjatopolk, figlio di izjaslav, il piu’ anziano dei discendenti di jaroslav. Particolare rilievo deve essere dato poi all’assegnazione del principato-feudo di prejaslav al figlio di vsevolod che già l’aveva posseduto, il giovane Vladimir, detto monomach, intorno al quale, non appena ricominceranno i dissidi fra i principi, si riunirono i migliori fra essi per quella comune difesa che sarebbe dovuta uscire da ljubec.
Ma intanto i cumani avevano approfittato della situazione., non soltanto saccheggiando impunemente le terre russe, ma talvolta partecipando, ora chiamati dall’uno, ora dall’altro, alle lotte fratricide e intestine di alcuni principi.
Stavolta pero’, proprio per iniziativa di svjatopolk di kiev e di vladimir monomach, fu decisa una linea comune dei principati minacciati dai cumani. Nel 1111 finalmente una campagna ebbe successo, e la vittoria portò i principi russi associati nel cuore stesso del paese dei cumani. Tuttavia fu un successo temporaneo, solo due anni dopo vi fu una violenta rivolta a kiev. Essa minaccio’ boiari, monasteri, la famiglia stessa del principe. Fu questa l’occasione per chiamare a kiev il principe Vladimir monomach, riconosciuto come il migliore fra tutti, l’unico capace di unificare saldamente la rus e di opporsi ai cumani. L’insurrezione fu domata dalla druzhina di Vladimir che tuttavia ritenne giusto e opportuno venire incontro ai desideri della popolazione con l’alleviamento della situazione economica, diminuendo cioè gli interessi dei prestiti. Secondo gli studiosi della economia kievana non fu pero’ questa una misura sufficiente a cambiare la situazione generale.
L’importanza politica di Vladimir monomach si manifestò invece in pieno nei rapporti con l’europa, dopo che la maggior parte dei principi russi si furono piegati alla sua volontà, alcuni volontariamente altri con la forza. A stabilire il suo prestigio contribuirono anche i suoi rapporti famigliari: sua madre era la figlia dell’imperatore costantino monomaco, da cui prese il nome, una sua nipote era andata in sposa ad uno dei principi della casa regnante bizantina, una sua sorella era andata in sposa all’imperatore tedesco, ed egli stesso, vladimir, aveva sposato la figlia del re d’inghilterra.
Uomo coraggioso in guerra, Vladimir monomach fu spirito molto equilibrato in pace e di ampi interessi intellettuali, come dimostra lo scritto da lui lasciato “ammaestramenti ai figli”, una specie di “principe” del suo tempo, data la tendenza insita in tali scritti a disegnare la figura del principe ideale. Questa operetta è preziosa anche come autobiografia, fondando Vladimir le sue massime su esperienze personali e portando spesso come esempi avvenimenti della propria vita d’uomo e di sovrano.
Personalità notevolmente superiore ai suoi contemporanei non soltanto per la sua lotta contro gli odiati cumani e la difesa della sua patria, ma anche per le ricordate qualità intellettuali, Vladimir monomach è una figura centrale e che ha caratterizzato e interessato molto la storiografia russa. Pur non essendo del tutto irreprensibile la sua condotta, tanto che sulla sua coscienza pesano violenze operate durante la sottomissione dei principati riottosi, in particolare il saccheggio della città di minsk, e anche l’uccisione a tradimento di due capi dei cumani, egli si riscattò poi con la sua instancabile attività a favore della patria, al sincerità della sua fede di cristiano, la comprensione dei doveri sociali e dell’importanza della cultura.
Già di per se figura storica eminente, valdimir monomach appare tanto piu’ rilevante in quanto, come già i suoi due avi Vladimir il santo e jaroslav il saggio, seppe trare il suo stato da gravi difficoltà interne dandogli importanza e riuscendo a riunificare effettivamente la rus sotto il suo comando. Con lui purtroppo si chiuse l’ultimo periodo periodo di eccezionale grandezza concentrata nel nome di kiev. Subito dopo infatti quello spezzettamento dello stato che già piu’ volte era avvenuto, si verifico’ come definitivo, avviando lentamente verso una rovinosa impotenza di fronte al nemico, che minacciava sempre di piu’.

ciau. [SM=x1140419]
Fulcherio
00giovedì 22 marzo 2007 16:38
Sommossa a Novgorod
[SM=x1140478] Un mago venne dunque a Novgorod, ai tempi di Gleb, parlò agli uomini facendosi credere Dio, e molti ingannò [SM=x1140555] , quasi tutta la città, parlando come se fosse a conoscienza di tutto e biasimando la fede cristiana; asseriva dunque così:Attraverserò il Volchov dinanzi a tutti. E vi fù una sommossa in città e tutti ebbero fede in lui, e volevano uccidere il vescovo. Il vescovo prese allora la croce e, indossata la pianeta [SM=g27982] , esclamò "Chi vuole avere fede nella magia segua lui, chi invece crede venga verso la croce" e si divisero in 2 gruppi, il principe Gleb e la druzina sua si mossero e si fermarono accanto al vescovo, mentre tutti gli altri seguirono il mago. E vi fu tra essi una grande sommossa. Gleb nascose una scure sotto il mantello, raggiunse il mago e gli disse" sai tu cosa accadrà domani, e cosa accadrà prima di sera?" Quegli rispose "prevedo tutto" E soggiunse Gleb " Allora tu certo sai cosa ti accadrà adesso?" "Compirò un grande miracolo" rispose. Gleb allora tirò fuori la scure, lo uccise e quegli cadde morto; gli uomini si dispersero. Quegli dunque era morto col corpo, e con l'anima s'era dato al demone

Così, in questo "commovente" racconto si narra di uomini di mondo che governavano con Antica saggezza le sprovvedute e gnuranti genti sempre pronte alle sommosse [SM=x1140419] .

tratto da "La Russia ha mille anni" di Jean Pierre Arrignon e Franceso Guida" STORIA E DOSSIER n° 15

Saluti
Vestinus
00giovedì 26 aprile 2007 21:19
SI FINALMENTE STORIA RUSSA! Non vedo l'ora che arrivate al predominio di Novgorod e alla vittoria di Alexandr Nevkij sui cavalieri teutonici.... [SM=x1140443] [SM=x1140443] [SM=x1140443] [SM=x1140443] [SM=x1140443] [SM=x1140443] [SM=x1140443] [SM=x1140496] [SM=x1140496] [SM=x1140500]
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