Medieval 2 Total War
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Bellum Crucis Famous Battles

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2013 15:08
07/05/2012 22:53
 
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Principe


Veramente bello questo thread, mi piace. Spesso le battaglie mi appassionano di più delle campagne.






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"Il termine capatosta (letteralmente, "testardi") è il soprannome che identifica i molesi almeno dal Settecento, quando, dopo una lunghissima battaglia legale, riuscirono ad emanciparsi dalla signoria dei Vaaz."

09/05/2012 00:45
 
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Conte
Re:
Gente_Tranquilla, 04/05/2012 18.07:

Fred, oramai sono al quinto assedio fotocopia. Delle dieci armate full comparse, cinque sono andate. Attendo le prossime, sperando che l'economia regga.



Anche io sono al quinto-sesto assedio mongolo a Trebisonda. Consiglio, in caso di assedio mongolo, di piazzare sulla prima cinta di mura 2-3 squadre di arcieri contadini: sono facilmente rimpiazzabili e, inspiegabilmente, fanno una strage. I miei vanno per le 70-80 uccisioni ogni unità.
Per il resto pure io mi fortifico dentro la seconda cinta, ma disponendo dei naffatun le mie vittorie sono ancora più semplici. A fine battaglia perdo solo qualche manciata di lancieri e qualche arciere contadino, subito rimpiazzati il turno dopo.
___________________________________________________


I CAME TO SEE FOLEY
18/06/2012 20:40
 
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Principe
Ecco a voi uno scontro tra l'Aragona(io) e l'Inghilterra
Bordeaux, Francia occidentale
La città, lasciata sguarnita successivamente alla morte del comandante, assassinato, viene presa con poche forze guidate dal principe aragonese (questo lo scrivo per intero) Principe Don Ramon Berenguer III de Barcelona (sai la carta d'identità poi [SM=g27966] )
Questi al comando di due unità di cavalleria reclutate nella vicina Tolosa, entra in città grazie ad una spia infiltrata tra le guardie della città.
Subito si tenta di rinforzare le difese e la guarnigione, a questo si trova soluzione nel reclutare due unità di quella regione, armati di balestra.
Neanche pochi mesi e un esercito del Re Normanno assedia la città costruendo torri d'assedio, arieti e scale
Al che un esercito composto da cavalleria guidata dal cugino del Re Catalano si apporta alle spalle dell'armata Inglese
Ma purtroppo il Papa appena eletto tra i cardinale inglesi indice una "Tregua Dei" e quindi la cavalleria Aragonese non può attaccare
Gli Inglesi attaccano la città di sorpresa, non lasciando il tempo di entrare in campo ai rinforzi nemici.
Il Principe, nel pieno della sua genialità militare, decide di far circondare i nemici dalla cavalleria mentre egli attacca frontalmente gli assedianti.
Intanto i balestrieri bersagliano il centro dei nemici, portando terrore tra le file nemiche.
Dopo una serie di cariche dei cavalieri, la tattica riesce e le unità nemiche si disperdono, lasciando corpi e sangue a colorare il suolo.
Una vittoria degna d'un eroe, che portò molto onore al Principe Ramon


[Modificato da imbera 18/06/2012 20:41]
)______________________________________________________________________(
"Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori" Fabrizio de André
"Le cose più belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare"
George Bernard Shaw
"Life is eternal; and love is immortal; and death is only a horizon; and a horizon is nothing save the limit of our sight." - Rossiter W. Raymond


22/06/2012 15:49
 
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complimenti per l'eroica difesa!
08/07/2012 17:57
 
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L'Assedio di Thun
Ciao a tutti. Anche se gioco a Bellum Crucis ormai da un anno questa è la prima volta che scrivo sul forum.
Non ho screenshots da inserire; lascio tutto alla vostra immaginazione [SM=g27964]



L’Assedio di Thun

La Genesi
La situazione in Germania è alquanto concitata. L’Imperatore è morto senza eredi e il Sacro Romano Impero, grazie a una serie di alleanze matrimoniali, è ora sotto il dominio degli angioini di Gerusalemme. La potente dinastia Welf giura fedeltà al nuovo sovrano, Dimanche D’Angiò il Navigatore, ma con le sue sole forze non riesce a tenere a bada la dilagante eresia e il crescente malcontento del popolo germanico. I tedeschi, infatti, stentano ad accettare come loro nuovo Imperatore un francese e danno inizio a una serie di tumulti in tutto il territorio dell’Impero. In breve tempo, le città di Praga, Thun, Regensburg, Wurzburg, la stessa Staufen e molte altre decidono di ribellarsi al potere del Royaume de Jérusalem e di darsi un governo proprio.
I più importanti esponenti dei Welf tengono ancora alcune fortezze e, pur non potendo contare sull’appoggio economico degli Angiò, i cui forzieri sono stati svuotati da anni di guerre e mala gestione, riescono comunque a organizzare un’armata raccogliticcia per ristabilire la legittima sovranità imperiale. Il leggendario comandante Conrad Welf e le sue milizie riconquistano Staufen e passano gli abitanti a fil di spada, per ricordare loro cosa comporti tradire l’Imperatore. A Nord, suo cugino Wilhelm Welf il Lebbroso cinge d’assedio la fortezza di Wurzburg e la espugna dopo sei mesi.
Intanto diversi eserciti crociati sbarcano nel porto alleato di Marsiglia e cominciano lentamente a risalire verso la Svevia, per dare man forte alle forze guelfe lealiste. Guida l’avanzata il generale Arnold Weinmuth, al comando di duemila uomini tra cavalieri nobili, mercenari, milizie templari e comuni lancieri. Ben presto il contingente s’imbatte nella fortezza di Thun, baluardo degli elvetici ribelli, tenuta saldamente da un battaglione di picchieri svizzeri. Weinmuth ha ricevuto l’ordine di rimuovere ogni ostacolo sul percorso dell’armata principale e decide quindi di conquistare la roccaforte con un assalto frontale, costi quel che costi.

La Battaglia
Weinmuth comanda circa duemila fanti, principalmente balestrieri, lancieri e spadieri, oltre a uno squadrone di cavalleria pesante e alla sua guardia personale.
Il capitano Henricus, castellano e difensore di Thun, schiera circa novecento picchieri svizzeri appiedati.
Riunito un breve consiglio di guerra, Weinmuth decide di attaccare con il favore delle tenebre e allo scoccare della mezzanotte ordina l’attacco generale. La tattica è semplice: lanciare gli armigeri all’assalto delle mura con torri d’assedio e scale mentre un manipolo di lancieri templari sfonda le porte con un ariete.
Le truppe francesi avanzano, coperte dal fitto lancio di dardi dei balestrieri genovesi mercenari, e scalano le mura. Ad accoglierli, una schiera di disciplinati picchieri svizzeri. Comincia la carneficina. Esaurito lo slancio iniziale, gli spadaccini francesi sono decimati dai risoluti svizzeri e sono ricacciati indietro. Qualche sparuto gruppo oppone una disperata resistenza ma è ugualmente sterminato.
L’ariete, intanto, ha sfondato il portone del castello. Centinaia di lancieri attraversano i cardini sfondati, ignorando le frecce e l’olio bollente, e aggrediscono i picchieri schierati all’ingresso del castello. La battaglia è aspra e cruenta e sembra che gli svizzeri stiano per soccombere al furioso assalto dei templari. Dalle mura, però, è sceso un nutrito gruppo di picchieri che serrano i ranghi, abbassano le lance e caricano i lancieri francesi alle spalle, chiudendoli in una morsa.
Mentre i suoi templari vengono quasi completamente massacrati, Weinmuth invia metà dei suoi tiratori sulle mura ormai sgombre. Saliti in cima, questi cominciano a tirare sui picchieri sottostanti e ne abbattono un gran numero. Gli svizzeri subiscono gravi perdite e devono abbandonare il cancello principale. Le due compagnie di fanti rimasti si ritirano ordinatamente oltre la seconda cerchia di mura, intenzionate a resistere fino all’ultimo uomo.
Weinmuth riorganizza le truppe superstiti, i balestrieri genovesi mercenari e i cavalieri nobili, e guida personalmente l’attacco finale. Mentre tre compagnie di tiratori fanno piovere dardi sui difensori, il resto delle truppe dà l’assalto alle mura interne. Gli svizzeri resistono valorosamente ma sono ormai soverchiati e non riescono a impedire che un gruppo di genovesi apra le porte. Non appena la grata si solleva, Weinmuth e la sua guardia personale si lanciano nella corte interna, seguiti dal resto della cavalleria pesante. Il capitano Henricus e il suo quadrato di picchieri sono travolti dalla furiosa carica di cavalleria e lo stesso comandante svizzero rimane ucciso. La battaglia è vinta.
Di novecento picchieri che difendevano Thun, ne rimangono in vita sette. Anche i francesi, però, hanno subito perdite gravissime. Milleduecento soldati crociati sono rimasti sul campo, principalmente armigeri e lancieri. I crociati rimasti si danno al massacro e diecimila abitanti rimangono uccisi nel saccheggio della fortezza.


Conseguenze
Per quanto sanguinosa, la conquista della fortezza di Thun ha aperto la strada agli eserciti crociati; nulla può più impedire ai cavalieri di Gerusalemme di travolgere i ribelli come un fiume in piena.
Di lì a poco tempo la sovranità di Dimanche D’Angiò il Navigatore, anche detto lo Spietato, sarà ristabilita in quasi tutta la Germania, alleviando la pressione sul fronte europeo e permettendo al Royaume de Jérusalem di rivolgere la sua attenzione all'orda dei Mongoli che avanzano pericolosamente verso Trebisonda...


- Fuoco e Sangue -
08/07/2012 18:52
 
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[SM=x1140522]
02/12/2012 23:48
 
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La battaglia di Milano
La Genesi

Sono tempi duri per il Nord Italia. Il Signore di Milano, dopo aver esteso il proprio dominio su gran parte della penisola italiana a scapito del Regno di Sicilia, è stato scomunicato dalla Santa Sede e dichiarato eretico. Il devoto Regno di Francia corre in soccorso del Papato ed invade le province lombarde da Lugano a Genova. L'esercito francese è guidato dal leggendario Filippo Capeto e coglie una vittoria dopo l'altra, arrivando a cingere d'assedio la stessa Milano e a conquistarla, dopo aver ucciso il Capofazione milanese.
Il nuovo Signore, Guido Visconti, ripara a Bologna e da lì avvia le trattative con Roma per una riconciliazione, che si concludono positivamente. È indetta una Tregua Dei e stavolta è il sovrano di Francia ad essere minacciato di scomunica se continuerà l'invasione dei territori milanesi.
Abbandonati i progetti di conquista, Filippo marcia verso Genova, lasciando il confine con Bologna sguarnito, per contrastare la potenziale minaccia di Pisa, alleata di Milano, il cui esercito ha sconfinato in Liguria. Ignorando la tregua, il milanese Cristoforo Pensotti invade indisturbato la Lombardia e assedia Milano, difesa da un manipolo di cavalieri al comando di Baldovino Capeto.
In suo soccorso arriva Filippo: ha lasciato la sua fanteria a presidiare Genova e ora conduce la sua intera cavalleria a Nord, raccogliendo altri rinforzi lungo la strada. In poco tempo giunge in vista dell'accampamento milanese: prima che Cristoforo possa sferrare l'attacco alla città, dovrà affrontare i migliori cavalieri d'Europa.

La Battaglia

Il campo di battaglia è una vasta pianura nei pressi di Milano: sarà uno scontro campale.
L'esercito di Cristoforo è composto da milizie comunali, lancieri pavesi e balestrieri genovesi mercenari, con quattro squadroni di cavalleggeri e la guardia del generale, in totale circa duemilatrecento uomini. Sono ben addestrati ma, a parte poche compagnie, non sono soldati di professione. I francesi, invece, sono millecinquecento tra cavalieri nobili, cavalieri franchi mercenari e crociati, oltre a Filippo e la sua guardia e a un contingente di temibili cavalieri di Tolosa. Filippo è alla testa dei suoi, schierati in linea, deciso a risolvere tutto con una carica frontale. Cristoforo è rimasto in retroguardia e dispone i suoi su due file, i balestrieri davanti e i lancieri dietro, con i cavalleggeri alle ali.
Subito i francesi si lanciano all'assalto, contando sull'impeto e la forza bruta per prevalere. I cavalleggeri milanesi avanzano e affrontano con coraggio i cavalieri di Tolosa ma non reggono l'impatto di duecento destrieri bardati e sono spazzati via. Intanto Filippo e il resto dei cavalieri caricano il centro dello schieramento nemico. I balestrieri genovesi non hanno il tempo di scagliare nemmeno un dardo prima di essere travolti, insieme alle prima file di lancieri, che sono letteralmente fatte a pezzi dalla furia dei francesi. La violenza della carica è tale che le linee nemiche vacillano e si frantumano e presto l'intero esercito lombardo è in rotta. Cristoforo si dà alla fuga, inseguito da Filippo, mentre i suoi vengono massacrati dalla cavalleria francese. Il generale milanese riuscirebbe anche a fuggire se a sbarrargli la strada non comparisse all'improvviso Baldovino con i seicento uomini della guarnigione di Milano. Cristoforo è accerchiato dai nemici; disarcionato, è preso prigioniero.
La disfatta dei milanesi è totale: sono duemiladuecento i soldati uccisi o presi prigionieri e l'esercito è annientato. Filippo ha perso solo cinquantanove cavalieri.

Milano resta saldamente in mano alla Francia e Cristoforo Pensotti sarà giustiziato, insieme a tutti i soldati catturati, come monito al nuovo Signore di Milano: che badi a Filippo e ai suoi cavalieri!






[Modificato da Aegon_Targaryen 05/12/2012 21:17]


- Fuoco e Sangue -
03/12/2012 22:21
 
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Ottimo...anche se mi piacerebbe vedere pure qualche screen






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06/01/2013 18:17
 
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Il contesto.

Poco prima del termine del secolo XII, la Repubblica Pisana stava vivendo la sua ora più buia.
Non aveva incontrato eccessive difficoltà ad unificare Toscana, Umbria e Sardegna, e a ricacciare i Genovesi ad Asti, e poco di più aveva penato per respingere l'invasione Normanna in una serie di scontri fra Firenze e Prato. Sull'onda di tali successi aveva anche catturato Bologna e Verona, ma a quel punto si era attirata anche l'ostilità di Veneziani ed Imperiali, ed il continuo drenaggio di sangue e denaro aveva raggiunto livelli insostenibili.
La minaccia ora giungeva anche dal confine meridionale, perchè Roma era stata annessa al regno siciliano, con conseguente moria di Papi che aveva finito per prosciugare l'episcopato della repubblica.
La caduta di Bologna e Spoleto erano attese come fatti ineluttabili e, per colmo di sventura, due cugini Caetani non avevano resistito alle lusinghe d'amore di principesse islamiche; il Priore Minor Castruccio Caetani era stato costretto a massacrare il figlio maggiore, onde recuperare alla procattedrale di Genova il Sacro Catino.
Le battaglie contro le avanguardie normanne avevano sgombrato allo stesso Castruccio la via per Roma, che fu investita senza eccessiva pena, ma lo scontro davvero decisivo doveva ancora avvenire.

La battaglia della Futa.

Il nuovo papa, l'ultimo cardinale pisano, si affrettò a discendere verso Prato chiedendo la restituzione della Città Eterna.
Non solo gli venne risposto picche, ma una piccola formazione guidata da tale Gian Oderlaffi - un consorte accettato in famiglia solo per i suoi quattrini, posto al comando di due compagnie di lancieri* ed una di balestrieri - gli si fece incontro e lo affrontò in battaglia.
L'Oderlaffi dovette inseguire il pontefice fino all'imbocco delle piane romagnole, che poi non gli consentì di lasciar vivo.

Commento.

A dispetto delle sue modeste proporzioni, questa fu l'unica battaglia veramente decisiva della storia della cristianità.
Morto il Papa non se ne poté fare un altro, perché il collegio cardinalizio era stato azzerato dalle troppo frequenti elezioni. Senza un papa non furono possibili nuove nomine cardinalizia. La minaccia di scomunica morì nella strozza dell'ultimo pontefice.
Castruccio, vera anima del piano, sarebbe divenuto Priore Maior l'anno seguente e avrebbe fatto ammenda dei suoi peccati divenendo un instancabile collezionista di reliquie.


^ I lancieri in questione erano guardie papali sarde.


[Modificato da Bertavianus 06/01/2013 19:53]

25/02/2013 14:23
 
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L'assedio di Trento
[SM=x1140501]
Ecco a voi la più grande battaglia di tutti i tempi, dopo 1 anno e mezzo di assedio le forze imperiali assaltano il forte di Trento.

Questa immagine mostra la determinazione dei difensori della porta che anche se hanno subito molte perdite riescono a tenere fermo il nemico che minuto dopo minuto perdono molti uomini a causa dell'olio bollente.


In questa immagine la resistenza è estenuante ma i difensori riescono a tenere a bada i nemici, anche qui le vittime sono ingenti.


Qui la resistenza raggiunge il suo apice, una sola unità di Targhieri riesce a tenere a bada per quasi tutta la battaglia le truppe nemiche che tentarono disonorevolmente di attaccare alle spalle, alla fine furono ben supportate dai Venatores(i Venatores che hanno 38 soldati, misteriosamente sono stati attaccati dai nemici prima ancora che riuscissero a penetrare, l'unica spiegazione è che abbiano attraversato le mura per poi salirle, perché altre spiegazioni non ce ne sono)



In questa immagine un ingrandimento della situazione nella porta, con i relativi cadaveri ustionati, insieme alla percentuale di soldati uccisi di entrambi gli schieramenti.


Dolce alla fine ecco a voi il resoconto finale, seguito dal rapporto di uccisioni dei miei soldati.



Grazie a questa vittoria il Veneto non è più minacciato ed i superstiti potranno ritornare a Verona per essere sostituiti da altre truppe fresche nella zona.




[SM=g2584622] [SM=g2584622]
21/08/2013 15:08
 
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Principe
Nell'ultimo post c'è stata la grande resistenza dei Milanesi contro i Tedeschi; in quest'altra si vedrà all'opera i migliori cavalieri imperiali contro la ribelle Milano.
Questa è una campagna modificata, ho installato la sub-mod Nova Ordinatio Italiae.

L'assedio di Milano è stata la migliore operazione militare del SRI che così facendo decretò la caduta della rivoltosa Milano, il Prinz Corrado Hohenstaufen insieme ad altri 217 cavalieri riesce con grande maestria a sgominare una guarnigione di ben 1508 soldati.



Purtroppo ogni battaglia che si rispetti è piena di feriti e di morti, per quanto pochi l'Impero ha perso 64 cavalieri, la Comune ha perso invece 1378 soldati fra morti e prigionieri mentre gli ultimi superstiti hanno abbandonato la città al suo destino.


Di tutti e tre i reparti di cavalleria quello che si è distinto di più è Guido da Sasso di Reggio subendo meno perdite e creandone assai molte.
[Modificato da LordFerro 21/08/2013 15:09]
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