00 01/03/2012 23:50
Se per Romani intendiamo legati alla matrice culturale originaria dell'Impero Romano prima del crollo della parte occidentale, ossia al nocciolo latino-italiaco di questa cultura, allora PER ME da dopo Giustiniano, o meglio da Eraclio, nonostante l'attaccamento alle tradizioni passate e la terminologia utilizzata, smisero di esserlo per diventare sempre più decisamente Greci.
Se invece facciamo riferimento all'apparato statale allora è indubbio che la storia bizantina "si innesta" su ciò che rimane dell'impero romano d'oriente.
Ma anche su questo si potrebbe ragionare: si potrebbe per esempio dire, e io non ci troverei molto da obiettare, che, ragionando in questo modo, anche il Regno Latino sorto dopo la quarta crociata altro non fu che la prosecuzione dell'Impero in quanto operazione di sostituzione della casata regnante.
Sempre a mio modestissimo parere fu quello il momento vero del crollo definitivo dell'Impero: la frammentazione nei vari regni greco-latini-slavi (Nicea, Epiro, Serbia, Bulgaria, Morea, Tessalonica, Trebisonda eccetera) che ne seguì per me segna ormai la dissoluzione della vecchia entità, anche in momenti di apparente ripresa come il riassorbimento del Despotato d'Epiro...
Se vogliamo infine portare questo ragionamento alle estreme conseguenze potremmo anche affermare che l'Impero Romano è caduto soltanto nel 1917 con il crollo della Russia zarista, visti i legami anche genealogici contratti dai sovrani russi con quelli bizantini, l'assunzione del ruolo di protettori dell'ortodossia (unico elemento a garantire la sopravvivenza di Bisanzio negli ultimi secoli di vita) e l'adozione del retaggio romano (il titolo di Tzar non è che una contrazione di "Caesar").
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"Lasciate che i miei eserciti siano le rocce, gli alberi e i pennuti nel cielo", Carlo Magno