Noi, Imperatori di tutti i Romani e Re di Germania, Rettori dell'Orbe e Difensori della Fede,
avendo osservato e letto della crisi tra il Re d'Aragona e la città di Pisa, ritenendo l'ordine e la pace la massima tra le virtù possibili, a cui ogni cristiano, ogni romano dovrebbe ambire e ritenendo che è da una singola crepa ignorata che comincia la distruzione della più solida delle fortezze, stabiliamo così:
- Il risarcimento richiesto dal Nobile Re d'Aragona è sacrosanto e corretto. Inviare spie in territorio altrui è un atto grave e disdicevole, interpretabile quasi come un atto di ostilità che merita soddisfazione.
- Il Re d'Aragona non deve giustificare in alcun modo la presenza di truppe all'interno dei suoi confini, è onere legato alla sua dignità difendere, pattugliare e controllare i territori che la Divina Provvidenza gli ha assegnato quale Sovrano. Un ritiro delle truppe dai confini, sebbene auspicabile e segno di buona volontà da parte del detto Regnante, non è in nessun modo richiedibile ed è oltremodo offensivo che il Priore di Pisa lo faccia, vista la disparità di condizione esistente.
- Il Regno di Germania ed i territori dell'Impero sosterranno attivamente la richiesta di risarcimento del Re d'Aragona, nei modi e nelle forme che si riterranno opportune.
Ricordiamo inoltre che la città di Pisa, libera per grazioso privilegio, fa parte dei territori del Regno di Italia e quindi dell'Impero dei Romani e soggetta alla nostra autorità ultima. Non è nostra intenzione revocare antichi privilegi consolidati dalla tradizione, ma ricondurre il Priore di Pisa a più miti consigli.
Così è stabilito e deciso e comunicato.
Ad accrescere le mie sventure, il giorno dell'Assunzione della santa madre di Dio e vergine Maria, giunsero, con male augurio per me, gli ambasciatori di Giovanni XIII signore apostolico e Papa universale con lettere con cui pregavano Niceforo Imperatore dei Greci di far parentela e salda amicizia con suo diletto figlio spirituale Ottone, Imperatore augusto dei Romani.
"Ma il Papa, sciocco ed insulso, ignora forse che Costantino il grande trasferì qui lo scettro imperiale, tutto il Senato, tutto l'esercito romano e che a Roma lasciò soltanto vili schiavi, cioè pescatori, mercanti di ghiottonerie, uccellatori, bastardi, plebei e servi?"
"Ma il Papa, dissi, famoso per la sua lealtà, pensò di scrivere questo a lode e non ad offesa dell'Imperatore. Sappiamo certamente che Costantino Imperatore romano venne qui con l'esercito romano e fondò questa città col suo nome; ma poiché Voi avete mutato lingua, costumi e vesti, il Santo Padre ha pensato che vi dispiacesse il nome di romani, come pure non vi piace la loro veste"