per gli ottomani
Gedik Ahmet Pascià (... – Edirne, 18 novembre 1482) è stato un politico e militare ottomano. Gran Vizir forse di origine albanese, nonché comandante delle forze di terra e di mare durante i Sultanati di Mehmet II il Conquistatore e di Bayezid II..
Si hanno poche notizie riguardo alle sue origini: alcune fonti riportano che egli fosse di discendenza albanese, ma questa teoria è basata quasi esclusivamente sul suo rifiuto a partecipare ad una campagna a Scutari in un'occasione. Più probabilmente era di origini serbe o greco-bizantine.
A capo dell'esercito ottomano, sconfisse l'ultimo principato che resisteva all'avanzata ottomana in Anatolia, quello dei Karamanidi. Questi erano stati il principato più potente in Anatolia per quasi 200 anni, all'inizio anche più forte degli Ottomani stessi. Essi di fatto sopravanzarono il Sultanato anatolico selgiuchide di Rum nella quantità di territori posseduti (tra questi la città di Konya, l'ex-capitale selgiuchide). In questo senso, la vittoria di Gedik Ahmet Pascià contro i Karamanidi nel 1471, che permise di conquistare i loro territori, così come la regione costiera mediterranea intorno a Ermenek, Mennan e Silifke, risultò cruciale per il futuro degli Ottomani.
Gedik Ahmet Pascià si scontrò anche contro i Veneziani nel Mediterraneo e fu inviato nel 1475 dal Sultano per aiutare il Khanato di Crimea contro le forze genovesi. In Crimea conquistò Caffa, Sudak, Balaclava ed altre fortezze genovesi ma anche il Principato di Teodoro compresa la sua capitale Mangup e le regioni costiere della Crimea. Salvò inoltre il Khan di Crimea, Mengli I Giray, dalle forze genovesi. Al termine di questa campagna, la Crimea e la Circassia entrarono a far parte della sfera d'influenza ottomana.
Nel 1479, con una mossa audace, il Sultano Mehmet II gli ordinò di guidare la flotta ottomana nel Mediterraneo nella guerra contro Napoli e Milano. Durante questa campagna, Gedik Ahmet Pascià conquistò le isole di Santa Maura (Leucade), Cefalonia e Zante (Zacinto). Dopo aver conquistato Costantinopoli nel 1453, Mehmet II cominciò a considerarsi l'erede dell'Impero romano e pensò seriamente alla conquista dell'Italia per riunire i territori romani sotto la sua dinastia. Come parte di questo piano, Gedik Ahmet Pascià fu inviato con una forza navale verso il tacco della penisola italiana.
Dopo un tentativo fallito di strappare Rodi ai Cavalieri di San Giovanni, nel 1480 riuscì a prendere la città portuale di Otranto, dove la popolazione venne massacrata. A causa della mancanza di viveri, dovette ripiegare con la maggior parte delle sue truppe in Albania nello stesso anno, pensando di continuare la campagna nel 1481.
La morte di Mehmet II il Conquistatore fece sì che ciò non accadesse. Pur parteggiando per Bayezid II nella lotta per la successione al Sultanato, il nuovo Sultano non si fidò di Gedik Ahmet Pascià e lo fece imprigionare e in seguito uccidere il 18 novembre 1482 a Edirne.
il fantastico girolamo riario (Savona, 1443 – Forlì, 14 aprile 1488)
Nipote di Papa Sisto IV, compare come secondo da sinistra nell'affresco di Melozzo da Forlì per la Biblioteca Vaticana, riprodotto qui accanto.Nel 1473 fu organizzato il suo matrimonio con Caterina Sforza, figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, e di
Lucrezia Landriani, matrimonio poi compiuto nel 1477, data la giovane età della fanciulla.
A Girolamo, Sisto IV procurò la signoria di Imola (1473), città nella quale Caterina entrò trionfalmente nel 1477. Dopo di che, i coniugi si recarono a Roma, dove Girolamo ottenne anche la signoria di Forlì (1480), a scapito della famiglia degli Ordelaffi, dopo la morte di Pino III. I nuovi signori di Forlì cercarono di guadagnarsi il favore popolare con una politica di costruzione di opere pubbliche ed abolendo parecchie tasse.
Sempre nel 1477, Girolamo Riario si fece costruire un nuovo palazzo a Roma, su progetto di Melozzo da Forlì. L'edificio è oggi conosciuto come Palazzo Altemps.
Nel 1478, fu uno degli organizzatori della Congiura dei Pazzi, per assassinare Lorenzo de' Medici e suo fratello: il progetto prevedeva che proprio Girolamo dovesse assumere la signoria di Firenze alla morte di Lorenzo.
Se ascoltiamo il Bonoli, nel 1480 avvenne un fatto vagamente misterioso: un contadino, recatosi al mercato a Faenza, vi incontrò un frate, da cui ebbe un libro, insieme alla consegna di portarlo a "Leone Cobelli dipintor forlivese e storico, e assai ben noto per le sue virtù". Il libro, conteneva varie profezie in versi, che poi si avverarono, compresa quella di una congiura ai danni di Girolamo Riario. Il frate non fu mai rintracciato. Fu forse un tentativo di salvare il Riario da parte di chi aveva avuto notizie da fonti incerte o che non poteva rivelare, magari per il segreto della confessione. Ma l'operazione non riuscì, in quanto Girolamo Riario fu poi effettivamente ucciso.
Nel 1482, deluso per la vicenda di Firenze rivolse le sue mire espansionistiche a Ferrara e al suo territorio e dopo un accordo con Sisto IV decise di andare a Venezia per convincere la città, acerrima nemica degli Estensi, ad una guerra contro Ferrara;così ebbe inizio la Guerra del Sale.
Alla morte di Sisto IV (12 agosto 1484), Caterina occupò la rocca di Castel Sant'Angelo in Roma, per conto di Girolamo Riario, e la tenne bravamente finché, il 25 ottobre, la consegnò al Sacro Collegio.
La scomparsa del Pontefice, ed il venir meno dei redditi che il servizio al Papa garantiva a Girolamo, costrinsero alla reimposizione di gravami fiscali che la popolazione forlivese avvertì come esosi.
Nel 1486, Ludovico il Moro concede a Girolamo Riaro il feudo di Fortunago, nell'Oltrepò Pavese.
Dopo oltre una mezza dozzina di cospirazioni fallite, infine Girolamo venne ucciso, nel 1488, da una congiura capeggiata dalla nobile famiglia forlivese degli Orsi: il palazzo del Signore fu saccheggiato, mentre Caterina Sforza ed i figli venivano presi prigionieri. Poiché la Rocca di Ravaldino, cittadella centrale nel sistema difensivo della città, rifiutava di arrendersi, Caterina si offrì, subdolamente, di entrare a convincere il castellano. Gli Orsi le credettero, sulla base del fatto che ne avrebbero tenuto in ostaggio i figli. Ma, una volta dentro, Caterina rifiutò di ascoltarli e si preparò alla riconquista del potere, incurante delle minacce ai suoi figli: se li avessero uccisi, avrebbe ben saputo vendicarli, disse. Sull'episodio, nacque anche una leggenda le cui basi storiche non sono sicure: Caterina, stando sulle mura della Rocca, avrebbe risposto a chi minacciava di ucciderle i figli, se non si fosse arresa: "Fatelo, se volete" - e, sollevandosi le gonne e mostrando con la mano il sesso - "Ho con me lo strumento per farne degli altri!".
Di fronte a tanta spavalderia, gli Orsi non osarono toccare i giovani Riario.