00 12/04/2012 17:36
Visto che l'ho aperto io posto anche il primo contributo, ovvero un assedio che ho subito a Nottingham.



Contendenti
Reino de Portugal - umano, in difesa
Kingdom of England - IA, in attacco

Truppe schierate
Reino de Portugal - sagitarii (x6), saethwyr (x2), peregrini (x1), caballeros (x1), catapulte (x2), azagayeros (x1), apellidos (x3), fidalgos desmontados (x3)

Kingdom of England - array's archers (x4), homines domini (x15), armigeri (x8), comites domini (x4), comites ducis (x2). 2 torri, 2 scale, 2 arieti

Background della battaglia
Una guerra scoppiata decenni prima, con l'invasione inglese delle terre aragonesi, possedute dal Reino de Castilla y Leon. Il Reino de Portugal, alleato dei castigliani e possessore fin dal 1165 dell'Irlanda, aveva strappato la roccaforte di Bangor agli inglesi, ma ogni tentativo di successivi avanzamenti era stato bloccato dalla reazione inglese. L'effimera conquista di Exeter aveva rappresentato l'ultimo di questi tentativi e la città era stata abbandonata in quanto il governatore portoghese, Vasco Ribaduoro, aveva compreso che poteva tenere solamente Bangor.
Nel 1220 dalla madrepatria si decise che la guerra contro gli inglesi - nel frattempo arrivati a confinare gli alleati scozzesi nelle highlands più fredde - doveva arrivare a una svolta. Pertanto venne avviata una spedizione il cui compito iniziale era quello di colpire la fortezza di Winchester, ritenuta strategicamente rilevante, e di mantenerla contro i più che probabili attacchi di reazione.
Una volta giunta nell'area, la spedizione venne però redirezionata verso il mare del Nord e Nottingham a causa della massiccia presenza inglese attorno a Winchester e Exeter.

I preparativi della battaglia
La caduta di Nottingham rappresentò per il Regno d'Inghilterra una macchia che andava cancellata immediatamente. La fortezza si trovava sulla principale via che univa il fronte scozzese con la capitale e rappresentava un fondamentale bacino di reclutamento e addestramento delle forze inglesi. Pertanto andava recuperata.
L'esercito inglese che cinse d'assedio Nottingham nel 1225 era un'armata imponente, composta da un nucleo di fanteria pesante ben addestrata ed equipaggiata e sostenuta da un corpo scelto di cavalleria.
Praticamente privi di cavalleria - solamente due squadroni di caballeros - e numericamente inferiori, i portoghesi fecero l'unica cosa che potevano fare, si chiusero nella fortezza e si prepararono alla difesa. Che era esattamente quello che erano venuti a fare, l'intero esercito era strutturato per tenere una piazzaforte, non per affrontare una battaglia campale.
Mentre gli inglesi costruivano scale, torri d'assedio e arieti, i portoghesi ammassavano ogni scorta nella cinta interna, preparando al contempo un pungente benvenuto a base di pali acuminati all'interno del cancello principale.
Nel frattempo il sovrano inglese decise di inviare un'altra armata a sostegno, esercito che arrivò sulla scena pochi giorni prima che il comandante britannico decidesse di aprire le danze.

L'assedio - fase 1
Lo scontro cominciò a mezza mattinata, quando i pesanti arieti si mossero lentamente verso le imponenti mura di Nottingham. In attesa su di esse stavano i sagittarii portoghesi, che accolsero l'avanzata nemica con raffiche di frecce. Ma era evidente che non era possibile tenere la posizione, oltre all'ariete il nemico avanzava con torri e scale, senza contare la polvere che annunciava che anche il secondo esercito inglese aveva lasciato il proprio accampamento per unirsi alla battaglia.
Quando l'ariete arrivò alla porta dal maschio della fortezza giunse l'ordine della ritirata e i sagittarii scesero dalle mura e si affrettarono verso la sicurezza della cinta interna.
Tuttavia l'ariete inglese compì il proprio lavoro più in fretta del previsto e gli ultimi sagittarii erano ancora nell'area quando lo schianto dei cancelli annunciò a tutti che la via era sbloccata. La cavalleria inglese si slanciò avanti e, per quanto in molti non riuscirono a frenare i propri destrieri e andarono incontro a ingloriosa morte sui pali, diversi riuscirono a passare la letale barriera e piombarono sui sagittarii in ritirata. Ne venne fuori una breve mischia in cui trovarono la morte diversi arcieri portoghesi, mentre gli altri poterono raggiungere la cerchia interna grazie all'intervento dei saethwyr gallesi, che dall'alto dei bastioni interni, sfruttarono la potenza dei propri archi lunghi per indurre i cavalieri a ritirarsi.

L'assedio - fase 2, 3
Lentamente ma inesorabilmente l'esercito inglese sciamò nella cerchia esterna, prendendo possesso della maggior parte di Nottingham. Ma la cerchia interna e il maschio restavano saldamente nelle mani dei portoghesi. I due generali inglesi, dopo un breve consulto, spedirono la propria fanteria a prendere possesso di arieti e scale, per attaccare le mura e chiudere la partita. Le truppe marciarono alle proprie posizioni, pronte a intervenire quando fosse stato loro comandato, mentre i loro compagni spingevano l'ariete o avanzavano portando le lunghe scale verso le mura.
Tutte queste operazioni dovevano svolgersi nel raggio di tiro delle torri e degli arcieri portoghesi, che infatti non fecero attendere la loro opera. Centinaia di frecce continuavano a solcare il cielo, abbattendosi sui ranghi inglesi e aprendo sempre nuovi spazi. Anche gli azagayeros, che difendevano il porto di guardia, davano il loro contributo. Ma nonostante tutto gli inglesi procedevano. Le scale furono appoggiate ai bastioni e gli homines domini iniziarono a salirle, desiderosi di ripagare con l'acciaio gli impertinenti arcieri di Portogallo.
Ma arrivati in cima non trovarono questi ultimi ad attenderli, bensì due dei tre battaglioni di fidalgos desmontados, ovverosia l'elite della fanteria portoghese, esperti guerrieri pesantemente corazzati e armati di letali azze a due mani. E il sangue cominciò a scorrere copioso sulle mura, rendendo scivoloso il terreno e arrossando armi, armature e stendardi. La situazione tuttavia non era delle migliori per i portoghesi: sempre nuovi fanti salivano le scale; nuove scale vennero appoggiate sulle mura accanto, con altri fanti che salirono e presero alle spalle metà dei fidalgos; la pressione si incrementò a tal punto che anche il terzo battaglione di fidalgos e perfino i peregrini dovettero essere inviati sulle mura; e l'ariete aveva cominciato a martellare i cancelli della cerchia interna.

L'assedio - fase 4
Il momento della verità giunse assieme al clangore lancinante dei cancelli che crollavano nella polvere. Gli inglesi avevano subito perdite elevatissime (circa il 50% degli effettivi), ma avevano ancora un potenziale notevole, con oltre metà della propria cavalleria pesante pronta a trasformare i difensori in cadaveri. Dall'altra parte i portoghesi disponevano di tre battaglioni di lancieri e di due squadroni di caballeros per arginare la marea che stava per erompere dai cancelli distrutti, più vari gruppi di arcieri che però difficilmente avrebbero potuto qualcosa contro dei guerrieri corazzati ed esperti. Tutto diceva: Inghilterra.
Tutto tranne le catapulte.
Nel momento in cui i generali inglesi guidarono alla carica i propri uomini, nel momento in cui gli apellidos si slanciarono avanti per cercare di contenerli, le catapulte ricevettero l'ordine di tirare a volontà. Alcuni serventi passarono da un pezzo all'altro dando fuoco alle palle e altri fecero scattare il meccanismo. Il legno gemette per lo sforzo, quindi le sfere infuocate vennero scagliate verso il cancello, solcarono il cielo come tante stelle cadenti e andarono a colpire quel che dovevano colpire.
Dove un attimo prima c'era una marea di uomini urlanti e assetati di sangue, un attimo dopo eruppe l'inferno: decine e decine di inglesi vennero carbonizzati sul posto, molti altri presero ad ardere come torce prima di crollare al suolo pochi passi più in là. Anche parecchi lancieri portoghesi fecero la stessa atroce fine, ma chi sopravvisse alla prima devastante scarica vide l'esercito nemico volatilizzarsi in una fuga generalizzata che, con un effetto domino, andò a colpire anche le truppe impegnate sulle mura.
In pochi minuti quasi tutti gli inglesi stavano fuggendo, mentre entrambi i generali ardevano assieme ai loro destrieri.

L'assedio - fase 5
Tuttavia, dimostrando un coraggio e una forza d'animo degne di nota, i fanti inglesi lentamente si ripresero e tornarono all'attacco, scegliendo prudentemente la via delle scale a quella delle pur invitanti porte aperte. I fidalgos dovettero tornare a roteare le azze contro il nuovo assalto. E ancora una volta la pressione parve dire, nonostante tutto, Inghilterra. Ma era un fuoco di paglia: i sagittarii portoghesi irrorarono con le frecce residue le mura e costrinsero a una definitiva ritirata il nemico.

Calcoli e conseguenze
L'assedio di Nottingham rappresentò un punto di non ritorno nella guerra fra Reino de Portugal e Kingdom of England. La sconfitta costò agli inglesi oltre 2500 uomini, a fronte di perdite portoghesi non superiori ai 300 uomini. Comportò soprattutto un revival scozzese (per quanto poi messo a tacere) e la consapevolezza per i portoghesi che quella era la strada da seguire. Quattro anni dopo Winchester venne catturata con un'analoga spedizione, anche se in questo caso il nemico non provò a riprendersela. Dieci anni dopo Nottingham Vasco Ribaduoro entrava vincitore in London conquistata, ponendo fine alla storia del Kingdom of England e consegnandone la corona al proprio signore.