00 06/05/2012 13:34
Per quanto in futuro Genova crescerà di sicuro in potenza, non può certo proseguire il suo cammino verso il potere da sola: gli alleati sono necessari.
Nell'inverno del 1156, Rubaldo Bisaccia riesce ad ottenere dall'erede al trono del Regno di Sicilia, Tancredi, un'alleanza con il Comune. Essendo i Siculo-Normanni il regno più esteso e forte della Penisola, sarà bene mantenere buoni rapporti, almeno per il momento.

Gli anni successivi vengono adoperati per i preparativi alla grande fase di espansione nella pianura padana alle spese dei Comuni indipendenti di quell'area, con una politica di sviluppo economico e il reclutamento di nuove truppe.
L'organizzazione militare ancora non è precisa, ma gli eserciti di Genova saranno comunque in grado di sostenere le future battaglie; per la futura campagna, intanto, vengono designati come comandanti due dei conquistatori di Asti, Simone D'Oria e Nicola Embriaco, che occupano dell'addestramento e del reclutamento ad Asti e Vercelli.
Nel 1157 l'arcivescovo Siro, nel suo viaggiare nel Nord Italia, arriva allo scontro con Arnaldo da Brescia, nei pressi della città di Milano: la disputa teologica tra i due però ristagna e non si conclude nulla, ma il prelato genovese non si da per vinto, la sua pura fede distruggerà l'avversario.



E infatti, nell'estate del 1158 riesce a fare condannare Arnaldo, scongiurando così il pericolo di pericolose eresie.

Dal canto suo, Ansaldo D'Oria sta progettando una piccola e breve campagna parallela a quella italiana, in Nord-Africa. L'intento è duplice: sia catturare insediamenti per il Comune, sia città da donare agli alleati siciliani, che sicuramente non potranno che apprezzare gli sforzi dei Genovesi nel dimostrarsi amici.
Memore delle recenti glorie ad Almeria e Tortosa, e speranzoso di ottenere nuova fama prima della dipartita, Ansaldo desidera condurre personalmente le operazioni insieme ad uno dei figli presenti in Sardegna con lui. Grimaldo Canella invita però il collega a procedere lentamente e con parsimonia nei reclutamenti, siccome le casse della Superba stanno già risentendo abbastanza per la preparazione degli eserciti di Simone D'Oria e Nicola Embriaco.

Dopo 3 anni dall'ultima conquista, Simone D'Oria è pronto a muoversi nella primavera del 1159, alla testa di un grande esercito; con un contingente minore, l'Embriaco si preoccupa di sottomettere le città lombarde nella sfera di influenza di Milano, le quali non tardano ad aprire le porte al genovese.
Passati alcuni mesi di assedio, Milano ancora resiste, per cui Simone chiama a sé l'Embriaco e fa avanzare l'esercito e le macchine da assedio verso le possenti mura di Milano.



E' l'alba quando i soldati della Superba si schierano davanti agli imponenti bastioni della città più potente della Lombardia.
Cade una leggera pioggia, che oltre ad aiutare a tenere svegli i guerrieri li rende anche piuttosto nervosi, ma fortunatamente queste poche gocce non sono un problema per i balestrieri.
Prima dell'avanzata delle macchine, questi tireranno sulle mura nemiche per sfoltire i ranghi milanesi, sfruttando anche il fatto che le unità a distanza del nemico sono poche e di scarso valore...eccezion fatta per un contingente di balestrieri genovesi, mercenari al soldo del signore della città Ottone Visconti.



La pioggia di dardi va avanti per parecchio tempo, e come previsto le perdite genovesi sono irrisorie: il tiro del nemico è impreciso e disperso, gli unici a causare i problemi sono i connazionali sulle mura, che vanno eliminati il prima possibile. Per cui tutti i tiratori genovesi si concentrano sui balestrieri mercenari, provocando in poco tempo una strage e riducendoli all'impotenza.



A questo punto la fanteria può avanzare relativamente tranquilla, con la sicurezza di dover affrontare avversari stanchi, demoralizzati e numericamente inferiori.
Purtroppo però le cose non vanno esattamente come previsto: la resistenza nemica infatti è piuttosto ben salda, per cui anche dopo avere conquistato le mura e sfondato le porte, la battaglia si fa dura e difficile; anche i tiratori vengono chiamati a partecipare alla mischia.



Dopo ore di combattimenti all'ultimo sangue, si sta ripetendo l'esperienza di Asti: l'esercito genovese è quasi dimezzato, ma questa volta lo scontro è ancora nel vivo, e ciò potrebbe significare una disfatta.
Capendo che potrebbe essere l'unica speranza di riportare una vittoria, Simone D'Oria comanda alla cavalleria di seguirlo all'interno della città per aiutare i suoi fanti in estrema difficoltà.



La resistenza dei sergentes davanti alle porte viene messa a tacere, ma proprio lungo la via principale che porta al centro della città si stagliano gli imponenti cavalieri di Ottone Visconti.
Senza indugio, Simone D'Oria e Nicola Embriaco si lanciano contro il generale nemico con tutta la cavalleria al seguito, provocando un feroce scontro; la mischia è caotica e sanguinaria, cavalieri, fanti e tiratori sono tutti coinvolti, la confusione è più che totale e si fatica a distinguere tra amici e nemici.



Alla fine Visconti cade, e morto lui la città è conquistata, ma il prezzo è stato irrimediabilmente troppo alto: più di metà dell'esercito genovese giace morto sulle mura e per le strade di Milano.
Simone D'Oria piange e si dispera, nonostante gli venga riconosciuto di aver combattuto con coraggio: troppi uomini sono morti sotto il suo comando, e quasi si vergogna di non conoscere l'arte della poliorcetica come i Genovesi che conquistarono Gerusalemme al comando di Guglielmo Embriaco.
Così, con grande disappunto dei Consoli, la campagna nel Nord Italia subisce un improvviso arresto, forse di soli due o tre anni, ma comunque un arresto; come già detto, tutto il tempo sprecato è denaro sprecato.

Comunque, più a Est, inizia ad emergere una nuova potenza che, come Genova, cerca nell'entroterra il suo spazio vitale e si prepara alla conquista di nuovi territori: la Repubblica di Venezia ha infatti conquistato la città di Verona, e presto potrebbe rivolgere i suoi interessi alla zona di Bologna. Ciò può solo significare che, prima o poi, Genova potrebbe non trovarsi in guerra solo con Pisa.
Quindi il prossimo obiettivo nella Pianura Padana è piuttosto chiaro, ovvero Bologna.
Grimaldo Canella decide che ad avere il comando della spedizione sarà il suo giovane figlio, Oberto Grimaldi, anche perché Simone D'Oria al momento si sente ancora insicuro a causa delle recenti vittorie di Pirro, mentre è molto probabile che Nicola Embriaco presto segua le orme del suo antenato contro i musulmani, ispirato dal leggendario uomo che, forse per affetto verso il Testa di Maglio, si è posto al suo fianco come consigliere: Caffaro di Rustico da Caschifellone in persona!
L'Embriaco infatti, nei primi mesi del 1160, decide di lasciare Milano e di recarsi in Sardegna, per congiugersi con il Console dei Placiti, tra l'altro vecchio compagno d'armi dello stesso Caffaro.
I Pisani intanto compiono preoccupanti movimenti sull'isola, vagando con intere armate alle frontiere dei Giudicati di Logudoro e Gallura e spingendosi anche nei pressi del contado di Alghero...ci sarebbe da sperare che non compiano improvvisi attacchi.



Decisi però a non farsi intimidire dalla possibile minaccia pisana, Ansaldo D'Oria e Nicola Embriaco ultimano insieme i preparativi per la spedizione in terra moresca; alla fine, Ansaldo ha deciso di lasciare i figli ad Alghero, in modo che possano difendere la fortezza genovese da colpi di mano pisani, che sembrano ormai pericolosamente prossimi.
Così, nel 1161, anche se con il peso nel cuore, i due genovesi partono con un discreto contingente di uomini verso le coste dell'Africa, per portare la croce della cristianità e di Genova e nelle terre degli infedeli...purtroppo non c'è stato il tempo di preparare un servizio di spionaggio adeguato, per cui il territorio potrebbe riservare alcune sorprese. L'anno successivo i due generali insieme mettono sotto assedio la fortezza Ziride di Tunisi, per quanto in inferiorità numerica e senza i fondi necessari per reclutare mercenari sul territorio, e con grande disappunto del capitano pisano che si trovava nei pressi per gli stessi motivi dei Genovesi.
Nello stesso anno, Bologna è assediata dai Veneziani, che rischiano così di mandare in fumo i piani dei Genovesi, ma i militi bolognesi riescono a respingere l'attacco: una buona occasione per Genova, che può sfruttare l'indebolimento dell'esercito del Libero Comune per una più facile conquista.