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Capitolo 2 : Contraccolpo

A.D. 1161, 13 aprile, I hora (le sei di mattina), corso principale di Pavia
Volle portare la bara. Respinse tutti coloro che sostenevano fosse un onere eccessivo per sua altezza e insieme ai fidi compagni d’arme del defunto, soldati canuti ma ancora capaci di spezzare chiunque in due sul campo, sostenne l’arca di legno che trasportava le spoglie mortali del grande condottiero e amico.



Federico I Hohenstaufen desiderò poter piangere sul terreno duro, smosso, in cui il proprio mentore era stato sepolto. Ma già era stato difficile liberarsi dagli impegni politici per quella mattina. Il Requiem per l’anima del generale sarebbe stato il controllo della penisola Italiana. C’era una notizia anche peggiore per lui oggi in concilio: sembrava che il papa avesse lanciato un interdetto contro di lui, intimando la fine delle ostilità tra l’Impero e i ribelli lombardi ancora in circolazione.



<<Dovremmo togliere l’assedio a Lugano e aspettare, Maestà>> disse uno dei comandanti più devoti. <<Non possiamo rischiare una scomunica proprio ora>> disse un altro <<Potremmo prendere in considerazione la conquista di Danzica, che ancora rifiuta la sottomissione sia a voi che ai Polacchi>> Quest’ultimo era uno dei figli di non si sa quale comandante tedesco, a sostituire il padre. Federico si domandò se era davvero così stupido da pensare davvero che si potesse fare la guerra un momento in italia e l’altro in polonia. Come facevano ad arrivare a questi vertici idioti come quello? Intanto molti altri membri stavano zitti, aspettando che il sovrano dicesse qualcosa. Così fu. L’Imperatore si alzò: <<La nostra prossima mossa sarà assaltare Lugano.>> Silenzio tombale. <<Ma signore il papa… la minaccia di scomunica… >> tentò qualcuno di dire <<E aspettare tre anni in ozio? Certo, e dare la possibilità alle armate della lega di prendere Bologna, così saremo punto e daccapo! Proprio una strategia brillante! No, noi distruggeremo Lugano. E’ l’ultima città che ci resiste attivamente. Una volta presa, il sistema ribelle qui in lombardia, già in ginocchio, crollerà. E per quanto riguarda il papa, sarà compito del fidato Christian Berlinguer che come avrete notato non è qui, mostrare quanto sia vantaggioso avere il sacro romano impero all’interno del cattolicesimo…>>







A.D. 1162, 1 maggio, V hora (le tredici), Ancona, Taverna Principe Grasso
Gli avventori erano pochi a quest’ora nella bassa sala. Ma vi erano comunque un gruppo di persone che si erano date lì appuntamento. Tra loro spiccavano per le uniformi sgargianti le truppe degli occupanti, una mezza dozzina di arabi siciliani. I cittadini mal sopportavano la loro presenza: nonostante gli uomini non facessero nulla per attirarsi le ire della gente erano comunque musulmani, a nord di Roma! La tensione nell’aria era palpabile. Ma R. aveva già provato ad aizzare queste paure e a mettere i gruppi gli uni contro gli altri: non se ne faceva nulla, il presidio era sproporzionato rispetto ai cittadini e al contempo i governanti erano i più illuminati che la città avesse mai visto. Ironia della sorte, non erano quelli legittimi, cioè quelli che lo avevano pagato per studiare la situazione in città. I nuovi dominatori, i Normanni di Sicilia avevano preso la città mentre gli eserciti imperiali erano ancora alle prese con i ribelli padani. Comandavano un regno vasto e ricco, che andava dall’Africa all’Illiria, difficile da sconfiggere anche con l’esercito imperiale al massimo dell’efficienza e le casse piene. E R. sapeva, avendo seduto nel concilio fino al mese scorso, che Federico non aveva né l’uno né l’altro, sopratutto dopo aver dovuto "persuadere" il papa della propria devozione. Così, dietro suo stesso suggerimento, si optò per una tattica meno invasiva ma assai più letale. Lui stesso era partito per primo per Ancona, sperando di trovare i cittadini impazienti di rivoltarsi al dominatore. Così non è stato. Pazienza, si disse il capo delle spie del Sacro Romano Impero, si continua con il piano normale. Il suo contatto dovrebbe arrivare a momenti. Ah eccolo: E’ bravo eh, si nota da come si muove, ma R. individuò lo stesso l’apparentemente innocua cucitura sulla spalla della veste, modificata per permettere alla lama di un pugnale di 25 cm di scivolare sotto l’ascella…

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Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova ad avere dei mescitori che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, allora accade che se i governanti resistono alle richieste dei cittadini sempre più esigenti, sono denunciati come tiranni.
E avviene anche che chi si dimostra disciplinato è definito un uomo senza carattere; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato; che il maestro non osa rimproverare gli scolari, e costoro si fanno beffe di lui.
In questo clima di libertà, e nel nome della medesima, non vi è più riguardo nè rispetto per nessuno. In mezzo a tanta licenza, nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia...

PLATONE, IV secolo a.C.

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Utente di youtube commenta un video di un team coreano femminile di danza:

"TO THE FAPCAVE!"