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Capitolo IV
L'incontro


18 Giugno 1155 d.C.

Boleslao alzò il pugno e la compagnia arrestò al marcia. Sull'altipliano dinnazi a sé si poteva scorgere le mura del Monastero di Kielce. Erano arrivati.
Guardò Casimiro e non trattenne un commento: - Secondo te quanto manca al monastero? –
Casimiro sorrise. Accettò divertito la provocazione e rispose: - Per me se ti impegni arrivi domani! –
Spronò Dzikan al galoppo e superò Boleslao. Questi accettò la sfida e lo seguì. Venne suonato il corno e il gruppo di cavalieri riprese il cammino.
Pochi minuti dopo l'intera compagnia arrivò nel piazzale. I cavalli furono consegnati agli stallieri e Casimiro si raccomandò più volte che a Dzikan fosse dato un occhio di riguardo. Dopo il lungo viaggio finalmente erano a destinazione.

Boleslao prese un attimo da parte il fratello e si raccomandò con lui di mantenere un comportamento signorile. Conosceva le regole del monastero, vi era stato a suo tempo quando era ragazzo. Inoltre da li a poco avrebbe rivisto i suoi fratelli maggiori. Non li vedeva da unici anni, in pratica non li aveva mai conosciuti e voleva che essi lo apprezzassero per le sue doti.
Ordinò al capitano Groc di seguire le indicazioni dei monaci per la sistemazione delle truppe e si diresse immediatamente verso lo scriptorium.
Non conosceva personalmente l'abate Jankowski. Il suo predecessore, colui che lo aveva preso in consegna venti anni prima, era morto da molti anni ormai.
Il cardinale Mateusz, con il quale aveva avuto udienza prima della partenza, si era raccomandato di portare una lauta donazione all'abate e nella sacca che teneva stretta nella mano destra vi erano mille bisanti. Per tutto il viaggio non se n'era mai separato e di notte l'aveva usata come cuscino. Nessuno sapeva che portava tale somma con sé. Voleva consegnarli quanto prima e sistemare la cosa. Era estremamente in ritardo, avrebbe fatto buio da li a poco e sperava che almeno tutti i preparativi fossero stati effettuati. Nelle sue lettere l'abate sembrava essere un persona molto colta e posata. Non vi erano sbavature nei suoi scritti e aveva assicurato che tutto sarebbe stato pronto per la prima luna piena di Giugno.
Quella notte avrebbe portato a compimento la missione affidatagli da sua madre sul letto di morte. Lo aveva pregato di prendersi cura del fratellino, di insegnargli tutto ciò che sapeva e di renderlo un uomo giusto e onesto. Boleslao era il suo primogenito, il suo figlio prediletto. Era stata una donna dall'acume virtuoso e dal carisma irresistibile. Boleslao aveva preso tutto da lei e aveva cresciuto Casimiro come un figlio, anche se aveva sempre conservato un rapporto fraterno. Per questo lo aveva designato come suo erede. Nessun altro avrebbe potuto governare il regno meglio di lui alla sua morte, ne era sicuro. Aveva solo bisogno di più disciplina e di molta umiltà. Ma quella sarebbe arrivata con la maturità e la permanenza al monastero avrebbe sicuramente giovato ad entrambe.

Mentre camminava a passo svelto, guardava affascinato la struttura. Molte migliorie erano stato apportate dalla sua ultima visita. Il tetto e i porticati erano stati completamente ristrutturati e il chiostro presentava una fontana. Mentre attraversava il salone principale incrociò distrattamente lo sguardo con suo fratello Henryk. Non lo riconobbe subito, ma questi gli sorrise e allargò le braccia alla sua vista. Non si vedevano da sette anni. Bolesalo sorrise e abbracciò caldamente il fratello.
In fondo non era poi cambiato molto, furno quei buffi baffetti che portava tirati a lucido a trarlo in inganno.
- Che bello rivederti! - Esclamò Henryk. - Il piacere è tutto mio fratello! –
I due si scambiarono qualche breve frase di benritrovato, ma poi Boleslao menzionò la fretta. Voleva vedere subito l'abate. Henryk, tuttavia, nell'udire ciò si oscurò in volto e Boleslao non potè fare a meno di notarlo. - Henryk, è successo qualcosa? - Disse preoccupato.
- Putroppo non lo troverai nel monastero, l'abate non c'è. E' partito questo pomeriggio con alcuni di monaci e non è ancora rientrato. -
- Come partito? Per dove? Eravamo d'accordo di eseguire la benedizione con questa luna. Parla fratello dimmi quello che sai! -

Henryk si trovo spiazzato ma trovò subito un modo per uscire dalla situazione: - In verità non so dirti altro, prova a chiedere a Mieszko, lui ci ha parlato questa mattina. Non ti allarmare comunque, vedrai che presto sarà di ritorno. -
- Ah, bene! Anche Mieszko è qui, ci siamo tutti. Ma perché diavolo... -
Si interruppe quando vide Mieszko dall'altra parte della sala.
- Mieszko! Fratello! - Esclamò.
Mieszko valcò la soglia a grandi falcate, e li raggiunse. Aveva un'espressione soddisfatta in volto e si erigeva come una statua.
- Ben arrivato Boleslao! Com'è andato il viaggio? Siete in ritardo. Colpa della pioggia vero? Pensa che noi siamo qui da più di una settimana... hahaha! -
Boleaslao aggrottò la fronte. Come mai così tanto anticipo? Forse erano partiti preventivamente con qualche giorno di scarto e non avevano trovato intoppi durante il viaggio. Accantonò il ragionamento, quando, inaspettatamente, face il suo ingresso Casimiro.
Mieszko e Henryk pensarono fosse uno degli uomini della scorta di Boleslao ma poi notarono che si dirigeva verso di loro sorridendo.
- Salve fratelli! - Disse con voce ferma e decisa.
Casimiro aveva seguito Boleslao tenendosi a distanza, nella speranza che incontrasse per primo i fratelli. Aveva scelto quel momento per un'entrata principesca volta a spiazzare i presenti. Ci era riuscito.
Henryk non potè fare a meno di notare la sua somiglianza con il giovane uomo. Ora che lo guardava da vicino era praticamente identico a lui quando aveva vent'anni. Tuttavia Casimiro era più alto, superava addirittura Mieszko. Anche lui portava baffi e barbetta e presentava un ghigno simpatico. Narciso quel'era, provò subito un'attrazione quasi morbosa verso quel ragazzo. Un brivido attraversò il suo corpo. Non riusciva a credere che quello fosse davvero il piccolo Casimiro.
Mieszko invece lo guardò con aria di sufficienza, così come si guarda un rivale sconfitto. Valutò velocemente il suo fisico e lo diede per spacciato. Proruppe quindi in una falsa risata esclamando a gran voce: - Hahaha... Casimiro! Ma che gioia rivederti... devi averne mangiati di maiali in questi anni a Krakow per diventare cosi alto, eh?! hehehe... -
Casimiro non gradì molto quella battuta. Era provocatoria, aveva usato la parola "maiali" nell'accoglierlo e per molti questo poteva rasentare la soglia dell'insulto. In definitiva la sua uscita era del tutto inadeguata dopo tanti anni passati distanti. Il tono tuttavia sembrava sinceramente amichevole così, incurante, rispose subito a tono scherzando: - Haha tu devi essere Mieszko... Beh, devo dire che anche tu devi averne ingoiate di vacche dalle tue parti per ritrovarti con quella pancia! -
Boleslao impallidì, Henryk scoppiò a ridere mentre Mieszko divenne paonazzo.
Era dannatamente permaloso e nessuno che lo conosceva almeno un po' avrebbe osato rivolgersi cosi a lui. Strinse i pugni e per poco non imprecò. Avrebbe voluto staccagli la testa dal collo all'istante. Deglutì e cercò di darsi contegno. Ma era impulsivo e non si trattenne. Trasformò l'impeto in rabbiosa vendetta scegliendo accuratamente le parole per esprimere il suo trionfo: - E bravo il nostro Casimiro lingua lunga... vedo che tuo fratello non ti ha insegnato affatto l’educazione! Dalle mie parti si uccide per molto meno di ciò che hai appena detto! Ma non temere non sarà il tuo caso piccolo erede senza regno... vieni, voglio presentarti una persona: mio figlio, Odon Piast di Pomerania, il nuovo erede legittimo nonchè unico vero principe di Polonia! -
Boleslao si girò di scatto verso il fratello e lo fulminò con lo sguardo, poi guardò Henryk il quale smise di ridere e chinò il capo.
Casimiro, invece, che non aveva minimamente compreso la serietà delle affermazioni continuò il teatrino: - Oh... ma certo vostra altezza... come posso non notare vostro figlio, il principe invisibile! Dalle vostre parti per caso anche... -
- BASTA!!! - Urlò Boleslao.
Casimiro si azzitì, non aveva mai visto il fratello urlare in quel modo.
Boleslao era furibondo. Conosceva Mieszko e non era cambiato per niente negli ultimi anni. Anzi era peggiorato molto. Conosceva il suo temperamento litigioso ma le sue non erano parole buttate li per far scena. Credeva davvero in ciò che diceva. Poi in un attimo la situazione fu chiara: i suoi fratelli dovevano essersi dati appuntamento per parlare alle sue spalle, per questo erano li da così tanto tempo. Ma cosa era successo in quei giorni prima del suo arrivo a Kielce per portarlo a fare quelle dichiarazioni?
Non fece tempo a raccogliere i pensieri quando vide entrare un monaco nella sala. Riconobbe dal copricapo che si trattava dell’abate Jankowski. Per mano teneva un ragazzino sui dodici-quattordici anni, il quale si guardava attorno impaurito.
Ci fu silenzio assoluto per un istante.
L'abate fissò negli occhi uno a uno i presenti e disse con tono pacato: - Sir Mieszko Piast, Sir Henryk Piast, Sir Casimiro Piast, Gran Duca Boleslao Piast...vi invito solertemente a lasciare immediatamente questo salone. State disturbando oltremodo la quiete di questo luogo sacro.
Questa è la casa del Signore. -


FINE PRIMA PARTE
[Modificato da deemax87 09/12/2012 01:21]





"Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto."
Cit. - Sun Tzu, L'arte della guerra