00 15/10/2013 11:19
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La battaglia è finita. Verona è presa, il conte, la sua guardia, i milites e tutti i difensori di Verona sono morti. Assieme a quasi un terzo dell’esercito veneziano e un altro terzo sarà rimandato a Venezia senza un qualche arto o comunque non più in grado di combattere, tutti dovranno dipendere dalla carità o dall’assistenza pubblica per il resto della loro vita.
Il pazzo ha mandato le milizie contro il portone principale con l’ariete, mentre i bellatores ed i targhieri cercavano di prendere le mura con le scale. Le torri d’assedio da quel lato sono risultate inutili, terreno troppo accidentato e scosceso. Dopo che l’ariete ha divelto le porte i miliziani si sono lanciati all’interno, ma hanno trovato l’opposizione dei sergentes che, armati di scudo e lancia, li hanno bloccati mentre i difensori delle mura versavano l’olio bollente sulle file più arretrate. Intanto sulle mura i fanti venivano massacrati uno ad uno mentre salivano sulle scale. Ad un certo punto Enrico, ha lanciato la sua guardia nella mischia del portone dove ci siamo impantanati nella massa compatta di fanti. Per nostra fortuna la massa di soldati veneziani è riuscita a respingere indietro i sergentes quel tanto da togliere le ultime file dal raggio d’azione dell’olio bollente. Il conte di verona ha lanciato la sua guardia personale nella mischia per arginare l’avanzata veneziana. Il Dandolo ha voluto ad ogni costo cercare di incrociare le lame col comandante veronese. Ed è quasi morto. Dopo due o tre colpi, particolarmente goffi ed impacciati da ambedue le parti, la spada di Enrico si è incastrata nella gualdrappa del cavallo del conte e questi stava tirando un fendente verticale che avrebbe ucciso Enrico. Se la mia spada non avesse reciso il braccio del conte quasi all’ultimo secondo. La spada, persa la sua forza, è scivolata sulla maglia del Dandolo colpendo il cavallo che si è impennato dal dolore permettendo ad Enrico di liberare la spada e colpire a morte il conte. La battaglia è poi continuata ancora qualche ora…
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Perlustrando la fortezza si è finalmente capito come mai il conte veronese era così goffo ed impacciato. Il conte è stato trovato morto nel suo studio personale con la gola squarciata fino all’osso. Il conte che ha combattuto in città era il figlio quindicenne che ha indossato l’armatura del padre per tenere alto il morale dei difensori.

Agosto 1157
Oggi Enrico mi ha sorpreso. Non lo avrei mai creduto possibile. O il massacro lo ha sconvolto molto più del previsto od ho sbagliato di grosso nel giudicarlo. Mi ha premiato in pubblico per averlo salvato dal conte e, dopo aver accettato un incontro privato, è successo l’incredibile. Io ho annunciato di voler lasciare il suo servizio a causa del massacro appena visto, l’ho insultato pesantemente, accusandolo di essere solo un vecchio vanesio che vuole giocare alla guerra senza rendersi conto che i suoi soldatini sono vivi e sanguinano, l’ho accusato di essere un incapace completamente ignorante di ogni tattica o finezza strategica ed altri insulti ben peggiori. Lui non ha battuto ciglio. Mi ha chiesto come avrei combattuto io l’assedio, cosa avrei fatto io. E dopo aver ascoltato le mie ragioni ha piegato il capo e mi ha chiesto di rimanere con lui solo altri due anni, per consigliarlo, per avere consigli strategici e tattici. Ho rifiutato perché sapevo che non avrei mai avuto ascolto. E lui mi ha quasi pregato. Mi ha mostrato il suo progetto di una Venezia forte, ma soprattutto di una nazione che riunisse tutti i popoli italiani, senza più stupide rivalità tra fazioni, un Italia in grado poter dire la sua nello scacchiere internazionale. Questo pazzo mi ha mostrato tutto quello che ha fatto, l’organizzazione delle bande, i ricatti ed i doni ai nobili veronesi perché abbandonassero la fortezza, le spese: 3100 fiorini solo per mantenere l’assedio ed i costi supplementari dell’esercito all’estero, più altri quasi duemila fiorini del costo di mantenimento ‘’normale’’.
Vuole davvero convincermi a restare con lui. Gli ho chiesto quale sarà il prossimo passo, mi ha risposto che intende muovere a sud, verso Bologna non appena l’esercito si sarà rimesso. Ho preso la mia decisione: con lui fino a Bologna. Non avrei mai creduto possibile che quell'arrogante vecchio potesse chiedere aiuto e consigli, vedremo.
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Tre giorni dopo l’incontro col Dandolo, due individui mi hanno aggredito, chiuso in una specie di sacco e portato via. Mentre ero inerme ed al buio mi sono dato mille volte dello stupido, non avrei mai dovuto insultare così in nuovo conte di Verona. Invece erano Tantaleo e Karkas, mi hanno portato in una grotta poco distante ed iniziato ai riti del dio Mirra: nato da madre vergine, è un dio guerriero di una qualche popolazione orientale il cui culto si è diffuso, grazie ai romani, in tutta Europa. Era quasi scomparso, ora gira solo come una specie di setta tra soldati e guerrieri. Dopo un giuramento hanno ammazzato un bue, simbolo del dio, e ne abbiamo mangiato la carne e bevuto il sangue,come sorta di comunione con lui.

Ottobre 1157
L'esercito si muove. Abbiamo ricevuto vari rinforzi, rimpolpati i ranghi dei miliziani e soprattutto abbiamo ricevuto altre due compagnie di targhieri veronesi. Muoviamo contro Bologna...
[Modificato da RatMat 15/10/2013 11:24]



La morte verrà all'improvviso
avrà le tue labbra ed i tuoi occhi
ti coprirà di un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco
nell'ozio nel sonno in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno nè il tamburo
[...]
Guerriero che in punta di lancia
dal suolo d'oriente alla francia
di stragi menasti gran vanto
e tra i nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
"la morte" Faber


cavalieri che in battaglia ignorate la paura
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura
al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perché dietro quelle mura vi si attende senza sosta
"fila la lana" Faber