00 19/08/2015 19:50
Il funerale
1163 Cordoba
Il principe uscì dalla mezquita, l'animo turbato e i pensieri tempestosi in forte contrasto con le ordinate file di pilastri e le incisioni geometriche della moschea.
Era passata la settimana più lunga della sua vita: morto suo padre, incontrato e mercanteggiato con uomini grandi, vili e meschini, onesti e ladri.
Suo padre giaceva finalmente nella pace della sua sepoltura e la sua anima in un paradiso fatto di guerre sante ed enormi piaceri. Dopo la sofferenza degli ultimi anni era una liberazione anche per lui.
L'incontro con padre e figlio era andato male, un crescendo di urla e accuse, terminate con minacce di morte e maledizioni. Per fortuna Abu Jafar si era estraniato dalla contesa, aveva promesso neutralità a tutti, non voleva essere coinvolto. Abu Yahar invece aveva infine scoperto le sue carte: sostegno al regnante, fiducia limitata ma promessa di tributi. Il sostegno militare era invece legato alle azioni future. Conditio sine qua non: togliere di mezzo fratello e padre e diventare lui il nuovo capo della tribù Hintati.
La situazione era ingarbugliata e oltremodo spinosa. Si erano presentati alla sua corte anche i tre rei cristiani, per rendere omaggio a suo padre, acerrimo nemico. In realtà volevano tastare il polso a lui, capire se era figlio di suo padre o una stupida nullità. Altre preoccupazioni e complicazioni alla già difficle situazione.
Rei Alfonso I Henriques lo aveva riempito di false promesse di aiuto e di fratellanza. Yussuf sospettava che gli schieramenti andalusi e dei mustarib avessero avuto un certo peso in queste decisioni. Come anche la morte di Hugo Navarro, suo sicario personale, trovato morto nel suo letto avvelenato da un raro serpente velenoso del deserto. Il vigliacco temeva per la sua vita, ma Yussuf era certo che lo avrebbe tradito al primo segno di debolezza, così come sarebbe saltato sul suo carro se avesse vinto.
Di ben altra pasta era Rei Alfonso VII di Borgogna, a capo della Castilla e del Leon. Non si era fatto per niente impressionare nè dall'esercito, nè dall'efficiente servizio di spie di Khaled. Anzi aveva restituito i cadaveri di due dei suoi uomini...
Lui si presentava come un vero e duro paladino della fede, voglioso di sangue infedele, poco importa se guerriero, mercante, donna, bambino o vecchio incapace di reggere un coltello. Le sue truppe compivano sanguinose scorrerie nei villaggi di confine, travestiti da banditi. Grazie a suo fratello Abu Has Umar Al-Hargai, qaid di Bataljuz, molte forche coi corpi dei "banditi" ornavano le frontiere tra i due regni.
Ora avrebbe dovuto spiegare ai nobili del regno come mai Medina Mayurca, costata sangue e migliaia di fiorini batteva ora bandiera catalana. Era dovuto scendere a patti col viscido Rei Don Ramon Berenguer, un'alleanza che non soddisfaceva nessuno, ma almeno permetteva al regno almohade di chiudere la frontiera a est per qualche anno.
Yussuf stava per andare in Nord Africa con l'esercito dei musarib al completo a regolare i fratelli Hintati, ma i suoi pensieri erano tutti in Europa: che fare? Attaccare la Castiglia e poi il Portogallo? O viceversa? O attendere l'attacco esterno per reagire di conseguenza?
[Modificato da RatMat 19/08/2015 20:14]



La morte verrà all'improvviso
avrà le tue labbra ed i tuoi occhi
ti coprirà di un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco
nell'ozio nel sonno in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno nè il tamburo
[...]
Guerriero che in punta di lancia
dal suolo d'oriente alla francia
di stragi menasti gran vanto
e tra i nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
"la morte" Faber


cavalieri che in battaglia ignorate la paura
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura
al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perché dietro quelle mura vi si attende senza sosta
"fila la lana" Faber