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Capitolo 3
Attacco congiunto

Inverno, 1163, strada per Amaseia

-Niceforo, sembri un po' giù di morale, cosa è che ti turba?-
Chiese l'attendente armeno Toros a Niceforo Paleologo.
-Nulla, Toros, veramente.-
-Niceforo, siamo amici, lo sai, puoi dirmi cosa c'è.-
Dopo un lungo sospiro, parlò:-...va bene, sono preoccupato perchè non ho fatto altro che allenarmi al castello invece che su un campo vero e sto per fronteggiare ben 3 eserciti turchi.-
Toros, che aveva 30 anni in più di lui, lo tranquillizzò:-- Si, ma uno di questi è composto solo dalla guardia del Wa'li Turco e un altro è composto da gente appiedata. Dai, su con la vita, abbiamo la Guardia dalla nostra. Andrà tutto bene.-
-Se lo dici tu...-
Finirono di parlare appena in tempo per trovare la città. Aveva solo della mura di legno, sarebbe stato facile entrare in città. Ma prima, Niceforo avrebbe dovuto evitare una carica da parte del Wa'li.
Lo stesso Wa'li che sarebbe apparso di lì a poco con la sua intera guardia, cogliendoli di sorpresa.
-Ecco, si parla del demonio, e spuntano le corna- disse con fare divertito Toros.
-Divertiamoci un po'.-
-Molto bene- annuì Niceforo.-Oikeioi, carica!-
Toros lo imitò:-Vishap! CARICAA!!-
E partirono insieme verso gli Askar del Turco.
-Infedeli, non uscirete vivi da questa mischia! Arrendetevi, e forse pregherò Allah perchè vi faccia entrare nel suo regno!- gridò furiosamente il turco, da dietro la maschera di cotta.
Niceforo gli rispose per le rime:-Non me ne faccio niente delle preghiere al tuo falso dio, piuttosto prega per la TUA anima, dato che gli farai visita a breve!-
-Infame maledetto! Caricare, ORA!-
La mischia si accese furibonda.
Niceforo uccise 4 uomini di seguito con fendenti fluidi della sua spada, poi si voltò per vedere se Toros con i Vishap se la stava cavando. Ciò che vide fu Toros che veniva investito di affondi sullo scudo, e quest'ultimo che con un gesto fulmineo sbilanciò l'avversario e lo feca calpestare dal suo stesso cavallo.
Riprese la mischia, trovandosi faccia a faccia con il Wa'li in meno di due minuti dopo.
La voce arrogante del Wa'li parlò di nuovo: -Arrenditi, o la mia lama ti trafiggerà senza pietà!-
-Non capisco tutta questa smania di farmi arrendere, ti rendi conto solo ora che perderai la vita?-
-CANE!-
Il turco cominciò a investire di fendenti e affondi Niceforo con tutta la sua furia, facendo vacillare il nobile romeo, che quasi venne disarcionato.
Nello stesso istante, trovando un varco nella guardia del musulmano, Niceforo colpì, affondando la spada nella scapola del nemico.
il turco urlò di furore, non sentendo il dolore del colpo infertogli, e a sua volta colpì con l'elsa la spalla dello scudo e trafisse il braccio della spada.
Niceforo vide nero, e credette che fosse arrivata la sua fine quando il nero svanì e vide il Wa'li abbandonare lo scudo per prendere l'arma a due mani, pronta per conficcarsi nel suo cranio.
-Addio, infedele, la tua morte darà gradita al sultaAH!-
Quel "AH!" finale era dovuto alla spada di Toros che gli si era conficcata nel fianco, facendolo urlare di dolore e rabbia.
-Stupido armeno!-
Fece per colpire Toros, ma costui scansò il cavallo e lo colpì all'addome con un affondo, poi alla testa con un fendente, decapitandolo di netto.
Gli Askar si diedero alla fuga.
Niceforo potè godere di questa visione celestiale per pochi attimi, poi cadde a terra, giusto in tempo per sentire Toros urlare "Serve un medico, ORA!", prima di svenire.

Giovanni Cantacuzeno attendeva annoiato fuori dalle mura di Adana.
Aspettava gli aiuti mercenari di Giovanni Angelo-Ducas, per prendere la città.
-Diamine, Giovanni, dovevi arrivare oggi! Cosa ti trattiene?-
-Signore!- udì Giovanni in lontananza, e scoprì che quel grido veniva da delle pattuglie di mercenari, presumibilmente quelli giusti.
-Signore, mi chiamo Ottone e sono il comandante dei rinforzi. Vi affido il comando dei cavalieri germanici, dei cavalieri qipciaq e lancieri stipendiarii. Sta per arrivare un plotone di arcieri slavi.-
-Molto bene, aspetteremo e attenderemo domani per attaccare la città.-
-Se non sono indiscreto, signore, potrei chiedervi il motivo della vostra richiesta di assistenza?-
-C'è un esercito turco appena fuori dalla città, accampato a due miliarium di distanza. Non possiamo rischiare che ci colgano in minoranza numerica, anche se dalla nostra abbiamo la qualità.-
-Ricevuto signore, faccio riposare gli uomini.-
-Perfetto. Potete andare. Buon riposo.-


Niceforo si risvegliò nella tenda del medico. Ancora frastornato e col braccio dolorante e fasciato, volle andare fuori per vedere cosa fosse rimasto del suo esercito, nonostante gli avvertimenti del medico di mettersi a riposo. Ma non si ritrovò appena fuori dalla città, al contrario, ci si trovò dentro. Mentre ancora cercava di capire cosa fosse successo, Sentì la voce di Toros mentre affilava la spada sulla mola:-Si sono arresi.-
-Cosa?- rispose incredulo Niceforo.
-Dopo aver visto l'erede al trono morire per mano mia, l'esercito di Sankar Kutalmish dentro la città ha consegnato il comandante (che ora "dorme" felicemente) al nostro esercito e si è arreso.
Non abbiamo perso uomini.-
-Sia ringraziato IddiAH!...-
-Il braccio?-
-Esatto, meglio che torni nella tenda e segua i consigli del medico, alla mia gente servo sano...-
Detto ciò, si rimise nel giaciglio della tenda, e in pochi minuti si addormentò, ormai tranquillo e con la vittoria in tasca.



-Andiamo, andiamo! Arcieri a cavallo, radunatevi sul lato sinistro del castello e rovesciate frecce su ogni cosa si muova, io starò dietro di voi con i miei cavalieri. Tutto chiaro?-
-Signorsì, signore.-
I Qipciaq si disposero insieme ai Turkopuloi e agli Hippotoxotai su una linea singola e attesero, fino a quando l'esploratore non tornò urlando:-Fursan! Fursan Ghilman!-
-Arcieri, state pronti!- intimò agli arcieri a cavallo.
-Cavalleggeri! Intercettate quegli arcieri a cavallo nemici in lontananza! Ora!-
-Andiamo, guerrieri!- disse il capitano alano, e si allontanò per sviare quei cavalieri dalle truppe a piedi.
-Arrivano! ORA!-
Subito una raffica di frecce si avventò sui Fursan Ghilman, uccidendone alcuni. Questi accelerarono l'andatura del cavallo per evitare altre schermaglie, rendendo subito lo schermo degli arcieri a cavallo inutile.
-Cavalieri romei, germanici e armeni, carica!-
Giovanni spronò il cavallo e si abbattè con ferocia sui Fursan e i Fursan Ghilman.
La mischia non durò molto, data la morte del generale nemico e la superiorità numerica romea.
Presto, i Fursan si dileguarono.
-Cavalieri, pulite le truppe a piedi, io vado a dare man forte agli assedienti. Ottone e compagnia, con me!-
-Ya!-
Arrivati alle porte, videro sulle mura che gli arcieri avevano preso la spada e stavano sterminando gli Ahdath, mentre i Lanciari combattevano contro Fursan Ghilman e Akinji, in una mischia furiosa.
-Facciamola finita, andiamo!- ordinò ai cavalieri Giovanni.
In poco tempo, tutti i nemici furono uccisi, e l'esercito potè entrare in città, dichiarandola felicemente romea.
La piccola Armenia era stata liberata dai musulmani.

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"Basileus Basileon, Basileuon Basileuonton"
"Re dei Re, Regnante dei Regnanti"
"Βασιλεύς Βασιλέων, Βασιλεύων Βασιλευόντων"

"Non c'è un cristiano, qui, disposto a prendersi la mia testa?"
-Costantino XI Paleologo, poco prima di spirare

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà."
-Detto della Prima Guerra Mondiale su Instanbul