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Capitolo 5
La Lega Ortodossa e la morte del Sultano

Estate, 1165, Torzhok.

-Mi dica, romeo, che cosa vuole dal nostro regno?- chiese il Velikj Knjaz Mickalko Stephanic a Giovanni di Adana, burocrate di corte.
-Nobile re, vorremmo stipulare un'alleanza con voi. Ma non una semplice alleanza, bensì una Lega che unisca tutto il mondo ortodosso, sotto il nome di Bisanzio.-
Il Velikij lo guardò sorpreso. Bisanzio, che qualche tempo prima languiva nel dimenticatoio della storia, chiedeva a un fiorente regno di sottostare al suo impero?
-Una richiesta inusuale, ambasciatore, e molto, anzi troppo, prentenziosa. Mi dica, perchè dovrei accettare? Non vedo motivi di allearci con voi.-
-I Vladimir sono già nostri alleati, così come la potenza caucasica di Georgia. Per proclamarci Lega Ortodossa, però, mancate all'appello voi, gente di Novgorod. Non cambia nulla alla corte di Costantinopoli se non accetterete, ma ricordatevi che, in tali circostanze, presto sarete marchiati come traditori della vera Cristianità per non esservi impegnati nel conflitto contro i seguaci pagani di Tengri, i Cumani. Ciò significa ritrovarsi il mondo ortodosso contro, e forse anche i Lituani e i Cumani assieme...mi dica, nobile Velikij, gradisce questo scenario?-
Stepanic prese un calice di idromele, lo sorseggiò nervosamente, e poi riflettè su quella situazione. Trovando abbastanza conveniente l'alleanza con Bisanzio e l'intero mondo ortodosso, rispose:
-Signore, mi avete convinto. Sottoscrivo l'alleanza, a patto di avere diritti commerciali e informazioni geografiche da voi. I nostri studiosi sono ansiosi di sapere notizie dalla vostra sfera di influenza del mondo.-
-Molto bene...ecco, la pergamena che sancirà la nascita della Lega è qui nelle mie mani. La firmi, Velikij.-
Stepanic si fece portare una penna d'oca, scese dal trono e sottoscrisse il trattato.
Dopodichè si risedette al trono, congedando l'ambasciatore.

Inverno, 1165, fuori Ankara

Ankara si stagliava in tutta la sua imponenza davanti agli ultimogeniti dei Paleologo, Giorgio e Andronico.
Il sole in quella giornata del 24 dicembre, alla vigilia del Natale di Nostro Signore, era nascosto dietro le nubi, emanando un fioco e soffuso lampo di luce attraverso esse.
La pioggia batteva sulle armature dei cavalli e degli uomini, un po' minando l'anima e l'atmosfera ciò che era il giorno prima della celebrazione della nascita di Cristo.
D'altro canto, il fervore religioso dei soldati ne aveva aumentato mostruosamente il morale e la resistenza fisica, tanto è che avevano marciato fino allo stremo per raggiungere il luogo dove il Sultano Turco sarebbe finalmente morto.
-Giorgio...tu hai..paura?- parlò ad un tratto Andronico.
-Di cosa?- chiese un po' bruscamente il fratello.
-Voglio dire, stiamo per affrontare il Sultano Selgiuchide, un pazzo sanguinario, un omicida a sangue freddo, e un abilissimo combattente. Potremo tenergli testa?-
Giorgio per tutta risposta gli diede un pugno alla spalla, guardandolo di sbieco.
-E' normale avere paura. Chi affronta il nemico senza paura è un folle, e chi si getta nella mischia senza pensare è uno stupido. Ma devi ricordarti una cosa, Andronico. Non dubitare mai delle tue capacità. Bada bene però, che quello che ti ho detto non significa essere presuntuosi, ma conoscere bene i propri limiti. Non lasciarti accecare dalla paura, ma usala a tuo vantaggio per aiutare il cuore e il cervello.-
-Grazie, fratello, sai sempre come tirarmi su di morale.-
I due si scambiarono un'occhiata complice, e si sorrisero.
Il momento di intimità cessò quando videro figure in lontananza, forse un un centinaio e mezzo di individui a cavallo.
-Giorgio, tu assalta il castello, a questi ci penso io.-
Spronò il cavallo e, con dietro una compagnia di Kavallarioi, partì al galoppo.
-Si è dimenticato che il comandante sono io. Spero che non si faccia ammazzare nello scontro. Uomini, in marcia, alle mura!-
Abbatterono il cancello e si addentrarono nel castello, incontrando la guardia del Sultano in tutto il suo terribile e spaventoso splendore.
Giorgio decise di chiudere la cavalleria nemica in mezzo ad una pioggia di frecce.
-Arcieri a cavallo, accerchiare.-
Una unità si dispose di fronte al Sultano e una dietro, cominciando a mietere vittime. Il sultano vide gli arcieri davanti a lui, diresse la sua guardia verso di loro e incominciò una mischia furiosa.
Proprio come nei piani del comandante romeo.
Subito, gli Oikeioi del Paleologo sbarrarono la strada per il centro città al turco e lo occuparono saldamente, chiudendolo tra due fuochi e sterminando la sua guardia.
Rimasto solo, il Sultano venne tramortito, catturato ed imbavagliato.


Passarono circa quattro ore, dopodichè Kilij Kutalmish si svegliò in una cella.
-Ben svegliata, principessa.-
Kilij si voltò e vide il suo avversario appoggiato alla grata.
Fece per avventarglisi contro, ma si ritrovò incatenato alla parete.
-Oh, no no no no no, non devi stancarti così, devi conservare le energie, fidati, ti serviranno.-
Giorgio si avvicinò e gli tolse il bavaglio.
-Maiale!- gli inveì contro il prigioniero, e tentò di morderlo. Ottenne subito un calcio all'addome ed uno sulla mandibola.
-Shhh, ho detto di risparmiare le energie. Perchè non credo che tu ci dirai dove sono i tuoi eserciti tanto facilmente...-
-Vuoi torturarmi? Fai pure, morirò da martire!-
-Hai sbagliato ancora, non voglio torturare te...-
Accennò un gesto e una guardia portò una ragazza di carnagione olivastra, col volto coperto da un velo ed in lacrime.
-NO! Bastardi, figli di puttana! Tutto ma non mia figlia!-
-Ahh, vedo che tutto il tuo spirito combattivo è andato a farsi fottere. Se reagisci così adesso, immagina quando violeremo il suo corpo e le staccheremo qualche dito...-
A queste parole, la ragazza pianse di terrore.
-No, voi non potete farlo, ha solo 15 anni!-
-Ti dirò un segreto: a noi non importa.-
-No...no...-
Kilij Kutalmish scoppiò in lacrime.
-Prendete me al suo posto, vi prego...-
-Dicci dove sono il resto delle tue armate e noi la lasceremo stare. Intesi?-
Gli occhi pieni di odio del sultano lo guardarono iniettati di sangue.
-Intesi.-, disse a denti stretti.
-Molto bene. Comincia a parlare.-
Passarono 30 lunghi minuti per il selgiuchide, nei quali rivelò la posizione delle armate e la loro composizione.
-Grazie, sultano. Ma penso che ora tu non mi serva più vivo...-
-No, NO! Vile traditore! La fama dei bizantini è veritiera, traditori a sangue freddo e raggiratori!-
-Già già, che terribile reputazione. Peccato che questo raggiratore abbia fatto del tuo regno una cloaca e che ora ti stia per uccidere...-
Sfilò la daga ornata di oro e opali dalla cintura e la piantò nell'aorta del musulmano.
-Tanto perchè tu lo dica ai tuoi antenati nell'aldilà...-
disse mentre girava piano e sadicamente la lama nel petto del moribondo,
-il tuo assassino si chiama Giorgio Paleologo, nobile romeo e duca di Ankyra.-
Finito di parlare, estraette il pugnale, accecò quel che rimase del sultano e lo sgozzò come un agnello.
Dopodichè chiamò il fratello e si fece lasciare la figlia del sultano, svenuta dal terrore, nei suoi appartamenti.
Ella si svegliò due ore dopo, svestita, con mani legate e bocca imbavagliata.
Accanto a lei, c'erano tre cose: il sole dell'alba, Giorgio Paleologo e il fratello, che la schernirono prima di violentarla con un: "Felice Natale, dolcezza".

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"Basileus Basileon, Basileuon Basileuonton"
"Re dei Re, Regnante dei Regnanti"
"Βασιλεύς Βασιλέων, Βασιλεύων Βασιλευόντων"

"Non c'è un cristiano, qui, disposto a prendersi la mia testa?"
-Costantino XI Paleologo, poco prima di spirare

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà."
-Detto della Prima Guerra Mondiale su Instanbul