saraceno@, 21/02/2009 16.05:
ah grazie delle informazioni
chissà poi perchè si sono fermati in medioriente e non sono avanzati in europa...forse sarebero stati un valido motivo per mettere da parte le ostilità tra cristiani e musulmani per farli unire contro un reale pericolo per entrambi
Fatico a vedere una simile alleanza, i Cristiani avrebbero bellamente aspettato che gli islamici fossero stati fatti tutti a pezzi prima di decidersi a fare qualcosa sicuramente, al massimo si sarebbero limitati a non infierire. Una minaccia finché è lontana non è altro che una minaccia, e prima che potesse diventare un pericolo a tutti gli effetti i Mongoli avrebbero già conquistato l'Islam, Mori a parte probabilmente per la posizione geografica.
Ma francamente fatico a credere che, morte o non di Gengis, si sarebbero mai espansi oltre. Cioé, guardate una mappa qualsiasi di che impero si era ormai venuto a creare sotto i Mongoli, qualcosa di sterminato e senza precedenti. Non sono esperto di storia orientale, ne so molto poco, ma non riesco a figurarmi un organizzazione politica, economica e militare pari a, chessò, quella romana, che neanche loro in quanto a chilometri quadrati si sono avvicinati a questa estensione. Erano pur sempre tribù nomadi o seminomadi senza un forte retroterra culturale con cui poter sostenere un tale immenso ed eterogeneo dominio, figuriamoci poi in un lasso temporale tanto breve e improvviso. Come le popolazioni barbariche nella tarda antichità in Europa ebbero dalla loro una forza propulsiva eccezionale, ma non incontrarono una resistenza unita, bensi quasi sempre poteri in forte declino, come la Cina in quel tempo. Più che usare i poteri politici precedenti, in brevissimo tempo, una-due generazioni, ne furono assimilati e usati a loro volta. Il paragone più azzeccato mi sembra quello con Alessandro Magno politicamente, ma culturalmente non c'è paragone, il macedone diede inizio a una nuova epoca ricchissima culturalmente, l'ellenismo, ma come conquistatore aveva dietro di se un retroterra culturale più forte dei conquistati, cosa che era esattamente al contrario per Gengis Khan, e infatti i Mongoli fecero la fine che avano fatto la gran parte dei regni barbarici europei, Franchi a parte, e fatte le debite proporzioni, inglobati e trasformati in un ibrido in cui ebbero la parte minore di contributi.
Quello che voglio dire è che in base alle dinamiche storiche e sociali derivate dagli esempi che conosciamo l'espansione mongola mi sembra più un'eccezione, per quanto favorita da fattori contingenti, che un avvenimento normale. Più che in punto di partenza la grandezza dell'impero nel 1227 a me sembra fosse a un limite strutturale già pericolosamente superato, sia in senso assoluto per l'epoca, sia soprattutto per la natura fondamentalmente arretrata della classe politica dominante mongola.
Comunque se vogliamo giocare a fare la storia dei "se" fino in fondo, anche se i Mongoli si fossero rivolti all'Europa, per quanto i territori più arretrati, tanto vasti, diversi, complicati, attraversati da paure, scontento, tensioni latenti di varia natura, avrebbero permesso di sostenere campagne militari ancora più ad ampio raggio? E come una concezione della guerra tanto mobile, rigorosamente stagionale e imperniata quasi totalmente sulla cavalleria avrebbe potuto aver la meglio su quella guerra europea fatta di assedi infiniti, fortezze imprendibili, resistenze disperate, ma soprattutto di sfrenata inventiva e sperimentazione? Non è questione di essere eurocentrico, ma nel XII secolo l'Europa era ormai uscita da Medioevo, il Medioevo come lo vediamo nelle nostre coscienze se non nelle date, e si avviava a diventare una serie di potenze mondiali incontrastate nei secoli successivi. Ottomani a parte, ma che non combatterono mai una coalizione europea davvero unitaria.
[Modificato da Devil 14.87 22/02/2009 00:55]
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I lupi assetati di strage, i vichinghi passarono attraverso il fiume e non ebbero alcuna paura dell'acqua e portarono scudi sull'onde lucenti; venuti dal mare, ecco giungevano a terra con le loro picche. [...] Era giunto il momento della grande battaglia e della gloria, quando i mortali segnati dal destino devono rassegnarsi a cadere sul campo. E vi fu un grande clamore. I corvi volteggiavano e l'aquila, in attesa della preda. La terra risuonò, dalle mani le lance si staccarono rigide, acuminate dalla pietra dura, e con esse le frecce volarono taglienti, archi sempre occupati, e gli scudi pronti a ricevere l'urto, a mordere le punte.
[Anonimo, La battaglia di Maldon (991)]