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Mari del Sud. 1218-1225

La vittoria di Voronez ha rappresentato uno dei più grandi eventi accaduti della storia. Come il passato insegna, c'è sempre un punto in cui una potenza in ascesa inarrestabile, destinata a conquistare il mondo, viene bloccata: è stato così a Maratona, a Teutoburgo, a Potiers e ora nel piccolo villaggio russo. Man mano che giungeva la notizia del successo Rus, tanti popoli confinanti con il temibile impero ritrovavano il coraggio: vietnamiti, giapponesi e altre popolazioni dai nomi impronunciabili venivano a sapere che i Mongoli si potevano battere e non erano quegli esseri invincibili e inarrestabili che amavano tanto definirsi.



La situazione dopo la battaglia di Voronez.

Erano rimaste ancora due armate piene all'orda. Una a Sud nel luogo della precedente grande battaglia, l'altra oltre il fiume Oka guidata dal Khan. Lo Zar Orekh II raccoglie subito le forze rimaste e attacca l'armata vicina rimasta. I Mongoli, in questa seconda battaglia di Voronez, vengono travolti dalla schiacciante superiorità numerica Rus e i superstiti fuggono fino a varcare il fiume Oka e raggiungere l'armata del Khan. La vittoria era ancora più vicina, solo 10.000 Mongoli erano rimasti a combattere, isolati dall'impero madre in pieno territorio russo.

Il Generale Chort, eroe della battaglia di Voronez, lancia un primo atacco alle armate del Khan sul fiume Oka.




Con il loro battesimo del fuoco tenuto nell'epica battaglia di Voronez, i lancieri pesanti Rus rappresentano l'elitè della fanteria Rus e i suoi uomini sono tra i più abili guerrieri mai visti sulla faccia della terra.

La battaglia si risolve in un nulla di fatto, ma con l'azione delle catapulte un terzo delle forze mongole, soprattuto la fanteria, viene falciata.

Per l'inverno del 1218 tutto l'esercito Rus viene impegnato a combattere i Mongoli rimasti. Di sconfitta in sconfitta, gli invasori vengono cacciati fino alle paludi della Moscova. Lo stesso Khan trova la morte e il suo posto viene preso da un certo Aradai.




Le forze Mongole rimaste alla fine del 1218.

Ormai i Mongoli non facevano paura nemmeno alle guarnigioni delle città limitrofe. La guerra aveva portato migliaia di morti ma aveva mostrato al mondo il coraggio e la tempra dei Rus. Lo stesso paese si era compattata nella lotta per la sopravvivenza e l'anno seguente, finalmente, anche gli ultimi nobili dissenzienti lasciano perdere le loro meschine lotte. Il prestigio torna al livello massimo e all'interno di quello nobiliare la maggioranza favorevole all'operato reale tocca i 10 membri.



Un anno dopo, nel 1220, l'armata dello Zar scova finalmente i Mongoli rimasti.



Gli ultimi cavalieri Mongoli si batterono con indomito coraggio ma ormai il loro destino era segnato. Lo stesso giovane Khan trovò la morte, la guerra era finita.



Intanto il paese si stava riprendendo e la situazione estera aveva creato un'occasione irripetibile. Durante la guerra tra Cumani e i Polacchi infatti, i secondi avevano preso il largo ed erano arrivati fino alle coste del Mar Nero, conquistanto la città di Olese. La Rus era abbastanza forte per iniziare una nuova guerra, per motivi così disinteressati poi... [SM=g27962]

Detto fatto un forte esercito Rus in poco tempo era alle mura della città Polacca appena conquistata. La posta in palio era molto ricca: l'accesso ai caldi mari del Mar Nero.



I Lituani non erano famosi solo per i loro arcieri, disponevano anche di un eccellente cavalleria

I Polacchi potevano contare sull'esercito che fino a quel momento aveva collezionato vittorie su vittorie contro i Cumani. L'armata Rus, guidata da un giovane generale invece, a parte qualche reparto di lancieri reduce dalla guerra contro i Mongoli, era un esercito fresco di caserma, ma spronato dall'esempio dei loro compagni veterani, pronti a dimostrare quanto fosse meritata la fama che i guerrieri Rus si erano guadagniati agli occhi del mondo.



Grazie alla loro mobilità, gli arcieri a cavallo Kazaki riuscirono a falcidiare la lenta fanteria Polacca.



Era il 1225, dopo secoli dai tempi della Rus di Kiev, l'impero era tornato a toccare le coste del Mar Nero. I Polacchi accettarono subito la pace e la situazione compiuta. Gli slavi della regione acclamarono i loro fratelli Rus.



Poteva essere il primo atto di un sogno che i sovrani di Vladimir accarezzavano da tempo. Riconquistare le regioni costiere del Mar Nero, dove abitavano ancora Slavi soggetti al dominio dei nomadi Cumani.
D'altronde i Cumani, lungi dall'essere la temibile potenza di un paio di decenni prima, era diventata un fattore destabilizzante per la regione. La conquista Polacca di Olese era solo l'ultima di una lunga serie di sconfitte che continuavano ad incassare a causa dei loro troppi fronti di guerra, a Oriente come ad Occidente. Più che i Polacchi infatti un altra minaccia toccava l'intera regione Russa. Dopo la conquista Turca del Daghestan, i Siriani avevano conquistato l'Ossezia e la stessa Cumania a Nord si era distaccato in un regno indipendente che si stava islamizzandosi sempre più. Ed era proprio lì che lo Zar si stava dirigente con il grosso dell'esercito Rus, per sopperire alle carenze cumane nella difesa della cristianità e continuare l'opera di difesa che aveva già iniziato contro il Khan Mongolo, che era intenzionato a crearsi con la sua orda proprio un suo potentato islamico indipendente.

[Modificato da Lan. 30/04/2009 14:18]