00 31/05/2009 23:42
Vedrò prossimamente cosa posso fare. Per il momento aggiorno la situazione senza effetti speciali.

-------------------------

Il Governatore di Corsica e Giudice di Arborea avrebbe atteso a lungo, e invano, l’attacco milanese: uno degli eserciti nemici partì per altri lidi, l’altro rimase provocatoriamente nei paraggi senza porre l’assedio. In mancanza di iniziative di una parte o dell’altra, le cose rimasero immutate per molti anni.
Più vivace fu la situazione nell’isola di Albione, dove fu intrapreso il metodico annientamento delle varie bande di predoni in cui erano confluiti gli armigeri inglesi e scozzesi; questi fatti non hanno grande interesse militare, perché l’unica vera difficoltà fu stanarle dai boschi in cui si nascondevano.
Nell’inverno 1219 Luigi Capetigno, Conestabile di Francia e Conte di Tolosa, iniziò la marcia di avvicinamento alla cittadella milanese di Thun, ove giunse nella primavera successiva. Il condottiero aveva con sé baliste e catapulte ma, consapevole che l’eventuale perdita anche di un solo pezzo avrebbe potuto compromettere lo sfondamento dell’ultimo cancello, preferì darsi il tempo di allestire arieti e scale.
Il rischio dell’arrivo di rinforzi da Lugano non lo impensieriva, in quanto gli era stato rivelato che non avrebbero potuto essere numerosi. In effetti quelli giunsero, e furono per lui benvenuti, perché gli diedero l’occasione di risolvere la questione con una battaglia campale che portò a totale annientamento i cavalieri appiedati della guarnigione. Allo scontro scampò un’unica compagnia di arcieri nemici, che ben poco potè fare per contrastare l’invasione della piazzaforte.
Sfortuna volle che, durante il saccheggio, andasse parzialmente distrutta la caserma, e mancassero i fondi per rimetterla subito in sesto; ciò impose una fastidiosa pausa alle operazioni belliche.
Nel 1222 l’anziano Re Rolin “il buono” rese l’anima a Cristo. Questo lutto fu motivo di sollievo per svariati membri della nobiltà e, di fatto, sedò non pochi malcelati propositi di ribellione.
Nella primavera del 1223 Luigi mosse da Thun per Lugano, ove colse i milanesi alla sprovvista. Il nemico non temeva un assedio, perché sarebbe stato in grado di reclutare in extremis un grande esercito mercenario, e sapeva che un'armata rallentata dall’artiglieria non avrebbe potuto compiere in una sola stagione marcia di avvicinamento ed assalto. Il Conestabile lo beffò attuando una marcia scaglionata, fece porre l’assedio da un’avanguardia, la raggiunse col resto dell’armata, e le sue artiglierie poterono vomitare subito pietre e dardi sugli attoniti difensori. Non fu nemmeno necessario infrangere i cancelli del mastio, che furono varcati inseguendo uomini in fuga.
Nella stagione invernale assaltò Milano; neutralizzato il posto di guardia le sue truppe sciamarono in città ignorando il tiro delle baliste; ben presto i suoi uomini raggiunsero la piazza, dove si limitarono a guardare beffardi gli ultimi cinquanta miliziani, fino a che si decisero a capitolare.
Proprio a Milano giunse l’ambasceria di una principessa moscovita, interessata a far cessare un formale stato di guerra mai sfociato in effettive ostilità; raggiunta facilmente un’intesa su questo punto, la bella figliola fu ben lieta di convolare a nozze con Berthelem il Bastardo.
Nel giro di sei mesi il suocero di Berthelem spirò, e la nobiltà russa scelse di farsi francese.
Fu subito chiaro, però, che il popolo di quelle remote contrade la pensava diversamente, e che non ci sarebbe stato modo di evitare la ribellione delle tre città e delle due fortezze appena acquisite. Rassegnandosi all’inevitabile, ci si premurò subito di porre in salvo ogni ricchezza, evitando solo di spogliare la città di Mosca. Solo la vuota fortezza di Vladimir tardò ad insorgere, ma sarebbe stata solo questione di tempo; appena possibile, venne ceduta al Patrimonio di San Pietro in cambio di informazioni geografiche già perfettamente note.
Questo trambusto lasciava, comunque, intatte alcune interessanti risorse; varie attività commerciali estremamente redditizie, ed una buona quantità di truppe disperse in quella vasta regione. Ebbero ordine di riunirsi in una sola armata, guidata da tre nobili lealisti, e di tentare la riconquista di Mosca. La vecchia capitale, che rigurgitava di armati, non abboccò alla tattica di Tamarov, e si decise di prenderla per fame.
La campagna d’Italia ebbe tutt’altro ritmo.
L’estate del 1227 vide l’assalto alla ben guarnita città di Bologna.
I difensori avevano un leggero vantaggio numerico, ma si trattava essenzialmente di truppe comunali; gli spadoni degli svevi e le spade dei cavalieri appiedati francesi li mieterono come spighe quando varcarono il portone.
Poco più di un anno dopo cadeva Pisa, dopo uno scontro in campo aperto cui erano sopravvissuti solo il Duca ed il suo scudiero.
I Milanesi tentarono di contrattaccare assediando Bologna, difesa da una sola compagnia di arcieri; il Conte di Tolosa tornò sui suoi passi, e li annientò con l’aiuto di un contingente veneziano.
Nel 1230, i milanesi che minacciavano Bologna furono semplicemente ignorati; Luigi investì e catturò Firenze, loro terza capitale; il nemico ripiegò rapidamente su Ancona.
[Modificato da Bertavianus 31/05/2009 23:46]