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Malgrado il trionfo contro i mongoli, i nobili Malov., Seryam e Yaroslav furono costretti a prendere una decisione che, a ben vedere, meritava di essere presa prima; smobilitarono l’esercito, avviarono le ricchezze di Mosca in Francia, e loro stessi iniziarono l’anabasi verso la patria di adozione.
Non essendovi emissari per effettuare una cessione al pontefice, la gloriosa città fu semplicemente evacuata lasciando campo libero ai facinorosi.
Le cose sarebbero andate ben diversamente se la Francia avesse avuto i fondi per potenziarne le difese, ma correvano pessimi tempi e nulla poteva essere speso per mantenere quel remoto avamposto.
Correva l’anno 1235, e il popolo bruto stava perdendo ogni rispetto per la corona; i suoi caporioni reclamavano a gran voce una sede consiliare..
I mori erano riusciti a prendere Ajaccio, senza che né i prodigi di valore dei difensori, né la morte in battaglia dei due generali a capo della loro spedizione riuscissero a fermarli. Firenze era insorta, proclamando la sua fedeltà agli antichi padroni di Milano che, per parte loro, assediavano Ancona.
Ancora una volta la situazione venne raddrizzata da Luigi il Conquistatore, Conte di Tolosa.
Egli lasciò Chieti per assalire alle spalle gli assedianti, affrontandoli in netta inferiorità numerica. Per la prima volta rischiò seriamente di essere sconfitto, e ottenne la vittoria solo grazie ad un disperato stratagemma. Con la sua guardia decimata dall’impari scontro con quella del duca, simulò di volersi ritirare dal combattimento; il Duca si pose all’inseguimento, poco curandosi dei superstiti cavalleggeri francesi che inseguivano lui, disarcionando uno ad uno gli uomini della suo scorta. Questo duplice inseguimento finì per ribaltare i rapporti di forza, e a quel punto Luigi si voltò per affrontare il rivale. Il Duca fu fatto a fette, e ciò determinò il tracollo del suo esercito.
Nell’anno 1237 i Milanesi ritentarono l’assedio di Ancona muovendo da Firenze. Questa volta Luigi, che era rientrato a Chieti, preferì ignorarli per non essere battuto dai Siciliani nella corsa su Napoli. Gli alleati riuscirono a porre l’assedio prima di lui, ma furono lenti a lanciare l’attacco; ciò gli diede tempo per precederli nell’invasione della città, lasciando loro solo la gloria di ingaggiare e sconfiggere la potente cavalleria del Duca. Il suo successore sarebbe stato eliminato dai Francesi, nella stagione seguente, a metà strada fra Napoli e Chieti.
Ancona parve salva quando l’arrivo di modesti rinforzi distolsero l’attenzione degli assedianti, ma poco dopo si consegnò spontaneamente ai Milanesi allo stesso modo di Firenze. Negli stessi giorni l’Impero tradì la quasi secolare amicizia affondando il traghetto in servizio sulla Manica.
La sovranità milanese su Ancona durò appena una stagione. Luigi la riprese senza neanche curarsi di sterminare le due compagnie di lancieri mercenari che la presidiavano; si limitò a farle decimare dai quadrelli di balestra, che purtroppo accopparono anche tre dei suoi lancieri, assicurandosi così il controllo della piazza.
Non pago di ciò, uscì subito ad affrontare in campo aperto le forze guidate dal Duca Niccolò.
Fu questa una battaglia anomala, in cui schierò sull’ala sinistra i cavalieri appiedati e gli svevi, al centro i balestrieri e l’artiglieria, alla sinistra i cavalieri in armatura. Il nemico si difese con valore, e i francesi subirono severe perdite, ma venne stritolato senza pietà quando le ali iniziarono a congiungersi.
Quasi in contemporanea, si registrarono i successi di Laurens, conte di Parigi, e Yves, signore di Thun, contro forze imperiali che minacciavano i loro possedimenti.
I popolani ebbero i primi due edifici che tanto desideravano, ma le loro richieste non erano ancora terminate; ora pretendevano un parlamento, senza affatto curarsi delle difficoltà del tesoro.
Nella primavera del 1240 Luigi dovette accorrere in difesa di Bologna, minacciata dagli assillanti milanesi; li sconfisse nettamente in due scontri consecutivi, a nord e ad ovest della città, e dopo esser rimasto padrone dei campi di Romagna, si fece raggiungere da parte della guarnigione di Milano.
Il Pontefice minacciò la scomunica in caso di ulteriori atti ostili verso i milanesi che, sentendosi da ciò rassicurati. sguarnirono Firenze per marciare verso Ancona.
Folli. La Francia aveva troppa sete di vendetta, e troppa necessità di bottino, per lasciarsi fermare da meschine manovre curiali. La città malamente difesa venne investita da Luigi nell’inverno successivo, e ciò cancellò definitivamente i Milanesi dalla storia d’Europa.
I francesi avrebbero avuto subito il loro parlamento, ed agli effetti della scomunica si sarebbe pensato poi; in guerra con Castiglia ed Impero si era già, e si poteva sperare che le alleanze con Venezia, Sicilia ed Aragona conservassero la tranquillità sugli altri confini.