00 18/06/2009 09:11
I Mamelucchi costituirono a lungo la più efficiente forza di cavalieri del mondo islamico, in grado di infliggere l'unica sconfitta alle armate mongole di Hülegü nel corso della battaglia di ʿAyn Jālūt il 3 settembre 1260, ma furono restii ad accettare l'uso delle armi da fuoco. Questo loro pregiudizio portò il Sultano Qānṣūḥ al-Ghūrī alla sconfitta nel 1516 di Marj Dābiq e nel 1517 alla clamorosa sconfitta dell'ultimo Sultano al-Ashraf Ṭūmān Bey da parte degli Ottomani del Sultano Selim I nel corso della battaglia di Raydāniyya, che provocò la morte di 50-60.000 circassi.
I Mamelucchi ebbero tuttavia la possibilità di continuare a gestire l'Egitto e la Siria per conto dei nuovi signori ottomani grazie al fatto che non pochi Mamelucchi avevano preferito entrare al servizio di Selim I prima dell'urto finale. Gli Ottomani si limitavano a nominare un governatore (pascià), con un mandato in genere di un solo anno, facendolo assistere da 7 reggimenti di Giannizzeri (ojàq) e da speciali corpi di cavalleria e di guardie personali.



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”