Sono felice che vi piaccia la mia campagna, è un motivo in più per continuarla! Comunque, ecco a voi la seconda parte (e scusate il post vuoto predente, avevo messo la seconda parte là, ma me l'ha cancellata tutta
; fortunatamente la tenevo scritta su world
):
PARTE II: "LA QUESTIONE DI TOLOSA"
A seguito della vittoria di Perpinya, si produssero eventi inspiegabili: il prestigio della corona scese al minimo storico, mettendo i rappresentanti del popolo in una posizione avvantaggiata per chiedere la costruzione di una Sede del Consiglio. Ma stavolta, Re Ramon fu ferreo. Poteva anche non avere molta presa sul popolo, ma era un uomo caparbio e capace, ed era il Re. Avviò innanzitutto una politica economica fortemente indirizzata al commercio; a questo proposito potenziò le strutture commerciali con i fiorini che finalmente affluivano nel tesoro reale, dispose che si incoraggiassero le attività dei mercanti, e strinse un’alleanza con tanto di accordi commerciali e geografici con il Comune di Milano. Mentre il prestigio risaliva pian piano, il Concilio dei Nobili, richiese che fossero presi contatti con gli emissari del Sacro Romano Impero; questo desiderio fu esaudito, stipulando trattati commerciali. E nel 1166, il Re ottenne un nuovo seggio a favore nel Concilio, spostando leggermente i pesi sulla bilancia della politica interna. Poi, su suggerimento dei nobili stessi, fu avviata la costruzione di una flottiglia, che ebbe il suo varo andando a bloccare il porto della città indipendente di Cagliari. Le mire espansionistiche della Corona d’Aragona, puntavano ora verso la provincia di Tolosa; difatti, era un tassello indispensabile per creare un regno unitario, giacché, controllando Tolosa, il Regno d’Aragona sarebbe stato un continuum geografico e politico lungo la costa meridionale della Francia e quella nord-orientale della penisola iberica. Tuttavia, un imprevisto accadde: nel 1168, la potenza alleata castigliana, assediò Tolosa e la espugnò. Ora, come si sarebbe potuto ottenere quel pezzo di territorio? Non si potevano certo tradire gli alleati, anche perché, realisticamente parlando, erano più potenti dell’Aragona. Mentre questi problemi affliggevano Re Ramon, nuove notizie dall’oriente informarono che l’Islam avevano indetto una Jihad verso la città di Baghdad, controllata da dei corrotti emiri. Furono proprio queste notizie a suggerire un’idea al Principe Ramon, giovane di mente acuta, degno successore al trono. Difatti, egli pensò che la Castiglia avrebbe potuto accettare di scambiare Tolosa con un’altra città per ritenuta più interessante; e quale idea poteva essere migliore che quella di assaltare una della città moresche in Spagna? Il Principe riferì la sua idea al padre, che l’approvò pienamente, e l’autorizzò a formare un’armata per partire. Non solo il Principe fece ciò, ma conscio della situazione fragile del tesoro reale, ritenne che il Papa, buon amico del Re suo padre, avrebbe certo avvallato una proposta di crociata verso una città moresca. Dunque il piano era questo: formare un esercito, ottenere il beneplacito del Pontefice, e conquistare una città moresca, così da poterla scambiare con Tolosa.
Nel 1170, fu indetta la crociata verso Ichbilya, e il Principe partì da Tortosa, portando con sé anche il generale Alfons di Barcellona. Si unirono subito alla crociata anche il Regno di Polonia, il Regno di Francia, e quello d’Ungheria. Nel frattempo, fu stipulato un accordo commerciale con la Repubblica di Venezia. Proprio Venezia entrò nel 1171 in guerra con il Regno di Sicilia. Proseguendo la politica di diplomazia, la corona d’Aragona divenne alleata e partner commerciale della Polonia. La crociata aragonese, intanto, procedeva a rilento, molto a rilento. Gli uomini sembravano riluttanti a muoversi, come se l'ardore li avesse abbandonati, come se qualcuno li aizzasse contro il comando del Principe. Anche Venezia prese la croce, e i primi crociati ad arrivare alle mura di Ichbilya furono i Magiari.
Il 1172 si aprì con un buona e una in parte cattiva notizia: la buona era che nel Concilio, il Re aveva ottenuto un altro seggio a favore; quella in parte cattiva era che i Magiari avevano preso la città infedele, rendendo un favore alla croce, certo, ma invalidando tutti i piani aragonesi. A questo punto, il Principe poté indagare senza fretta sulle cause degli enormi rallentamenti e delle diserzioni nel suo esercito. Il motivo che venne a galla fu raccapricciante: l’ennesimo traditore! Alfons di Barcellona non voleva più essere leale a Re Ramon!
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Il giovane traditore Alfons di Barcellona.
Infuriato, il Principe esortò i suoi uomini a seguire la via della lealtà, e partì con un esercito nuovamente vigoroso e fedele lasciando il traditore con un piccola scorta in mezzo alle montagne, dato che rifiutava di muoversi. Il nuovo piano era conquistare Cordoba, al posto di Ichbilya, e senza crociate.
Nel 1173 giunse notizia che i Turchi Selgiuchidi avevano conquistato Baghdad, concludendo vittoriosamente la Jihad; inoltre, i nobili richiesero che la provincia delle isole Baleari venisse assoggettata alla corona. Proprio come mandato da Dio, giunse in famiglia un giovane generale, tale Llorenç de Montsò, che sposò Sibilla di Barcellona; a lui fu affidato il compito di riunire un’armata per attaccare la città di Maiorca. Intanto il Principe assediò Cordoba, e l’attaccò non appena gli strumenti d’assedio furono pronti. Memore della confusa battaglia notturna a Perpinya, il Principe condusse l’attacco in pieno giorno. Utilizzò la stessa strategia di cauta avanzata del padre, inizialmente.
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Il Principe Ramon Berenguer osserva le sue truppe che avanzano verso le salde mura di Cordoba.
Stavolta gli strumenti d’assedio giunsero tutti a destinazione, e, più o meno contemporaneamente, le porte furono abbattute, e le mura assalite su due fronti dagli scalatori e dagli uomini con la torre d’assedio.
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La fanteria crociata è la prima a sciamare sulle mura e a ingaggiare il nemico.
Nel combattimento sulle mura si distinsero particolarmente i fanti crociati, che non avendo potuto concludere la loro santa missione a Ichbilya, avevano seguito il Principe nel suo attacco a un’altra roccaforte moresca. Nei pressi del portone, gli avversari si fecero intraprendenti e tentarono una coraggiosa sortita contro le truppe aragonesi.
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Gli aragonesi non si fanno cogliere impreparati e respingono i coraggiosi cavalleggeri mori.
Presi dalla foga dello scontro, gli aragonesi si slanciarono all’interno delle mura inseguendo i fuggitivi, senza sentire i richiami all'ordine del Principe. Ed entrando in città, si trovarono a fronteggiare truppe nemiche fresche e in attesa dietro le porte. Per fortuna, grazie al pronto intervento della cavalleria e del Principe in persona, anche la resistenza al portone fu sgominata.
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L’impeto degli aragonesi infrange la cerchia di mori appostatisi dietro il portone.
Ormai anche le mura erano cadute in mano aragonese, e gli uomini si scagliarono avventati verso la piazza, sicuri di trovare ben poca resistenza. Ma nella piazza, attendeva il generale nemico in persona, con diversi reparti di cavalleria, ben organizzati e pronti a tutto.
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La resistenza estrema dei mori nella piazza di Cordoba.
Fu quello lo scontro peggiore della giornata. I troppo tempestivi fanti aragonesi furono colti in disordine dalla carica nemica, e lo scontro si risolse in un accanito e cruento corpo a corpo. Di nuovo il coraggioso Ramon di Provenza si gettò nella pugna per salvare quanti più uomini possibili con la sua cavalleria pesante.E proprio allora, una disgrazia colpì non solo l’esercito aragonese, ma la Corona stessa: un'anonima ed empia mano trafisse il petto del Principe, uccidendolo all'istante.
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L’erede diretto del Re muore nobilmente in battaglia.
Con la ferocia dovuta alla perdita del loro condottiero, gli aragonesi massacrarono senza pietà gli ultimi soldati mori, e nemmeno la popolazione scampò allo sterminio vendicativo dei soldati privi di comandante. Alla fine della giornate il bilancio delle vittime era pesantissimo, ma Cordoba era proprietà della corona d’Aragona.
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Le cifre parlano chiaro.
L'eroica morte del Principe Ramon, valse a qualcosa; il suo ultimo progetto, andò a buon fine; il Regno di Castiglia e Leòn accettò di scambiare Tolosa per Cordoba, non disdegnando anche una somma di 2000 fiorini da parte degli aragonesi. Ma al dolore che sconvolse il Re nella sua residenza a Perpinya, fu reso ancora più terribile da una beffa della sorte: il più vicino in linea ereditaria a Re Ramon era il traditore Alfons di Barcellona, che ancora rifiutava di muoversi da in mezzo ai monti nel bel mezzo della penisola iberica. Era lui il nuovo erede. Le fioche speranze dell'oramai sessantenne Re per il futuro del regno d'Aragona, erano riposte in uomini come l'acquisito generale Llorenç, che salpò nel 1175 da Tortosa, sbarcando nelle vicinanze di Maiorca e assediandola. E nel frattempo, gli aragonesi stipularono accordi anche con i Cumani, mentre i loro alleati milanesi incorrevano nella scomunica papale.
Finalmente quello d'Aragona era un regno unito, dalla Provenza alla Catalogna, e le isole vicine apparivano i più ovvi e sicuri dei possibili obiettivi di conquista. Ma la vicina morte del Re, e il diritto al trono di Alfons, avrebbero causato una guerra civile?
TO BE CONTINUED...
[Modificato da Ramon Berenguer IV 07/08/2009 23:54]
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"La parola di Dio è Pace". (Corano 36:58)
"Beati gli operatori di pace, perchè saranno chiamati figli di Dio".
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