Medieval Total War Italia

Le avventurose gesta dei Veneziani

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    Ramon Berenguer IV
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    Fante
    00 31/10/2009 15:24
    I VENEZIANI IN TERRASANTA…
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    All’epoca dello sbarco di Diodato nei pressi di Antiochia, il Regno di Gerusalemme non era al massimo dello splendore. Il Re Baldovino III non riteneva saggio uscire dalle salde roccaforti crociate, quindi non prestò alcun appoggio al generale veneziano diretto verso Edessa. Ciò fu causa dell’ira di Diodato, il quale, quando l’ambasciatore di Gerusalemme gli riferì i propositi del suo sovrano, imprecò violentemente, e urlò furibondo queste parole: “Quel cane che dovrebbe essere il baluardo della cristianità in Terrasanta preferisce nascondersi sotto le lenzuola del suo regale letto, piuttosto che scendere in battaglia contro gli infedeli?! Ebbene, noi veneziani gli daremo dimostrazione di come combattono dei veri uomini di Cristo!”. Ovviamente, queste parole non fecero affatto piacere al Re di Gerusalemme. A ogni modo, le intenzioni apparentemente devote di Diodato, fecero sì che alcuni reparti crociati si unissero a lui nella santa missione, rimpinguando leggermente il numero delle truppe veneziane. Alla fine del 1168, Diodato giunse alle mura di Edessa e la circondò.
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    All’interno della città si trovava solo il Principe ereditario siriano Saif ad-Din, così l’assedio non durò molto. Dopo solo pochi mesi, le truppe veneziane si misero in formazione da battaglia di fronte all’insediamento siriano.
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    Senza essere nemmeno bersagliati, i mercenari crociati raggiunsero le mura con le scale.
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    Diodato osservava divertito lo spettacolo della presa della città senza praticamente alcuna resistenza dei nemici.
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    Alla fine, completamente tranquillizzato, il generale veneziano ordinò a tutte le truppe di entrare dal portone ordinatamente.
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    Finalmente, si notò che il Principe siriano era rintanato con i suoi cavalieri nella piazza. Allora, Diodato fece accorrere i suoi uomini nella via principale dell’insediamento, ordinando di schierarsi di fronte al nemico senza attaccare, aspettando che lui e la cavalleria aggirassero la piazza da un’altra via. Tuttavia, Saif ad-Din non volle aspettare di cadere colpito da due parti, e si lanciò sui crociati mercenari che ancora si stavano schierando.
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    Molte perdite inutili subirono i veneziani, ma prim’ancora che Diodato giungesse con i suoi cavalieri alle spalle del nemico, il Principe ereditario era già morto.
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    La battaglia era stata rapida e sostanzialmente indolore.
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    In tal modo, si concluse la crociata, ed Edessa fu brutalmente saccheggiata.
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    Le truppe veneziane, tuttavia, non rimasero a lungo in città. Vista la lontananza dalla terra madre e l’impossibilità di mantenere a lungo un possedimento così distante, Diodato rase al suolo i principali edifici di Edessa e poi ripartì, lasciando la città in balia di se stessa. L’armata crociata veneziana, si diresse verso la costa, ove si sperava di poter comprare un passaggio in nave. Intanto, attorno al mar Adriatico, la situazione si andava sempre più complicando a livello politico. L’ammiraglio veneziano Baldassarre, infatti, portò a Venezia la notizia che gli alleati siciliani avevano preso la città di Ragusa, a sud di Zara.
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    Sul finire del 1170, Diodato e il suo esercito, nell’attraversare l’Eufrate, s’imbatterono nel Sultano siriano Nur ad-Din, che viaggiava imprudentemente solo con il suo seguito.
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    Conoscendo la fama di grande generale del nemico, Diodato non poté esimersi dallo sfidarlo. Dunque il condottiero veneziano intercettò Nur ad-Din nel deserto, e fece avanzare le sue truppe contro di lui.
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    Nonostante l’avanzare di forze soverchianti, il capo fazione siriano mantenne il sangue freddo e la posizione.
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    Come statue rimasero i cavalieri del deserto, incuranti, perfino quando i fanti veneziani si arrestarono a soli pochi metri da loro.
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    Poi, improvvisamente, il corno di battaglia dell’Atabeg Jazira risuonò fra le sabbie, e un turbinio di cavalieri corazzati si abbatté sulla fanteria veneziana.
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    Prudentemente però, Diodato aveva aggirato con la cavalleria il Sultano. In tal modo, quando questi effettuò la sua maestosa carica, un nugolo di cavalieri della croce si scaraventò alle spalle del nemico.
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    Presto, Nur ad-Din fu disarcionato, e cadendo da cavallo svenne.
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    Il Sultano di Siria, fu preso prigioniero dal generale più crudele della cristianità. Diodato, la cui fama ormai cresceva ovunque, propose ai siriani di riscattare il proprio capo fazione con una ingente somma di danaro.
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    Ma gli infedeli addussero vaghe scuse riguardo a una mancanza di fondi, forse sperando che Nur ad-Din fosse comunque rilasciato. Diodato, invece, non ci pensò due volte, e fece trucidare il Sultano davanti alle mura del castello di Homs, che poi assediò.
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    In quel periodo, in patria, il Doge Vitale II cercò di potenziare l’economia veneziana attraverso l’installazione di nuove basi commerciali in Lombardia (armi e tinture) e in Dalmazia (ferro). Inoltre, furono estesi nelle varie città gli scali mercantili, i campi coltivati e i mercati.
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    "La parola di Dio è Pace". (Corano 36:58)
    "Beati gli operatori di pace, perchè saranno chiamati figli di Dio".
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    fante liziero
    Post: 57
    Registrato il: 23/09/2009
    Ausiliario
    00 01/11/2009 16:02
    Effettivamente Ramon, cominciavamo a pensare fossi sparito... [SM=x1140410]

    Ed invece eccoti qui cn 1 altro bel racconto: belle immagini, come sempre!!
    Praticamente con un paio d'anni hai distrutto l'intera casata siriana, mietendo vittime illustri: addirittura Nur ad-Din!!! [SM=g1546280]
    ps: nn penso ke i siriani ti dimentikeranno tanto presto! [SM=x1140510]
    [Modificato da fante liziero 01/11/2009 16:04]
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    Romax21
    Post: 95
    Registrato il: 11/01/2009
    Città: UDINE
    Età: 28
    Ausiliario
    00 01/11/2009 18:48
    Grandissimo, complimenti per la campagna e per il colpaccio Norandino!
    VENI VIDI VICI
    Roma caput mundi.
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    boboav
    Post: 4.442
    Registrato il: 24/01/2009
    Città: NAPOLI
    Età: 29
    Principe
    00 02/11/2009 08:48
    quoto, continua cosi!!!!!!!!!!!!!!!!!
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    Fra.92
    Post: 318
    Registrato il: 09/04/2008
    Città: PORDENONE
    Età: 32
    Scudiero
    00 02/11/2009 20:39
    complimenti! anche nella sinteticità di poche frasi, riesci ad appassionarmi al tuo racconto! bel lavoro! ;)

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    Ramon Berenguer IV
    Post: 128
    Registrato il: 04/08/2009
    Città: NAPOLI
    Età: 32
    Fante
    00 04/11/2009 15:27
    Grazie a tutti!
    @fante liziero: già, credo proprio che i siriani non saranno propensi a fare la pace, meglio cambiare aria... [SM=x1140482] [SM=x1140540]
    @Romax21 e boboav: in effetti trovare il capofazione siriano nel bel mezzo del deserto mi ha sorpreso... [SM=g27966]
    @Fra.92: mi fa piacere che la cronaca riesca ad appassionarti; a me piace molto scrivere, quindi se vengo apprezzato sono doppiamente felice [SM=g27964] .

    Arriveranno nuovi aggiornamenti...
    [SM=x1140429]
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    The Housekeeper
    Post: 21.194
    Registrato il: 10/02/2007
    Principe

    00 04/11/2009 15:56
    Bellissimo anche questo nuovo capitolo!!








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    Bertavianus
    Post: 1.205
    Registrato il: 10/05/2007
    Città: ROMA
    Età: 66
    Principe
    00 17/11/2009 16:15
    Mi piace, anche perchè non rassomiglia affatto alla campagna veneziana che sto giocando io. Dovrei dire stavo, perchè ne avevo iniziato la cronaca su un forum che ha chiuso bottega, e persino il pc ora è finito in assistenza. Se conoscete un buon esorcista datemi l'indirizzo...




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    Krikor Hayastani
    Post: 34
    Registrato il: 02/11/2009
    Città: PRATO
    Età: 40
    Contadino
    00 18/11/2009 16:12
    Ottima narrazione supportata da immagine esaustive...nn vedo l'ora di gustarmi il nuovo capitolo dei tuoi Veneziani.

    [SM=x1140519]
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    fante liziero
    Post: 57
    Registrato il: 23/09/2009
    Ausiliario
    00 20/11/2009 12:13

    Sono quasi 3 settimane ke Ramon nn ci allieta cn nuove avventure del leone alato: ke stia preparando qlcosa di grosso? 1 bella campagna? 1 guerra su 3 fronti? 1 guerra totale?!
    [SM=x1140523]
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    Ramon Berenguer IV
    Post: 128
    Registrato il: 04/08/2009
    Città: NAPOLI
    Età: 32
    Fante
    00 20/11/2009 22:22
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    fante liziero

    Sono quasi 3 settimane ke Ramon nn ci allieta cn nuove avventure del leone alato: ke stia preparando qlcosa di grosso? 1 bella campagna? 1 guerra su 3 fronti? 1 guerra totale?! [SM=x1140523]
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    [SM=x1140520]
    Anzitutto una sconfitta! [SM=g27965] Poi una decisa espansione sul suolo italico...
    A presto
    [SM=x1140448]

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    Ramon Berenguer IV
    Post: 128
    Registrato il: 04/08/2009
    Città: NAPOLI
    Età: 32
    Fante
    00 21/11/2009 10:13
    Eccoci qui! [SM=g27963]

    LA NUOVA CROCIATA

    La scarsità delle provviste per l’esercito in Terrasanta…
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    … fece aumentare la ferocia di Diodato, che si gettò all’assalto di Homs con l’intento di razziarla completamente. Il generale Shirkuh schierò i suoi 127 uomini sulle mura.
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    Diodato rise sprezzante quando vide da quanti pochi soldati era presidiato il castello, e fece avanzare gli strumenti d’assedio e gli arcieri a cavallo mercenari.
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    Bastarono un paio di salve dei mercenari a dissuadere i difensori dall’attestarsi sulle mura; Shirkuh diede ordine di barricarsi nelle strade.
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    Solo pochi arcieri rimasero sulle forti torri del castello, e bersagliarono fastidiosamente le truppe veneziane.
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    Ma sotto lo sguardo impotente dei nemici, l’ariete dei cristiani fracassò il cancello di Homs.
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    Diodato pregustava il massacro; attese qualche secondo prima di ordinare a piena voce di invadere l’insediamento.
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    I primi a entrare di volata furono gli arcieri a cavallo, che si aspettavano poca resistenza.
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    Invece i nemici non si fecero prendere dal panico, e lanciarono al galoppo la propria cavalleria leggera contro i beduini al servizio dell’invasore.
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    Fortunatamente, i veterani crociati arrivarono rapidamente, e si gettarono senza esitazione sui nemici, macellandoli.
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    Le urla festose dei fanti crociati dovevano ancora spegnersi, quando d’improvviso il generale Shirkuh si gettò alla carica in formazione compatta.
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    Tremendo fu l’impatto. Il reparto di crociati fu letteralmente spazzato via in un paio di secondi. Subito Diodato arrivò urlando, furioso per la perdita dei suoi uomini migliori. Nella furibonda mischia che seguì, i due generali si cercarono a vicenda, e quando si incontrarono, le loro lame cozzarono con fragore.
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    Ma Shirkuh non poté nulla contro Diodato, la cui vita era la guerra: il generale siriano finì nella polvere ai piedi del veneziano. A quel punto la battaglia volgeva al termine, ma tutto il reparto di soldati crociati giaceva sul campo.
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    La rappresaglia sugli ultimi superstiti siriani fu piuttosto violenta…
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    Il bilancio delle perdite evidenziò come l’assalto a Homs era costato più vittime del previsto.
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    A ogni modo, Diodato non aveva intenzione di fermarsi nemmeno a Homs; mantenne una guarnigione minuscola nel castello, ma ne distrusse le strutture e si accampò nella zona circostante, elaborando nuovi piani di guerra. Ma nel 1174, il Papa decise che era ora di colpire qualche altro infedele; fu bandita una crociata su Asperon, capitale del regno cumano. Sebbene fosse una scelta un po’ strana, Diodato non se ne curò, e partì subito per la nuova impresa, imitato dai condottieri di molte altre nazioni cattoliche.
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    A quel punto, il vile e falso re di Gerusalemme, non si fece problemi ad occupare con la forza Homs, sottraendola alla insignificante guarnigione veneziana. Ma poco importava. I problemi seri erano a Venezia: il popolo e i nobili si erano stufati della morbosa attenzione prestata alle guerre in terre lontane; gli abitanti della città lagunare volevano una maggiore cura degli affari interni. Il prestigio del Doge Vitale II calò moltissimo, e giunse una richiesta di costruzione di una sede per le assemblee popolari.
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    Mentre il Doge cercava di sedare gli animi, promettendo una politica di espansione economica grazie anche alla possibilità di conquistare Asperon, che si affacciava sul Mar Nero, accadde che le relazioni fra Stato Pontificio e Regno di Gerusalemme, s’incrinassero pericolosamente; infatti l’attacco alla Homs veneziana era stato solo il culminare di una politica di ostilità indetta verso le fazioni d’Europa che si intromettevano nel Medio Oriente, e questo al Papa non andava bene. Ben presto, fu guerra fra le due potenze che avrebbero dovuto essere le guide del cattolicesimo nel mondo.
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    Era dunque vacante il ruolo di braccio armato della Chiesa. Per il Doge era un obbiettivo interessante, anche per avere la possibilità di alzare il morale della popolazione. E, come per volere di Dio, il vecchio Papa morì a metà 1175, e ci furono elezioni papali alle quali partecipò come cardinale preferato anche il veneziano Angelo Cesti.
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    Le votazioni si susseguirono finché dal palazzo pontificio, furono inviati ovunque messaggeri: il nuovo papa era Papa Fabio il veneziano, meglio noto come Angelo Cesti.
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    Frattanto, il vessillo veneziano garriva impaziente sotto le mura di Asperon. L’armata di Diodato, pur non in forma brillante, non aveva incontrato alcuna resistenza nell’addentrarsi in territorio cumano, e ora si apprestava a lanciare l’assalto finale.
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    Con la consueta arroganza, Diodato arringò le truppe e le lanciò all’attacco.
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    Gli arcieri mercenari a cavallo, furono disposti alla base delle mura, con l’ordine di muoversi in cerchio per rendere difficile il tiro nemico.
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    Restava una verità il fatto che il tentativo di prendere Asperon così presto era stato un azzardo, poiché al suo interno vi era una guarnigione molto numerosa. Ma al giovane Diodato, in groppa al suo cavallo, importava solo di vedere al più presto il cancello aperto per potersi lanciare alla carica; egli contava soprattutto sul fatto che una vicina armata magiara venisse a prestare soccorso. A ogni modo, i suoi uomini raggiunsero le mura con le scale in diversi punti, come consueto.
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    I primi a mettere piede sulle mura, i soliti crociati, non ebbero vita facile: tre reparti nemici, presidiavano la posizione. Diodato fece dirottare alcuni reparti ancora inutilizzati in aiuto ai crociati.
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    Quando poi il cancello cadde sotto i colpi dell’ariete, non ci fu più tempo per la prudenza o per le finezze strategiche, e Diodato diede il segnale di carica a tutta la cavalleria.
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    Proprio sulla soglia nemica, un reparto di cavalieri leggeri cumani oppose una strenua resistenza alle truppe veneziane.
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    Nonostante la situazione delle mura fosse difficile, e l’interno del castello fosse sorvegliato da centinaia di nemici, Diodato si lanciò per le strade; non si arrestò nemmeno davanti al muro di lance che gli avevano disposto davanti i lancieri nemici; e finì così: Diodato rimase nella polvere con due lance piantate nel busto.
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    Negli ultimi spasmi di combattimento per le strade, anche il generale nemico Ovlur, rimase ucciso nella confusione.
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    Poi fu il massacro.
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    Ma proprio in quel momento, la fanteria che aveva scalato le mura sulla destra, riuscì ad avere ragione dei difensori.
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    Senza un capo, e scorgendo i propri commilitoni in fuga…
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    …e solo pochi altri superstiti al massacro fuori dalle mura…
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    …gli uomini che avevano preso le mura decisero di tentare di mantenere il controllo del portale, di modo che all’arrivo dei magiari, questi trovassero via libera. Si misero dunque a correre per arrivare all’obbiettivo.
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    Nel camminare per le strade, i veneziani non poterono evitare di lanciare sguardi terrorizzati ai mucchi di cadaveri di quelli che erano stati i loro compagni d’armi: sarebbero finiti anche loro così?
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    Intanto i Cumani, vedendo che pochi coraggiosi nemici erano ancora nel loro castello, mandarono un reparto a scacciarli.
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    Lo scontro si risolse a favore dei veneziani. La situazione era quanto mai incerta: i nemici, in netta superiorità, non s’azzardavano a spingersi verso il portale; i veneziani non potevano che confidare nell’arrivo degli alleati; e i magiari, finalmente arrivarono, irrompendo rumorosamente con la cavalleria attraverso il portale.
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    Tuttavia, il grosso dell’esercito di Bela III d’Ungheria, non era affatto vicino, e doveva ancora aggirare le mura.
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    I cavalieri magiari non potevano resistere da soli, così i veneziani piombarono giù dalle mura, cercando di dare manforte. Avrebbe potuto ancora risolversi in una vittoria, ma i pavidi magiari, lasciando di stucco i superstiti veneziani, si allontanarono da Asperon!
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    A questo punto, il tentativo degli ultimi veneziani servì a poco: anche gli ultimi reparti della Serenissima, furono mandati in rotta.
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    I nemici gongolavano in piazza, vincitori.
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    E solo allora, con i veneziani ormai morti e la tremenda giornata che volgeva al termine, i magiari si lanciarono in massa nel castello.
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    Ma i cumani resistettero, non permettendo agli invasori di schierarsi per bene; e prima del calar del sole, ci fu tempo anche affinché morisse il generale Bela dei magiari.
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    Con lo scendere della notte, la sconfitta dei veneziani apparve quanto mai disastrosa.
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    I pochi gruppetti di veneziani che riuscirono a radunarsi, decisero di disertare, visto che l’impresa ad Asperon era ormai impossibile.
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    Diodato era morto, la possibilità di avere una colonia sul Mar Nero anche, e il popolo a Venezia, pur piangendo il lutto, esigeva a gran voce che ora il Doge si concentrasse sugli affari più importanti in patria. La notizia che Asperon era infine caduta per mano degli alleati siciliani, rimase quasi ignorata dagli uomini della Serenissima, che ora avevano tutt’altri problemi da affrontare.
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    "La parola di Dio è Pace". (Corano 36:58)
    "Beati gli operatori di pace, perchè saranno chiamati figli di Dio".
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    The Housekeeper
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    Principe

    00 21/11/2009 10:34
    Un grande ritorno!!
    Spettacolare come sempre!








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    fante liziero
    Post: 57
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    Ausiliario
    00 23/11/2009 00:50

    Bravissimo Ramon, come sempre: nn smetterò di ripetermi, binomio - immagini/racconto - fantastico!
    E mi piace ke, a parte gli esiti dei diversi assedi, come Venezia nella storia, il tuo esercito ha 1 mobilità tale da permetterti di combattere in scenari differenti (deserto/steppa?) nel giro di pochi anni...scenari oltretutto, di rilevante interesse economico (peccato x Asperon!).

    ps: ma allora nn sono andato lontanissimo?! Guerra su 3 fronti: siriani, crociati e cumani? [SM=g27964]
    Continua così!!

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    Fra.92
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    Scudiero
    00 23/11/2009 20:54
    noooooooooooooooo!!! dio santo è morto diodato!!! non và bene!!


    storia come sempre molto bella!! mi spiace per asperon, ma almeno i tuoi hanno venduto cara la pelle!





    anche se eravate quasi il doppio eh... XD

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    Ramon Berenguer IV
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    Città: NAPOLI
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    Fante
    00 25/11/2009 20:37
    Salve gente! [SM=x1140429] Sto preparando il prossimo capitolo, non so quando riuscirò a terminarlo, ma dovrebbe essere un pò prima delle ormai consuete tre settimane [SM=g27965]
    @House: [SM=x1140430] ; credo che dopo il capitolo che presto posterò, ce ne sarà uno ancora più spettacolare [SM=x1140410] (spero, a te il giudizio [SM=g27964] ).

    @fante liziero: eh, eh, ci eri andato vicino, sì [SM=g27961] ... comunque adesso ho in programma di combattere nei ben più miti scenari italiani, che da troppo tempo non vedono il passaggio di un'armata veneziana [SM=x1140481] .

    @Fra.92: eh già, la perdita di Diodato non l'avevo messa in conto; contavo di farlo tornare in Italia in modo da avere un generale bello tosto da usare, ma purtroppo... [SM=x1140527]

    Grazie ancora a tutti, a presto! [SM=x1140429]
    [Modificato da Ramon Berenguer IV 25/11/2009 20:39]
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    The Housekeeper
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    Registrato il: 10/02/2007
    Principe

    00 26/11/2009 09:30
    Non vediamo l'ora!








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    fante liziero
    Post: 57
    Registrato il: 23/09/2009
    Ausiliario
    00 27/11/2009 00:46
    Grande Ramon, aspetteremo trepidanti!!!
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    total wer
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    Città: CASALMAGGIORE
    Età: 52
    Principe

    00 27/11/2009 15:52
    molto bello !!!e che precisione !!!
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    Ramon Berenguer IV
    Post: 128
    Registrato il: 04/08/2009
    Città: NAPOLI
    Età: 32
    Fante
    00 09/12/2009 10:04
    Ecco a voi un capitolo ricco di eventi... [SM=g27963]

    IL CONSOLIDAMENTO E IL RICONOSCIMENTO

    Morto il perverso Diodato, il Consigliere Almerico sentì di dover presentare al popolo un nuovo pupillo: scelse il promettente Anechino da Pistoia, buon combattente e discreto credente.
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    Fatto ciò, gli uomini politici di Venezia si misero di buzzo buono per cercare di elaborare una politica che portasse la Serenissima agli alti livelli dello scacchiere europeo. Ma il 1178 è un anno di sconvolgimenti religiosi: la dura faida già in corso fra lo Stato Pontificio e il Regno di Gerusalemme, infatti, trovò il suo culmine nella nomina di un Antipapa da parte dei crociati.
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    Questa sconvolgente notizia condusse il già anziano e cagionevole Papa Fabio di Venezia alla morte. Il nuovo Papa è un siciliano, che ha in alta stima i veneziani, i quali si stanno dedicando proprio in quel momento all’ampliamento delle strutture religiose.
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    Contemporaneamente, il Doge Vitale riuscì a prendere accordi per un potenziamento del grande banco di Venezia, iniziativa questa che porterà molti benefici all’economia della Serenissima.
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    E l’entrata in politica dei nuovi interessi del banco veneziano, portò a sviluppi interessanti del sistema commerciale: fu infatti richiesto che fossero stipulati trattati con i Turchi, e in cambio il banco avrebbe concesso un prestito al Doge di 10.000 fiorini con tassi di interesse veramente comodi.
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    La proposta era allettante, perché il boom di costruzioni avviato da Vitale, richiedeva finanziamenti, dunque gli accordi con i Turchi furono presi.
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    Il prestigio della famiglia Michiel cominciò a risalire lentamente, ma proprio allora, nel 1179, il Doge morì.
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    Doge Vitale II Michiel non era stato di certo una manna per Venezia, ma si doveva a lui il fatto che la fama della Serenissima avesse cominciato a crescere in Europa; le campagne in Terrasanta e sul Mar Nero non avevano portato a nulla, se non a uno spreco di soldati e risorse economiche, ma non si poteva negare che ora la Repubblica di Venezia godesse di un minimo di rispetto. Tuttavia, queste cose interessavano poco al popolo, in quegli anni, quindi furono fin troppo felici i festeggiamenti per l’arrivo del nuovo Doge, il popolarissimo Almerico, che scelse come Consigliere il figlio adottivo Anechino da Pistoia.
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    Il nuovo capo fazione, proseguì innanzitutto la politica religiosa del suo predecessore, consentendo l’insediamento di un monastero di cistercensi a Zara. In quello stesso periodo fu ordinato cardinale il veneziano Balsamo Zorzi.
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    Importante fu anche la politica matrimoniale del Doge Almerico: dapprima concesse la mano della figlia Florenzia al giovane Claudio di Dalmazia.
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    E ancora più importante fu il matrimonio fra Anechino, il giovane erede veneziano, con la principessa siciliana Iolanda d’Altavilla, che apriva tutto uno scenario di possibilità territoriali per la Serenissima nel caso di morte senza eredi del Re di Sicilia.
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    Sul piano diplomatico, Almerico cercò di aumentare il prestigio veneziano, tenendo una politica di pace e commercio, prima con i Cumani (con i quali fu sancita la tregua), e poi con i Danesi.
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    Infine, per quanto riguardava l’espansione territoriale, una buona opportunità era costituita dalla vicina e ricca Firenze, in mano a un signorotto locale, che aveva già resistito a un assedio da parte delle armate papali. Si cominciò dunque ad approntare un esercito per la conquista.
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    Per quanto riguardava il comandante, fu scelto Claudio, il marito di Florenzia, che da legato di Romagna si era dimostrato un vassallo fedele alla Serenissima e devoto agli ideali cattolici.
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    E così già nel 1184 gli stendardi con il leone alato presero a sventolare per la Tuscia, radunandosi per assediare Firenze.
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    Lo scontro è cruento fin dall’inizio; i nemici oppongono una accanitissima resistenza sia presso le mura sia presso il portone.
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    Solo quando la folla veneziana riesce a sfondare la resistenza nemica al posto di guardia, la situazione migliore, e vengono prese anche le mura.
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    Ma non c’è coordinazione fra i reparti della Serenissima, e i primi temerari che si gettano nella piazza presidiata da numerosi ribelli, vengono facilmente ricacciati indietro.
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    A questo punto il generale Claudio cerca di raggruppare i suoi uomini in modo da muovere un’offensiva decisa; già fin troppi sono stati i caduti.
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    Ma nulla cambia. Lo scontro sul limitare della piazza si fa veramente infernale.
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    Solo l’aggiramento operato dalla cavalleria e le reiterate cariche di questa, portano infine alla morte del capitano nemico e allo sgretolamento della resistenza ribelle.
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    Infine vi è la vittoria, ma il rapporto delle perdite la fa somigliare più a una sconfitta, considerando anche che i ribelli fiorentini erano già stati decimati dall’attacco di alcune armate papali.
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    A ogni modo, la presa di Firenze ridiede animo ai veneziani, che notando l’opportunità di gettarsi alla conquista anche di Pisa, non esitarono ad avviare i preparativi per un nuovo assedio. In quel mentre, furono presi accordi commerciali con il Principato di Kiev, e il noto Bertuccio Mastropiero riconobbe un suo figlio illegittimo, tale Leonardo, che per la sua nascita fu soprannominato il Bastardo. Egli rivestirà grande importanza nel futuro della Serenissima.
    Nel 1187, durante i preparativi per l’assedio di Pisa, il capitano veneziano Bartolomeo Premarin, che guidava un contingente destinato ad unirsi all’armata in allestimento, decise di ribellarsi all’autorità del Doge. Con i suoi infidi uomini, Premarin saccheggiò alcuni villaggi nel sud della Romagna, e si stabilì in una torre di guardia sita a sorveglianza dei valichi appenninici che conducevano a Firenze.
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    Immediatamente, il generale Aloisio Contarini ricevette l’ordine di punire i ribelli, e la questione si risolse in fretta: la gigantesca armata di Aloisio si avvicinò come un unico corpo alle poche truppe di Premarin…
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    …le mise in fuga senza difficoltà…
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    …e le inseguì, uccidendo tutti dal primo all’ultimo; il capitano ribelle cadde mentre si affannava a scappare nella neve. Inoltre, la piccola vittoria galvanizzò i vertici militari della Serenissima, giacché le perdite erano state davvero minime.
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    Finalmente, l’armata veneziana poté valicare gli Appennini ed entrare in territorio pisano. Nel 1191, la mite città era sotto assedio, ma proprio in quell’anno, si ebbe un inverno straordinariamente rigido per quei luoghi, e il generale Aloisio si ammalò di polmonite. Per poter continuare l’assedio fu inviato a Pisa il già vincitore di Firenze, Claudio. Egli decise di attendere senza lanciarsi in un attacco diretto, che gli assediati si arrendessero per fame. Poco dopo, si spense a Venezia il benvoluto Doge Almerico. L’ottima politica del defunto capo fazione, lasciava nelle mani del nuovo Doge Anechino, una Repubblica veneziana ottimamente avviata verso grandi traguardi. Essendo fra l’altro Anechino privo di figli, egli vide il suo successore in Leonardo il Bastardo, figlio di Bertuccio Mastropiero, il più fidato collaboratore del vecchio Almerico. Questo giovane, era cresciuto con il fardello di essere un bastardo, ed aveva sviluppato una certa depressione, dalla quale gli veniva il nuovo soprannome di “l’Affiltto”, e un’indole da intrigante. Ma Bertuccio fu contento per lui, e il Doge confidava nel figlio del suo amico.
    Con la primavera del 1193, dopo un inverno di fame, le stremate truppe pisane, tentarono una disperata sortita contro i veneziani. Lo scontro non si prospettava troppo difficile. Claudio di Dalmazia si affrettò a schierare i suoi uomini su un dosso propizio alla difesa, appena fuori dalla cinta muraria.
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    A quel punto le truppe pisane avevano davanti un solido muro di fanti…
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    …ma non esitarono a caricare a testa bassa come cani arrabbiati.
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    La battaglia si risolse tutta lì. La cavalleria veneziana si slanciò alle spalle della fanteria nemica impegnata in mischia, abbattendo gli arcieri…
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    …e trovandosi poi a fronteggiare un branco di fuggiaschi.
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    La vittoria costò qualcosina in più del previsto, ma risultò comunque netta.
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    Con la conquista di Pisa, le rotte commerciali veneziane avevano finalmente uno sbocco anche sul mar Tirreno. Inoltre, Aloisio Contarini trovò tregua dai suoi acciacchi grazie al clima nuovamente mite della regione (Leopardi docet), e divenne governatore locale.
    Gli anni successivi videro la fine della guerra con il Regno di Gerusalemme, che, stanco di subire disfatte navali, chiese umilmente la tregua alla Serenissima.
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    Questo evento, sommato alle recenti conquiste e all’ottimo lavoro del Doge Anechino e del suo predecessore Almerico, portarono il rispetto verso la fazione veneziana a livelli molto alti, in Europa.
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    A tali successi in politica estera, ne corrisposero altrettanti nella politica interna della Serenissima: l’ammiraglio Baldassarre, già eroico vincitore dei gerosolimitani, si diede al commercio, accettando di indire per conto del Doge un grande mercato portuale a Pisa;
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    A Bologna, così come in altre città, fu ampliata la cinta muraria a causa dell’incremento della popolazione;
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    Un devoto sacerdote di origini veneziane, Domenico Morosini, ottenne la nomina cardinalizia;
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    Infine, le innovazioni tecnologiche, permisero la costruzione delle prime armi d’assedio della Repubblica di Venezia, le balliste, con le quali si sperava di poter migliorare la negativa tendenza alle perdite negli assedi.
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    A questo punto, forte dei nuovi strumenti d’assedio, il generale Palmerio de Baza fu incaricato di attaccare Genova, portando con sé i veterani di Pisa. Il generale non si fece pregare, e nel 1199, attaccò la ricca città indipendente, avvalendosi anche dei rinforzi degli alleati milanesi stanziati lì vicino.
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    Su Palmerio ricadeva una grossa responsabilità; tutti i suoi predecessori veneziani, non erano mai riusciti a limitare le perdite negli assedi, ma non disponevano di balliste. Invece lui doveva rivoluzionare quel tipo di scontri, e doveva ottenere una vittoria comunque non facile. Il primo passo fu quello di schierare tutto l’esercito dietro le balliste.
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    Fatto ciò, mentre i milanesi arrivavano lentamente aggirando le mura, Palmerio avviò il bombardamento.
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    Il portone fu abbattuto presto, e i ribelli si ritirarono dalle mura, che furono facilmente prese dai primi alleati in arrivo.
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    Allora anche i veneziani s’incamminarono verso la città. I primi ad arrivare furono alcuni reparti di fanteria, che si incaricarono di bloccare la via principale, salvaguardando la testa di ponte degli invasori. Presto arrivò il contrattacco nemico.
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    Ma avvenne un imprevisto. Mentre la resistenza degli uomini attestati in strada si faceva sempre più esasperata, alle porte vi era una gran confusione, in quanto sia i milanesi che i veneziani si stavano gettando alla rinfusa nell’insediamento.
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    In questo modo, l’arrivo di soccorsi ai veneziani che mantenevano la strada principale, fu tardo. Inoltre, arrivarono tanti reparti spezzettati nella calca, il che rendeva pressoché impossibile coordinare un attacco corretto. La mischia era furibonda.
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    Nel tentativo di migliorare la situazione, Palmerio inviò alcuni reparti a destra, sperando di aggirare il fronte robusto del nemico. Ma nessuno si accorse che anche i ribelli avevano inviato degli uomini ad aggirare gli invasori sulla sinistra.
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    Nei convulsi combattimenti successivi, persero rapidamente la vita sia il capitano milanese Tamerigo, sia il generale veneziano Palmerio.
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    Parve però che vi fosse un barlume di speranza; infatti, i più forti dei reparti veneziani erano riusciti a incalzare i nemici fino alla piazza, pur lasciandosi dietro una scia ininterrotta di caduti.
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    Inoltre, alcuni sergenti a cavallo veneziani erano riusciti a oltrepassare il terribile sbarramento dei ribelli, portandosi nella via alle spalle della piazza centrale di Genova.
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    Ma la disorganizzazione, il morale basso, e la costante presenza di nemici che spuntavano da ogni angolo, costrinsero i veneziani a retrocedere a mano a mano.
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    Alla fine, senza sapere nemmeno quanti milanesi restavano ancora realmente, i superstiti veneziani decisero di battere in ordinata ritirata.
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    Nonostante la rotta veneziana, i milanesi restarono a combattere fino al termine della giornata, senza mai mettere veramente in pericolo i ribelli genovesi, e ottenendo un nulla di fatto. Quando si contarono le perdite, risultò un miracolo che duecento veneziani su mille si fossero salvati.
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    La sconfitta pesò relativamente sulla Serenissima, visto che comunque la situazione generale era piuttosto rosea. Il periodo seguente al fallito assedio di Genova, fu più che altro un periodo di forti movimenti religiosi: il mondo islamico si mobilitò in una Jihad che aveva per obbiettivo la città portoghese di Ischbilya.
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    Il fatto che i musulmani si riunissero in un’unica santa missione, cozzò duramente con le divisioni interne al cristianesimo; Francia, Inghilterra, Aragona e Gerusalemme erano fazioni scomunicate, e addirittura le ultime due avevano dei propri Antipapi. In questo clima di tensioni religiose si aprì il nuovo secolo. In seno alla Serenissima, inoltre, furono eventi importanti la morte di Bertuccio Mastropiero e la caduta di Genova in mano milanese nel 1201, dato che sanciva la definitiva divisione in due del nord Italia. Nel 1202, Ischbilya cadde in mano musulmana.
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    Il Doge Anechino, ben deciso a mantenere la pace con i milanesi, puntò lo sguardo verso la Corsica, utile baluardo militare e commerciale. Un’armata fu allestita e affidata al comando di due bravi generali, Jacopo de Nigro e Sebastiano Mastropiero, il giovanissimo figlio legittimo di Bertuccio. I due sbarcarono rapidamente nei pressi di Ajaccio, e scoprirono una situazione confusa, sull’isola.
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    Intanto messi papali portarono la notizia in tutta Europa che il Papa esigeva la conquista di Gerusalemme, in mano al Regno crociato. Il Doge Anechino, non volendo comunque impegnare truppe in Outremer, negò la partecipazione veneziana alla crociata, affermando che non era una buona mossa attaccare dei cristiani, seppure scomunicati, invece che i veri nemici della croce. Fra il 1204 e il 1205, il Doge fece eseguire un’accurata ricerca ai suoi agenti, in modo da stabilire un quadro di confronto fra le maggiori potenze europee del periodo e la Repubblica di Venezia. La ricerca portò a risultati non proprio incoraggianti:
    - Complessivamente, il Regno di Sicilia era la fazione più potente, e per fortuna i veneziani e i siciliani erano legati da un lungo sodalizio. Le altre grandi fazioni erano nell’ordine Mori, Bizantini, Turchi e Russi di Kiev.
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    - Sul piano militare, i più potenti erano i Mori, sempre seguiti da vicino da siciliani e le stesse altre fazioni. I veneziani erano militarmente molto lontani dalle altre fazioni.
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    - Dal punto di vista della produzione, i Siciliani scendevano a livelli infimi negli anni recenti, con un calo a picco motivato da chissà cosa; i veneziani erano su un buon livello, anche se surclassati dalle altre potenze, soprattutto dai Mori, che ovviamente potevano disporre di una produzione proporzionale alla grandezza del loro immenso regno.
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    - Le fazioni con maggiore estensione territoriale erano i Siciliani, i Mori e i Russi di Kiev, mentre Turchi e Bizantini erano in lotta fra loro.
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    - Nel settore finanziario, i veneziani spiccavano come la maggiore potenza, almeno fino agli anni recenti, dove erano di poco sorpassati dai Siciliani. Le altre fazioni erano un groviglio confuso.
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    - Infine, per quanto riguardava la crescita demografica, le fazioni maggiori erano quelle con imperi più vasti, quali i Siciliani, i Mori e i Bizantini.
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    Mentre il Doge traeva qualche conclusione dalle sue ricerche, avvenne un fatto che lo portò a rivalutare la sua ferma decisione di mantenere la pace con i milanesi; questi, infatti, sciolsero l’alleanza con la Serenissima.
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    Inoltre, il Duca di Milano inviò un’armata capitanata da un certo Brunaccio alle porte di Bologna. Grazie alle informazioni ricavate dall’agente di spionaggio Blasio Cesaresco, i veneziani seppero che quell’armata era composta da ottimi reparti.
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    Immediatamente, Jacopo de Nigro e Sebastiano Mastropiero si reimbarcarono, abbandonando l’assedio di Ajaccio, e sbarcando nel porto di Pisa. Ma il Doge ordinò loro di attendere lì nuovi ordini, perché aveva in mente bellicosi piani; visto che i milanesi sembravano pronti a dichiarare guerra, perché non anticiparli? In gran fretta fu preparata un’armata a Verona, affidata a Gerardo da Pistoia.
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    Nel frattempo, Jacopo e Sebastiano restavano al porto di Pisa, pronti a salpare verso la vicina Genova.
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    E l’entroterra del territorio milanese restava sotto la vigilanza di Blasio Cesaresco.
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    Le notizie provenienti da lontano riguardo all’arrivo di una feroce popolazione guerriera, i Mongoli…
    [IMG]http://i48.tinypic.com/eg5y8i.jpg[/IMG]

    …e riguardo alla presa di Gerusalemme da parte delle truppe fedeli al Papa di Roma…
    [IMG]http://i45.tinypic.com/sl0lqb.jpg[/IMG]

    …passarono inosservate. Era il 1208, e la Serenissima Repubblica di Venezia era tutta tesa e pronta verso il più grande e decisivo sforzo militare che avesse mai intrapreso.
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    "La parola di Dio è Pace". (Corano 36:58)
    "Beati gli operatori di pace, perchè saranno chiamati figli di Dio".
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