00 03/06/2010 11:14
Si, il clero e quindi il popolo erano estremamente ostili a queste nozze, ma non fu solo per quello che la mutilarono prima di cacciarla, Martina era una ambiziosa intrigante, sarebbe comunque stata pericolosa...

Esatto, quando mi riferisco alla cultura non mi riferisco alla sola cultura "ufficiale di stato" ed alle interazioni tra stati, ma a tutto il suo complesso, perché non vi è una sostanziale differenza tra il bagaglio culturale di un funzionario siriano o di un suo omologo cappadoce o persiano, tutti attingono ad un bagaglio culturale che può differenziarsi nella forma, ma nella sostanza è lo stesso e la mobilità verticale romèa fa si che questa cultura non sia periferica e distinta da quella ufficiale di corte, ma un tutt'uno.
Estremizzando un po' la cosa si può dire che dal regno di Eraclio in poi non si accantona semplicemente la tradizione romana in favore di quella dell'impero persiano, ma più semplicemente si toglie quell'aura di esclusività all'antica tradizione romana e si eleva a pari dignità quel complesso di tradizioni radicatissime figlie della fusione tra cultura ellenistica e culture semitiche più antiche.



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”