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L’attacco bizantino al sultanato moresco ha certamente facilitato ai Portoghesi la vittoria della guerra delle Baleari, ma non è stata una mossa ben vista; anzi, già nel 1320 spedizioni militari provenienti dalla penisola iberica hanno cercato di occupare dei capisaldi in terra d’Africa, per accrescere il già notevole potere della corona portoghese.



La conquista di Fes, eseguita nel tardo 1320 dalla IV Asiatica ora guidata da Alessio di Amastri, ha però tolto al Portogallo la possibilità di conquistare una base strategicamente importante.







L’attacco a Marrakesh della XIX Lybica (1325) rappresenta la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso e il sovrano portoghese decide di passare dalle velate alle aperte minacce: nuove truppe vengono inviate in Mauretania e una flotta lascia le Baleari e fa vela verso Tunus, andando infine a bloccare i traffici commerciali da e per il porto di Aphrodision (ex-Mahdia). Purtroppo per il Reino, anche la Basileia stava cercando un motivo decentemente valido per entrare in guerra e traghettare la propria potenza dall’Africa all’Hispania.









Il basileus, ormai stabilmente a Roma, affida al figlio Metodio il comando dell’XI Macedonica e dirama una serie di veloci e precisi ordini su come muoversi.



La XII Syriaca, per ora senza un vero e proprio comandante, riceve il compito di far vela per le Baleari e di sottrarre ai Portoghesi una pericolosa base in un mare che, ormai, la Basileia considera di sua esclusiva proprietà;





la V Greca, guidata da Teodoro Psello, fa rotta invece per Belisa., in modo da assicurare un altro caposaldo - dopo Dertosa - direttamente sulla penisola e indurre il Portogallo a non compiere attacchi avventati all’esterno;



infine la XV Aegyptica di Basilio Manasse sbarca nel sud della penisola iberica e marcia rapidamente verso la grande roccaforte di Gharnata, considerata un punto strategico imprescindibile per facilitare il crollo del nemico.



La legio IV Asiatica, invece, non viene mossa dalla Mauretania: i contingenti portoghesi sono numerosi nell’area e i soldati della XIX Lybica hanno fin troppi problemi a controllare la riottosa popolazione di Marrakesh per poter intervenire (senza considerare il rischio di assalire della fanteria pesante professionista europea con orde di spadaccini sudanesi). Tocca ad Alessio di Amastri risolvere il problema e il generale, riunita la propria cavalleria e richiesta a Borzecki quella della XIX Lybica, ottiene fra 1326 e 1327 due notevoli vittorie – una a Fes e l’altra presso El Jadida, nota ai Portoghesi come Mazagan – che, de facto, allontanano in maniera definitiva la minaccia portoghese in Africa.















Il piccolo Reino de Castilla y Leon ormai da decenni sopravvive unicamente in virtù di una solida alleanza con il potente vicino portoghese e di costanti aiuti contro i vari nemici: la partecipazione alla guerra di Belisa, ad esempio, ha fatto guadagnare un prolungamento considerevole del trattato. Su queste basi è naturale dunque che nel 1325, allo scoppio delle ostilità, rey José si unisca al Portogallo nella dichiarazione di guerra: dopottutto i suoi possedimenti – le rocche di Iruna e Toledo – rappresentano dei capisaldi importanti, che i soldati castigliani hanno difeso per lungo tempo con grande coraggio e valore.
In particolare Iruna è vista dai bizantini come un obbiettivo primario, la cui conquista chiuderebbe i Pirenei e darebbe un’eccellente base per marciare poi sulla ben più munita rocca portoghese di Burgos. L’unica legio disponibile per un attacco immediato è però la XVII Hiberica, creata da Alessio nel 1281 e mai utilizzata in operazioni militari. Il comandante, il dinamico Costantino di Cipro, insiste perché comunque sia affidato alla sua legio il compito di prendere Iruna. E il basileus, che sta già coordinando le mosse di altre armate in un piano molto vasto e complesso, decide di dare fiducia alla XVII Hiberica.
L’attacco scatta all’inizio del 1326. Costantino di Cipro lascia Caesaraugusta e si dirige a nord, verso la Navarra e Iruna. Rey José, avvisato dal suo efficiente servizio di spionaggio, si consulta col governatore della rocca Gonçalvo Gomes e decide di attendere il nemico in una piana a pochi chilometri dalla città, attestandosi presso una vasta fattoria. L’ala destra castigliana è protetta da un fitto bosco, la sinistra dà su un ampio spazio aperto ideale per mosse di cavalleria.



Costantino di Cipro non chiede di meglio che uno scontro campale per risolvere presto e bene la questione: la XVII Hiberica si schiera presso una seconda fattoria, a un chilometro circa dalle avanguardie nemiche. La battaglia si apre con l’attacco degli jinetes, i veloci cavalleggeri iberici armati di giavellotti.



Le loro precise scariche infliggono discrete perdite alla linea dei lancieri, ma senza scompaginarla al punto da permettere attacchi più decisi. E, soprattutto, senza rendere vulnerabile la posizione dei besteiros, i balestrieri attaccati alla legio, che rispondono egregiamente con piogge di letali bolzoni.



A questo punto Gonçalvo Gomes fa entrare in azione le vaste schiere di coriacei giavellottisti appiedati; la loro pressione induce Costantino di Cipro a inviare nella pugna i pronoiaroi con il compito di spazzare via il nemico e di ripulire il campo. La carica ha discreto successo, ma viene parzialmente frenata dall’intervento degli jinetes, che permettono ai giavellottisti di ritirarsi in buon ordine.



A questo punto Gonçalvo Gomes lancia alla carica l’unica unità di cavalleria pesante di cui dispone, quei Caballeros che fino a quel momento hanno osservato la mischia inattivi. I pronoiaroi, attaccati sul fianco, dimostrano la propria inesperienza e, quattro squadroni a uno, riescono a vincere lo scontro solo a prezzo di molte perdite.



Nonostante queste difficoltà, la bilancia comincia a pendere decisamente dalla parte di Bisanzio e Costantino di Cipro dà ordine all’intera legio di avanzare. I besteiros marciano in testa, vessando costantemente gli sparuti gruppi di schermagliatori nemici e aprendo la via agli skoutatoi;



frattanto i pronoiaroi sfilano al largo protetti dalla mole della fattoria e si portano al centro della piana, esattamente perpendicolari al fianco castigliano. Gli hippotoxotai muovono invece a sinistra, con il medesimo obbiettivo finale.
Il sovrano, fino ad allora passivamente rimasto nelle retrovie, propone a questo punto a Gonçalvo Gomes di eliminare il pericolo di una carica di cavalleria sul fianco esposto attaccando per primi. La proposta è audace e intelligente e il generale castigliano la coglie al volo: la cavalleria pesante ispanica si lancia all’attacco e i pronoiaroi si ritrovano messi in grave difficoltà.


Costantino di Cipro, che ha appena dato l’ordine di attacco agli skoutatoi, si vede costretto a intervenire personalmente nella mischia.



Il coraggioso gesto costa però la vita al generale bizantino e solamente la furiosa carica degli hippotoxotai – che finalmente hanno completato la loro manovra – salva la situazione, portando per soprammercato alla morte di rey José.





Frattanto la fanteria castigliana si è trovata sottoposta a una pressione decisamente eccessiva e ormai nulla più può evitare la sconfitta e la conquista di Iruna da parte della XVII Iberica, che comunque si è ritrovata in seria difficoltà in più punti dello scontro.