00 08/01/2011 15:19
Il Rude d'arena
Noto presso il volgo anche come "il tamarro da stadio". [SM=g27964]

Si vociferava infatti che Barbarossa avesse in realtà appreso la sua bizzarra strategia da una conoscenza giovanile poco raccomandabile, un certo Algisio, bullo del volgo di Lambrate, che con quella tattica riusciva a vincere ogni rissa contro le bande locali nonostante lo scarso numero dei suoi.

Ma il tempo era tiranno per le speculazioni. Le forze del Re di Boemia incalzavano le truppe imperiali a Brno. La Boemia era considerata a pieno titolo territorio imperiale e la Dieta era sul punto di chiedere che l'esercito fosse inviato soprattutto lì prima che il Barbarossa se ne fosse uscito con quel colpo di teatro. L'idea che a Praga potesse sventolare l'aquila polacca non faceva dormire gran parte dei nobili tedeschi.

Olomoc-Moravia A.D. 1155



Le forze boeme scesero il colle con sicura arroganza di rispedire a calci i tedeschi in Austria

Il generale imperiale, il giovane Enrico di Babenber, arretrò la posizione e mise una fila di lancieri con dietro arcieri e la cavalleria, come a Gand. Per evitare, come nelle fiandre, che la guardia a cavallo del generale boemo rompesse le esigue fila di fanteria imperiale, sfidò lui e i suoi a singolar tenzone i cavalieri boemi. trovando una gloriose morte in battaglia.
Ma la gioia per il generale boemo non era destinata a durare. Nel frattempo la sua fanteria era sotto tiro di frecce e incendiarie e, già impaurita, si ritrovò piombare alle spalle una potente carica di cavalieri tedeschi mercenari. L'impatto fu tale che cominciarono a darsi disorganicamente alla fuga.



Rimasto solo con un pugno di cavalieri a combattere, il generale boemo consegnò la spada e la fortezza, per salvare i suoi rimasti da morte certa.



Ad Olomoc la tattica di Barbarossa, o di Algisio, aveva dimostrato che poteva funzionare. La strategia della guerra lampo per espandere i domini imperiali a scapito dei principali vicini, cominciava a sembrare attuale agli occhi dei nobili tedeschi.



Il divario tra le forze imperiali e quelle del Duca di Pomerania era ancora più grosso che a Gand e ad Olomoc. Sarebbe bastata la tattica del rude d'arena a portare a casa la vittoria e a varcare finalmente l'Oder?

Stettino, Pomerania A.D. 1155



Le forze imperiali si sistemarono secondo l'ormai consueta tattica. Il Duca di Pomerania guidò i suoi in testa, deciso a sfondare da subito la linea di fanteria nemica. Tuttavia i cavalieri di Enrico il Leone riuscì a intercettarlo e alla fine dovette retrocedere.

Mentre il Leone inseguiva il Duca, le fanterie impattarono e le forze pomerane cascarono nella trappola, con il generale Corrado di Wittelbasch libero di agire e caricare la fanteria pomerana alle spalle mentre subiva il fuoco imperiale.



E all'aquila del ducato fu spezzata prima l'ala destra...



...e poi quella sinistra.



Circondato dalla fanteria e dal Leone, anche il Duca trovò la morte e pochi attimi dopo l'intero esercito pomerano capitolò implorando la resa.




Nel giro di un paio di mesi, grazie all'audace piano del Barbarossa, l'impero si era ripreso la Moravia, la Pomerania e le Fiandre. Nel frattempo messi arrivarono da Francia, Danimarca e Polonia. L'Impero fece accordi commerciali e alleanza con tutti.

Ne arrivò anche uno da Milano...



Nonostante i buoni propositi imperiali, gli infidi milanesi non vollero accettare l'alleanza al punto da rifiutare anche ogni accordo commerciale, segno che le loro intenzioni non sarebbero mai potute essere davvero pacifiche. Ovviamente le trattative sarebbero riprese, ma il Barbarossa non si sarebbe certo dimenticato questo ennesimo affronto.




[Modificato da Lan. 08/01/2011 15:28]