00 19/01/2011 18:53
@Coxer: farò il possibile, ma come profetizzato da un certo nobile slesiano, coi polacchi non si può vincere neanche con un rapporto 1000:1. Cercherò di andare avanti fino all'inevitabile giorno in cui l'aquila bianca sventolerà a Berl...pardon, Ratisbona. [SM=g27964]

Il rilancio economico.

Tra le suggestive rive del Lago di Garda, l'Imperatore ha convolato a liete nozze con la principessa Caterina di Danimarca.



Restava solo un'ultima questione in sospeso: andare a prendersi la corona dal Papa Adriano IV. Il corteo imperiale si mette quindi in marcia, e con un blitz si toglie anche la soddisfazione di occupare Bologna, troncando sul nascere ogni possibilità da parte delle città emiliane e romagnole di fare comunella con le ribelli lombarde.

Ed infine, in Anno Domini 1158, per grazia e volere di Dio, Federico I di Hoenstaufen è incoronato Imperatore dei Romani.



Tornato a Bologna, il novello signore di Roma diede inizio al piano economico. Le casse imperiali avevano patito molto quelle rapide e roboanti conquiste. Per prima cosa vennero erette centri di controllo e avvistamento per tutto l'impero, così da sorvegliare confini e non lasciare un solo palmo di territorio imperiale fuori controllo.
Dopodiché si iniziarono a costruire in tutto il territorio le fondamenta per un'economia solida: tecnologie agricole, mercati, porti e scali commerciali. Non appena cominciò ad entrare una discreta quantità di fiorini, si diede il via alla specializzazione regionale.
Tutte i territori costieri si sarebbero dedicati al potenziamento commerciale dei porti, dove c'erano giacimenti minerari si costruirono il prima possibile miniere e nei restanti territori, in particolare in Austria, e sul renano, s'incentivò l'attività agricola. Vennero costruiti macelli, attività di pesca e saline così da diversificare ed arrichire le possibilità commerciali dell'impero.
Ma ciò non era sufficiente a rendere la nazione una potenza commerciale di prim'ordine. Se c'era una cosa che si era appresa da quei traditori del Nord Italia era come con un pugno di mercanti agguerriti posti sui giusti mercati, anche la più depressa delle regioni poteva vivere nel lusso.
Lungi dal voler tentare di competere apertamente coi mercanti italiani, si scelse di puntare tutto sulle zone del Nord. Ambra e pellame erano merci molto richieste nei territori del Sud Europa e la concorrenza non era spaventosa. In pochi anni l'impero era riuscito a detenerne il monopolio in Scandinavia e sul Mar Baltico.




Tutti i guadagni avuti si reinvestivano in nuove strutture economiche.Solo quando il tesoro superò stabilmente i 50.000 bisanti, si diede inizio alla riforma militare, che avrebbe dovuto modernizzare un esercito che, a parte i cavalieri di nobile origine, era poco più di un accozaglia di miliziani delle città e contadini male armati e peggio addestrati.
Si optò anche in questo caso per una divisione tra le varie regioni dell'impero.

-Staufen: fanteria. Gli svevi erano rinomati per essere tra i più duri e selvaggi tra i germani. La scelta era anche dettata dalla vicinanza con la Francia e la relativa vicinanza alle terre del Nord Italia, entrambe nazioni che potevano disporre di una buona fanteria da mischia.

-Thun: armi d'assedio e arcieri. In quanto fortezza più vicina ai territori nemici e per la possibilità di schierare gli arcieri turingi, oltre al fatto che gli uomini delle regioni montanari sono sempre stati più propensi per il combattimento a distanza, stessa ragione per cui anche il Tirolo e Innsbruck si specializzarono nell'arruolamento di arcieri.

Wurzburg: cavalleria. Il cuore della Germania e il punto di richiamo dei suoi nobili. La scelta inoltre era motivata dal fatto che la Franconia era l'unica regione già in grado di schierare una buona fanteria.

Magdeburgo: cavalleria. La vicinanza con Polonia e la possibilità di attirare i famosi cavalieri polacchi era la motivazione principale. Per di più, i reparti di cavalleria potevano in ogni caso raggiungere degli ipotetici fronti italiani o renani in tempi ragionevoli.

Stettino: fanteria. Con Magdeburgo a due passi e i danesi a tre, una buona fanteria era indispensabile in caso di ipotetici conflitti coi cugini del Nord.

Brno: stesse motivazioni di Magdeburgo, considerato che tra i vicini in questo caso ci sono anche gli ungheresi, particolari estimatori della cavalleria.

Verona: fanteria. La fortezza italiana era la testa di ponte dell'impero, e la sua importanza strategica era semplicemente fondamentale da difendere ad ogni costo. La prospettiva di schierare i lancieri difensivi italiani armati di scudo pavese, la vicinanza di Innsbruck che garantiva l'apporto di buoni arcieri fece sì che si optò verso l'arruolamento di fanti.

Nel frattempo, i territori a vocazione maggiormente civile e commerciali proseguirono la loro espansione economica costruendo quartieri commerciali in grado di attirare mercanti italici, nordici ed ebraici

Nel giro di una decina d'anni, l'Impero aveva toccato i 70.000 bisanti e poteva contare sull'arruolamento in tempi rapidi di un esercito moderno ed efficiente, completo in ogni suo reparto. Ai suoi confini le cose andavano piuttosto tranquille: i polacchi si votarono alla lotta contro i pagani del Baltico, e dopo aver sottomesso i lituani, erano in uno stato di perenne conflitto coi livoni, con i novgorodiani alla finestra. Nel frattempo, il regno svedese era stato spartito tra Norvegia, che aveva preso tutti i suoi domini nella penisola scandinava, e Danimarca, che si era presa l'isola di Gotland e la regione finnica. In Francia gli aragonesi, come da previsione, si erano presi tutta la zona meridionale, arrivando fino all'Auvergne, mentre, a sorpresa, i castigliani erano sbarcati in Bretagna battendo sul tempo gli inglesi, che a loro volta si erano lasciati soffiare l'isola d'Irlanda dal rivale Regno di Scozia. I normanni erano arrivati fino ad Ancona e i veneziani si erano impegnati in una guerra contro il Regno d'Ungheria, il cui esito sembrava pendere a favore dei magiari. Nel frattempo Pisa, ormai sazia dei successi sulle isole tirreniche, si espanse nell'entroterra inglobando tutta la Toscana e l'Umbria.
Tuttavia gli occhi imperiali erano perlopiù rivolti verso l'Alta Italia e i comuni lombardi, che intanto erano giunti fino a Genova, città da secoli fedele all'Impero. La loro politica aggressiva diede mostra di sé anche in occasione di una crociata lanciata contro gli Almohadi a Cordova, prendendo l'antica città ed andando a ficcare il naso negli affari iberici. L'Impero, che aveva da poco stipulato trattati commerciali con i mori, vi partecipò controvoglia e di facciata, allestendo un'armata con a capo il Principe Corrado che di fatto non era altro che la guarnigione di Lione, che mai si mosse oltre le mura della città.

L'Imperatore aveva pazientemente aspettato per quasi quindici anni in Romagna, consolidando l'economia della nazione e radunando le sue forze da ogni angolo dell'Impero. La guerra era ormai prossima, e per i traditori lombardi era ormai imminente il tempo della purga per il loro vile tradimento.
[Modificato da Lan. 19/01/2011 19:42]