00 20/01/2011 16:50
DEMETRIO di COSTANTINOPOLI a NICODEMO di ADRIANOUPOLIS
Dicembre 6679 (1170 d.C.)

Chaire amico mio!
Non so perchè ti ostini a indirizzare le lettere a me come se fossi un "filosofo"! I veri e più grandi filosofi furono quelli come Platone e Aristotele, San Paolo e gli Apostoli! Io sicuramente sono dotato della virtù della sapienza e dell'umiltà, ma proprio a causa di questa mia modestia, mi definisco "Sapiente" o "Saggio", non certo "filosofo".
Penso che tu sarai assai felice delle notizie che ti riporto in questa lettera. Nella nostra ultima occasione di incontro qui in Città, mi riferisti della caduta di Arges. Ti dimostrasti felice perchè i pagni si erano massacrati a vicenda (di sicuro, coma già hai avuto modo di dirmi, gli Ungari non possono essere definiti Cristiani), ma ti dicesti preoccupato perchè gli Ungari in tal modo venivano a contatto diretto con il nostro Impero.
Ebbene, l'Imperatore, nella Sua Saggezza, ha dichiarato guerra a questi barbari, assediando il forte di Targoviste in Valacchia. All'interno delle mura c'è solo il generale (o il capotribù, come sarebbe meglio definito da quelle sottospecie di uomini) Stracimir Nemanja (non riesco a pronunciarlo). Sarà una vittoria facile, l'esercito sta già preparando l'ariete e le scale.
Finalmente gli Ungari riceveranno una lezione d'umiltà! Si sono affidati alla fortuna sia nell'assedio di Soli (che come mi dicesti fu presa grazie al tradimento) che in quello di Arges, dove, rimasti senza soldi sperperati in lussi pagani, il Papa li ha salvati dalla bancarotta donando loro 1000 bisanti. Questa hybris, questa tracotanza sarà punita da Dio per mezzo delle nostre legioni.
Ti vedo già colmo di gioia nella tua stanzetta di Adrianopoli, mentre leggi questa mia lettera. Per renderti ancor più felice, ti faccio dono di uno scritto del grande Aristotele in cui elenca e descrive ogni specie di pianta e un bestiario di un viaggiatore intrepido, che ha navigato fino a isole incredibili! Spero che tu possa così arricchire la tua già vasta cultura, ora che la mia vita si avvicina ormai al tramonto.
Chaire,
Demetrio il Saggio.
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