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Parte III: "Metterò la vostra testa in bella mostra... su una picca, feccia straniera"
1254, Estate.

Asperon era ancora sotto assedio e le esigue forze di stanza, vale a dire tre reparti di cavalleggeri, non potevano competere con le forze del distaccamento del Khan.
Il Basileus non sapeva come comportarsi di fronte a quella inaspettata minaccia.

A prendere l'iniziativa fu il non più giovane Andronico Angelo-Ducas, governatore di Kostantia.
Entrò nella regione di Asperon e cercò un comandante mercenario rinomato nella zona e lo assoldò, insieme al suo reparto di cavalleria pesante, uno di cavalleggeri cumani, uno di fanteria pesante tedesca, uno di mercenari slavi, che abbondavano nella zona, e uno di arcieri bulgari.
Non si mise alla testa dell'armata, ma ordinò loro di muoversi e spezzare l'assedio ad Asperon promettendogli lauti compensi una volta concluso l'incarico.

Il piccolo esercito raccolto per i campi si avviò verso Asperon e attaccò l'armata Mongola, comandata dal Khan in persona.
Era una piccola armata, ma ben composta.
Due reparti di fanteria, due di tiratori a cavallo, uno di cavalleria pesante, due di tiratori leggeri con arco composito e ovviamente la temibile Guardia del Khan mongolo.

I mercenari erano esperti, ma non come gli uomini dell'Est, quindi cercarono di mettersi sulla difensiva e adottare una tattica basata su attacchi rapidi, ma letali, sempre alle spalle e mai in confronto diretto.
Sapevano che presto sarebbero arrivati i reparti di cavalleggeri dal castello.

I cavallggeri cumani aggirarono lo schieramento e bersagliarono i fanti leggeri da distanza di sicurezza, mentre i cavalleggeri bizantini erano in una corsa disperata verso le spalle dello schieramento mongolo.

Il Khan ordinò ai tiratori di avanzare, ma fu un errore.
Dagli alberi spuntarono i cavalieri in armatura pesante e ingaggiarono alle spalle i tiratori mongoli, che non poterono fare nulla se non fuggire dal campo in preda al panico.
I cavalleggeri attaccarono alle spalle la cavalleria pesante del Khan, inclusa la sua guardia personale.
La cavalleria pesante non resse l'impatto, ma il Khan si faceva valere.
I fanti e i tiratori a cavallo erano impegnati dal resto dei mercenari. Ci furono perdite da entrambe le parti. I cavalleggeri cumani dovettero essere impiegati in corpo a corpo contro la loro controparte mongola, sostituendo la cavalleria pesante che era partita in carica verso il Khan.
I fanti slavi e tedeschi iniziavao a pensare che la battaglia non valesse la loro vita, quando accadde il miracolo...

"Il Re nemico è morto! Era un avversaro degno ma non per questo è meno morto!"

Il resto dell'armata mongola non resse il colpo. I cavalleggeri inseguivano i tiratori a cavallo fuggiaschi, che alla fine stanchi, stremati e decimati si arresero.

L'assedio era spezzato.

Per il Basileus era giunto il momento di vendicarsi.

La sua idea era quella di assestare un doppio assalto simultaneo in due insediamenti posti in due territori nemici molto lontani fra loro, per spingere il nemico a dividere le forze in due.
In questo modo almeno uno dei due fronti avrebbe ceduto e per i barbari traditori sarebbe stata la fine.

La presa dell'insediamento di Halicz fu affidata al giovane Michele di Trebisonda

Posto a capo di una Legione a ranghi completi, composta da sei reparti di lancieri pesanti, cinque compagnie di cavalleria pesante delle pronoia (Pronoiaroi), quattro reparti di arcieri di trebisonda (Trapezuntai) e quattro reparti di fanteria pesante delle pronoia (Skoutatoi).
Molti di loro erano veterani, gli altri perfettamente addestrati, ma non avevano ancora incontrato l'incubo dell'Est.

Dopo una dura battaglia nei campi di Halicz, in cui il giovane Michele venne sottoposto al battesimo del fuoco, l'armata bizantina, ridotta ai tre quarti degli effettivi rincorse l'armata mongola in rotta fino alle porte della città, poi la cinse d'assedio.

In zona c'erano anche tre missionari che facevano opere di conversione della povera popolazione assoggettata agli indegni padroni.

Dopo sei mesi ed una breve battaglia, la guarnigione di Halicz, ormai ridotta all'osso si arrese alla potenza degli eserciti bizantini, e dovette salutare un nuovo governatore.

Il secondo colpo di maglio venne assestato al castello di Maghas.
Un altro giovane generale addestrato a Trebisonda

Venne messo a capo di un'altra legione, con reparti di cavalleria rinforzati. Al posto dei Pronoiaroi erano stati impiegati gli eccellenti cavalieri georgiani di Kutaissi.

Maghas di per sè non era ben difesa, ma fuori dalle mura era di stanza un enorme esercito completo in ogni suo reparto, e comandato da uno dei più temibili generali dell'Orda.

Alessio Andreopulo doveva agire d'astuzia, perchè sapeva di non poter competere in campo aperto contro una guarnigione mongola e contemporaneamente un intero esercito di esperti e pericolosi uomini dell'Est. Sarebbe stata una carneficina.
Se solo avessero avuto a disposizione le robuste mura e gli spalti merlati....
All'improvviso gli venne un'idea. Un'idea folle, ma per questo geniale.
Fece avanzare i suoi uomini verso il castello. Con un po' di fortuna avrebbero marciato verso la vittoria.

Una spia venne inviata per insediarsi all'interno delle mura, con il compito di trasmettere informazioni sugli edifici presenti nell'insediamento un tempo in mano ai fratelli Georgiani, sterminati dai Selgiuchidi cinquant'anni prima.
Un assassino specializzato in esecuzioni di criminali venne inviato per sabotare un edificio chiave per l'assedio: il forno di pece vegetale.

Alessio era pronto. Sistemò la sua armata di fronte al cancello sud, mentre il generale Huleke scendeva da nord con l'intero esercito a suo seguito.

La guarnigione intendeva resistere fino al suo arrivo, confidando nel fatto che gli assedianti avrebbero impiegato del tempo per costruire macchine d'assedio.

Ma la spia aveva fatto il suo dovere. Le guardie dei cancelli Nord e Sud erano state corrotte ed erano disposte ad aprirli per del denaro. Denaro che i loro padroni non possedevano.

Alessio ordinò una carica frontale di cavalleria, lui si dispose dietro i cavalieri georgiani, che con furia conquistarono il cancello, ma vennero accerchiati da lancieri e cavalieri nemici.
I reparti di lancieri pesanti e fanteria pesante bizantini accorsero a supporto, mentre i rinforzi dei nemici avanzavano molto lentamente verso il cancello Nord.
Fu un bagno di sangue, ma alla fine Alessio riuscì ad organizzare una testa di ponte dal cancello Sud, spingendo con scudi, lame, carne e sangue. Lottando centimetro per centimetro, fino alla morte.

Alla fine il generale della guarnigione si ritirò all'interno. I suoi uomini erano massacrati.
Alessio ordinò ai suoi di prendere posizione all'interno delle mura, come per difenderle, e di aspettare il grosso dell'esercito con la sicurezza degli spalti.

Mentre Alessio e i pochi cavalieri a lui rimastiprendevano il controllo del castello, Huleke disponeva i suoi fuori dalle mura.

Alessio ordinò ai trapezuntai di disporsi sugli spalti e di bersagliare con il fuoco i mongoli, che ironia della sorte erano diventati assedianti.

Intanto il resto dei fanti si disponevano dietro i cancelli, pronti a difendere con la vita ciò che avevano conquistato con fatica.


Alessio non vedeva armi d'assedio all'infuori di uno strano marchingegno dalla forma cubica e dalla dubbia utilità, quindi pensò di essere al sicuro per il momento.
Il giorno era suo. Huleke si ritirava per riorganizzarsi, ma Alessio era certo che di lì a pochi mesi sarebbe tornato all'attacco, quindi chiese immediatamente rinforzi da Kutaissi per reintegrare i reparti perduti di cavalleria.

Alla corte il morale era alle stelle.
Fra il 1254 e il 1255 avevano strappato ben due insediamenti ai traditori, che si trovavano ormai tagliati fuori dal fronte est anche grazie all'aiuto inaspettato dei Cumani che avevano riconquistato i loro antichi possedimenti vicino al Caspio.
Intanto il Synbasileus Giovanni Paleologo il Tirchio

Prendeva possesso di Antiocheia, che si era ribellata ai regni crociati grazie all'"aiuto" di alcune spie e di tre missionari nella regione.

Inoltre la disfatta del nemico era completa. Erano molto indeboliti, e molti si accorsero... Ormai per i Mongoli era giunta l'ora di tornare all'Est.





Che dite, continuo? [SM=x1140411]
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