Feudal full, difficile/difficile
Aggrappati ad una stretta striscia costiera priva, nell’immediato, di ragionevoli possibilità di espansione, Alfonso I ed il Principe Fernando meditavano di licenziare tutti i miliziani al loro servizio per stimolare la prosperità del loro piccolo regno risparmiando anche sulle paghe militari.
Tal prospettiva appariva agghiacciante a Soeiro Viegas Ribodauro, castellano di Oporto, che non intendeva trascorrere i migliori anni di sua vita a tener compagnia al re nella contemplazione dei tramonti sull’oceano. Tanto brigò che ottenne il comando di ogni uomo disponibile per tentare la conquista di Maiorca, unica impresa che non poteva innescare il risentimento dei potenti vicini.
L’armata con cui sbarcò sull’isola era imponente, ma risibile per qualità di truppe ed equipaggiamenti, e solo la forza soverchiante del numero gli consentì di aver ragione dei fieri avversari: le perdite furono mostruose, riducendo a poca cosa il congedo delle unità non più necessarie.
Seguirono alcuni anni monotoni durante i quali prevalsero i propositi iniziali del Re, anni caratterizzati solo da modesti ma incoraggianti risultati. Alfonso, che aveva da accasare tre figlie, impostò su tale esigenza la propria politica di alleanze, salvo per la doverosa eccezione del Patrimonio di San Pietro. Quanto a questo, si può anticipare che - a tempo debito - Urraca avrebbe portato in famiglia il giovane Ferdinando di Borgogna, e Sancha si sarebbe accaparrata Guillem Cardona. La sorella maggiore, ed una damigella di corte, avrebbero invece perso il loro onore con tentativi al di sopra delle loro capacità.
L’irrequieto Soeiro tornò in patria dopo aver lasciato Palma di Maiorca alle cure di Manoel da Silva, un parente acquisito per matrimonio, ma si guardò bene dal tornare ad Oporto; col pretesto ufficiale di doversi recuperare dagli strapazzi, ma in verità per non dover ammirare i tramonti con la noiosa compagnia di Alfonso, optò per un lungo soggiorno presso i ben più allegri monaci di Santa Cruz.
Ei covava il proposito di altre imprese anfibie, non ancora ben definite, ed il re lo aveva assecondato ordinando il reclutamento del nucleo centrale di un nuovo esercito di invasione. Caso volle che, pria di potersi lanciare in questa seconda spedizione, il buon Papa Adriano chiamasse alle armi la cristianità per la liberazione di Edessa.
Correva l’anno 1163 e, preso il comando delle truppe regolari e di molti volontari, Soeiro si lanciò subito contro Badajoz, mentre la flotta prendeva il controllo di Gibilterra; il castello moresco era poco difeso, e occuparlo richiese meno fatica di quella occorrente per costruir scale e arieti.
L’impresa sarebbe terminata lì, se a questo punto i destini di Soeiro non si fossero intrecciati con quelli di Gonzalo Mendes. Gonzalo aveva lungamente spiato Badajoz, fornendo precise notizie ma senza osare altro. Dopo la caduta del castello riuscì ad entrare a Siviglia, e comunicò tramite piccione viaggiatore che contava di poter assumere il controllo dei cancelli. La stagione successiva Soeiro entrava trionfalmente a Siviglia e Gonzalo si spostava a Cordova, che poche settimane dopo fu liberata dalla presenza islamica con le stesse modalità.
La conquista delle due città rischiò di essere vanificata dalla controffensiva moresca, visto che il nemico si affrettò a porre sotto assedio le scarne guarnigioni lasciate sul posto. Siviglia fu salvata ancora da Soeiro, che accorse con nuovi volontari reclutati in ogni dove, Cordova resistette da sola: il capitano al comando riuscì a far disperdere i nemici che spingevano l’ariete e la torre, sacrificando a questo scopo la propria cavalleria: poi fu strage di miliziani e arcieri islamici che tentarono la sorte con un unico gruppo di scale.
Salvate le città, Gonzalo corse a Granada. A Soeiro restavano ben pochi combattenti, per lo più pellegrini e balestrieri, ma ce n’era d’avanzo per sopraffare le guardie del generale che erano l’unica difesa dei luoghi. Quando i tiratori presero posizione sugli spalti, per loro fu la fine.
Or che era stata completata la reconquista, apparve il Gran Maestro di Aviz chiedendo assistenza per far strage di infedeli. Non gli si diede retta, perché il più era fatto e lui avea fama di spilorcio, ma tornò comodo per governare Cordova.
Di li a poco il Signore chiamò a sé re Alfonso, salì al trono Fernando e designò Soeiro come erede; nessuno più di lui lo aveva meritato, ma fu rospo indigesto per il figlio di Alfonso, che aveva ben altre aspettative, fra cui le fastose nozze con una principessa francese adocchiata da tempo.
In ogni caso, alla reconquista seguì circa un decennio di pace e profitti crescenti, che ebbe termine quando i Castigliani iniziarono ad effettuare movimenti sospetti: prima si presentarono in forze sotto Oporto, poi attaccarono a tradimento la rocca di Coimbra, presidiata da una compagnia di arcieri. Le truppe inviate per questa facile missione erano poca cosa, e l’intervento del Gran maestro di Aviz le spazzò via senza problemi.
Per ritorsione, Manoel da Silva assaltò Valencia, travolgendone le difese con le prime catapulte uscite dagli opifici di Cordova, per poi insediarvi il figlio maggiore.
Il Santo Padre pretese la cessazione di questa violenza fratricida, ed il Principe Soeiro decise di attenersi alla lettera alle sue indicazioni: allestì un nuovo esercito, con due compagnie di artiglieri, e marciò verso la rocca di Jaen per eliminare l’ultima, patetica, presenza moresca nella penisola, e da lì proseguì verso Toledo eludendo la sorveglianza castigliana. Scaduta la tregua investi il castello con il supporto dei rinforzi condotti da Manoel da Silva, che però furono impiegati in minima parte.
L’impresa sarebbe proseguita con l’assalto a Salamanca, se solo Deodato - neoeletto pontefice portoghese - non avesse imposto una nuova tregua. Il messo del Santo Padre raggiunse Soeiro quasi simultaneamente a quello del concilio, venuto ad incoronarlo dopo la dipartita di Fernando.
La prima preoccupazione di Re Soeiro fu quella di trovare una moglie adeguata per il figlio Pedro, suo erede naturale, ed a tal fine mandò in avanscoperta il fido Gonzalo. Costui individuò subito due giovani principesse; avevano il difetto di essere castigliane ma, conoscendo bene il suo sovrano, riteneva che questo non fosse assolutamente un problema. Infatti l’emissario che lo seguì a ruota offrì Maiorca in cambio della pace, e subito si passò a celebrare le nozze. Una cocuzza per tutto il cocuzzaro…
Soeiro il Conquistatore si spense serenamente all’età di sessantatre anni, circa un anno dopo essersi cavato lo sfizio di annientare una piccola masnada di ribelli apparsa nelle province storiche. Era stato il principale artefice dell’espansione iniziale del regno, che alla sua morte risultava quadruplicato.
Il Portogallo era uscito invitto da venticinque battaglie per terra e per mare. Una manciata di vittorie era stata colta in danno degli alleati Aragonesi, infine rivelatisi traditori, ma questa è un’altra storia.