La marcia nel deserto sorprese Ar Rakkah da una direzione inaspettata e, per quanto vi fosse guarnigione non tracurabile, per i romei non vi fu nulla da fare contro due armate a pieno organico che seguirono alla lettera il manuale scritto da Duarte “Dell’uso delle bombarde grandi e picciole nell’assalto alle cittadelle”. Vistesi tagliate le linee di comunicazioni col resto dell’impero, le armate bizantine che avevano minacciato Aleppo ripiegarono ad oriente.
Nei pressi di Ar Rakkah venne reclutata, a scopo sperimentale, una compagnia mercenaria di pistolieri su elefante. Essa diede buona prova in un paio di scontri minori, ove si limitò a sparacchiare sul nemico fino a che non giungeva il momento di spiaccicare i fanti in fuga. Alla terza occasione finì per attirare su di sé l’intera ala sinistra di un grande esercito e, dopo aver fatto polpette di tanti aggressori, i pochi bestioni superstiti impazzirono di terrore facendo danni ad amici e nemici. Fu una grande vittoria, ma da allora si preferì fare a meno di questi ingombranti ausiliari.
Nell’anno del Signore 1365 l’opera di rastrellamento poteva dirsi terminata, e Fernando Bermuda il Tirchio iniziò l’avanzata su Baghdad: un anno e mezzo dopo anch’essa era portoghese.
La sfaccendata nobiltà del vecchio continente coniò un curioso termine per il terzetto protagonita dell’ultima crociata: proletari. Una astiosa puntualizzazione sul fatto che quei nobiluomini si erano coperti di gloria solo perché erano pieni di pargoletti che, una volta cresciuti, avrebbero sudato sangue come i loro padri per difendere gli estremi confini del regno.
Avendo persino più terre di quante potesse desiderarne, Re Gilherme finì per disfarsi di Letmoges cedendola agli Scozzesi. Non era strettamente necessario, ma per il terzo monarca lusitano palestinese quel saliente nordico contava ben poco. Del resto lui stesso e i figlioletti erano anche higlanders di sangue reale, per cui tanto valeva chiudere finalmente la bocca a madre e moglie.
A dieci anni dalla conquista di Baghdad i confini del regno risultavano ancora inviolati, e con questo si conclude la narrazione.
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