La vittoria conquistata ad Asti ebbe rezioni contrastanti all’interno del regno milanese.
A Milano venne celebrata una grande festa per il successo, con un Ottone estremamente felice ma non tutti erano di questo avviso.
Jacopo Della Torre appena venne informato da un messagero della vittoria sofferta e delle gravi perdite subite andò su tutte le furie chiedendo che vennise tolto il comando dell’esercito a Ruggero e che Algisio prendesse il suo posto.
Ma in generale la popolazione reagì in maniera positiva alla vittoria e ciò fece aumentare il prestigio del sovrano verso il suo popolo.
Anche il Concilio dei Nobili fù compiaciuto della vittoria tanto da donare 5000 bisanti che risanarono i conti fino a quel momento in rosso.
E’ importate però fare una piccola digressione sugli eventi accaduti durante la campagna piemontese.
Agli inizi del 1156 un eretico di nome Arnaldo proveniente da Brescia incomincia a professare una dottrina considerata dalla Chiesa malata e perversa. Non era certo il momento per dei disordini di natura religiosa e per questo motivo Ottone fece intervenire immediatamente Oberto da Pirovano.
Oberto avrebbe dovuto screditare e in seguito processare Arnaldo davanti alla Santa Inquisizione.
La missione venne compiuta senza problemi dal sacerdote.
Grazie a quel successo, Oberto venne nominato Sacerdone Supremo e Ottone ottenne un altro voto favorevole presso il Concilio dei Nobili.
Sempre nei mesi antecedenti all’invasione del Piemonte venne inviato il diplomatico Moses di Bergamo verso Venezia nel tentativo di instaurare delle rotte commerciali.
L'obiettivo del Visconti era quello di mantenere il piu stabile possibile la situazione italiana mentre Ruggero invadeva i comuni vicini.
L’albile Moses riuscì anche a ottenere delle informazioni geografiche sulla Serenissima oltre ai fondamentali diritti commerciali.
Moses a seguito del suo brillante successo fu inviato verso i confini tedeschi per volonta del concilio dei nobili che temevano una possibile attacco del Barbarossa.
Ma torniamo ai fatti militari sul fronte occidentale.
Come stabilito dal concilio una parte dell’esercito milanese venne affidato ad Algisio che si stabilì a Brescia per sedare le rivolte causate da Arnaldo prima di sferrare l’attacco su Verona.
Intanto Ruggero venuto a conoscenza del disapunto di Jacopo decise di non fermarsi e di attenersi al piano stabilito.
Per prima cosa inviò il fido Bonacursus nei pressi di Genova verso la fine del 1156 per carpire altre informazioni preziose ma le notizie riportate dalla spia non furono del tutto positive.
La spia venne a conoscenza che anche i pisani stavano per marciare sulla città e che il generale Guido sarebbe presto giunto. E così accadde.
La situazione sembrava critica.
Giuse l’anno 1157 e le speranze di prendere Genova sembravo nulle. Ma la buona sorte sorrise a Ruggero.
Il generale Guido era giunto fino alle porte della città ma rendendosi conto della superiorità del nemico decise di tornare a Pisa per trovare altri uomini.
Un’occasione da non lasciarsi sfuggire pensò Ruggero che senza consultare Jacopo e Ottone spese i 5000 bisanti donati dal concilio per arruolare una folta schiera di mercenari.
A Bonacursus fù ordinato di infiltrarsi nella città qualche settimana prima dell’assedio e si dimostrò nuovamente prezioso.
Genova era ben difesa con un esercito esperto e con un generale di grande esperienza e onore: Guglielmo Luscio.
Ruggero sapeva bene che il più piccolo errore avrebbe signifacato la disfatta totale.
Nella primavera del 1157 Ruggero cinse d’assedio la città. Il piano di battaglia venne pianificato con cura maniacale e studiato nei minimi dettagli e l’assalto venne programmato per l’inverno.
Nell’estate il povero Ruggero si ammalò di tubercolosi facendo temere il peggio,
ma con molto coraggio decise di proseguire nell’assedio.
Come previsto Guido tornò con i rinforzi ma al suo arrivo trovò una brutta sorpresa. La tentazione di attacare i milanesi fu forte ma per evitare guai i pisani inviarono ad Asti un diplomatico per offrire dei diritti commerciali come segno d’amicizia. Il sosituto console d’Asti accettò al volo.
La notizia dell’assedio colse completamente di sorpresa Jacopo e Ottone, tanto che quest ultimo era deciso a prendere provvedimenti, rimuovendo il figlio dall’incarico ma ormai la battaglia era iniziata.
Bonacursus riuscì nuovamente nell’impresa di aprire le porte della città ma questa volta Ruggero decise di utilizzare comunque le scale costruite durante l’estate.
Il piano di battaglia prevedeva che l’esercito fosse diviso in tre parti. Il corpo principale con la cavalleria e Ruggero avrebbe attaccato la porta principale mentre le altre due parti dovevano attaccare due porte secondarie.
Il piano si rivelò vincente.
Le scale velocizzarono l’occupazione della città e la cavalleria spazzo via la resistenza alla porta principale.
Un gruppo di monaci mercenari fù completamente libero di impossessarsi della piazza mentre i combattimenti proseguivano per la città.
Guglielmo Luscio che stava combattento in una delle due porte secondarie si precipitò verso la piazza ma Ruggero, deciso a dimostrare il proprio valore, lo intercettò nelle vie della città e lo uccise senza pietà.
La vittoria era certa.
La città era caduta e nonostante le ingenti vittime la battaglia era stato un successo e tutti i soldati inneggiavano a Ruggero.