Medieval 2 Total War
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Cronaca Machiavello 8.0 Spicciolati d'Italia

Ultimo Aggiornamento: 13/08/2012 11:07
26/07/2012 15:38
 
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Pontificatus Adriani VII (1449-1456)

Appena sepolto Eugenio IV, il conclave elegge in pochissimi giorni come nuovo Papa il cardinale Benedetto Orsini, con il nome di Adriano VII. Benedetto ha 59 anni, è un uomo di fede, saldo nelle sue convinzioni e tuttavia poco avvezzo alle vicende politiche: la Curia ha deciso che fosse proprio lui a salire al Soglio Pontificio perchè amico del defunto Eugenio e perchè considerato facilmente "direzionabile" dalle fazioni romane egemoni ( lui stesso del resto è un Orsini ). L'autorità del nuovo Papa è molto debole, ma i nobili romani provvedono subito a consigliare il Pontefice in maniera oculata nelle scelte di governo e a mostrargli i metodi utilizzati dal suo predecessore per sbarazzarsi di eventuali oppositori: in poco tempo il mite e pacifico Benedetto comincerà ad imporre un ferreo controllo sui propri territori, tanto da prendere il soprannome di "lo spietato".

Il 1450 vede nuovle minacciose addensarsi sul panorama italiano. Mentre continua l'assedio di Capua ad opera di Alessandro Massimi, il quale in trappola il re Alfonso V d'Aragona insieme al nobile Renat Jourquera e le truppe spagnole, Roma decide che la politica da tenere nei confronti degli Angioini si debba ridimensionare: in seguito alla non lontana sconfitta degli Aragonesi in Campania, Roma non vuole cedere i nuovi territori conquistati ai francesi. Certo è una politica disdicevole, ma la posta in palio è troppo alta per comportarsi diversamente: dopo secoli di dominazione gli Angiò sono diventati un potere debole e un'occasione migliore per frammentare il Regno di Sicilia citeriore ed ottenerne una parte potrebbe non capitare mai più. Nel febbraio del 1450 Adriano VII fa tornare in seno alla Chiesa il Principe di Taranto, revocandogli la scomunica ricevuta a seguito dei continui assalti ai feudi angioini negli anni precedenti. Renato d'Angiò rimane molto indispettito dall'evento intuendo e temendo le intenzioni del Papa nei suoi confronti, ma può fare poco contro la Chiesa in questi moment ed anzi, nel frattempo, sempre a corto di soldi, egli stesso è costretto a cedere al Papa la città di Teramo ( decadente ), in cambio di 50.000 fiorini. Adriano VII invia il Marchese di Ascoli Guidantonio da Montefeltro ( it.wikipedia.org/wiki/Guidantonio_da_Montefeltro ), a pacificare i nuovi territori appena annessi, il nobile signore deve combattere contro alcuni vassalli ribelli e costruire nuove torri di guardia in prossimità del confine angioino con i territori di Pescara, in caso che eventi imprevisti possano dar luogo ad una crisi contro gli Angiò: Teramo è stata annessa dal Papa proprio nell'ottica di diventare un territorio cuscinetto in caso di guerra con i francesi, lasciando libere e prospere le Marche, teatro in questi anni di una lenta ma costante rinascita economica. In primavera a Roma giunge la notizia dell'avanzata ottomana in Bosnia, il pericolo turco si avvicina sempre di più all'Italia ed il Papa pensa di stipulare alleanze con i popoli balcanici in funzione anti-turca.

In estate la guerra tra Firenze e Siena continua con degli sviluppi preoccupanti: infatti i Senesi riescono ad espugnare la roccaforte fiorentina di Volterra, fortezza chiave per il dominio di tutta la Toscana. Volterra è sempre stata avversa a Firenze, ed ancora non ha dimenticato la fine di Giusto Landini di trent'anni fa. Firenze viene inoltre sconfitta in campo aperto presso Chianni dalle armate senesi ed il comandante fiorentino Neri Capponi ( www.treccani.it/enciclopedia/neri-di-gino-capponi/ ), e costretto a ritirarsi verso la costa, lontano da rifornimenti di truppe e di mezzi. Firenze, che ha il grosso delle sue truppe impegnato nell'assedio della città di Massa contro i potenti Malaspina, si trova con numerosi eserciti senesi a poche miglia dall'Arno. Gli equilibri toscani sono molto importanti per i domini del papato: la supremazia di un'unica signoria su tutta la Toscana potrebbe essere una grave minaccia politica e militare per Roma stessa. Per ora si può fare poco, ma la Curia decide che nel caso che la città di Firenze venisse minacciata, si dovranno mandare delle truppe ad invadere papali contro i territori senesi. Tra gli altri eventi italiani i messaggeri pontifici riportano che Venezia ha ceduto la città di Bergamo al Marchesato di Mantova in cambio di molti favori e privilegi, essendo la Serenissima in difficoltà a tenere quel territorio ed essendo al momento più occupata nelle questioni adriatiche che in quelle lombarde. In autunno Astorre II Manfredi, Governatore della Romagna, comincia a costruire una nuova cattedrale nel centro della città di Bologna.
Tra gli eventi europei c'è la battaglia di Formigny, in Normandia, dove le truppe del Re di Francia e i bretoni conducono una brillante vittoria contro gli inglesi. La battaglia causerà la fine dei domini inglesi in Normandia fatto che avverrà in agosto con la resa di Cherbourg. Nel frattempo nella stessa Inghilterra di Enrico VI, il Kent è in rivolta sotto la guida dell' irlandese John Cade. A Magonza la Bibbia di Gutenberg "Bibbia a quarantadue linee" è il primo libro stampato in Europa con l'aiuto dei caratteri mobili.

Il 1451 inizia con l'arrivo nell'Urbe di una notizia allarmante dall'Oriente: l'Impero Ottomano ha indetto una jihad contro Roma. Tutti i potentati islamici del Mediterraneo potrebbero partecipare ad un grande sbarco nel Lazio e conquistare la capitale della cristianità. A Roma si diffionde un senso di angoscia e di preoccupazione. La Repubblica di Ragusa è stata già attaccata dai Turchi. Adriano VII non ha esperienza delle cose militari, tuttavia ordina di rafforzarre la guarnigione romana in modo tale da poter resistere ad un futuro assalto turco. Dopo aver terminato le opere avviate dal suo predecessore Eugenio, il Papa fa inoltre interrompere tutte le costruzioni edilizie in città e ordina al Prefetto dell'Urbe Pietro Malatesta di cominciare i lavori di potenziamento delle mura dell'Urbe. Pietro, lungo tutto il perimetro delle mura romane, fa rinforzare i bastioni, ricostruire le parti più deboli delle fortificazioni e insieme a molti ingegneri partecipa ai lavori per installare sulle torri delle baliste giganti in grado di bersagliare degli eventuali assedianti. Il popolino assiste agli imponenti lavori e ritrova un po' di senso di sicurezza dopo l'allarmante notizia. Oltre a ciò il Papa istituisce un reparto di Guardie Svizzere ( www.sopi.it/Roma/curiositaromane/guardiasvizzera.htm ), e recluta numerose milizie: quello che un tempo era un mite uomo di Chiesa esce in questi giorni da Roma con parte delle sue nuove milizie per il gusto di "provarle" e si reca di persona a massacrare un gruppo di briganti che diffondono il terrore nelle campagne a est di Roma. Nello scontro il Papa stesso carica contro la fanteria nemica che, aggredita da una parte dalla cavalleria papale e dall'altra dalle Guardie Svizzere, viene massacrata brutalmente: i pochi superstiti vengono catturati e squartati vivi a Roma in presenza del popolo. Molti cardinali a Roma sono comunque scettici sulla possibilità di uno sbarco a Roma da parte di truppe islamiche, come anche la maggior parte dei principi cristiani: i Turchi sono ancora fortemente impegnati nei Balcani e la situazione in Nord Africa è molto critica per i poteri locali per far si che qualche principe musulmano possa partire alla volta dell'Italia.
A giugno Siena viene scomunicata per aver infranto l'ordine da parte del Papa di cessare le ositilità con Firenze. Un diplomatico aragonese viene assassinato da un sicario romano a Chiusi. Vicino a Faenza l'Inquisizione colpisce mandando al rogo un eretico che aveva cominciato a predicare nella zona: diverse altre inchieste e processi vengono tenute per snidare i seguaci dell'eresia. Subito dal Lazio vengono inviati altri inquisitori nei domini papali. Ferrara, dopo aver notevolmente potenziato le sue armate, invia un esercito attraverso gli Appennini, attacca Lucca e la espugna con successo. A Roma ci si rende conto che Ferrara potrebbe presto diventare una potenza del Nord al pari di Milano, e ci si decide a rinforzare il contingente papale in Romagna.
Ad agosto avviene un brusco spostamento dell'asse delle alleanze: dopo migliaia di morti gli Angioini firmano una pace con gli Aragonesi e successivamente decidono di allearsi con Ferrara. Tutto questo appare agli occhi di Adriano VII come una mossa a tenaglia che potrebbe mettere in grave pericolo i territori della Chiesa, e decide di scomunicare Renato di Angiò, con il pretesto ufficiale di aver firmato la pace con l'Aragona, nemica della Chiesa di Roma. Il Regno di Napoli è diventato un nuovo potenziale nemico.
A Conscio ( vicino a Treviso ), a Settembre, una povera donna guardiana di porci sostiene di aver avuto una visione della Madonna, La quale secondo lei l'ha curata e le ha fatto dono dello spirito profetico: la donna ora sostiene che tra due anni Costantinopoli cadrà sotto i Turchi...e così sarà.
Il 25 novembre del 1451, la guarnigione spagnola di Capua sotto la morsa pontificia è allo stremo: le risorse cittadine non bastano più per continuare l'assedio. Dopo la pace con gli Spagnoli, gli Angiò hanno lasciato libere le coste napoletane e dalla Sicilia è già giunto in Campania un contingente spagnolo per sconfiggere congiuntamente con Alfonso l'armata papale di Alessandro Massimi: tuttavia in città non se ne hanno notizie né si sa bene dove sia, e la situazione è ormai troppo disperata per attendere oltre. Le ultime risorse alimentari di Capua sono finite. Nella città potrebbe scoppiare un'epidemia da un momento a l'altro e nel volgo, che si nutre già da tempo di topi e insetti, si comincia già a guardare ai propri simili come prossima fonte di nutrimento. Alfonso si decide: l'atto è eroico e non smentirà di certo l'eroismo del reame aragonese ed il valore spagnolo. La mattina del 26 novembre, in un'alba brumosa e cupa, le porte occidentali di Capua si aprono e l'esercito aragonese, dopo aver vuotato le ultime botti di vino, aver mangiato gli ultimi tozzi di pane presenti in città ed essersi comunicato, si schiera prontamente di fronte alle mura. Alessandro Massimi ha già predisposto le proprie truppe in ordine di battaglia su diverse linee, fanteria, tiratori e cavalleria. Siamo alla resa dei conti. Gli Spagnoli perderanno la battaglia e lo sanno, ma è proprio con questo pensiero che sono ancora più determinati a combattere fino all'ultimo: nei loro occhi si può leggere la rassegnazione e il dolore, ma anche l'immancabile senso dell'orgoglio iberico e la fiducia in Dio. Dopo che i religiosi capuani sono passati tra le linee per benedire per l'ultima volta i soldati, Alfosno V da l'ordine a tutto l'esercito di avanzare contro le linee pontificie: Renat Jourquera, famoso e coraggioso nobile spagnolo, carica per primo la fanteria romana con i suoi soldati causando numerose vittime, finendo infilzato da più lancieri che lo tirano giù da cavallo completando l'"opera" di massacrarlo. I Grifuni napoletani cercano di causare vittime con le loro balestre nell'esercito nemico, ma un Ribault mercenario assoldato dai Romani posto strategicamente sopra una collina dominante il campo di battaglia comincia a vomitargli addosso proiettili in continuazione, mandandone in pezzi molti e facendoli fuggire. L'esiguo contingente di fanteria spagnolo viene in breve decimato dai colpi di balestra papali e Alessandro Massimi da l'ordine alla cavalleria di caricare il Re di Aragona. Alfonso osserva con i suoi penetranti occhi bruni i soldati pontifici che marciano verso di lui, e gli si lancia incontro nell'ultima e gloriosa carica della sua vita, spinto alle spalle dal grido si battaglia dei suoi uomini. Nel fitto della mischia, il Re d'Aragona viene trafitto a turno da diversi uomini d'arme romani che non osservano pietà verso un così illustre nemico. Alfonso, già grondante sangue da numerose ferite, viene colpito brutalmente da un colpo di spada dentro la nuca e cade da cavallo tra le grida di gioia dei cavalieri romani esultanti. In breve tempo la cavalleria papale travolge le ultime linee spagnole ed entra in città abbandonandosi ad un disumano saccheggio dove muoiono oltre 7.000 civili. Sul campo rimangono 324 papali e 437 aragonesi. Il corpo di Alfonso V verrà riconsegnato dai Romani ad un'armata spagnola pochi giorni più tardi, e dopo alcuni mesi sepolto nella Cattedrale di Barcellona. L'affronto all'intera e cristianissima Spagna da parte del Papa è enorme, tuttavia Roma ha ottenuto una grande vittoria per se ma anche per l'Italia: infatti l'Aragona è scacciata definitivamente dalla Campanai peninsulare ed alcuni castelli calabresi rappresentano l'ultimo baluardo spagnolo sulla penisola.

Alfonso V d'Aragona che esce da Capua, l'esercito pontificio e la morte di Alfonso.







Nel 1452 Alessandro Massimi, che dopo la morte di Eugenio IV ha trovato solo avversione da parte del nuovo pontefice e la Curia, trama una congiura: egli ha infatti in mente di ribellarsi a Roma e di marciare nel Lazio con la sua possente armata di Capua. La Curia pontificia, avendo ricevuto le confessioni di alcuni delatori avversi a Massimi e alla sua famiglia, decidono di fargli tendere un tranello da parte di alcuni nobili corrotti vicini a lui e al comando del suo esercito. Massimi poco dopo aver preso Capua decide di marciare contro l'esercito aragonese sbarcato in Campania in difesa di Capua il quale ormai si sta ritirando, al comando del Principe d'Aragona Don Indico. Massimi riesce a obbligare gli Spagnoli a combattere in una piana poco a ovest di Castel Volturno. I nobili corrotti dal Papa hanno intenzione di far caricare il Massimi contro le linee nemiche e di lasciarlo solo all'improvviso condannandolo a morte praticamente certa circondato dagli Aragonesi, ma la provvidenza li anticipa imprevedibilmente: Massimi va all'attacco dell'armata spagnola e durante la carica un picchiere nemico riesce a infilzare il suo cavallo scaraventando il nobile romano a diversi metri di distanza: gli Spagnoli accorrono e lo massacrano a colpi di spada, mentre l'esercito papale si ritira a Capua sopreso della morte del comandante e degli ordini improvvisi di ritirata da parte dei nobili al comando. Gli Spagnoli comprendono cosa è successo e considerano la morte di Massimi come un riscatto parziale per la vita del loro defunto re: Don Indico e le sue truppe rientreranno a Messina pochi giorni dopo.
Il 9 marzo 1452 Adriano VII incorona imperaore a Roma Federico III d'Asburgo: questa sarà l'ultima volta che un Papa incoronerà di persona l'Imperatore del Sacro Romano Impero.

Nel 1453 le torri con le baliste a Roma vengono completate: non c'è ancora alcuna notizia che un'armata musulmana sia partita per Roma da qualche porto del Mediterraneo, ed è altamente probabile che questo non accadrà mai. Tuttavia i nuovi armamenti saranno un valido baluardo contro chiunque vorra un giorno prendere l'Urbe. Pietro Malatesta avvia dopo pochi mesi un nuovo piano di potenziamento delle difese dell'Urbe che prevede anche l'utilizzo di cannoni sulle torri romane. Nel resto dei territori pontifici viene dato inizio a dei piani di ampliamento di alcune città con la costruzione di nuove cinte murarie: Gaeta, Velletri, Pontecorvo e Civitavecchia ottengono delle nuove mura. Nel frattempo si incentivano le coltivazioni e si continuano a costruire nuove strade in tutto lo Stato Pontificio.
Nello stesso anno Costantinopoli cade in mano ai Turchi: nella Cristianità grande è il timore al pensiero delle conseguenze che potrà portare questo evento epocale. Francia e Inghilterra pongono fine alla guerra che dal secolo precedente hanno combattuto: la Francia ha vinto. Venezia dichiara guerra alla Croazia per questioni territoriali, mentre gli Angioini si alleano con il Ducato di Calabria e il Principato di Taranto con l'Aragona. Calabresi e Tarantini si massacreranno quindi sorretti rispettivamente dalla Francia e dalla Spagna. Mentre i vessilli ottomani svettano su Costantinopoli, i principi cristiani pensano solamente a massacrarsi tra loro.

Nel 1454 delle truppe mercenarie reduci della battaglia di Vitulazio conquistano Rieti e la consegnano al Papa in cambio di terre e privilegi: questa città era l'ultima roccaforte ribelle rimasta nello Stato Pontificio.
( la Pace di Lodi in questa AAR non avviene :P ).



Nel 1455 due eserciti della Confederazione Elvetica scendono fino a Losanna ( attualmente in mano ai Savoia ), e ne causano la ribellione dai suoi padroni . Gli Svizzeri potrebbero mettere a serio rischio gli equilibri del Nord Italia. In Inghilterra scoppia la Guerra delle Due Rose. Gli Aragonesi dichiarano guerra al Duca di Calabria, stringendo il Ducato in una morsa insieme ai Tarantini: questo potrebbe significare un ritorno prepotente della presenza spagnola in Italia da sud. Gli Asburgo firmano una pace con la Croazia. Firenze riesce a conquistare Massa, dopo anni di durissima guerra. Un emissario pontificio, Falcone Di Fabro, assiste all'assedio di Matera da parte delle truppe calabresi a danno di quelle tarantine: i Calabresi perderanno. Adriano VII decide di scomunicare nuovamente il Principato di Taranto a causa della nuova alleanza firmata con la Spagna: nel frattempo egli stesso giunge nei pressi di Velletri per reprimere una rivolta di contadini. Il Papa riesce a massacrare i rivoltosi.

Lo scontro nei pressi di Velletri contro i ribelli



Nel 1456 gli Ottomani revocano ufficialmente la jihad indetta 5 anni prima, Roma trae un sospiro di sollievo: tuttavia la minaccia turca nei Balcani e nel Mediterraneo si fa sempre più concreta. Nello stesso anno scoppiano dei focolai di eresia presso Perugia e Teramo: si fa di tutto per estirparla, ma sembra molto radicata, essendo supportata da uomini dotti e da comunità coese. L'eretico di Perugia viene inseguito dai cavalieri pontifici ma riesce a far perdere le sue tracce: a Teramo invece l'eresia si diffonde e l'uccisione per mano di un sicario dell'eretico "padre", sembra il mezzo più plateale e rapido per porre fine l'eresia congiuntamente con l'inflessibile lavoro della Santa Inquisizione. Il 4 Agosto muore Guidantonio da Montefeltro, proprio a Teramo, e si temono rivolte per la mancanza di un capo e in presenza dell'eresia dilagante. Il 16 ottobre muore invece a Roma Adriano VII, all'età di 66 anni. Durante il suo pontificato lo Stato Pontificio ha continuato ad evolversi, anche meglio del previsto: sono stati battuti gli Aragonesi a Capua, si sono spente le rivolte, si è costruito molto e si nota un generale aumento del benessere relativo soprattutto alla rinascita delle attività commerciali nelle Marche; nelle città-fortezza si sono installate molte gilde di spadai, i mercanti pontifici sono alcuni tra i più ricchi nel Nord Italia. Lo Stato Pontificio rimane comunque relativamente poco potente e povero, soprattutto considerando il "blocco" costituito da molte potenti fazioni che lo circondano. Il prossimo Papa dovrà riuscire a compiere una nuova e decisa mossa politica in Italia e a dare lustro alla città di Roma ridonando ad essa la fama di conquistatrice.

La situazione politica italiana alla morte di Adriano VII



« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »

Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

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