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Le pagine bianche

Ultimo Aggiornamento: 18/12/2021 06:43
27/11/2012 21:50
 
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CAPITOLO III
L'abate Jankowski


14 Giugno 1155 d.C.

Mieszko era fuori sé. Avevano passato gli ultimi tre giorni a cercare Odon, ma inutilmente. Il ragazzo era sparito.
Inoltre come se non bastasse l'anziano abate, Wojtek Jankowski, aveva espresso un forte dissenso, definendo la sua presenza nel monastero "intrusiva", data la sua giovane età. La tradizione era chiara. E a suo giudizio non potevano essere fatte eccezioni. Mieszko non era andato molto per il sottile durante la discussione e si era fatto scappare le sue intenzioni giustificando la presenza del figlio come "necessaria" per la salvaguardia del regno. L'abate non fu d'accordo e in ogni caso voleva discutere della cosa con Boleslao il quale avrebbe avuto l'ultima parola in merito.
Per un attimo, in seguito alla conversazione con Henryk, aveva creduto che tutto sarebbe filato liscio. Avrebbe fatto pressione insieme al fratello su quelli che erano gli originali diritti di successione e Boleslao avrebbe ceduto dopo un po'.
Ma adesso si rendeva conto di quanto la situazione fosse assai più delicata. Boleslao non era solito tornare suoi passa facilmente e non aveva considerato che l'opinione dell'abate potesse essere una pedina importante sulla scacchiera. Era un personaggio importante fra i nobili e godeva di grande influenza nell'ambito ecclesiastico, in particolar modo sul cardinale, diretto intermediario con il Papa. Senza la sua benedizione nemmeno l'appoggio di Henryk avrebbe cambiato le cose.
Adesso però vi era una cosa più importante a cui pensare: doveva trovare suo figlio.
Immaginò il motivo della sua fuga poichè l'abate aveva raccontato di averlo visto curiosare nella sacra cappella prima che sparisse. Era stato molto duro con lui negli ultimi giorni, poichè voleva necessariamente che Henryk ne avesse un'impressione positiva.
Ora che era scappato invece si era rivelato per quello che era, un ragazzino che ha paura della sua ombra, incapace di sostenere qualsiasi tipo di stress psicologico. Come poteva giustificare tale comportamento a suo fratello? Non aveva più parlato con Henryk a proposito dell'accordo preso ma sapeva che prima o poi avrebbe commentato definendo il ragazzo non pronto a tale investitura.
La proposta di concedergli terre e potere bellico lo avevano sicuramente allettato ma Henryk, lo sapeva bene, non era in fondo un tipo molto venale. Avrebbe sicuramente rimesso tutto in discussione davanti a tanta inadeguatezza. Henryk era interessato principalmente a due cose: gli uomini e la sua immagine. La sua omosessualità non era evidente, nessuno l'avrebbe pensato se non lo conosceva a fondo. Era un segreto di famiglia, solo lui, la loro defunta madre e Boleslao ne erano al corrente. Grazie alle sue gesta durante la guerra civile e la crociata contro gli slavi godeva di una reputazione inattaccabile ed era molto stimato dal Consiglio dei nobili. Quello che più lo interessava era l'opinione che gli altri avevano di lui e non si sarebbe esposto così tanto per un pivello. Se perdeva anche il suo appoggio non avrebbe avuto speranze di vedere suo figlio nominato Gran Duca. Aveva scommesso troppo su di lui e fin da piccolissimo lo aveva tenuto sempre sotto pressione. Ma Odon sembrava non capire i desideri del padre, era più che altro interessato allo svago e ai giochi. Non era nemmeno una cima nello studio. Aveva speso fior di bisanti per accogliere nella sua casa letterati e grandi maestri, ma senza grandi successi.
Mentre rimuginava camminando in cerchio il suo capitano entrò dalla porta.
- Mio signore abbiamo pattugliato anche tutto il bosco a Est ma di vostro figlio non vi è traccia. Abbiamo inoltre avuto risposta dalle guardie del ponte a Sud, le quali assicurano che nessuno è passato. -
Mieszko imprecò, non era la prima volta che Odon scappava, ma di solito tornava dopo un giorno o due, sporco, infreddolito e affamato. Lo aveva punito solo la prima volta dopo una bravata simile ma in seguito si limitava a non rivolgerli parola per qualche settimana temendo che una punizione troppo dura potesse farlo scappare nuovamente. Amava suo figlio, il problema è che si aspettava troppo da lui.
- Organizza quattro squadre - disse infine al capitano. - Ricominciate da capo e ripercorrete tutte le zone. Potrebbe anche aver attraversato il fiume a nuoto. -
- Temo sia impossibile: anche un bravo nuotatore avrebbe grosse difficoltà, il fiume è in piena ha piovuto molto in questi giorni. Eventuali tracce sono state cancellate e i cani non trovano nessuna pista. Credo dovremmo temere il peggio. -
Mieszko per la prima volta iniziò a preoccuparsi seriamente per la vita del figlio.
- Andate lo stesso. Fate come vi ho detto. Vivo o morto dovete trovarlo. -
Il capitano si mise sull'attenti, poi si voltò e chiuse la porta dietro di sé.
Adesso Mieszko era davvero distrutto. Sperava che la pioggia avesse fatto desistere il figlio dalla fuga, invece aveva solo peggiorato la situazione. Inizialmente quando ci si accorse della sua mancanza l'unica reazione fu un'impeto di collera. Adesso invece provava solo un forte senso di irrequietudine.

17 Giugno 1155 d.C.

Passarono altri tre giorni senza nessuna notizia. Mieszko era disperato e oramai attendeva che qualcuno gli dicesse che era suo figlio era stato trovato morto, forse annegato. Aveva mandato ancora due compagnie a perlustrare le rive del fiume da Nord a Sud, ma erano partite da due giorni e non erano ancora rientrate.
Come se non bastasse aveva discusso pesantemente con Henryk: come previsto il fratello aveva espresso il suo dissenso, dicendo di essersi sbagliato sulla maturità del ragazzo e che per discutere di un'eventuale candidatura forse era meglio aspettare la maggiore età. Ma nel frattempo Casimiro avrebbe ricevuto la benedizione e sarebbe stata confermata ufficialmente la sua successione a Gran Duca.
Miezko aveva argomentato fin da subito malamente la questione, la scomparsa di Odon l'aveva reso irascibile e poco predisposto ad una normale conversazione, così, in uno scatto d'ira, aveva erroneamente minacciato Henryk di rivelare i sui gusti sessuali al Consiglio se il fratello non manteneva la parola datagli la sera del loro incontro. Henryk era andato immediatamente su tutte le furie definendolo dapprima egoista e in seguito vile e meschino. Non si erano più parlati da allora.
Boleslao inoltre non era ancora arrivato. Probabilmente la pioggia lo aveva rallentato.
Mentre decideva sul da farsi gli si avvicinò l'abate Jankowski.
- Sir Mieszko, ha un momento prego? -
Mieszko non aveva tempo per ulteriori sermoni dal vecchio ma cercò di rispondere gentilemente: - Si? Mi dica abate Jankowski. -
- Forse sarebbe meglio discutere in un luogo più tranquillo... -
- Riguarda mio figlio?? Perchè se è morto voglio saperlo subito! -
- Si, esattamente, a proposito di suo figlio. Ma non tema sono sicuro che gode di ottima salute... -

Mieszko lo fissò per un momento dopodiché non si trattenne, lo prese per collottola e lo sbatté con forza contro il muro.
- Dov'è mio figlio!?! - Urlò.
L'abate, che nel frattempo aveva perso il copricapo, cercò di mantenere un'aria serena e con quanta più calma riuscisse a dimostrare disse: - Sir la prego, non mi fraintenda, non so dove sia vostro figlio, sto solo pregando nostro Signore affinché possa aver trovato un luogo sicuro dove nascondersi e cibarsi... -
Mieszko pian piano fece toccare terra all'abate, mollando finalmente la presa dopo qualche istante. Non aveva pensato a questa ipotesi.
- Molte scuse per il malinteso. - Disse infine. - Per un attimo ho creduto che voi sapeste più di quanto non abbiate voluto rivelare. -
Jankowski leggermente scosso, raccolse il cappello e riprese il suo discorso.
- Mi è stato riferito che da qualche giorno sparisce della frutta e della verdura dal magazzino. Inoltre, proprio questa mattina, in cucina, il cuoco si è lamentato del furto di diverse pagnotte dalla cesta... -
Mieszko sentì il cuore accelerare mentre ascoltava quelle parole. - Continui la prego. -
- Come ben sa il monastero è la casa del Signore, qui accogliamo poveri e mendicanti, rubare del cibo non è pratica comune in questa contea poiché la nostra mensa è sempre aperta ai più bisognosi. -
Mieszko provò subito grande gioia dopo quelle rivelazioni, soffocata poco dopo da una forte collera. - Appena gli metto le mani addosso quello sporco bastardo si ricorderà per la vita di chi è figlio! - Disse volgarmente incurante della presenza ecclesiastica.
- La ringrazio per l'informazione, mi scusi ancora per l'equivoco. - continuò - Se non le dispiace adesso vado ad avvisare i miei uomini di perlustrare con i cani ogni angolo del monastero. -
- Temo di dover dissentire Sir. -
- In che senso?! -
- Non posso permettere che i suoi uomini girino liberamente dove vogliono, le rammento che questa è la casa del Signore. -
- Si si, ho capito.. del Signore.. ha qualche idea quindi a parte dirmi ogni volta quello che non posso fare!? -
- Beh.. potremmo lasciare "un'esca", se vostro figlio si nasconde veramente da qualche parte non tarderà ad avere di nuovo fame e allora... -
- Bene! Si! Mi sembra un'ottima idea, potrebbe gentilmente occuparsene lei? -
- Certamente. -
- Ottimo! Allora mi tenga informato, la ringrazio di tutto. Ora se mi permette vado... -
- Veramente volevo discutere con lei ancora di una cosa Duca. -

Mieszko guardò l'abate, era vecchio ma tutt'altro che stupido. Nonostante lo strattone aveva condotto egregiamente la conversazione, non lasciandogli alcun spazio di manovra. Era successo lo stesso quando era venuto a rimproverarlo per la presenza di Odon nel monastero. A niente erano servite le sue obiezioni. La tradizione della famiglia imponeva che i nuovi membri della casata si spogliassero della loro condizione nobiliare e partecipassero alla vita monastica per due anni, a partire dal sedicesimo anno d'età in poi. Quella regola era stata decretata dai monaci per puro senso pratico: i bambini creavano problemi, erano indisciplinati, non lavoravano ma tuttavia avevano una bocca per mangiare. Un ragazzo considerato adulto invece poteva lavorare la terra e contribuire attivamente alle attività del monastero.
Jankowski si era rivelato irreprensibile a riguardo e giudicava la "visita" di Odon oltremodo lesiva. E adesso, nuovamente, dettava le regole di quello che si poteva o non si poteva fare, di come andassero fatte le cose e di cosa si doveva parlare. Mieszko non riusciva più a sopportarlo.
- Mi dica allora di cosa mi vuole parlare? - Incalzò Mieszko.
- Riguardo la sacra benedizione destinata al principe Casimiro... -
- Si?! - Ancora quell'argomento?? Mieszko cominciò a sentire i nervi pulsare nelle tempie.
- Ho riflettuto attentamente in questi giorni alla sua problematica e credo di aver trovato finalmente una soluzione che potrebbe giovare ad entrambi... -
- Beh, forza, non si faccia pregare! Mi dica. Cos'ha in mente? -
- Oh, non qui, la prego... venga andiamo nel mio scriporium... -

Mieszko si senti frustrato, solo adesso aveva capito il piano originale dell'abate: aveva intuito chissà da quanto tempo che Odon non era veramente scappato e aveva avuto tutto il tempo per decidere sul da farsi. Oggi aveva avuto la conferma dal cuoco e quindi poteva esporsi abbastanza fiducioso. Aveva capito quanto la questione fosse per lui opprimente e adesso lo avrebbe ricattato.
Non lo temeva affatto come la gente comune era solita fare. Anzi lo aveva in pugno. Chissà adesso quali pretese avrebbe avanzato.
Si sforzò tuttavia con tutto sé stesso di rimanere tranquillo e con finta indifferenza segui l'abate attraverso il cortile.
[Modificato da deemax87 09/12/2012 01:15]





"Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto."
Cit. - Sun Tzu, L'arte della guerra
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