Medieval 2 Total War
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Presentazione fazioni nel menù

Ultimo Aggiornamento: 28/07/2009 11:48
20/07/2009 17:00
 
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armenia:

"Il regno di Armenia e' situato nel Caucaso meridionale. Ha un territorio montuoso, ricco di vulcani spenti, risultato di un sollevamento della crosta terrestre venticinque milioni di anni fa che ha creato l'altopiano armeno e la catena del Caucaso Minore.

Tra il 1500 e il 1200 a.C., è testimoniata l'esistenza di una confederazione tribale nota come Hayasa-Azzi residente nella metà occidentale dell'altopiano armeno, che entrava spesso in conflitto con l'Impero ittita. Tra il 1200 e l'800 a.C., gran parte dell'Armenia venne unificata sotto una confederazione di regni, che gli assiri chiamarono Nairi ovvero (Terra di fiumi in assiro). Nairi venne più tardi assorbito nel regno di Urartu. La civiltà di Urartu fiorì nel Caucaso e nell' Asia Minore orientale tra l'800 a.C. e il 600 a.C., e fu il primo impero armeno. Essa venne unificata sotto il regno del re Aramu che unificò tutti gli stati confederati. Esso si estendeva dal Mar Nero fino al Mar Caspio, compresa gran parte del territorio dell'attuale Turchia orientale. Esso visse il periodo di massimo splendore sotto il regno di Sarduri II, durante il quale Urartu controllava la Cilicia e la Siria settentrionale.

Dopo la caduta della civiltà di Urarti intorno al 600 a.C., il regno di Armenia venne governato dalla dinastia degli Orontidi, che regnò dal 600 a.C. al 200 a.C. Sotto gli Orontidi, l'Armenia vacilla tra l'indipendenza e la sottomissione all' Impero Persiano sotto forma di satrapia. Prima della dissoluzione dell'Impero Seleucide, uno stato ellenistico frutto della divisione dell'impero di Alessandro Magno, e di cui faceva parte il regno armeno, l'Armenia si divide in due, per volere del sovrano seleucide Antioco III nel 215 a.C.:

* la parte occidentale del regno, che diventa l'Armenia Minore, viene affidata al principe Zariadris.
* la parte orientale viene data al principe Artaxias con il nome di Armenia Maggiore (di cui faceva parte anche il Gordiene), Artaxias sarà il fondatore della dinastia degli Artassidi (190 a.C. - 1 d.C.).

All'apice del suo splendore, dal 95 al 66 a.C., l'Armenia maggiore si estese dal Caucaso all'attuale Turchia orientale, fino alla Siria e al Libano, dando vita al secondo impero Armeno sotto la guida di Tigrane II il Grande, che fondò anche una nuova capitale, Tigranocerta, di cui l'archeologia moderna non è stata ancora in grado di ritrovare la locazione. Nel 66 a.C., le legioni romane di Pompeo invadono l'Armenia maggiore e Tigrane è costretto ad arrendersi accettando di far diventare il suo regno un protettorato romano. In questo periodo l'Armenia subisce l'influenza della cultura e della religione romana al punto che lo storico Strabone scriverà che tutti in Armenia parlano lo stesso linguaggio. (Strabone, 11.14.4).

In questo periodo l'Armenia diventa oggetto di contesa tra Roma e l'Impero dei Parti. I Parti costrinsero alla sottomissione l'Armenia dal 37 al 47 quando i Romani ripresero il controllo del regno. Sotto l'impero di Nerone, i Romani conducono una campagna (55–63) contro i Parti che avevano invaso l'Armenia, alleata dei Romani. Dopo aver conquistato la regione nel 60 ed averla persa nuovamente nel 62, Roma invia la Legio XV Apollinaris proveniente dalla Pannonia al comando di Gneo Domizio Corbulone, legatus di Siria. Corbulone, con le legioni XV Apollinaris, III Gallica, V Macedonica, X Fretensis e la XXII Deiotariana, entrò nel 63 nel territorio di Vologase I di Partia. Con la sconfitta dei Parti nella battaglia di Rhandeia il re Vologase fu indotto a stipulare un trattato con il quale ottenne per suo fratello Tiridate il trono di Tiridate I d'Armenia, che venne incoronato dallo stesso Nerone, dando luogo alla dinastia degli Arsacidi d'Armenia.

Nel 117 l'imperatore Traiano sottomise l'Armenia che diventa definitivamente una provincia romana.

Una seconda campagna guidata dall'imperatore Lucio Vero nel 162, invase l'Armenia dopo l'occupazione della provincia da parte di Vologase IV di Partia il quale aveva posto sul trono il suo generale. Il risultato del conflitto porta conquista da parte dei Romani che ripresero la capitale armena e installarono come re fantoccio un cittadino romano di origini armene di nome Sohaemus. La dinastia persiana dei Sassanidi occupò l'Armenia nel 252 fino alla riconquista romana del 287 Nel 384 il regno venne diviso tra Romani ed i Persiani. L'Armenia occidentale divenne provincia dell'Impero Romano d'Oriente con il nome di Armenia Minore, mentre la parte orientale rimase un regno sotto i Persiani fino al 428, quando la nobiltà locale scacciò il sovrano ed i Sassanidi insediarono un loro governatore."
[Modificato da davide283 20/07/2009 17:01]
20/07/2009 17:30
 
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do anche io una mia versione dei parti, sempre tratta da wiki:

"La Partia e' una regione del Medio Oriente che più o meno corrisponde all'attuale parte nord-orientale dell'Iran (a sud-est del Mar Caspio). Il clima caldo l'ambiente quasi totalmente montuoso e occupato da steppe non sono molto adatti all'agricoltura e per questa ragione l'economia della popolazione di questa regione e' basata essenzialmente sulla pastorizia e sui commerci con l'Oriente (era infatti una zona di transito per la Via della Seta).

La Partia era originariamente una Satrapia dell'Impero persiano che venne conquistata da Alessandro Magno intorno al 330 a.C. Dopo la caduta della dinastia achemenide ad opera di Alessandro Magno, la Persia fu governata dai Seleucidi. Dopo la morte di Alessandro Magno, il governo della Partia fu affidato a Nicanor, alla Spartizione di Babilonia nel 323 a.C. Alla Spartizione di Triparadiso nel 320 a.C., il governo della Partia venne affidato a Filippo. A Filippo successe Peitone.

Dal 311 a.C. la Partia divenne parte dell'Impero seleucide, venendo governata da vari satrapi sotto un re seleucide. Lo scarso interesse di questi monarchi per i loro territori orientali, si concretizzò subito nello spostamento della capitale da Seleucia, in Mesopotamia, ad Antiochia, in Siria, accentuando quindi la divisione tra l'elemento greco e quello persiano dell'impero. Ne approfittarono alcuni satrapi delle province più orientali, Partia e Battriana, che si resero indipendenti.

Andragora (m. 238 a.C.) fu l'ultimo satrapo Seleucide della provincia di Partia, sotto i regni di Antioco I Soter e Antioco II Theos (Giustino, XII. 4). Andragora approfittò del fatto che i seleucidi erano impegnati in un conflitto con l'Egitto per ottenere l'indipendenza dall'Impero seleucide.

Nel frattempo la tribù nomade scitico-iranica dei Parni, guidata dal loro re Arsace I, invase la Partia, rovesciò Andragora nel 238 a.C. e si impadronì della nazione.

Una spedizione seleucide contro di loro si risolse in un disastro che consentì ai Parni di conseguire il controllo dell'Ircania. Il primo re dei Parti (come furono da allora chiamati i Parni) fu il già citato Arsace I, che stabilì la capitale a Hecatompylos.

La società partica mescolava le tradizioni dell’antica civiltà di origine della Partia, elementi greci presi dal precedente governo dei Seleucidi, i discendenti dei generali di Alessandro Magno, ed infine antiche tradizioni achemenidi. Plinio il vecchio parlava del regno partico come un insieme di regni, e la sua analisi non si scosta di molto dalla realtà. Difatti le regioni assoggettate dal regno partico è vero sì che erano sottomesse al Gran Re sia sul piano fiscale e militare, in verità gli stati vassalli godevano di una grandissima autonomia, e a volte anche una politica a sé stante. Ciò favoriva il mantenimento delle tradizioni religiose e culturali delle singole regioni, che non deve essere visto come un segno di debolezza da parte dei Re, poiché se le province fossero state turbolente ci sarebbe stato bisogno di farle sentire più “partiche”, quindi di cambiarne le tradizioni. Questo non è accaduto, ed è sintomo della lungimiranza e della forza dei Re dei Parti, che riuscirono a mantenere delle regioni molto diverse culturalmente sotto un unico regno.



Nel 209 a.C. il re seleucide Antioco III il Grande invase la Partia in 209 a.C. e occupò la capitale Hecatompylos. Il re parto Arsace II firmò un trattato di pace in cui i parti, oltre a riconoscere la supremazia dei re seleucidi, si impegnavano anche a pagare un tributo come vassalli. Antioco III in seguito si mosse più a est in Battria, dove combatté il re dei Greco-battriani Eutidemo I per tre anni, e si diresse poi verso l'India.

Dopo la morte di Antioco III il Grande, i Parti avviarono una nuova fase di espansione. Mitridate I conquistò il regno di Battriana e si volse quindi a ovest conquistando la Mesopotamia (141 a.C.), la Media e l'Elam (138 a.C.). Nel 139 a.C. catturò addirittura il monarca Seleucide Demetrio II Nicatore, tenendolo in cattività per 10 anni.

A partire dal 130 a.C. circa, i Parti dovettero subire numerose incursioni da parte dei nomadi Sciti, nel corso delle quali i re Fraate II e Artabano I vennero successivamente uccisi. Gli Sciti invasero di nuovo la Partia intorno al 90 a.C., mettendo sul trono parto Sanatruce, un re nominato da loro.

Ciò che dell'impero seleucide non fu conquistato dai Parti, fu assorbito dai Romani, con i quali gli Arsacidi conclusero un trattato che stabiliva il fiume Eufrate quale confine tra i due imperi. Il conflitto tra le due potenze era però inevitabile, e nel 53 a.C. Marco Licinio Crasso, in cerca disperata di oro per finanziare le campagne militari romane, guidò contro i Parti una spedizione che si concluse con la disastrosa sconfitta di Carre (odierna Haran, nella Turchia sudorientale) ad opera del generale Surena. Fu l'inizio di un conflitto che durò almeno tre secoli.

I Parti utilizzavano in combattimento unità di cavalleria pesante corazzata, i catafratti, appoggiata da arcieri a cavallo. Ai Romani, che si affidavano alla fanteria pesante, ciò causò notevoli problemi. La mancanza di fanteria, d'altro canto, non permetteva ai parti di assediare i centri abitati, ben difesi dai Romani. Questo spiegherebbe la situazione d'equilibrio che si verificò almeno inizialmente.

Negli anni successivi alla battaglia di Carre, i Romani vennero divisi da una guerra civile in due fazioni: i seguaci di Gneo Pompeo Magno e quelli di Giulio Cesare; per questo in quegli anni non ci furono guerre tra Parti e Romani. Alla fine Cesare uscì vittorioso dalla guerra contro Pompeo e salì al potere. Cesare aveva intenzione di condurre guerra ai Parti ma questo non si realizzò a causa del suo assassinio, che tra l'altro condusse a un'altra guerra civile. Il generale romano Quinto Labieno, che aveva supportato gli assassini di Cesare, avendo paura di venire sconfitto e condannato a morte dagli eredi di Cesare, Marco Antonio e Ottaviano (poi Augusto), si alleò con i Parti. Nel 41 a.C. la Partia, guidata da Labieno, invase la Siria, la Cilicia e Caria e attaccò la Frigia in Asia Minore. Un secondo esercito intervenne in Giudea e catturò il suo re Ircano II. I saccheggi furono immensi, ma vennero usati bene: il Re Fraate IV li investì per costruire Ctesifonte.

Nel 39 a.C. Antonio mandò il generale Publio Ventidio Basso e alcune legioni a riconquistare i territori perduti. Pacoro I, figlio del re parto Orode II, venne ucciso insieme a Labieno, e l'Eufrate tornò di nuovo a essere il confine tra i due imperi. Per vendicare la morte di Crasso, Antonio invase la Mesopotamia nel 36 a.C. con la Legione VI Ferrata e altre unità. Con l'aiuto della cavalleria, Antonio raggiunse l'Armenia, ma la campagna si concluse con un nulla di fatto.

La campagna militare di Antonio fu seguita da una pausa delle lotte tra i due imperi poiché a Roma scoppiò un'altra guerra civile. Quando Ottaviano sconfisse Marco Antonio e salì al potere, ignorò i Parti, essendo più interessato all'occidente. Il suo genero e futuro successore Tiberio Claudio Nerone negoziò un trattato di pace con Fraate IV nel 20 a.C.

Nel frattempo, intorno all'anno 1, i Parti rivolsero la loro attenzioni alla valle dell'Indo, dove iniziarono la conquista dei regni di Gandhara. Uno dei comandanti parti fu Gondofare, re di Taxila; secondo un'antica e diffusa leggenda cristiana, fu battezzato dall'apostolo Tommaso.

Quando il regno d'Armenia divenne vassallo di Roma (seconda metà del I secolo), il re parto Vologase I vi mise sul trono un principe da lui nominato, provocando l'immediata reazione di Nerone, che invase l'Armenia. Si giunse a un accordo, che però durò fino al 110: il re di Armenia sarebbe stato un principe parto ma la sua nomina a re doveva essere approvata dai Romani.

Durante il I secolo a.C. i Parti iniziarono a fare incursioni nei territori orientali che erano stati occupati dagli Indosciti e dagli Yuezhi. I Parti annessero parte della Battria e il Pakistan, dopo aver sconfitto monarchi locali come Kujula Kadphises, imperatore dell'impero kushano, nella regione di Gandhara.

Intorno al 20 la Partia perse però questi territori per iniziativa di Gondofare (uno dei conquistatori parti) che dicharò la sua indipendenza dall'Impero Partico e fondò in questi territori il Regno indo-parto.

Nel 110 Vologase III cercò di conquistare il regno caucasico. L'imperatore romano Traiano invase la Partia e sconfisse sonoramente gli asiatici, catturando la nuova capitale Ctesifonte e conquistando, oltre all'Armenia, l'Assiria e Babilonia, che divennero province romane, anche se per breve tempo.

Fu l'inizio della decadenza, accelerata dal fatto che ormai l'impero dei Parti aveva assunto una struttura di tipo feudale, con la nobiltà divenuta sempre più potente e recalcitrante mentre il potere degli Arsacidi si indeboliva. Il conflitto con Roma si riaccese quando l'imperatore Marco Aurelio mandò in oriente il fratellastro Lucio Vero e il generale Avidio Cassio. La causa della guerra fu ancora il controllo dell'Armenia, almeno sulla carta, poiché Roma aspettava da tempo un pretesto per condurre una nuova guerra contro il regno orientale. Il conflitto si concluse con la dura sconfitta dei Parti, i quali furono annientati da Avidio Cassio nella battaglia di Doura-Europos (Zaugma) nel 164, e persero nuovamente Ctesifonte nel 165, oltre all'Assiria e alla Media, che tornarono così in mano romana. Vologese III dovette firmare una pace umiliante. Ancora nel 198 Settimio Severo espugnò per la terza volta Ctesifonte, abbandonata dalle forze romane pochi anni prima, e portando così a Roma un favoloso bottino di guerra, celebrato poi nell'arco trionfale dell'imperatore.

Nel 224 un vassallo persiano, Ardashir, si ribellò e due anni dopo catturò la capitale partica, mettendo fine alla storia dei Parti e instaurando il regno dei Sasanidi."

20/07/2009 17:43
 
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impero maurya:

"L'impero Maurya governato dalla dinastia Maurya e' il più grande e potente impero politico e militare dell'antica India.

La dinastia fu fondata da Chandragupta usurpando il regno del Magadha all'ultimo sovrano Nanda. Con il regno di Asoka la dinastia raggiunse il suo apice dominando su un vasto impero che riuscì ad unificare tutto il subcontinente indiano e l'altopiano iranico.

Il regno era diviso in quattro vicereami suddivisi a loro volta in provinge rette da funzionari (pradeshika), che svolgevano che amministravano le province, raccoglievano i dazi ed amministravano la giustizia locale attraverso un proprio apparato burocratico. La figura più importante dello Stato era pur sempre il re, che controllava direttamente il centro del Magadha attraverso funzionari di fiducia. Il regno Maurya si avvaleva di forze militari molto numerose ed anche ben organizzate ed addestrate.

La forza motrice dell'economia maurya erano i commerci e la monetazione. Anche l'agricoltura era ben sviluppata, favorita dal suolo e dal clima tropicale dell'India.

Dal punto di vista culturale l'Impero Maurya portò a una grande produzione artistica, specialmente durante il regno di Asoka. Tra i maggiori esempi dell'architettura di questo periodo abbiamo senza dubbio il nucleo in mattoni del primo stupa di Sanchi. Importanti opere rupestri sono i santuari scavati nelle colline di Barabar la cosiddetta grotta di Lomas-Rsi. Infine sono ancora abbastanza diffuse in varie località dell'India settentrionale le colonne fatte erigere da Asoka dopo la sua conversione al buddhismo che recano epigrafi religioso-propagandistico e sono sormontate da capitelli zoomorfi dal complesso significato simbolico.

I sovrani Maurya, di bassa estrazione sociale, per sottrarsi all'influenza brahmana si convertirono alle nuove fedi:Chandragupta,fondatore della dinastia, si convertì al giainismi;suo nipote, Ashoka, fu il Chakravartin, favorevole al buddhismo. Sotto i sovrani Maurya si assistette al momento più alto di diffusione del buddhismo indiano che, restando però per lo più una religione della nobiltà e di asceti ma estranea alle grandi masse del popolo, finì per decadere (II secolo a.C.) con la fine della dinastia."
20/07/2009 17:48
 
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tolomei:

"La dinastia tolemaica (o lagide) governò l'Egitto dal 305 a.C..
Tra il 332 e il 331 a.C. Alessandro Magno, re di Macedonia, dopo una sterile resistenza da parte dei Persiani, conquistò l'Egitto, dove fu accolto come un liberatore. Infatti, era in quel paese africano che il giogo persiano era maggiormente avvertito e meno accettato. Alessandro ricompensò gli Egiziani riordinando l'amministrazione: abbandonando il modello delle satrapie persiane, fino ad allora da lui adottato per i territori conquistati, vennero nominati due governatori indigeni, Petisi e Doloaspi. L'amministrazione delle finanze fu invece affidata a un greco residente in Egitto, Cleomene di Naucrati. Ai macedoni e ai greci al seguito di Alessandro e ai membri della sua corte furono assegnate solo cariche militari, ma non civili.

Alessandro dimostrò inoltre grande rispetto per gli dei del paese, visitò Menfi e si recò fino all'oasi di Siwa nel deserto libico, dove esisteva un celebre santuario oracolare del dio Amon (assimilato dai Greci a Zeus). Il responso oracolare lo dichiarò qui figlio del dio, offrendogli un punto di partenza per l'istituzione di un culto divino per il monarca.

Nella regione del Delta del Nilo, decise la fondazione della nuova capitale Alessandria d'Egitto, la prima delle molte città a cui diede il suo nome. Nel 331 partì per la spedizione contro i Persiani.

In seguito alla morte di Alessandro nel 323 a.C., il suo impero fu diviso tra i suoi generali. Tolomeo, figlio di Lago, uno dei più stretti collaboratori di Alessandro, fu nominato satrapo dell'Egitto, e presto si autoproclamò sovrano, anche se non prese il titolo di re fino al 305 a.C. Come Tolomeo I Sotere ("Salvatore") fondò la Dinastia tolemaica, la quale regnerà sull'Egitto per 300 anni. Tutti i sovrani di sesso maschile della dinastia ebbero il nome "Tolomeo". Poiché i re tolemaici adottarono l'usanza egizia di sposare le loro sorelle, molti sovrani regnarono congiuntamente alle loro spose, che erano di stirpe reale. La famosa Cleopatra fu la sola regina tolemaica a regnare da sola, dopo la morte del fratello-marito Tolomeo XIII.

I primi Tolomei costituirono una monarchia assoluta in continuità con la tradizione faraonica e rispettarono le credenze religiose e le usanze degli Egiziani, costruendo nuovi templi per le divinità egizie. Tolomeo I riformò l'amministrazione del paese, senza alterarne le antiche abitudini e conservando la tradizionale distinzione tra Alto e Basso Egitto. Il paese era diviso amministrativamente in nomoi, a capo dei quali c’era il nomarca, a cui Tolomeo affiancò lo stratego greco. Dall'inizio del III secolo a.C. migliaia di veterani macedoni e greci furono ricompensati con assegnazioni di terre in Egitto e coloni greci si stabilirono nei villaggi di tutta la regione. L'Alto Egitto, più lontano dal centro del governo, fu meno interessato dall'immigrazione greca, finché Tolomeo I non fondò la colonia greca di Tolemaide per farla diventare la capitale della regione. I Greci, comunque, rimasero sempre una minoranza privilegiata nell'Egitto tolemaico. Costoro ricevevano un'educazione greca ed erano cittadini delle città come se fossero stati in Grecia. Gli Egiziani furono di rado ammessi ai più alti livelli della cultura greca.

Il primo periodo del regno di Tolomeo I fu dominato dalle guerre tra i vari stati sorti dalla divisione dell'impero di Alessandro. L'obiettivo primario di Tolomeo fu di tenere salda la posizione dell'Egitto, e secondariamente di incrementare i domini egiziani. In pochi anni assunse il controllo di Libia, Palestina e Cipro. Quando Antigono I, re della Siria, tentò di riunire l'impero di Alessandro, Tolomeo prese parte alla coalizione contro di lui. Nel 312 a.C. alleato con Seleuco I, il sovrano di Babilonia, sconfisse Demetrio I, figlio di Antigono, nella battaglia di Gaza.

Nel 311 a.C. fu conclusa una pace tra i contendenti, ma nel 309 a.C. la guerra scoppiò di nuovo. Tolomeo occupò Corinto ed altre parti della Grecia, anche se perse Cipro dopo una battaglia navale nel 306 a.C. Antigono tentò poi di invadere l'Egitto, ma non vi riuscì. Nel 302 a.C. vi fu un'altra coalizione contro Antigono, alla quale partecipò Tolomeo. Quando Antigono fu sconfitto ed ucciso nella Battaglia di Ipso nel 301 a.C. Tolomeo ottenne la Palestina. In seguito Tolomeo non prese parte ad altre guerre, anche se riconquistò Cipro nel 295 a.C. Nel 290 a.C. circa intraprese i lavori di costruzione del Museo e della Biblioteca di Alessandria. Avendo dato sicurezza la regno, Tolomeo nel 285 a.C. associò al regno e designò come successore il figlio avuto dalla terza moglie Berenice, escludendo il primogenito Tolomeo Cerauno. Morì nel 283 a.C. all'età di 84 anni, lasciando al figlio un regno stabile e ben governato.

Tolomeo II Filadelfo successe al padre come re d'Egitto nel 283 a.C. Fu impegnato nella prima Guerra siriaca contro i Seleucidi in Celesiria (c. 276-271 a.C.) e nella cosiddetta Guerra cremonidea contro Antigono II Gonata in Grecia.
Tolomeo III Evergete ("il benefattore") successe al padre nel 246 a.C. e sposò Berenice II di Cirenaica, che gli portò in dote la regione. Dal 246 al 241 a.C. condusse con successo una guerra contro Antioco II (la terza Guerra siriaca), in quanto questi aveva ripudiato la moglie Berenice, sua sorella. La vittoria segnò l'apice del potere dell'Egitto tolemaico, che controllava gran parte delle coste dell'Asia Minore e della Grecia.

Nel 221 a.C. Tolomeo III morì e gli successe suo figlio Tolomeo IV Filopatore. Antioco III il Grande mosse una serie di attacchi in Palestina, nel 221 e durante la quarta Guerra siriaca, che iniziata nel 219 ebbe termine nel 217 con la vittoria egiziana nella Battaglia di Rafia. Ciononostante l'Egitto conobbe un periodo di rivolte interne, che portarono alla costituzione, verso il 208, del regno indipendente della Tebaide.

Tolomeo V Epifane, figlio di Tolomeo IV ed Arsinoe III, fu collega del padre probabilmente a partire dal 210, anno della sua nascita. Essendo ancora piccolo, alla morte del padre, il governo fu retto dai suoi tutori. All'interno scoppiarono rivolte che durarono due decenni, mentre sul fronte esterno Antioco III invase nuovamente la Palestina fino alla sua definitiva conquista nella battaglia di Panion nel 200 circa (quinta Guerra siriaca). Contemporaneamente Filippo V di Macedonia si impossessò delle isole dell'Egeo e delle città della Tracia, fatto che provocò l'intervento di Roma e la seconda Guerra macedonica. Nel 197 a.C. Tolomeo fu dichiarato maggiorenne ed intorno al 194 a.C. sposò la principessa seleucide Cleopatra I. Sul fronte interno, continuarono le rivolte in Tebaide, riconquistata nel 186 a.C., e nel Delta. In politica estera Tolomeo strinse rapporti di amicizia con i Romani.

Nel 180 a.C. gli successe il figlio Tolomeo VI Filometore. Essendo un bambino, regnarono al suo posto prima la madre Cleopatra I, e alla sua morte, avvenuta nel 176, due tutori. Nel 170 a.C. Antioco IV Epifane invase l'Egitto, depose il Filometore e si fece incoronare re d'Egitto (169 a.C.). La cosa provocò una rivolta ad Alessandria, dove fu proclamato re il fratello di Tolomeo, con il nome di Tolomeo Evergete II, detto il Fiscone. Quando Antioco si ritirò, i due fratelli governarono insieme alla sorella Cleopatra II per alcuni anni sotto il controllo di Roma. Nel 164 il Filometore fu cacciato, ma tornò l'anno dopo, cedendo al fratello Cirene e la Libia. Nel 155 Tolomeo VI sconfisse definitivamente il fratello. Dopo una fortunata campagna iniziata nel 150, venne nominato re seleucide insieme con Demetrio II. Morì in battaglia nel 145 a.C.

Dopo il breve regno del figlio di Tolomeo VI, Tolomeo VII Neos Filopatore, nel 144 a.C. divenne re Tolomeo VIII. Sposata la sorella Cleopatra II, dopo due anni la ripudiò per sposare la figlia di lei Cleopatra III. Intorno al 130 a.C. Cleopatra II costrinse il fratello a lasciare l'Egitto e a rifugiarsi a Cipro. Da qui l'Evergete tornò nel 127. Alla sua morte, avvenuta nel 116, presero il potere Cleopatra III e suo figlio Tolomeo IX Sotere II (Latiro). Questi, dopo aver accettato come correggente il fratello Tolomeo X Alessandro I, dovette fuggire dall'Egitto nel 107. In seguito alle morti della madre e del fratello, riconquistò il regno nell'88 e lo tenne assieme alla figlia Cleopatra Berenice, fino alla morte avvenuta nell'80. Il suo successore Tolomeo XI Alessandro II, figlio di Tolomeo X, non regnò a lungo. Dopo che ebbe ucciso la matrigna e moglie Cleopatra Berenice, fu assassinato dagli Alessandrini nello stesso anno in cui era salito al trono. Il suo testamento, probabilmente falso, lasciava l'Egitto a Roma.

Sempre nell'80 a.C. divenne sovrano un figlio di Tolomeo IX, Tolomeo XII Neo Dioniso (Aulete). L'Egitto era di fatto un protettorato di Roma, che si impadronì della Libia e di Cipro. Nel 58 a.C. Tolomeo XII fuggì a Roma, in seguito ad una rivolta della popolazione di Alessandria, ma tre anni più tardi i Romani lo restaurarono al potere. Morì nel 51 a.C., lasciando il potere al piccolo figlio Tolomeo XIII, che regnò insieme alla sorella e moglie Cleopatra VII.

Durante il regno di Cleopatra la storia egiziana si fuse con la storia generale del mondo romano, anche per l'assassinio di Pompeo in Egitto nel 48 a.C. Dopo la morte del giovane Tolomeo XIII, sconfitto in battaglia da Gaio Giulio Cesare nel 47 a.C., fu nominato collega e marito di Cleopatra suo fratello Tolomeo XIV. Nel 44 a.C. Cleopatra lo fece uccidere e regnò insieme al presunto figlio di Giulio Cesare e suo Tolomeo XV Cesarione. In seguito Cleopatra si alleò con Marco Antonio, e subì la sconfitta ad opera di Ottaviano nella battaglia di Azio del 31 a.C. Scappata in Egitto, qui si uccise, dopo che Ottaviano aveva vinto le ultime resistenze e conquistato il paese. Poco prima si era suicidato Marco Antonio.Con la caduta di Alessandria, avvenuta il 1 agosto del 30 a.C., l'Egitto divenne una provincia di Roma, retta da un praefectus Alexandreae et Aegypti, scelto nell'ordine equestre."
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aksum:

"Il Regno di Axum o Aksum fu un importante regno commerciale situato nell'Africa centro-orientale, che crebbe a partire dal Periodo proto-axumita nel IV secolo a.C. ca., e raggiunse l'apice della sua potenza e ricchezza verso il I secolo d.C.. Grazie alla sua favorevolissima posizione, fu profondamente coinvolto nei commerci tra l'India e il Mediterraneo orientale.

Al culmine della sua potenza, il regno di Axum si estendeva attraverso zone dell'odierna Eritrea, dell'Etiopia, dello Yemen, dell'Arabia Saudita meridionale, della Somalia occidentale, del Gibuti e del Sudan settentrionale. La capitale era Axum, oggi situata nella zona settentrionale dell'Etiopia. Altre città importanti erano Yeha, Hawulti, Matara, Adulis e Qohaito, le ultime tre delle quali si trovano oggi in Eritrea.

La popolazione axumita rappresentò una mescolanza di genti parlanti lingue assai differenti, come quella cuscitica e quella semitica.

I re axumiti avevano il titolo ufficiale di re dei re (una vocalizzazione più tarda ci viene dal Ge'ez nigūśa nagaśt, mentre la pronuncia nella moderna lingua etiope è negūs neghesti). I sovrani axumiti fecero inoltre risalire il proprio lignaggio a Davide, Salomone e alla regina di Saba. Questa discendenza reale e il titolo furono successivamente rivendicati ed usati da tutti gli imperatori d'Etiopia.

Axum commerciò con India e Roma (successivamente con l'impero bizantino), esportando avorio, carapaci di tartaruga, oro e smeraldi, e importando seta e spezie. La possibilità di poter accedere tanto al Mar Rosso quanto all'alto corso del fiume Nilo, rese possibile alla potente flotta commerciale del regno di trarre grossi profitti dal commercio con numerosi stati dell'Africa (come la Nubia), dell'Arabia (come lo Yemen), e dell'estremo Oriente.

Nel III secolo d.C., Axum sottomise svariati stati arabi tributari al di là del Mar Rosso, e conquistò l'Etiopia settentrionale. Dal 350, ebbe inizio la conquista del Regno di Kush.

Axum rimase un potente impero e una potenza commerciale fino alla nascita dell'Islam nel VII secolo. Comunque, poiché gli Axumiti diedero asilo e protezione ai primi seguaci di Maometto, i Musulmani non cercarono mai di rovesciare il regno, anche quando diffusero la loro religione in tutta l'Africa settentrionale. Tuttavia, all'incirca verso il 640, 'Omar ibn al-Khattāb inviò una spedizione navale contro Adulis, ma fu sconfitto. Anche la potenza navale axumita declinò parallelamente allo sfaldamento del regno, benché nel 702 i pirati axumiti fossero stati capaci di invadere la Hijaz e di occupare Jeddah. Nel parapiglia che ne seguì, comunque, Sulayman ibn Abd al-Malik riuscì a strappare ad Axum l'arcipelago di Dahlak, che da quel momento in poi si convertì all'Islam, sebbene nel IX secolo tornasse nella sfera d'influenza africana in qualità di stato vassallo dell'impero d'Etiopia.

Successivamente, il mondo arabo-islamico, avendo preso il pieno controllo di tutto il Mar Rosso e di gran parte del corso del Nilo, costrinse il sempre più debole regno axumita all'isolamento economico. Comunque, quest'ultimo continuò ad avere rapporti molto buoni con tutti i vicini musulmani. Due stati cristiani a Nordovest di Axum Maqurra e Alwa (nell'odierno Sudan), sopravvissero fino al XIII secolo, quando furono costretti a diventare islamici a seguito di una invasione musulmana. Axum rimase comunque inviolato dai movimenti arabi in Africa.

Il regno di Axum è degno di nota per un gran numero di innovazioni culturali, come lo sviluppo di un alfabeto proprio, il Ge'ez. Inoltre, attorno a 3700 anni fa, furono eretti numerosi obelischi giganti per segnare la posizione di tombe sotterranee appartenute a re e nobili. La più famosa di queste imponenti costruzioni è nota come Obelisco di Axum.

Sotto re Ezana, il regno adottò il Cristianesimo al posto della vecchia religione politeista e del diffusissimo Ebraismo (325). La Chiesa copta Etiope (o Abissina) è ancora attiva ai nostri giorni. Dallo scisma con Roma che seguì il Concilio di Calcedonia (451), è divenuta una delle più importanti Chiese monofisite, e sia i testi sacri sia la liturgia sono ancora in lingua Ge'ez. La Cristianità axumita potrebbe essere una delle maggiori cause della nascita della leggenda riguardante Prete Gianni, un mitico sovrano cristiano nel cuore dell'Africa arabo-islamica.

Axum fu uno stato cosmopolita e culturalmente importante. Fu luogo d'incontro per una grande varietà di di culture: Egiziana, Nubiana, Araba e Indiana. Le maggiori città axumite erano una commistione di Cristiani, Ebrei, Islamici e anche minoranze buddhiste.

Axum cominciò a declinare nel VII secolo, e la popolazione fu costretta a trasferirsi più all'interno nella regione montuosa, per essere definitivamente sconfitta verso il 950. Le cronache etiopi riportano che una regina ebrea di nome Gudit o Yodit (che significa Giuditta ma anche Demone) distrusse il regno e ne bruciò tutte le chiese e le Sacre Scritture; ma mentre sono storicamente attestati sia l'invasione straniera sia il rogo dei luoghi di culto copti, l'esistenza di questa terribile sovrana è stata recentemente messa in discussione da alcuni studiosi. Un'altra possibilità è che il potere axumita terminò a causa di una regina pagana chiamata Beni al-Hamwiyah, forse della tribù al-Damutah o Damoti. Dopo questo periodo, al regno axumita successe la dinastia Zagwe nell'XI o XII secolo, anche se il loro regno fu molto più limitato in grandezza ed influenza. Comunque, Yekuno Amlak, che uccise l'ultimo re Zagwe e fondò la moderna dinastia Salomonica, fece discendere la propria stirpe direttamente dall'ultimo monarca di Axum, Dil Na'od."
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sciti:

"Gli Sciti (o Scythi) sono una popolazione seminomade probabilmente di origine iranica, mitologicamente nata dall'unione tra un eroe greco (Eracle) e una donna serpente (Echidna) tra l'VIII ed il VII secolo a.C.

Gli Sciti, chiamati anche Saka, avevano caratteristiche antropologiche europoidi, mesocrani dalla faccia larga con nasali pronunciati e orbite basse, di ceppo nord-iranico.

Provenienti dalla Siberia meridionale erano presenti dal VII secolo a.C. nella vasta area compresa tra il Don e il Danubio da dove, vinti e assogettati i Cimmeri dilagarono, nel corso del VI secolo a.C., verso l'area balcanica e la Pannonia, nel bacino settentrionale del Ponto Eusino per poi toccare la Germania orientale e con i Traci l'Italia settentrionale.

Stanziamenti sciti sono presenti in Transilvania con la denomimazione di Agatirsi.

Pare che il nome Sciti debba intendersi come l'iranico *Skuδa, con il significato di arcieri dalla radice Proto-Indo-Europea *skeud- "gettare, lanciare", che è anche consistente con il fatto che gli Sciti erano utilizzati come arcieri nell'esercito persiano achemenide.

La società scita era di tipo verticale, fortemente strutturata: accanto agli Sciti Reali, l'apice della piramide gerarchica di cui costituiva il gruppo dominante, si trovavano gli Sciti Elleni, gli Sciti coltivatori, gli Sciti Erranti, e gli Sciti allevatori di vacche in una graduazione a cui corrispondeva un diverso peso politico.

Il loro territorio si collocava tra il Mar Nero settentrionale, le pendici meridionali dei Monti Urali e a oriente le steppe dell'attuale Kazakistan. Erodoto (V secolo a.C.) ne descrisse mirabilmente gli usi e le consuetudini e, ammirandoli, arrivò persino a raggiungerne i territori di passaggio per poterne testimoniare direttamente le attività.

Ebbero frequenti contatti da una parte con la Cina e dall'altra con la Grecia. Definiti da questi ultimi barbari, mostrarono al contrario un'apprezzatissima vitalità artistica e una notevole complessità organizzativa e logistica, oltre a un'indubbia valenza militare della quale i loro vicini (tra i quali i Medi) fecero spesso dolorosa esperienza.

Frammentati in vari ceppi vennero sterminati o assimilati in Europa orientale dai Goti orientali (ostrogoti) e successivamente dall'orda Unna tra il IV e il VI secolo d.C.

Gli scambi commerciali con l'Ellade, di cui il loro territorio costituiva il granaio, contribuirono all'aumento della ricchezza delle loro aristocrazie, già molto ingente per le razzie e i tributi che imponevano ai popoli assoggettati.

Gli Sciti svolsero anche la funzione di intermediazione tra il mondo ellenico e i popoli delle steppe, i Sauromati prima, i Sarmati e i Massegeti dopo.

Il permanere di questi rapporti internazionali ridimensiona l'idea di nomadismo come caratteristica tipica della società scita."



saka (o saci):

"I Saci (anche Seci, Saka, Saca o Indo-sciti) sono un antico gruppo di popolazioni per lo più nomadi della Siberia e della Asia Centrale e vengono generalmente considerati il ramo orientale degli Sciti e quindi iranici.

Ai Saci vengono generalmente associati i Sogdiani, i Geti, i Massageti, gli Issedoni, i Sacarauli, gli Ashguzai.

La Sogdiana (Uzbekistan meridionale e Tajikistan Occidentale), provincia o satrapia dell'Impero persiano Achemenide, prende il nome dalla popolazione originariamente di tipo Saca. Vi si parla un dialetto iranico almeno fino alla conquista mongola.

I Massageti: Saci dell'Asia Centrale. Il nome ha un chiaro significato in iranico : grande orda Saca (dall'Indo-iranico maha "grande" ). Questo confermerebbe l'appartenenza agli Iranici. Un anonimo sofista dell'antica Grecia nella sua opera "Ragionamenti doppi" scriveva: I Massageti squartano i genitori e se li mangiano, perché pensano che l'esser sepolti nei propri figli sia la più bella sepoltura; invece se qualcuno lo facesse in Grecia, cacciato in bando morirebbe con infamia, come autore di cose turpi e terribili.

Issedoni: Erodoto scrive: "Aristea di Proconneso, figlio di Castrobio, componendo un poema epico, disse di essere arrivato, invasato da Febo, presso gli Issedoni e che al di là degli Issedoni abitano gli Arimaspi, uomini monocoli, e al di là di questi i grifi custodi dell'oro, e oltre a questi gli Iperborei, che si estendono fino ad un mare. Tutti costoro, eccetto gli Iperborei, a cominciare dagli Arimaspi aggrediscono di continuo i loro vicini; e così dagli Arimaspi furono scacciati dal loro paese gli Issedoni, dagli Issedoni gli Sciti; e i Cimmeri, che abitano sul mare australe, premuti dagli Sciti, abbandonarono il paese" (IV, 13).

A parte il riassunto di Erodoto, del poema di Aristea ci sono giunte solamente alcune citazioni del bizantino Tzetzes ("Chiliades", VII 687-692): un verso ricorda gli Issedi come orgogliosi dei loro lunghi capelli (frammento 3 Bolton) e altri cinque versi ci presentano gli Arimaspi come confinanti settentrionali (presumibilmente degli Issedoni), guerrieri valorosi, allevatori (di cavalli, pecore e buoi) e dotati di un occhio solo, folta capigliatura ed eccezionale vigore (frammenti 4 e 5 Bolton).

Tolomeo parla di una città Issedon Serica, nel paese dei Seri (probabilmente odierna Khotan in Uigur, dove anticamente si parlava un dialetto iranico, il khotanese, una variante del Sogdiano).

Per quanto riguarda il nome Arimaspi questo può essere compreso tramite l'iranico ariama+aspa=coloro che amano i cavalli, che ben si adatta a popolazioni nomadi a cavallo dell'Asia centrale.

Sacarauli: Vengono nominati da Strabone nella Geografia (ma a volte si trova Sakarauke) tra le tribù che distruggono il regno greco della Battriana (Afghanistan), insieme ai Tocari, gli Assi, i Passiani (tutte tribù di identificazione incerta). Fondarono l'Impero Kushan.

Affini ai Sacarauli, sono i Sagaruce, ricordati da Tolomeo ad est del Mar Caspio ed i Sakaraukae che divennero la tribù dominante tra gli Sciti Amirgi.

Ashguzai: Vengono nominati nelle cronache tardo-assire (700 a.C.) a causa delle numerose devastazioni inflitte agli Assiri. Gli Ashguzai sono forse presenti addirittura nell'Antico Testamento, nella cosiddetta tavola delle nazioni, col nome di Askenaz."



sarmati:

"I Sarmati come gli Sciti fanno parte della famiglia etnica iranofona (di lingua indoeuropea e quindi aperta alla cultura e alla religione persiana). Si dividono probabilmente in 4 tribù: Roxolani (o Rossolani), Iazigi, Aorsi e Alani. Abitano le steppe lungo il Volga, le regioni pedemontane degli Urali meridionali e la steppa del Kazakistan occidentale. Nei loro territori d'origine essi si scontrarono con i Battriani, i Parti e i Sogdiani. In diversi periodi e a diverse ondate essi si sono spinti verso occidente.

* I Roxolani si insediarono nei territori occupati dagli Sciti a nord e a nord ovest del Mar Nero (tra il III secolo a.C. e il II d.C.) e con essi, in un primo momento, stabilirono un rapporto di alleanza. Quando questo rapporto venne meno i Sarmati conquistarono i territori degli Sciti assoggettando la popolazione al loro potere.
* Gli Iazigi si insediarono nei territori a ovest dei Daci, a sud dei Germani e sia a est sia a nord del Danubio tra il III secolo a.C. e il II d.C.
* Sugli Aorsi si sa poco: è probabile che si fossero stanziati nei pressi del regno del Bosforo a sud-est degli Alani.
* Gli Alani si insediarono ad est del Mar Nero a nord del Caucaso e degli Aorsi e qui ci vengono descritti dai Romani come allevatori di cavalli.

I Sarmati sono infatti infatti abili cavalieri e in battaglia si dividono in cavalieri pesanti (catafratti) e leggeri (arcieri a cavallo). Con i Romani non ebbero sempre rapporti pacifici e anzi spesso si fronteggiarono in lunghe guerre. Nel II secolo d.C. Roxolani e Iazigi (alleati per tutto il I secolo d.C. di Roma) si schierarono contro i Romani con i Daci per difendere questi ultimi da Traiano che intendeva conquistarne i territori, e fu proprio Traiano a sconfiggerli durante la campagna. Nel corso del III secolo d.C. i Sarmati per via della conquista dei Goti dei territori a nord del Mar Nero si divisero in 2 gruppi: uno occidentale e uno orientale. Nel 375, dall'Oriente giunsero gli Unni, che dopo aver fatto strage degli Alani accolsero i resti delle loro tribù nel loro esercito diretto verso Occidente. I vari gruppi di Sarmati furono a volte alleati dei Romani contro gli altri barbari ma altrettante volte furono nemici di Roma saccheggiandone i territori periferici e non solo: gli Alani infatti si unirono ai Vandali nella conquista dell'Africa al punto che il sovrano vandalo poté assumere il titolo di "re dei Vandali e degli Alani"."
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germani:

"I Germani sono una popolazione indoeuropea che, muovendo dalla loro patria originaria (Scandinavia meridionale, Jutland, odierna Germania settentrionale), nei primi secoli del I millennio si sono espansi fino a occupare un'ampia area dell'Europa centro-settentrionale, dalla Scandinavia all'alto corso del Danubio e dal Reno alla Vistola.

I Germani sono il risultato dell'indoeuropeizzazione, nella prima metà del III millennio a.C., della Scandinavia meridionale e dello Jutland da parte di genti provenienti dall'Europa centrale, già indoeuropeizzata nel corso del IV millennio a.C. Sebbene la cronologia esatta di questa penetrazione sia ancora oggetto di disputa, è riconosciuto che entro il 2500 a.C. gli elementi culturali propri di questi popoli - la Cultura del vaso campaniforme (detta anche della ceramica a cordicella) e la Cultura dell'ascia da combattimento - avevano raggiunto un'ampia area dell'Europa settentrionale, dal Mar Baltico orientale all'odierna Russia europea, dalla Penisola scandinava alle coste orientali del Mare del Nord.

Al momento del loro insediamento in quella che sarebbe divenuta la patria originaria dei Germani, gli elementi indoeuropei trovarono già sviluppata una civiltà agricola, autrice dei megaliti propri dell'Età della Pietra nordica. Non si conoscono i caratteri etnici propri di questi popoli, ma è possibile che fossero affini a quelli delle (relativamente) vicine genti finniche. La fusione, più o meno pacifica, di questi elementi pre-indoeuropei con i gruppi indoeuropei provenienti da sud determinò la cristallizzazione dei Germani, che conservarono la lingua indoeuropea dei nuovi venuti.

La cultura materiale che si sviluppò sulle rive del mar Baltico occidentale e nella Scandinavia meridionale durante la tarda età del bronzo europea (1700 a.C.-500 a.C.), nota come età del bronzo nordica, è già considerata la cultura comune ancestrale del popolo germanico. Esistevano a quel tempo insediamenti piccoli ed indipendenti, oltre ad un'economia fortemente incentrata sulla disponibilità di bestiame.

Fu questa l'epoca in cui la lingua proto-germanica assunse, all'interno della famiglia linguistica indoeuropea, le proprie caratteristiche peculiari. Il germanico comune - da intendersi più come un insieme di dialetti affini che come una lingua completamente unitaria - rimase sostanzialmente compatto fino alle grandi migrazioni di Germani verso sud, iniziate già nell'800 a.C.-750 a.C. A metà dell'VIII secolo a.C., infatti, i Germani risultano attestati lungo l'intera fascia litoranea che va dall'Olanda alla foce della Vistola. La pressione continuò nei secoli successivi, non come un movimento unitario e unidirezionale ma come un intricato processo di avanzamenti, retrocessioni e infiltrazioni in regioni abitate anche da altri popoli. Intorno al 550 a.C. raggiunsero l'area del Reno, imponendosi sulle preesistenti popolazioni celtiche e in parte mescolandosi a esse (è considerato misto il popolo di confine dei Belgi).

Durante questo periodo i Germani furono a lungo in contatto, linguisticamente e culturalmente, con i Celti e gli Italici (sia Osco-umbri, sia proto-Latini e proto-Veneti) a sud e con i Balti a est. I rapporti con gli Italici, certificati dalla linguistica storica, si interruppero alla fine del II millennio a.C., quando questi popoli avviarono la loro migrazione verso sud e sarebbero ripresi soltanto a partire dal I secolo a.C., quando con Gaio Giulio Cesare l'espansione di Roma sarebbe arrivata fino al Reno.

Dal V al I secolo a.C., durante l'Età del ferro, i Germani premettero costantemente verso sud, venendo a contatto (e spesso in conflitto) con i Celti e, in seguito, con i Romani. Lo spostamento verso sud fu probabilmente influenzato da un peggioramento delle condizioni climatiche in Scandinavia tra il 600 a.C. e il 300 a.C. circa. Il clima mite e secco della Scandinavia meridionale (una temperatura di due-tre gradi più elevata di quella attuale) peggiorò considerevolmente, il che non solo modificò drammaticamente la vegetazione, ma spinse le popolazioni a cambiare modi di vivere e ad abbandonare gli insediamenti. Intorno a tale periodo questa cultura scoprì come estrarre il "ferro di palude" (limonite) dal minerale nelle paludi di torba. Il possesso della tecnologia adatta ad ottenere minerale di ferro dalle fonti locali può aver favorito l'espansione in nuovi territori.

Nell'area di contatto con i Celti, lungo il Reno, i due popoli entrarono in conflitto. Sebbene portatori di una civiltà più articolata, i Galli subirono l'insediamento di avamposti germanici nel loro territorio, che diedero origine a processi di sovrapposizione tra i due popoli: insediamenti appartenenti all'uno o all'altro ceppo si alternavano e penetravano, anche profondamente, nelle rispettive aree d'origine. Sul lungo periodo, a uscire vincitori dal confronto furono i Germani, che qualche secolo più tardi sarebbero dilagati a occidente del Reno. Identico processo si sarebbe verificato, a sud, lungo l'altro argine naturale alla loro espansione, il Danubio.

Sul finire del II secolo a.C. i Germani risultavano presenti, oltre che nella loro patria originaria baltico-scandinava, in un'ampia ma indefinita regione dell'Europa centrale, all'epoca ricoperta di fitte foreste e corrispondente agli attuali Paesi Bassi, Germania centro-settentrionale e Polonia centro-occidentale. I confini dell'area da loro raggiunta, sia pure fluidi e soggetti a mutamenti e a condivisioni con altri popoli, coincidevano a grandi linee con i bassi corsi del Reno a ovest e della Vistola a est; a sud la situazione era ancor più incerta, con penetrazioni germaniche anche profonde in regioni abitate prevalentemente da Celti, come Norico e Pannonia. Già nel secolo successivo, tuttavia, la presenza germanica si sarebbe meglio definita, da un punto di vista territoriale, quale quella predominante nelle aree poste immediatamente al di là del Limes romano, marcato in quelle regioni dal Reno e dall'alto Danubio.

I Germani vennero a contatto con Roma fin dall'ultimo scorcio del II secolo a.C., con le incursioni di Cimbri e Teutoni in territorio romano. I due popoli germanici mossero dal natio Jutland e penetrarono in Gallia, spingendosi fino alla provincia romana della Gallia Narbonense, di recente costituzione. Qui discesero il corso del Rodano favorendo una ribellione delle tribù celtiche appena assogettate a Roma e sconfiggendo in più occasioni le legioni romane che avevano tentato di arginarne l'invasione.

Negli anni successivi i Cimbri penetrarono in Iberia, mentre i Teutoni proseguirono le loro scorrerie in Gallia settentrionale. I due popoli tornarono poi a volgersi contro i domini di Roma, minacciando la Gallia cisalpina; a opporsi a loro fu inviato il console Gaio Mario, che in due battaglie annientò entrambi i popoli: i Teutoni ad Aquae Sextiae (l'odierna Aix-en-Provence) nel 102 a.C., i Cimbri ai Campi Raudii (presso Vercelli) nel 101 a.C.

Superato il pericolo dell'invasione di Cimbri e Teutoni, Roma passò a una politica marcatamente espansionistica verso nord, nei territori dell'Europa centro-occidentale. Il processo, articolato in varie fasi, portò alla conquista di tutte le aree collocate a ovest del Reno e a sud del Danubio, oltre a varie penetrazioni, più o meno stabili, al di là di tale linea. L'ininterrotta frontiera dell'Impero romano, estesa dal Mare del Nord al Mar Nero, fu il Limes, per secoli argine alla spinta espansionista dei Germani verso sud e verso ovest. Lungo il Limes, numerosi furono i conflitti che si accesero nel corso dei secoli tra i Romani e i Germani, che tentarono a più riprese di penetrare nel più ricco e organizzato territorio soggetto all'Urbe. Soltanto però quando l'Impero romano entrò - per cause interne - in grave crisi, ai Germani riuscì la penetrazione con ampie masse al di qua del Limes (III secolo).

Al tempo della conquista della Gallia condotta da Cesare, nuovi conflitti si accesero lungo il Reno, confine tra i Celti e i Germani. Fin dal 72 a.C. un gruppo di tribù germaniche, capeggiate dagli Svevi di Ariovisto, aveva passato il fiume e tormentava con le sue scorribande il territorio gallico, infliggendo anche una dura sconfitta ai Galli presso Admagetobriga (60 a.C.). I Galli invocarono allora l'aiuto di Cesare, che sconfisse definitivamente Ariovisto presso Mulhouse (58 a.C.).

La disfatta di Ariovisto non fu comunque sufficiente ad arrestare la pressione esercitata in quegli anni dai Germani sui Galli. Una massa di Usipeti e Tencteri minacciò i Menapi belgi presso la foce del Reno, fornendo a Cesare una nuova opportunità di intervento (55 a.C.). Sconfitte le due tribù in Gallia belgica, il proconsole sconfinò nelle terre dei Germani: valicato il Reno, compì razzie e saccheggi per terrorizzare il nemico e indurlo a rinunciare a nuove incursioni verso la Gallia. Fissò quindi stabilmente il confine dei territori soggetti a Roma sullo stesso Reno."
20/07/2009 18:29
 
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daci:

"I Daci erano una popolazione indoeuropea storicamente stanziata nell'area a nord del basso corso del Danubio che da loro ha preso il nome.

Non è possibile datare con sicurezza il momento dell'insediamento dei Daci nella loro patria storica, né quello della formazione stessa del popolo, staccatosi dalla matrice indoeuropea. Indizi linguistici fanno comunque ritenere che gli elementi indoeuropei che poi si sarebbero evoluti nel popolo dei Daci avrebbero raggiunto l'area della Dacia nel IV millennio a.C..

I Daci sono stati a lungo ritenuti parte del ceppo tracico: Geti e Daci avrebbero formato il ramo settentrionale della grande famiglia dei Traci, anche se particolarmente esposti alle influenze dei loro vicini orientali, gli Sciti. Stando a studi più recenti, tuttavia, è invece possibile che i Daci siano da ascrivere - insieme ai Misi dell'Anatolia - a un ramo a sé stante, distinto da quello tracico: il gruppo delle lingue daco-misie.

Nelle fonti classiche erano indicati come Getes (al plurale, Getai) dai Greci, e come Dacus (al plurale, Daci) dai Romani, oltre che Dagae e Gaetae, secondo la Tabula Peutingeriana. Gli scrittori antichi sono unanimi nel considerare i Geti e i Daci appartenenti ad uno stesso popolo, opinione oggi giorno avvalorata dall'archeologia e dalla linguistica moderna; è possibile che i Geti fossero tanto parte del popolo dei Daci, quanto che da questi siano stati a un certo punto assorbiti, oppure come sostenevano gli autori antichi: i Geti vivevano nelle pianure della Valacchia, mentre i Daci nei territori montuosi e collinari della Transilvania.

Le prime menzioni delle fonti classiche sui Daci lasciano intendere che, a partire dal principio del II secolo a.C., erano stanziati all'interno dell'arco montuoso dei Carpazi: Pompeo Trogo narra, infatti, del conflitto che portò l'allora re dace, Oroles, a battere e respingere un'incursione di una popolazione germanica, i Bastarni, che avevano tentato di penetrare da oriente, nelle fertili pianure del medio corso del fiume Mureş. Un nuovo conflitto con i Bastarni si verificò nel 112-109 a.C., ma anche questa volta furono respinti, non riuscendo ad indebolire la potenza dei Daci, che al contrario aumentò, tanto da scorgere proprio in questo periodo lo spostamento del centro di potere dei daco-geti dalla pianura della Valacchia al cuore della Transilvania.

I Daci si dividevano in due classi: l'aristocrazia a cui era affidata l'amministrazione e l'economia (i tarabostes) oltre a costituire l'elite dei guerrieri (i pileati), a questa classe si aggiungeva la gente comune e libera (i comati). Entrambe le classi sociali, dei pileati e dei comati, partecipavano al grande consiglio reale, almeno ai tempi di Decebalo.

Soltanto gli aristocratici avevano il diritto di coprire le proprie teste, e indossavano un cappello di feltro, detto pileum (da cui viene pileati, il nome con cui erano designati in latino).

I Daci, come pure gli stessi Geti, erano generalmente descritti dal mondo classico come individui alti, dalla pelle chiara, dai capelli di colore probabilmente rossiccio e dagli occhi blu.

Come ci tramanda Erodoto, i Geti (alla fine del VI secolo a.C.) credevano nell'immortalità dell'anima e consideravano la morte un mero cambio di paese: "I Geti si ritengono immortali... sono convinti che lo scomparso non muoia veramente, ma raggiunga il dio Zalmoxis" (o Zalmolxis). "Altri Geti [si trattava dei Daci] questo stesso dio lo chiamano Gebeleizis. Ogni quattro anni mandavano uno di loro, tratto a sorte, a portare un messaggio a Zalmoxis, secondo le necessità del momento... tre Geti hanno l'incarico di tenere tre giavellotti, altri afferrano per le mani ed i piedi il "messaggero designato", lo fanno roteare e lo scagliano sulle lance. Se muore trafitto, ritengono che il dio sia propizio, se non muore, accusano il messaggero, sostenendo che è un uomo malvagio, e quindi ne inviano un altro...".

Le principali occupazioni dei Daci erano agricoltura, apicoltura, viticoltura, allevamento del bestiame, produzione di ceramica e metallurgia. La provincia romana di Dacia è rappresentata su un sesterzio come una donna seduta su una roccia con un bambino piccolo su un ginocchio, che tiene delle spighe di grano, e un altro bambino seduto davanti a lei che tiene dei grappoli d'uva.

I Daci lavoravano anche l'oro e l'argento proveniente dalle miniere in Transilvania. Portavano avanti un considerevole commercio con altri popoli, come dimostrano le molte monete straniere trovate nel Paese.

Dopo essersi scontrati prima con i Macedoni (IV secolo a.C.) e poi con i Traci (III secolo a.C.), nel I secolo a.C. i Daci riuscirono a dar vita, sotto re Burebista, a un stabile regno autonomo. Alla morte del grande sovrano, tuttavia, il suo regno si dissolse; ne seguì una situazione di fluidità, con numerosi scontri con l'Impero romano che nel frattempo era giunto ai confini meridionali della Dacia.

GLi scontri toccarono il culmine negli anni 85-88, quando l'imperatore Domiziano condusse una serie di operazioni contro il regno del nuovo sovrano, Decebalo. Questi che era stato in grado non solo di ristabilire un potere centrale sui Daci, ma anche di rinverdire la potenza militare ed economica dei tempi di Burebista, tanto da premere da nord sulla provincia romana di Mesia. Pur sconfitto, nell'89 Decebalo riscuì a ottenere condizioni di pace solo apparentemente favorevole ai Romani: gli fu infatti consentito di riarmarsi liberamente e di accrescere la potenza del suo popolo nel quindicennio successivo.

Nel 101 Traiano avviò la campagna di conquista dell'area, conclusa nel 106 con la morte di re Decebalo e l'isituzione di una nuova provincia romana. Il dominio romano ebbe però già termine nel III secolo, quando il Limes romano fu riportato al Danubio. Nonostante la relativa brevità del dominio diretto di Roma, la romanizzazione della Dacia fu profonda, anche grazie all'intensa opera di colonizzazione; i caratteri etnici e linguistici peculiari dei Daci si stemperarono in un nuovo complesso antropologico, nei secoli successivi ulteriormente modificato dalle nuove invasioni di Goti, Slavi, Magiari e altre popolazioni nomadi."
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grazie house [SM=g27964]

proseguo con le ultime 2 fazioni:

garamanti:

"I Garamanti (in latino e greco Garamantes) sono una popolazione di lingua berbera che abita nel Sahara. Fondarono un regno nella regione del Fezzan (nell'attuale Libia) e costituiscono una potenza regionale nel Sahara.

I Garamanti sono coltivatori, artigiani e commercianti. La loro religione e' basata su modelli egizi, e alcuni dei loro morti sono sepolti in piccole piramidi. Per scrivere usano l'alfabeto libico-berbero. La scoperta, ad opera del professor Fabrizio Mori, di una mummia risalente al 3500 a.C. circa a Uan Muhuggiag, fa pensare che nella regione l'usanza di mummificare i corpi fosse una tradizione estremamente antica.

L'alimentazione dei Garamanti comprendeva uva, fichi, orzo e frumento. Commerciavano frumento, sale e schiavi, e in cambio importavano vino ed olio d'oliva, lampade a olio e stoviglie di fabbricazione romana. Secondo Strabone e Plinio il Vecchio, i Garamantes estraevano amazzonite nei monti del Tibesti.

I Garamanti costruirono una rete di gallerie e condotte sotterranee per portare in superficie le acque fossili che si trovano sotto lo strato di calcare nel sottosuolo del deserto. Essa venne costruita intorno al 200 a.C. e fin verso il 200. Questo sistema di gallerie sotterranee è oggi conosciuto col nome arabo di foggara. Questo sistema di irrigazione permetteva all'agricoltura di prosperare, ma esigeva, per la sua manutenzione, l'utilizzo di manodopera, per la quale si ricorreva agli schiavi.

Probabilmente i Garamanti esistevano già, come popolazione tribale del Fezzan, intorno al 1000 a.C.. Compaiono per la prima volta in fonti scritte nel V secolo a.C., nell'opera di Erodoto, secondo il quale essi erano un popolo numeroso che allevava bestiame e dava la caccia, stando su quadrighe, agli "Etiopi Trogloditi" ("abitanti delle grotte") che vivevano nel deserto. Raffigurazioni di epoca romana li rappresentano con segni di scarificazioni rituali e tatuaggi. Tacito riporta che essi prestarono aiuti al ribelle Tacfarinas e fecero razzie negli insediamenti romani sulla costa.

I Romani mantennero fitti contatti commerciali con i Garamanti,; gli archeologi hanno perfino trovato a Garama un bagno romano. Tolomeo riporta che nell'85 un commerciante di nome Iulius Maternus, partito da Leptis Magna, avrebbe raggiunto il paese di Garama dove si sarebbe unito ad una spedizione del re dei Garamanti che si recava a combattere gli "Etiopi" ed avrebbe raggiunto, dopo 4 mesi, "la regione di Agysimba popolata dai rinoceronti, e dove vivono gli Etiopi" (probabilmente i confini dell'odierna Nigeria). Comunque sia, nonostante i rapporti commerciali, i Romani non consideravano i Garamanti pienamente civilizzati.

I Garamanti rappresentarono una continua minaccia per i possedimenti romani, e non si sottomisero mai alla potenza di Roma, a differenza degli abitanti della fascia costiera della Libia. Curiosamente, però, di essi Erodoto afferma "non possiedono armi da guerra né sanno come difendersi".

Nel I secolo a.C., i Garamanti effettuavano scorrerie in Nordafrica e si scontravano con le forze di Roma. Secondo Plinio il Vecchio, a un certo punto i Romani ne ebbero abbastanza delle scorrerie dei Garamanti e nel 19 a.C. Lucio Cornelio Balbo li sconfisse e festeggiò la vittoria con un trionfo nel quale erano enumerate le città, le tribù e le località geografiche da lui sottomesse.

Dopo una spedizione punitiva dei Romani nel 70, i Garamanti vennero costretti ad avere rapporti ufficiali con Roma, ed è possibile che siano divenuti "clienti" di Roma.

Intorno al 150 il regno dei Garamanti (nell'attuale Fezzan, lungo il Wadi l-Ajal), si estendeva per circa 180,000 chilometri quadrati. La sua durata continuò grosso modo fino alla conquista islamica nel VII secolo.

Sembra che il declino della cultura dei Garamanti si riallacci ad un inasprimento delle condizioni climatiche. Quello che oggi è deserto 1500 anni fa era terra agricola di discreta qualità. Dal momento che le riserve di acque fossili non si rinnovano rapidamente, nei sei secoli di durata del regno garamante la falda andò progressivamente abbassandosi. Il regno decadde e si frammentò. Il suo posto venne assunto dal suo concorrente, l'impero del Ghana nel Sudan occidentale.

Documenti bizantini affermano che il re dei Garamanti firmò un trattato di pace con Bisanzio nel 569 ed accettò il cristianesimo. In seguito, dei documenti musulmani affermano che nel 668 il re dei Garamanti venne imprigionato e trascinato via in catene. Alla fine tutta la regione venne assorbita nell'area di influenza islamica."

20/07/2009 19:00
 
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xiongnu:

"Gli Xiongnu sono un popolo nomade dell'Asia centrale, che si ritiene fosse localizzato nelle odierne Mongolia e Cina. A partire dal III secolo controllano un vasto impero di steppe esteso verso ovest sino al Caucaso. Sono attivi nelle aree della Siberia meridionale, della Manciuria occidentale e nelle attuali province cinesi della Mongolia interna, Gansu e Xinjiang. Antichissimi resoconti storici cinesi (forse leggendari) riferiscono che gli Xiongnu discendessero da un figlio dell'ultimo capo della prima dinastia cinese (dinastia Xia), che, secondo i cinesi del periodo delle primavere e degli autunni erano geni dello stato di Qi. Comunque, a causa di lotte intestine, gli Xiongnu dilagarono verso nord e nord-ovest.

Le relazioni tra i cinesi Han e i Xiongnu erano complicate e comprendevano conflitti militari, interscambi di tributi e commerciali, e trattati di matrimonio.

La parte preponderante delle informazioni sugli Xiongnu ci viene da fonti cinesi. Il poco che si conosce dei loro titoli e nomi deriva da traslitterazioni dal cinese. Si conoscono solo una ventina di parole che appartengono alla lingua atlaica, e un'unica frase contenuta in documenti cinesi.

Nel XVIII secolo Joseph de Guignes ha identificato gli Hsiung-nu con gli Unni, accendendo il dibattito sulla loro origine."

finito! [SM=x1140519]
28/07/2009 11:48
 
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Principe
Ragazzi complimenti, non mi ero accorto di queste discussioni, sono rimbambito ormai.

Posso dare pochi suggerimenti.

1 il regno greco orientale lo chiamerei Battriana, se volete lasciare il tutto in italiano. Battra è la capitale.

2 la fazione greca, se le poleis che ne fanno parte sono solo in Grecia, la chiamerei lega achea.

3 nelle descrizioni citerei gli eventi storici in ordine cronologico. Ad esempio nei Seleucidi citate prima l'anno 306 e poi il 310, si dovrebbe fare al contrario, visto che il 310 viene prima.

4 per i Seleucidi non c'è certezza che si facessero chiamare Gran Re in modo continuativo, alcuni usarono il titolo, ma non fu una cosa prolungata. Lascerei il titolo ai Parti che lo usarono di sicuro sempre. Lo stemma seleucide è un'ancora.
[Modificato da Antioco il Grande 28/07/2009 11:51]
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"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

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