Anche se non è proprio storia militare ho un dubbio: (spero che ci sia qualche laureato in lettere classiche armato di buona volontà e mi risponda
): sto preparando l'esame di lingua latina e sto studiando la metrica e la lettura metrica di esametri e pentametri...ma la lettura metrica cos' come viene concepita oggi, con gli accenti quantitativi sulle arsi di ogni piede, non è sostanzialmente sbagliata? Non è una forzatura? Mi spiego meglio: sappiamo che la lingua latina (così come il greco e molte lingue indoeuropee) non aveva l'accento qualitativo (come in italiano e nelle lingue romanze: se trovo la parola casa la pronuncio càsa dando maggiore enfasi alla prima sillaba) ma quello quantitativo ( os= osso e os=bocca si distinguevano solo per la quantità della o, lunga o breve). Quindi una vocale lunga veniva pronunciata in un tempo doppio rispetto a una breve ma senza alcuna enfasi maggiore. Ora la lettura metrica che viene insegnata non va contro questo principio? L'italiano come le lingue romanze ha perso la sensibilità a riconoscere sillabe lunghe e brevi (e lo testimonia già Agostino fin dal V sec d.C.) quindi non potremo mai sapere qual era la pronuncia effettiva dei latini perchè il nostro accento è radicalmente diverso: quindi ha senso una lettura di questo tipo? Una lettura che viene anche criticata da alcuni studiosi proprio per la forzatura che fa...