Medieval 2 Total War
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CATALANI BRAVA GENTE .

Ultimo Aggiornamento: 10/07/2011 21:27
27/06/2011 16:13
 
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UNO STUOLO DI NEMICI





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La prepotente azione della Compagnia le aveva creato uno stuolo di nemici :dall'impero bizantino alla repubblica di Venezia, dagli
Angioini al papato, dai principati limitrofi del Peloponneso-quello greco di Mistrà e franco di Acaia-all'erede dei Brienne Gualtieri VI, che esercitava sovranità nelle regioni di Argo e Nauplia.
Consci del pericolo di una tale situazione e al fine di evitare l'isolamento internazionale i catalani scelsero la tutela del re di Sicilia(detto, dopo la pace di Caltabellotta, di Trinacria), Federico III d'Aragona.
Federico III inviò come duca il proprio secondogenito Manfredi, che era allora un bambino di soli 5 anni, e la reggenza venne assunta dal vicario generale Berenguer Estanol de Ampurias nel 1312. Quest'ultimo si impegnava a rispettare gli statuti della Compagnia, basati sulle Costituzioni di Catalogna e sulle Consuetudini di Barcellona;il sigillo del canceliere della Compagnia, raffigurante San Giorgio in sella al suo cavallo nell'atto di uccidere con la lancia il drago, recava la scritta in latino "Felix Francorum exercitus in Romaniae finibus comorans, ovvero il fortunato esercito dei franchi attestato nel territorio della Romània".





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La Compagnia crea il proprio dominio con capitale a Tebe



Fra i compiti del vicario generale, vi era quello di amministrare le entrate ducali : le rendite feudali della corona, i profitti delle terre ecclesiastiche, i dazi, le imposte cittadine e rurali, il prelievo sulle rendite fondiarie.
Dal 1331 al vicario generale venne sottratta l'autorità militare, conferita dal duca a un maresciallo che doveva godere dell'approvazione dei catalani.
La capitale del ducato era Tebe che, come altre città importanti quali Atene, Livadia, Neopatria, era una corporazione cittadina, con funzionari militari, i castellani (a Tebe risiedeva il vicario generale), e civili-sindaci, dapprima eletti direttamente dalla Compagnia e in seguito dalle singole città, secondo il modello catalano-aragonese.
L'impero bizantino non rappresentò una minaccia per il ducato; dilaniato da guerre civili e lotte di successione fin dal regno di Andronico II e sempre più divorato dall'espansione ottomana, non recuperò mai più i possedimenti europei che peraltro, già nella prima metà del secolo, vedevano l'irresistibile ascesa della Grande Serbia di Stefano Dusan. Anche Venezia, preponderante in Eubea, si rassegnò alla presenza dell'inquieto vicino, stipulando un trattato nel 1319, più volte rinnovato, con cui i catalani si impegnavano a non far circolare navi armate nei golfi controllati dalla Serenissima.
Era un gran colpo per la diplomazia del ducato di Tebe, che sottraeva così un pericoloso alleato alla inevitabile coalizione anticatalana.








Per molto tempo l'Occidente non riuscì a organizzare niente più di qualche impresa inconcludente. Le dinastie greche in Tessaglia e in Epiro si estinsero presto, e queste regioni caddero nell'orbita serba.
La vigorosa azione del secondo vicario generale , Alfonso Fadrique d'Aragona(1317-1330), figlio naturale di Federico, garantì frontiere più sicure al ducato, con l'annessione del ducato di Neopatria a nord,
della contea di Salona (feudo ereditario dei Fadrique) a est e di una serie di importanti capisaldi lungo i confini.
Il suo successore Giovanni Lancia (1330-1335), che governava per conto del nuovo duca Guglielmo, succeduto al fratello maggiore morto prematuramente nel 1317, si trovò ad affrontare un tentativo di riscossa di Gualtieri VI di Brienne che, con il sostegno degli Angioini, portò un corpo di spedizione di 1300 uomini in Attica e Beozia.
Il contingente non era in condizioni di poter sferrare un attacco alle città e i catalani si guardarono bene dal dare battaglia in campo aperto, la fallimentare spedizione non potè far altro che prendere la via del ritorno dopo un anno di incocludenti razzie.








La lotta interna tra le fazioni mina la stabilità del ducato.

La decadenza del ducato catalano fu la conseguenza della lotta tra fazioni interne prima ancora che degli attacchi dall'esterno. Nel 1355 Federico III il Semplice era divenuto a un tempo re di Trinacria e vicario generale; carica, quest'ultima, che conferì l'anno seguente al secondogenito di Alfonso, Giacomo Fadrique, conte di Salona.
Il vicariato venne a sua volta rilevato, nel 1359, dal gran siniscalco del regno di Trinacria, Matteo di Moncada, che alla sua partenza nel 1361 lasciò l'incarico a tale Pietro de Pou, a questo punto nacquero immediatamente dei contrasti di faida tra i Fadrique e il de Pou che portarono a una rivolta, cappeggiata dal maresciallo Roger de Lluria, la sommossa si concluse con il massacro del vicario e dei suoi a Tebe nel 1362.
La corte aragonese di Sicilia non potè più esercitare alcuna autorità negli affari del ducato fino al 1369, anno in cui morì Roger di Lluria, solo allora Federico III fu in grado di inviare un nuovo vicario generale, nella persona di Matteo di Peralta. Ma la sua sostituzione, nel 1374, con l'ultimo conte di Salona Luigi Fadrique, lasciò chiaramente intendere come i catalani in Grecia mal sopportassero le ingerenze del regno di Sicilia. Non a caso, fin dal 1370, essi avviarono trattative per l'annessione dei ducati di Atene e Neopatria alla corona d'Aragona, cosa che avvenne puntualmente alla morte di Federico III, nel 1377.



L'EPILOGO



La societas Cathalanorum era ormai all'epilogo della sua breve ma intensa stagione. In Grecia si era infatti venuta affermando con prepotenza la figura di Neri Acciaiuoli, la cui famiglia di banchieri fiorentini, sovvenzionando le imprese angioine nel Peloponneso, si era guadagnata la baronia di Corinto. Neri aveva già sottratto Megara al ducato ateniese quando, nel 1378, la compagnia navarrese entrò al suo servizio, questa nuova truppa mercenaria era stata ingaggiata da Luigi di Evreux, fratello del re Carlo II di Navarra e già erede di un regno di Albania ancora da sottomettere: gli albanesi, i quali si erano dati un loro re, non avevano alcuna intenzione di concedere ai franchi la corona e Luigi si vide così costretto malauguratamente a morire per "quattro sassi".
A seguito di questo evento 400 mercenari navarresi capitanati da Giovanni de Urtubia avevano accettato l'invito del signore di Corinto che li spedì subito, nel maggio del 1379, contro Tebe; la città fu espugnata dopo un breve assedio. Atene resistette agli Acciaiuoli fino al 1388, Neopatria fino al 1390, ma entro la fine del secolo gran parte del settore cadde in mano ai turchi.
Solo Atene, oggetto di una lunga contesa tra veneziani ed eredi di Neri, riuscì a conservare l'autonomia dall'impero musulmano fino alla caduta di Costantinopoli nel 1453.


it.wikipedia.org/wiki/Compagnia_Navarrese













[Modificato da Fulcherio, 27/06/2011 16:55]
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