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>>> HOTSEAT MACHIAVELLICA 2009 su Spicciolati d'Italia 8.1 <<<

Ultimo Aggiornamento: 10/11/2009 17:08
15/04/2009 11:49
 
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Principe

CAMPAGNA MACHIAVELLICA SU SPICCIOLATI D'ITALIA: REGOLAMENTO
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REQUISITI: M2TW con patch 1.2 (NON SONO CONSENTITE ALTRE VERSIONI)
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MOD BASE: Machiavello 8.0: Spicciolati d'Italia
files.filefront.com/Spicciolati+dItalia7z/;13688726;/filei...
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PATCH: Spicciolati d'Italia - Patch 8.1
files.filefront.com/Spicciolati+dItalia+Patch17z/;13725872;/filei...
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WEBMASTER: Masa82
Mi impegno quale garante della correttezza della campagna.
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INIZIO DELLA CAMPAGNA: Sabato 16 Maggio 2009, ore 15.00
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TEMPO MASSIMO PER COMPIERE IL PROPRIO TURNO: 24 ore dal momento in cui il giocatore precedente ha messo il lnk del suo salvataggio in questa discussione. Salvo proroghe concesse dal webmaster.
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PASSAGGIO DEI SALVATAGGI:
meglio non usare l'e-mail, consiglio di usare un sito di filesharing, uno dei migliori è Filefront:
www.filefront.com/
oppure Rapidshare:
www.rapidshare.com/

Caricate il file e riportate in questo topic il link per scaricarlo. Dal momento in cui mettete il link, il giocatore seguente avrà 24 ore per giocare il suo turno. Se un giocatore non gioca il turno entro le 24 ore, provvederò a giocare io il suo turno.

La successione dei giocatori nel turno è questa:
Cristiano87 -> mandrake(83) -> davide283 -> )Fabio85( -> scan620 -> Danele Poggialini -> Federico II Hohenstaufen -> Knight of Jerusalem -> Gallo. -> Masa82
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CONDIZIONI DI VITTORIA: Campagna lunga. Le condizioni variano per ogni fazione e sono pesate sulla base della forza iniziale delle fazioni stesse.
Se al termine dei 200 turni nessuna fazione avrà raggiunto l'obiettivo, sarà proclamata vincitrice quella fazione che più vi si sarà avvicinata.
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CONDIZIONI DI SCONFITTA: Quando un giocatore perde tutti i suoi insediamenti o tutti i membri reali (quelli dell'albero genealogico) la sua fazione sarà sconfitta.
Tenete sempre presente che i vostri familiari sono preziosi quanto (se non più) di un insediamento, proteggeteli e se ne avete pochi nascondeteli! I vostri avversari potrebbero eliminare la vostra fazione colpendoli sistematicamente.
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BOLLA PONTIFICIA I: IN OMNEM
Il Pontefice Massimo emana la Bolla In Omnem: fino al termine dell'Anno Domini 1446, qualunque fazione sarà responsabile dell'estinzione di un'altra fazione, verrà scomunicata. Con il conseguente rischio di subire una Crociata.
Questa Bolla ha lo scopo di garantire un minimo di equilibrio nei primi anni di campagna.
Le sole fazioni che possono essere estinte senza causare l'irritazione papale sono le seguenti:
- Banato di Croazia
- Marchesato di Monferrato
- Ducato di Calabria
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BOLLA PONTIFICIA II: SUPER SPECULAM
Il Pontefice Massimo emana la Bolla Super Speculam: entro il termine dell'Anno Domini 1442, tutte le fazioni dovranno congedare tutte le Salmerie a loro disposizione, e non potranno più reclutarne altre nel corso di tutta la campagna.
Questo provvedimento mira ad annullare gli assedi-lampo mediante salmerie. La mancata ottemperanza alla Bolla verrà severamente punita dal Pontefice Massimo.
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BOLLA PONTIFICIA III: LIBERTAS ECCLESIAE
Il Pontefice Massimo emana la Bolla Libertas Ecclesiae: da questo momento nessuna fazione potrà richiedere direttamente una Crociata allo Stato Pontificio senza aver prima consultato il Pontefice (nella figura dell'amministratore della campagna) e solo quest'ultimo potrà decidere se indirla, sulla base delle motivazioni proposte.
Questo provvedimento mira ad annullare le speculazioni che potrebbero derivare dalle grandi potenzialità offerte da una Crociata. La mancata ottemperanza alla Bolla verrà severamente punita dal Pontefice Massimo, con l'esclusione diretta dalla campagna.
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BOLLA PONTIFICIA IV: AUSCULTA FILI
Il Pontefice Massimo emana la Bolla Ausculta Fili, con la quale ribadisce le proprie prerogative sul potere temporale ma si impegna a cedere i propri dominii che non rientrano nei confini dello Stato Papale, entro l'anno del Signore 1446. Gli insediamenti interessati sono:
- Novara
- Cherso
- Chiavenna
- Bormio
Sua Santità stabilisce che Novara rientri nei possedimenti del Duca di Mantova, mentre Cherso passerà ai coloni tarantini in Dalmazia. Per le città alpine di Chiavenna e Bormio si apre, da questo momento, un'asta (unica per entrambi gli insediamenti), per decidere il beneficiario della doppia assegnazione. Le offerte dovranno essere fatte pervenire in segreto al pontefice entro l'anno del Signore 1446, il miglior offerente otterrà il dominio sulle due città.
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BOLLA PONTIFICIA V: AD ABOLENDAMIl Nuuovo Pontefice Massimo emana la Bolla "Ad abolendam".
Se, nel termine di 1 turno, le guerre non saranno cessate, tutte le fazioni convolte e tutti gli abitanti dei loro domini siano scomunicati, i loro figli non possano accedere a nessun beneficio ecclesiastico fino alla quarta generazione. I prelati e gli ecclesiastici di ogni grado nel raggio di dieci miglia dalle loro capitali se ne allontanino entro dieci giorni pena la scomunica. Le fazioni tutte, se non obbediranno entro 1 turno, siano servi di coloro che li cattureranno e i loro possedimenti siano di coloro che gli occuperanno.
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INFO:
- Rammento che in questa campagna hotseat è disattivata la console_command. Questo ha l'effetto di annullare l'effetto di molti script, come quello dei bonus e dei malus economici. Ciò significa che gli assedi non costeranno nulla, e nemmeno collocare le armate in terra nemica. Ma nemmeno la conquista dei fortini permanenti vi darà un bonus.
- Nel caso in cui perdiate tutti i vostri familiari, è assente il "respawn" delle fazioni estinte. Se perdete tutti i vostri familiari, sarete definitivamente sconfitti.
- Al termine di ogni anno sarà pubblicato dal Bardo di Corte (impersonato dal webmaster) un breve resoconto delle vicende politiche e delle relazioni diplomatiche, chiaramente senza entrare in dettagli e senza sfavorire alcun giocatore.
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FAZIONI DISPONIBILI (max 17 giocatori) :

- Stato Pontificio ------------------> Masa82 AMMINISTRATORE

- Ducato di Savoia ------------------> scan620 CONFERMATO scan620@hotmail.it

- Marchesato di Mantova -------------------> gallo. CONFERMATO gallinus@virgilio.it

- Repubblica di Venezia --------------> Cristiano87 CONFERMATO c.buffa87@gmail.com

- Marchesato di Ferrara --------------> FAZIONE ESTINTA

- Ducato d'Austria -----------------> FAZIONE ORDA (DISPONIBILE)
- Banato di Croazia -----------------> FAZIONE ORDA (DISPONIBILE)
- Banato di Bosnia -----------------> FAZIONE ORDA (DISPONIBILE)

- Repubblica di Ragusa ----------------> Federico II Hohenstaufen CONFERMATO teo7390@live.it

- Repubblica di Genova ---------------> )Fabio85( CONFERMATO fabio.iva@hotmail.it

- Signoria di Firenze ----------------> FAZIONE ESTINTA

- Granducato di Toscana -----------------> Danele Poggialini CONFERMATO fabriziopoggialini@libero.it

- Regno di Napoli -------------------> mandrake(83) CONFERMATO vel8mandrake@live.it


- Principato di Taranto --------------> FAZIONE ESTINTA

- Viceregno di Sicilia ----------------> davide283 CONFERMATO panta1ez@hotmail.it


- Viceregno di Sardegna ---------------> FAZIONE ESTINTA

- Sultanato Hafside ------------------> Knight of Jerusalem CONFERMATO andre165@hotmail.it


Sarebbe bello, nel limite delle possibilità, che ogni partecipante scegliesse la fazione che più si avvicina al suo reale luogo di residenza!


CRONACHE DI CAMPAGNA:
Da oramai molti anni la Penisola tutta versava in uno stato di guerra fratricida. Gli Spicciolati hanno insanguinato queste grasse terre, mossi dalla cupidigia e dall'ambizione; il desiderio di ricchezza, l'aspirazione a divenir l'egemone signore dell'Italia tutta.
Intricati grovigli diplomatici si intrecciavano dalla Lombardia al Mezzogiorno, e molte signorie tiravano i fili della matassa senza sbrogliarla; la guerra procedeva incessante, attecchendo sul fertile terreno della disputa. A nord, Milano e Venezia erano le grandi potenze del tempo: il Ducato e la Repubblica per eccellenza. I Veneziani, un tempo guidati dal condottiero Francesco Sforza, fin dai primi anni del secolo XV si erano contrapposti strenuamente all'ingordigia del Visconti, il quale progettava un unico stato settentrionale; al comando delle truppe milanesi vi era il Piccinino, famoso generale nonchè storico nemico dello Sforza. Lo scontro tanto temuto avvenne e si protrasse per lungo tempo, con risultati alterni. I Veneziani, appoggiati da Ferrara e Firenze, seppero penetrare in Lombardia, superando il Garda e prendendo Brescia e Bergamo: di qui la decisione del Visconti di accettare una tregua, dando in sposa la propria figlia a Francesco Sforza, riconoscendolo come unico e legittimo erede del Ducato.
L'altro grave conflitto d'Italia affliggeva il Mezzogiorno. Il Regno angioino di Napoli era sul punto di capitolare: Alfonso d'Aragona, sovrano di Sicilia, ne reclamava il trono e attorno a sè aveva raccolto una vasta lega, dalla Sardegna aragonese agli stati ribelli di Taranto e Calabria, desiderosi di emanciparsi dal controllo napoletano. Dopo essere stato sconfitto in mare dai Genovesi (alleati di Napoli) e portato a Milano in catene, Alfonso seppe farsi amico il Visconti che lo liberò in cambio della sua alleanza. Tornato in Campania, il sovrano di Sicilia preparava un attacco al cuore della potenza angioina, partendo dalle sue basi a Gaeta e Capua...

Egli era l'anno del Signore 1441.
Una tregua non può reggersi su un matrimonio. Milano e Venezia sono tornate subito ad imbracciare le armi l'una contro l'altra; l'offensiva è scaturita dalla Serenissima, desiderosa di estendere i propri domini all'interno e consolidare le proprie posizioni in Veneto. Nel contempo, i Veneziani dichiarano guerra anche al Ducato d'Austria e alla Repubblica Ragusina: si parlerebbe di avventatezza, ma il Doge è molto acuto e la campagna non è priva di raziocinio. Alle spalle della Serenissima vi è una solida alleanza con il marchese di Ferrara, che condivide con i lagunari molti interessi. Anzitutto commerciali: Ferrara appare, per sua stessa posizione geografica, un socio ideale per i traffici marittimi dell'Adriatico. Ma soprattutto, ad accomunare queste due potenze è l'avversione ai Milanesi. Il marchese di Ferrara già possiede molte piazzeforti in Romagna e spera, unendosi alla Serenissima, di togliere le città emiliane al Visconti.
La guerra è reiniziata e continua tuttora. L'attacco dei Veneziani è stato scaltro ed efficace: molte città milanesi sono già cadute, persino la capitale. Anche i Mantovani sono stati scacciati dalla loro città, ed ora gli uomini rimasti fedeli al Gonzaga vagano nella pianura in cerca di un nuovo insediamento... Anche sul fronte meridionale Milano è costretta a ripiegare, lasciando a Ferrara campo libero per espandersi nel felsineo. La proposta di tregua del Visconti è stata rigettata ed ora i Milanesi temono per la propria sopravvivenza. Sapranno stringere un'alleanza con i comuni nemici dei lagunari?
Nel Mezzogiorno, al contrario, la situazione sembra essersi placata: Siciliani, Pugliesi e Napoletani hanno stipulato una tregua, evitando di venire nuovamente alle armi. Il triplice accordo potrebbe portare benefici a tutti: Alfonso di Sicilia può dedicarsi alla conquista delle città ribelli nella Calabria meridionale, mentre Renato d'Angiò e Giovanni Antonio Orsini del Balzo se la vedranno con i Sanseverino in Lucania.
Nel resto d'Italia prevale l'equilibrio e non vi sono importanti accadimenti da registrare, tranne che per i tentativi espansionistici dei Genovesi in Sardegna e la definitiva sconfitta degli Appiano, signori di Piombino, sottomessi dal Moderatore di Siena, il quale ora domina anche sull'Elba. Tra Firenze e Siena è stata stipulata una tregua: le rivali storiche si dividono equamente la Toscana.

Egli era l'anno del Signore 1442.
L'offensiva del Veneziano ha annientato il Ducato di Milano; nel giro di un solo anno, i Lombardi hanno perso gran parte dei loro possedimenti nel Milanese e persino in Emilia, dove si espandono rapidamente i Ferraresi, alleati della Serenissima. La stirpe dei Visconti-Sforza si estingue con la presa di Novara e gli insediamenti milanesi superstiti si ribellano ai loro antichi signori, creando un vuoto di potere in Lombardia. Inevitabile giunge la scomunica del Papa: i Veneziani hanno annientato il Ducato, venendo contro alla bolla pontificia "In Omnem".
Negli stessi mesi, la Serenissima annette alcune città austriache ed inizia la guerra austro-veneziana; in risposta all'attacco, il Duca asburgico invade il Veneto e saccheggia alcune città, causando l'ira del Papa e la conseguente scomunica emessa contro l'Austria tutta.
La situazione nel Nord-Est era insostenibile ed il Papa accettò la proposta di Ferrara di organizzare una Crociata contro l'Austria, con l'obiettivo di ricacciare oltralpe gli invasori stranieri.
Mentre fiumi di sangue si spargevano in Veneto, anche nel resto della Penisola la diplomazia cedeva il passo allo scontro. La Savoia, dopo un anno di assestamento, partiva alla volta dell'unificazione del Piemonte, appoggiata dalla Superba Repubblica Genovese; quest'ultima, frenata in Sardegna dall'arrivo del nuovo Vicerè sardo, vedeva nei territori a sud del Po una facile possibilità di espansione a danno del Monferrato.
Il Centro vedeva, dopo un anno di pace, l'inizio della guerra Senese-Fiorentina. Mentre Siena si era espansa, annettendo i domini piombinesi, Firenze era stata battuta sul tempo da Ferrara che si era insediata tra Toscana e Liguria. Desiderosi di espandere la Signoria, i Medici hanno dichiarato guerra a Siena e marciano decisi sulla capitale senese...
Al sud, il potente asse Napoli-Sicilia, un tempo nemici, procedeva assieme all'annientamento degli ultimi baroni ribelli, i Sanseverino di Lucania-Calabria; il Principato di Taranto, bloccato entro i propri confini, si limitava a difendere le proprie terre e guardava con un certo interesse ai Balcani dove, tuttavia, l'espansione territoriale dei Ragusini procedeva senza freni. Padroni della Dalmazia meridionale e forte di una delle più potenti flotte, Ragusa non teme invasioni via terra se non dai vicini Bosniaci, comandati da un nuovo Bano.
Oltre il Mediterraneo, il Sultanato Hafside non si cura troppo delle faccende italiche e bada piuttosto al rafforzamento interno, sebbene molte città berbere ribelli ancora si sottraggano al controllo Hafside.

Egli era l'anno del Signore 1443.
La scomunica veneziana fu il pretesto che molti attendevano per organizzare una Crociata con la benedizione papale. Ma il Pontefice, a sorpresa, accettava la proposta del Merchese di Ferrara e annunciava una Crociata contro gli Austriaci. Questi ultimi erano incorsi nell'ira dello Stato della Chiesa, avendo osato invadere e saccheggiare alcune città venete. La potente coalizione veneto-ferrarese sferrava un duro attacco al Ducato d'Austria; mentre la Serenissima recuperava tutte le città perdute tranne la roccaforte di Auronzo, i Ferraresi attraversavano il Po e annettevano il Trentino. Gli Austriaci tentarono allora una controffensiva e riuscirono a prendere Bergamo, ma infine dovettero arrendersi ai nemici per salvaguardare i territori in Slovenia, minacciati dalle forze veneziane. In seguito i Ferraresi si accordarono con la Serenissima alla quale cedettero le conquiste in Trentino.
Negli stessi mesi si arrivava al primo grande scontro tra le due maggiori potenze d'Italia: il Regno di Napoli si univa alla Crociata, ma dirottava le sue forze sui territori veneziani. Renato d'Angiò era determinato a ridimensionare l'ambizione del Doge e, partito con una potente flotta, conquistava la Marca Anconetana (un tempo possedimento milanese) ed attraversava l'Adriatico, espugnava le maggiori città veneziane in Dalmazia, per poi dirigersi a Venezia che venne conquistata lo stesso anno. Le forze napoletane continuavano la loro marcia irrefrenabile; sfruttando l'impegno veneziano nella guerra contro l'Austria, Renato d'Angiò conduceva le proprie truppe in Veneto e in Lombardia, conquistando un gran numero di insediamenti.
L'offensiva napoletana, appoggiata da una vasta lega anti-veneziana, mirava alla restituzione degli antichi possedimanti milanesi al legittimo Duca, ora nominato dal Papa nuovo Marchese di Mantova. A Venezia venne garantita la restituzione delle terre legittimamente possedute prima del 1441 e le furono riconosciute le conquiste in Trentino e Austria, mentre gli insediamenti in Dalmazia finivano al Principe di Taranto, quale risarcimento del Re di Napoli per le conquiste in terra di Puglia, ormai divenuta un feudo napoletano.
Mentre il Nord-Est era sconvolto dalla guerra, il Nord-Ovest viveva mesi di relativa tranquillità. I Savoia dominavano ormai, oltre che sulle terre d'origine, anche su tutto il Piemonte a nord del Po. La proficua collaborazione con la Repubblica Genovese aveva permesso di sottomettere tutti i potentati locali tranne il Marchesato del Monferrato che dominava ancora sulla città di Alba. I Genovesi dalla Liguria si erano giunti sempre più a nord, giungendo a toccare le sponde meridionali del Po, mentre sul fronte sardo l'espansione territoriale si era fermata in seguito ad un accordo di tregua con il Vicerè di Sardegna.
In Toscana riprendeva intanto il conflitto centenario tra Fiorentini e Senesi. Questi ultimi, dopo un periodo di difficoltà (i Fiorentini erano giunti persino a tentare l'assedio a Siena), si era prontamente ripresa ed aveva sferrato un contrattacco alle città costiere della Signoria. Alla guerra in Toscana guardava con molto interesse il Marchese di Ferrara, smanioso di espandere i propri confini oltre l'Appennino, dove già dominava su Lucca e Massa. Vedendo Firenze in netta difficoltà, i Ferraresi attaccarono da nord. Stretti in una morsa micidiale, i Medici persero molte delle loro posizioni e videro crollare miseramente la loro un tempo sfolgorante potenza.
A Sud non si annotavano eventi di rilievo, se non la duplice offensiva siculo-napoletana ai danni del Princpato di Taranto, costretto all'esilio in Dalmazia; i Siciliani proseguivano nella campagna calabrese contro il decadente Ducato dei Sanseverino mentre, oltre il Mediterraneo, il prudente Sultano hafside non prendeva iniziative contro gli infedeli cristiani. Anche nei Balcani non si assisteva a grandi scontri, ad eccezione di un offensiva bosniaca alla città ragusina di Mostar.
Sul finire dell'anno 1443 le maggiori potenze italiche si accordavano per organizzare una sorta di alleanza volta al rispetto dell'equilibrio politico nella penisola; venne eletto connestabile dell'alleanza il Signore di Firenze, ormai caduto in disgrazia e quindi ritenuta persona "super partes".

Egli era l'anno del Signore 1444.
Un nuovo periodo di pace e di equilibrio governava l'Italia tutta. L'istituzione della figura del Connestabile della Lega Santa sembrava infatti dare buoni frutti: gran parte dei potentati della penisola entravano a far parte dell'alleanza e riconoscevano nel decaduto Signore di Firenze la giusta e imparziale autorità destinata a rimarginare le ferite della guerra.
Nel nord-ovest Amedeo Duca di Savoia annunciava con orgoglio il completamento della conquista del Delfinato, con la conseguente espansione del proprio ducato che ora costituiva uno dei più vasti e saldi dominii della penisola italiana. Giovandosi dell'isolamento geografico e della forte alleanza con i Genovesi, i Savoiardi non ebbero gran sforzo nel piegare la resistenza dei piccoli potentati ribelli; solo alcune ricche città svizzere si mantenevano indipendenti. Nel frattempo la spinta espansionistica dei Genovesi sembrava essersi arrestata; giunta a ridosso dei possedimenti monferrini e lombardi, la Superba aveva deciso saggiamente di consolidare le proprie posizioni e potenziare i commerci nel Tirreno settentrionale, ove dominava incontrastata possedendo la Liguria, l'intera Corsica e la Sardegna nord-occidentale, isola in cui perdurava la tregua con l'aragonese Viceregno Sardo. Solo la Provenza sfuggiva al dominio genovese ed era tuttora divisa tra gli Angioini di Napoli e gli Aragonesi di Sicilia.
Nel nord-est la Repubblica di Venezia tornava a consolidare le proprie posizioni, dopo la straordinaria invasione napoletana. In base agli accordi, il Doge lasciava campo libero in Lombardia al Marchese di Mantova (che pose la nuova capitale lombarda a Piacenza), dedicandosi alla guerra in Slovenia, contro le decadenti potenze austriache e croate; la scomparsa quasi simultanea del Duca d'Austria e del Bano di Bosnia apriva un grande vuoto di potere nei Balcani settentrionali, e la Serenissima ambiva ad ampliare i propri confini in questa direzione; tali mire, tuttavia, dovranno scontrarsi con gli interessi dei Dalmati (coloni in fuga dal Principato di Taranto) e dei Ragusini (che avevano riconquistato Mostar ai Bosniaci), piccole ma ambiziose repubbliche desiderose di strappare ai Veneziani il monopolio dell'Adriatico...
Al Centro della penisola, la Guerra di Toscana si era conclusa con la vittoria dell'asse Ferrarese-Senese contro i Fiorentini, il cui signore Cosimo de' Medici era stato esiliato in terra papale e parzialmente risarcito con il titolo di Connestabile della Santa Alleanza. La spartizione dei territori ha portato i Ferraresi a dominare su Firenze e Pisa, mentre Siena assogettò Arezzo e Volterra. La ricca città costiera di Livorno finiva invece ai Veneziani, storici alleati dei Ferraresi, che in tal modo ottennero per la prima volta uno sbocco sul Tirreno.
Nel meridione, l'espansione napoletana in Puglia si completò con successo e il ribelle Principato di Taranto fu definitivamente sottomesso all'autorità regia angioina; la campagna fu vittoriosa anche grazie al supporto dei fedeli alleati siciliani. Sgominata la minaccia pugliese, all'asse siculo-napoletano (già vittorioso contro il Ducato di Calabria) non rimaneva che sottomettere le ultime roccaforti ribelli: Cosenza e Reggio. Ma fu proprio in quel momento che la potenza musulmana degli Hafsidi, proclamata una Jihad contro la Bosnia (responsabile, a detta del Sultano di Tunisi, di ignobili persecuzioni contro la minoranza turca ottomana) sbarcò per la prima volta in Italia e con assedi-lampo sottomise le due città indipendenti, per farne basi strategiche per un futuro attacco nei Balcani...

Egli era l'anno del Signore 1445.
La pace perdurava in Italia. Sotto la tutela del gran Connestabile, le potenze della penisola avevano raggiunto un intesa e le rispettive posizioni erano state consolidate.
Al nord non si registravano accadimenti di sorta, salvo la conquista mantovana di Lugano. Il marchese continuava ad estendere i propri domini in Lombardia, coadiuvato dagli alleati napoletani, senza temere i due grandi stati limitrofi: la Savoia sembrava più interessata alle regioni elvetiche (le ultime a resistere alla potenza del Duca Amedeo), mentre i Veneziani erano occupati nell'annessione degli ultimi baluardi austriaci.
Mentre la Superba Repubblica Genovese era alle prese con la potenza monferrina, ancora florida entro i suoi confini, al centro della penisola i Ferraresi rafforzavano la loro presenza in Toscana, su quelli che furono i territori della Signoria di Firenze. I Senesi rimanevano prudentemente a meridione dell'Arno e mantenevano un saldo controllo sull'Elba e sulle isole tirreniche minori.
A sud dello Stato Pontificio si estendevano i potentissimi regni di Napoli e Sicilia, ormai legati da una solida alleanza; nessun nemico infestava queste terre, se non i rimasugli dell'antico Ducato di Calabria, gli ultimi esponenti della dinastia dei Sanseverino, che ancora vagavano come briganti senza terra, nei dintorni del beneventino. Gli Hafsidi mantenevano il controllo di Cosenza e Reggio, oltre a dominare su tutta la Tunisia, mentre la Sardegna era ancora divisa tra Sardi e Genovesi.
Nei Balcani la ricca Repubblica Ragusina si espandeva nell'entroterra ed espugnava la celebre roccaforte di Bobovac, capitale dell'antico Banato di Bosnia; in Dalmazia, i coloni tarantini assediavano con successo la città croata di Gospic.

Egli era l'anno del Signore 1446.
Quale rovina incombe... i venti della guerra spirano ancora con piena forza e si abbattono sull'Italia tutta, iniziando un nuovo tempo di morte e devastazione.
Terribili e sconosciuti guerrieri, di apparenza moresca e provenienti dalle lande assolate dell'Ifriqija, hanno iniziato a mettere a ferro e fuoco le coste tirreniche. Dopo la caduta di Cosenza e Reggio, subito riconquistate dai re di Napoli e di Sicilia, i famigerati corsari Hafsidi hanno invaso e saccheggiato il litorale toscano, espugnando la roccaforte ferrarese di Massa e la florida città portuale di Livorno, in mano ai Veneziani, e radendole al suolo. Tutta la cristianità è colta da comune orrore di fronte alla violenza dei saccheggi e delle distruzioni, ma non reagisce con unità d'intenti.
Infatti le maggiori potenze tirreniche sono impegnate tra loro in nuovi conflitti che insanguinano la Maremma e la Sardegna. In Toscana, dopo anni di guerre tra Fiorentini e Senesi, si torna alle armi; questa volta il Moderatore di Siena ha attaccato i Ferraresi, accusandoli di sabotaggio; questi ultimi si dichiarano innocenti e si appellano al Papa, ma nel frattempo la guerra è già cominciata. I Senesi sferrano un duro colpo ed assediano vittoriosamente Firenze e quella Livorno ancora devastata dalle razzie degli Hafsidi, ma la reazione dei Ferraresi è immediata e nel giro di pochi mesi le due città vengono riprese. Anzichè continuare nell'espansione a meridione, il Marchese di Ferrara chiede una tregua e la conferma dello "status quo".
Si combatte anche in Sardegna. I Sardi aragonesi ambiscono da tempo all'unificazione dell'isola ma i Genovesi hanno sempre costituito un bastione imprendibile nella punta nord-occidentale, mantenendo un saldo controllo sulle roccaforti di Alghero e Sassari grazie al collegamento ideale che la Corsica garantisce con la Liguria (sebbene Bonifacio ora appartenga a Siena). Riunita una possente armata, i Sardi hanno rotto la tregua quinquennale ed hanno iniziato l'assedio a Sassari, ma i Genovesi hanno resistito all'attacco e con una formidabile sortita hanno costretto gli assedianti a riparare in Gallura. Nel frattempo la potente flotta genovese si è mobilitata bloccando tutti i porti sardi, un durissimo colpo alla precaria economia del Viceregno aragonese.
Il Tirreno è al centro dei più recenti eventi bellici; sentendosi minacciati da alcune flotte della Serenissima che veleggiavano lungo il litorale laziale, gli Angioini di Napoli hanno attaccato preventivamente i Veneziani riaccendendo una guerra ormai quinquennale. Il Doge Pasquale detto il Malevolo, in gravi difficoltà finanziarie ed ora privo di avamposti sul Tirreno, sta considerando la possibilità di farsi da parte, lasciando per sempre il comando della Repubblica. Anche nei mari del sud si combatte; dopo aver perso la ricca città di Reggio a vantaggio del Viceregno aragonese siciliano, gli Hafsidi hanno conquistato l'isola di Pantelleria, una roccaforte strategica per il controllo del canale di Sicilia.
Mentre al nord il Duca di Savoia estende lentamente ma inesorabilmente i propri dominii nelle terre elvetiche e (tramite contatti diplomatici) in Provenza, gli stessi Savoiardi si sono coalizzati con i Genovesi per porre fine al resistente Marchesato di Monferrato che ancora domina la Signoria di Alba; se l'assedio dovesse riuscire, la Superba Repubblica dominerebbe incontrastata su tutta la Liguria ed il Piemonte a sud del Po. Negli stessi mesi si consolida il potere dei Gonzaga in Lombardia: i Mantovani ora dominano su un vasto territorio che va dalle montagne di Lugano alle pianure di Piacenza, dal Novarese (recentemente acquistata dal Papato) al Cremonese, ma stranamente la loro città di origine è ancora in possesso veneziano.
Nei Balcani la situazione è assai confusa. La totale disfatta degli Austriaci e dei due vassalli ungheresi (Croazia e Bosnia), ora divenute orde vaganti in cerca di riscatto, ha lasciato terreno fertile per i nuovi dominatori: i Veneziani (che si sono insediati nelle regioni settentrionali), i coloni tarantini (che ora godono finalmente di pace e prosperità) ed infine l'ambiziosa Repubblica Ragusina (alleata dei Tarantini e da sempre in guerra con la Serenissima). Mentre i Veneziani avranno gioco facile a sottomettere le città ribelli di Metlika e Sisak, i Tarantini hanno già conquistato Bihac ed hanno ottenuto dal Papa il beneplacito per insediarsi nell'isola di Cherso. I Ragusini, infine, hanno mutato nettamente la propria politica espansionistica preferendo l'entroterra alle coste dalmate, per non interferire con gli alleati provenienti dalla Puglia; sono così stati presi in rapida sequenza gli insediamenti bosniaci di Bobovac, Jajce e Banja. Permangono le colonie napoletane a Karovac (Croazia) e a Drvar (Bosnia).

Cronache Tunisine

"Allah Akbar! Allah Akbar!"

Sul golfo veneto soffiava un vento più gelido e più violento della Bora...un vento che proveniva da lontano, molto lontano...un vento quasi desertico...un vento di terrore...

L'estate del 1448 aveva già visto la poderosa offensiva senese in Toscana. Come un fulmine il Moderatore della città di Siena sottometteva la Toscana.
Poco più a nord, nella tana di Venezia, l'imprendibile veneto sembrava la roccaforte ideale per la difesa della città lagunare.
Un evento senza precedenti stava per compiersi nella città fondata dai coloni veneto 1000 anni prima...

Tutto era cominciato a Tunisi, qualche anno prima. Qui era giunto un emissario napoletano ed insieme ad un carico d'oro e di preziosi gioielli, il messaggero portava una richiesta importante. Re Renato d'Angio era stato stato tradito dai coloni pugliesi in Dalmazia, comandati dal Principe Giovanni Orsini Antonio del Balzo e da soli i fieri napoletani non sarebbero riusciti a fronteggiare due stati contemporaneamente. Ragusa sì era alleata ma le sue armate non potevano di certo raggiungere la grandezza di quelle tunisine.
Il Sultano dell'Ifriqya, il grande Abu-Umar Uthman della dinastia degli Hafsidi, fece notare che un'armata era già in viaggio verso Bobovac, per completare la guerra santa indetta dal muezzin di Tunisi.
Infatti con la conquista di Bobovac si poteva aprire la strada ai confratelli ottomani, impegnate con i serbi.

Un dispaccio allora fu mandato al generale impegnato nella guerra nobile e seguendo gli ordini dell'eccellente sbarcò in Dalmazia, poco lontano da Sebenia, e come una furia i servi di Allah sottomisero e saccheggiarono una dopo l'altra Sebenia, Zara, Pago e Gospic, indebolendo molto il Principato.

Tuttavia il rumore sollevato dai saccheggi tunisini, non tardò molto a giungere alle orecchie veneziane, che per difendere le proprie terre, le proprie navi e i propri scali decise l'attacco all'isola di Pago, poco difesa e facile preda.

Una ingente armata scortata da una potente flotta attaccò Pago e la conquistò. Il grande Abu Zakariya appena apprese la notizia andò su tutte le furie e si mise in marcia per danneggiare il più possibile le terre Serenissima. In successione furono barbaramente saccheggiate Pola, Parenzo, Rijeka e Trieste.

Tutto questo era successo nell'inverno precedente. Ora tornava l'estate, la stagione della guerra, la stagione della barbarie.

A Pola, residenza invernale del generale, si studiavano le prossime mosse. Tuttavia questa guerra, come tutte le guerre, aveva i suoi costi e si cercava una soluzione per cessarla nel minor tempo possibile. La soluzione era lì a portata di mano, lì nella costa opposta, lì nella tana del Doge, lì a Venezia.

Poteva sembrare da folli e da stupidi solo pensare ad una simile impresa figuriamoci metterla in atto.

Venezia nel 1448 era la capitale di uno degli stati più importanti d'Europa. Il commercio era il suo fiore all'occhiello, le sue terre le più estese, le sue casse le più piene.

Per i tunisini, che oltre alla modesta Tunisi non avevano visto nulla, Venezia era la città d'oro, la El Dorado a cui tutti sognavano.
Ad Abu Zakarya l'impresa gli piaceva tanto quanto gli sembrava folle. Ma l'occasione era una sola, una e irripetibile.
Già si immaginava il suo ritorno a Tunisi: una popolarità 1000 volte superiore a quella del Sultano e una ricchezza senza limiti. Sapeva bene anche che il Sultano sarebbe stato contrarissimo all'attacco. ma il sultano era lontano e lì in Istria era lui l'uomo a cui tutti davano ascolto.
La mattina del 23 Luglio 1448 un armata di circa 7.000 uomini lascia Pola, ceduta come d'accordo al novello Regno di Dalmazia, sotto influenza napoletana-ragusana, in direzione Venezia, verso la morte o la gloria, verso la ricchezza o la distruzione completa.
L'entusiasmo dei soldati si trasformava in preoccupazione ad ogni giornata di avvicinamento alla città lagunare.
Cinque giorni dopo la partenza si incontravano le prime galee battenti bandiera veneta. Il sesto giorno le sagome del Veneto apparvero ai prodi naviganti.
Era una giornata come le altre a Venezia. Il solito caos albergava in città: scambi commerciali, traffico portuale, insomma la solita vita di una metropoli abituata al suo caos.
Verso mezzogiorno però qualcosa turbava la routine veneziana. A piazza San Marco si poteva udire un lontano rumore di campane sonanti. La cosa strana è che non suonavano a festa, sembrava suonassero come per avvertire qualcosa, ma la maggior parte della popolazione non ci fece nemmeno caso e continuò a fare ciò che stava facendo.
Alle prime ore del pomeriggio però tutte le campane della città suonavano. Era l'allarme. La laguna era sotto attacco. Ma chi poteva avere il coraggio di fare una cosa simile, pensava il capo della guarnigione veneziana, nochè Conciliere ed erede alla carica di Doge, Leon Battista Alberti. Egli pensando che i suoi non avrebbero retto all'attacco, si ritirò sulla immensa e potentissima flotta che ormeggiava nell'arsenale più famoso d'europa, e si allontanò dalla città, lasciandola al suo destino.
Gli unici che rimasero a combattere furono 73 coraggiosi soldati, i "Guardiani di San Marco", che preferivano morire che scappare come conigli alla vista del nemico.

A metà pomeriggio Abu Zakarya e i suoi sbarcarono, assetati di sangue e vogliosi di ricchezze. Il generale ordinò uno squillo di tromba e quello fu il segnale dell'inizio. Era l'inizio della mattanza, del più grande saccheggio mai visto, dopo quello crociato a Costantinopoli. I figli di Allah si gettarono per le piazze e per i viottoli della città al grido di "Allah Akbar, Allah Akbar!". Parevano invasati...chi poteva fermarli?
Si sentivano come gli unni. I veneziani scappavano ovunque alla ricerca di qualsiasi cosa galleggiasse, alla ricerca della salvezza. Chi poteva nuotava in laguna ma spesso costoro venivano colpiti dai remi delle altre imbarcazioni in fuga. I tunisini entravano d'ovunque, razziando e uccidendo, e tante erano le richezze che portavano che nemmeno l'elmo e lo scudo che portavano riuscivano a contenerle tutte. Erano prese di mire le chiese e le palazzine dei nobili ma anche alcuni banchetti per chi non riusciva a raggiungere i luoghi importanti. Il luogo più saccheggiato fu la sede del Doge, le cui ricchezze però furono riservate al generale.
Poi però fu presa di mira la cattedrale. Qui gli unici difensori si schierarono e crearono un muro di scudi per tentare un'ultima disperata difesa. Ma con sorpresa di tutti Abu Zakarya tuonò dicendo che la cattedrale non sarebbe stata toccata. Coloro che lo avrebbero fatto sarebbero stati uccisi sul posto. Così fu. I sacerdoti benedirono il nobile gesto del generale, che non tollerava il sacco di un luogo sacro. San Marco fu risparmiata ma i suoi difensori no. Tutti morirono. Ai sacerdoti e al Vescovo fu ordianato di rifugiarsi all'interno e di stare lì.
Per otto giorni e otto notti il saccheggio ebbe vita. Il saccheggio rovinava la città più bella.
Dopo queste interminabili giornate Venezia si presentava così: corpi senza vita ovunque, palazzi distrutti o irrimediabilmente danneggiati, chiese che sembravano taverne, e strade che parevano cimiteri.
I superstiti non potevano credere a ciò che vedevano. La loro città, la loro gloriosa città era caduta. E mai più si sarebbe rialzata.
Perchè tutto questo? Perchè a loro? Erano queste le domande che si ponevano quegli sciagurati.

Abu Zakarya e i suoi uomini carichi di ricchezze e schiavi, si insediarono allora a Treviso, in attesa di reimbarcarsi e di tornare in Tunisia. A Treviso si diedero alla pazza gioia, ubriacandosi e festeggiando come matti il loro successo.

Inoltre arrivava un'altra ottima nostizia. Un altro generale tunisino metteva a ferro e fuoco il friuli, prendendo Aquileia, che dopo Attila nessuno era riuscito a saccheggiare, Udine e Cividale.
Ma il tempo dei saccheggi era finito ed era ora di fare ritorno a casa per godersi i successi.

Ma ciò che era successo in quei giorni avrebbe avuto eco per molto tempo e certamente i pirati non sapevano cosa avrebbero scatenato. I veneziani, ma non solo loro, non avrebbero digerito il fatto e certamente avrebberò fatto appello a Sua Santità, se non lo avevano già fatto...

Correva l'inverno dell'anno 826 dall'Egira.

Gli avvenimenti di quel freddo inverno erano talmente tanti che nemmeno il cronista ufficiale di Sua Eccellenza il Magnifico Sultano degli Hafsidi riusciva a ricordarseli tutti.
L'inizio dell'inverno aveva visto il Sultano arrivare nella città di Cagliari, la vecchia capitale del Viceregno di Sardegna. L'isola era stata appena conquistata e necessitava di ordine e di buona amministrazione.
Per facilitare il compito Uthman decise di elevare l'isola al rango di Emirato. Le province di Cagliari, Oristano e Iglesias furono così unite nel neo Emirato di Sardegna, con capitale Cagliari e con un proprio esercito. Nei giorni seguenti il valoroso generale Nizar al-Gasani, che aveva con un pugno di uomini sottomesso Oristano e Iglesias, fu eletto Emiro. Uomo fedele, governatore eccellente e ottimo cavaliere, Nizar era l'uomo giusto per quella carica.
Proveniva da una famiglia modesta di piccoli proprietari terrieri di Annaba e affascinato dalle armi aveva servito per qualche tempo come scudiero il Bey di Annaba. Il Bey, che vedeva in Nizar qualcosa di più di un semplice scudiero, lo fece prima sua guardia personale e poi comandante della cavalleria della guarnigione di Annaba. Ma la tranquilla Annaba non soddisfava a pieno Nizar e quando da Tunisi giunse la chiamata alle armi per l'invasione della Sardegna egli non potè fare altro che lasciare tutto e andare in Ifriqiya. Qui, grazie al suo rango, gli fu dato il comando del reparto di cavalleggieri, coloro che a fine battaglia inseguivano il nemico in fuga.
Partiti da Binzart nel 1447 giunsero a Cagliari in pochi giorni. La città, ben difesa, resse qualche settimana ma l'arrivo del Sultano in persona la fece cedere molto prima. Durante la battaglia fu lui a salvare il Principe Abu Zakhariya Yahya da morte certa: infatti durante la mischia un cavaliere sardo in carica era pronto a mozzare la testa all'erede. Nizar, vista la mal parata, si avventò sul principe cinturandolo e facendolo cadere per terra. Il Principe che subito non aveva capito il gesto di quello scriteriato, ebbe un tremito quando vide passare a poca distanza dalla sua testa una lunga spada ed un cavaliere disperato per l'occasione fallita. A fine giornata il Sultano lo premiò dandogli il comando delle armate dirette a Iglesias e Oristano. Queste caddero facilmente e Nizar divenne uno dei generali più importanti tra i tunisini.

Ma questo, forse, era l'evento meno importante di tutti gli altri. Sempre la sardegna fu il teatro di un altro evento. Al largo di Tortolì, nell'est dell'isola, una battaglia navale molto violenta determinò la fine definitiva del Viceregno: le navi tunisine affondarono tutte quelle sarde nelle quali vi era lo stesso Re Don Carlo di Navarra. La Sardegna era annientata.

L'eco di questi successi islamici da tempo allarmava Papa Eugenio IV, che dopo il sacco e la distruzione di Venezia chiamò i sovrani italiani alle armi contro gli infedeli dell'Ifriqiya. A Tunisi la popolazione provò orrore e molta paura nell'udire la notizia e così moli decisero di abbandonare la città per andare a Kairwan, la vecchia città fondata dagli Omayyadi. Se per la popolazione la notizia della crociata ebbe come conseguenza la fuga dalle proprie case al contrario per gli uomini d'armi la reazione fu rabbia e volontà di continuare la propria opera. Nel Friuli le armate veneziane presentatesi per riottenere le terre perdute furono annientate. A Treviso pure.

Ma l'evento che più di tutti doveva sconvolgere le sorti della penisola avvenne nella laguna di Istanbul, la nuova città sorta sulle ceneri di Venezia, saccheggiata nell'estate precedente.
La città era stata occupata dal Marchese Leonello d'Este che, da uomo stolto, pensava di aver reso la città imprendibile. Dulcis in fundo fuori dalla città si era accampato l'ex Governatore di Venezia e Consilier ducale Leon Battista Alberti. Marchese e Conciliere mai si sarebbero aspettati un attacco.
Durante la notte Abd al-Mu'min, succeduto nel comando ad Abu Zakhariya, attaccò le forze veneziane che dopo un violento combattimento e dopo la cattura del loro comandante, si diedero alla fuga. Ma la laguna veneta non dava loro possibilità di fuga e furono sterminati. Il Marchese ferrarese tuttavia alla notizia dell'attacco imminente non si scompose e ordinò di attaccare assieme all'alleato veneto. Abd al-Mu'min non aspettava altro: sconfitti i veneziani ordinò la carica sui ferraresi che nonostante l'eroica resistenza caddero uno dopo l'altro. Il Marchese che tentava la fuga fu catturato e decapitato sul posto. Dopo la battaglia i soldati poterono occupare nuovamente la città nuova.
Qua il generale ordinò la conversione di San Marco a moschea. Inoltre ripristinò l'Emirato della Laguna Veneta, autoincoronandosi emiro. Il neo emirato nasceva da una grande vittoria e con due grandi trofei: le teste di Leon Battista Alberti e del Marchese Leonello d'Este.
La sconfitta veneta apriva la strada del veneto: Padova fu saccheggiata.
La sconfitta ferrarese ebbe invece seguiti più duri: Leonello, ultimo della casata degli Estensi, moriva senza lasciare eredi. Il Marchesato si frammentò: Ferrara, Parma, Modena, Rovigo, Mirandola si dichiararono indipendenti.
Era la fine del glorioso marchesato.

Cronache Napoletane

Era una fredda mattinata dell'inverno del 1446.

Tutta la città di Napoli era in lutto,per il meschino assassinio di Atenulfo Chiaromonte l'eroe Croato,che da solo con un piccolo drappello di uomini era riuscito a liberare quasi tutta la Croatia dal giogo Veneziano.
Partendo dai domini dell'ex vassallo Tarantino,da solo era riuscito a sconfiggere più volte i Veneziani e a battere il traditore Tarantino,quando scoperto in una selva nei pressi di Maribor,è stato brutalmente avvelenato e le truppe oramai senza la sua guida carismatica si sono disciolte davanti ad un'armata Veneziana,rifugiandosi in un forte all'interno del feudo Pontificio di Zagabria.
Per le vie,le donne di Napoli erano tutte vestite di nero e seguivano in processione i loro mariti in direzione del Duomo,persino il Re dietro un'area altera e maestosa nascondeva un pizzico di commozione,per colui che sognava la creazione di uno stato Croato,vassallo del Regno di Napoli.
Improvvisamente,mentre il vescovo benediceva le spoglie di Atenulfo,vengono spalancate le porte della chiesa da un messaggero,che oramai stremato dal lungo viaggio,cede una importantissima missiva per il Re.
Renato d'Angiò,visibilmente seccato per l'interruzione,srotola la pergamena e dopo una prima occhiata accenna un sorriso e ordina al valletto di corte di leggere ai presenti il contenuto del messaggio,il quale recitava:

Magnifico Re Renato I d’Angiò
Le comunichiamo che le ultime città Croate in mano ai Veneziani,sono cadute sotto i colpi delle vostre armate.Le armate provenienti dal suolo Italico sono tutte sbarcate senza resistenza ed una di queste è riuscita dopo un flebile tentativo di resistenza ad espugnare la città fortificata di Veglia,e pure Cherso è capitolata.Karlovac ,si è arresa senza resistenza ad uno sparuto gruppo di nostri lancieri e arcieri,mandati in missione dal nobile Atenulfo di Chiaromonte prima di morire.Solo la città di Sisak è sotto assedio da poche unità Veneziane,ma grazie all’arrivo dei rinforzi dei nostri valorosi alleati Ragusini,contiamo che entro la fine dell’anno sarà rotto l’assedio.
In loco rimane solo il doge Pasquale il Tiranno,che codardamente si rifugia nei boschi e il gruppo di briganti Veneziani capitanati da Barbus savelli che fino ad ora si è limitata a saccheggiare città sguarnite e fuggire al solo nome di Atenulfo.
Nonostane le nostre truppe puntano sul Veneto e sull’Austria,non ci giungono richieste di tregua dal nostro boccheggiante nemico,il quale è oramai orfano pure della sua una volta splendente capitale.
Continueremo a conquistare per la vostra gloria e per la grandezza del nostro Regno.
In fede e obbedienza,Guidantonio Pierleoni,comandante generale di sua maestà Re Renato I d’Angiò

Una volta che il valletto ha smesso di leggere,tutta la popolazione di Napoli esultava e ballava nonostante si trovassero sul suolo consacrato del Duomo e nonostante il Re assieme al Vescovo cercassero di riportare l’ordine e il silenzio che si addice ad un luogo così sacro.
Ristabilito il silenzio,il Re si alza e dopo aver ringraziato l'anima del defunto,ed aver rimpianto che purtroppo Atenulfo non è vissuto tanto a lungo per poter vedere le basi della nascita di un regno Croato,promette che si combatterà fino alla sconfitta del nemico veneto e che finita la guerra il regno sarà ancora più florido e prosperoso.
Al termine del suo discorso il Re fu accompagnato da ovazioni e canti fino al suo palazzo,dove senza perdere tempo convoca il consiglio di guerra e progetta la invasione delle Venetie.
Così una giornata che era albeggiata con il profumo dei crisantemi è finita con petali i petali di rose che ricoprivano quasi tutte le sue affollate e vive strade.

Cronache Senesi

... e l'arbia si tinse di rosso per il sangue versato dai nemici.

Parto da questa bellissima citazione di Dante nella Divina Commedia per raccontare le epiche gesta della Signoria Senese, io, Bernardino da Siena. Le città ingiustamente sottratte alla conquista Senese tornano finalmente al loro padrone; Livorno dopo essere passata di mano molte volte torna a Siena, e la gente festeggia in piazza e acclama il Moderatore Senese. Pisa, fiorente città del tirreno, rifiuta il dominio Ferrarese e scende nelle strade a combattere al fianco dell'unica dinastia toscana rimasta in vita, i Petrucci. Massa, città di importanza fondamentale cade nelle mani del Moderatore, vengono organizzati tornei e gioste per onorare l'evento. la centenaria inimica, Firenze, ha fatto la sua scelta: preferisce la dominazione Senese rispetto allo straniero invasore giunto da oltre l'Appennino. Il clima è disteso ovunque, la Repubblica viene acclamata come forma di governo ideale. Le basi per la creazione del Granducato di Toscana sono poste...

Tuttavia, il Moderatore Senese è caritatevole e non vuole spargimento di sangue cristiano, quindi propone al Marchese Estense un accordo di pace sperando che possa essere duraturo: al Marchese verrà offerta la somma di 5000 fiorini in contanti per la città di Lucca piu' altrettanti in rate di 1000 a turno se non tornerà più in Toscana.

Grandi novità si stanno verificando nella gloriosa Repubblica Senese...

Dopo essere riuscita nell'impresa di scacciare Ferrara dalla Toscana la Repubblica non si ferma... il volere di Dio è la conquista dei territori nemici ed il Moderatore Senese si attiene all'ispirazione divina.
Nell'Aprile dello stesso anno della disfatta Ferrarese due grandi generali Senesi attraversano gli Appennini e la sorte li arride: le città Ferraresi di Bologna e Modena sono mal difese e l'esercito Senese ne approfitta: dopo aver reclutato alcuni dei migliori mercenari della zona si avventurano nell'assedio di Bologna e Modena. Forti di potentissimi cannoni l'esercito Repubblicano sbaraglia l'esercito nemico che senza una vera guida era debole e vigliacco tanto che la cavalleria Senese ha dovuto inseguire per miglia i codardi sconfitti. Così Bologna cadde. A Modena la situazione è diversa ma non il risultato: forti degli eserciti mercenari i Senesi sbaragliano l'esercito, che dopo una strenua resistenza si arrende ai vincitori e consegna le insigne nemiche, prontamente bruciate davanti alla popolazione inebetita. Un ultima città si presenta sguarnita e Siena non si fa pregare. Raggruppati glu ultimi soldati con energie sufficienti siena assedia anche la fortezza di Reggio in Lombardia e cade anch'essa in un bagno di sangue. I vessilli Senesi sventolano quasi ovunque, sulle strade si sente il grido di viva la Repubblica. Anzi a dover essere precisi ora si inneggia al Granducato in quanto anche l'ultima fortezza in Toscana non assoggettata, Lucca era caduta in mani Senesi. Il Granducato di Toscana è nato, la capitale posta a Firenze. Gli odiati vicini Fiorentini sono stati comunque vendicati, la Toscana è riunita. Inoltre anche un pezzo di Sardegna, la città di Terranova passa ai Senesi. Il nome del Moderatore Pandolfo Petrucci è sulla bocca di tutti.
Viva il Moderatore!
Viva il Granducato!
Viva Siena !

Suonano le campane in Piazza del Duomo!

E anche in Piazza del Campo. La guerra con Ferrara è finita, gli assassini ed i sabotaggi subiti vendicati. Le oramai ex città Ferraresi si sono ribellate, chiamandosi finalmente fuori dalle barbarie del loro ex sovrano. Gli Islamici della Tunisia saranno da ora in poi sempre amici del Granducato di Toscana, saranno ospitati nei palazzi del governo con tutti gli onori che si addicono ad un così grande portatore di buone notizie. Infatti solo chi è illuminato dalla luce divina può compiere simili gesta. Saalam aleikhum mio prode amico!
Aspetto suoi emissari nella mia capitale per trattare una alleanza e instaurare prolifici accordi.
Firmato
Il Moderatore Pandolfo Petrucci

Cronache Veneziane

Nell'anno del Signore 1449......

Era primavera e un timido sole era l'unica cosa che scaldava i cuori dei veneziani isolati e sparpagliati dovunque per i balcani,la loro splendida capitale non gli apparteneva più e le voci che provenivano dalla laguna parlavano di feroci massacri e inaudite violenze subite dalla popolazione.
I pochi veneziani rimasti guardavano ad ovest con la morte nel cuore e con grande amarezza si battevano il petto credendo,forse a ragione,che Dio stesso li avesse puniti per i loro peccati.
Ma come la primavera vince il gelo e fa rinascere la terra così tra gli esuli veneziani la speranza rifiorì.
Il Santo Padre Eugenio IV indisse una crociata su Tunisi,capitale dei crudeli hafsidi,responsabili di atroci crimini contro i civili e insozzamento dei luoghi sacri,in primis la Basilica di S.Marco.
Il Doge Pasquale Gritti non perse tempo e dal suo nascondiglio sulle montagne ordinò al Conciliere Barbus di prendere la croce e di scacciare i barbari invasori dal territorio veneto.
Eccitati dalla prospettiva di liberare i loro fratelli,le genti veneziane in esilio si arruolarono in massa sotto il vessillo del leone marciano al comando diretto del Conciliere.
Nei pressi di Trieste una grande battaglia ebbe luogo contro gli infedeli anche loro uniti sotto le insegne della loro fede;ma l'assoluta convinzione dei veneziani nel riscattare le loro colpe e riprendersi le loro terre fu più forte di tutto e misero in rotta l'esercito degli infedeli.
Da quel momento l'armata dei crociati,rinfrancata dalla vittoria, pareva inarestabile e capitolarono nell'ordine:Aquileia,Cividale,
Udine e Treviso.
Solo un'ultimo ostacolo si frapponeva alla completa riunificazione della Serenissima Repubblica:un piccolo ma determinato manipolo di infedeli,comandato da due brutali e selvaggi generali,bivaccava nella città patavina(Padova).
Ma ormai tutte le genti del Veneto erano inebriate dalle vittorie e anche i più timorosi accorsero ad assaltare l'ultima roccaforte hafside sino alla sua caduta. Ai generali che scamparono al massacro delle truppe venne tagliata la testa e il loro corpo dato in pasto ai cani con sommo divertimento della plebe ora libera dagli infedeli.

In tutto questo racconto vi chiederete perchè non venga citata la presa della ricca e gloriosa Venezia.Tale era infatti la prostrazione e l'amarezza nel vedere la loro un tempo prospera città ridotta ad un cumulo di macerie,che il Conciliere inviò di nascosto truppe a riprenderne possesso.
A ricordo delle migliaia di civili inermi caduti sotto le lame degli infedeli fu edificata la chiesa di S.Maria dei Miracoli a cui era rivolta la devozione dei cittadini veneziani.
Riunificato il Veneto il Doge meditò vendetta anche contro gli infedeli ragusini che si erano meritati la scomunica del Santo Padre per lo loro condotta blasfema.Fu così approntata velocemente un'armata con a capo Marco Zane promettente generale sloveno che, attraversando i desolati territori balcanici con pochi ma determinati pellegrini,conquistò prima Bihac e poi Drvar.Ora i soldati stanchi dalle fatiche e dalle battaglie non vollero andare più a Sud e volevano svernare in quelle lande aspettando l'estate successiva.
Ma il fido Zane che nel frattempo aveva preso il titolo di Cavalleresco,voleva continuare e andare fino alla capitale degli eretici,la ricca Ragusa.Lasciati allora i suoi uomini cavalcò con la sua guardia del corpo per centinaia di miglia incitando,di villaggio in villaggio,la popolazione a prendere le armi contro gli empi e oppressivi ragusini.Fu così che,radunato un possente esercito,marciò con baldanza alla volta di Ragusa sicuro della sua superiorità.
Ma Zane non aveva preso in considerazione il fatto che,anche se scarsamente difesa la città era comunque protetta da possenti fortificazioni e in una invidiabile posizione.Disperato,Zane guardò i suoi uomini e pensò che li aveva mandati a combattere una guerra inutile,attraversando centinaia di miglia per fermarsi davanti alle mura ragusine.Ma in suo aiuto arrivò un'ingegnere di nome Hagi Elbegì, proveniente dalle terre ottomane,che aveva di nascosto costruito una possente bombarda in grado di ridurre in cenere le mura nemiche.
Zane non perse tempo e gli diede tutto quello che aveva, ben 1500 fiorini, e assaltò la città prendendola in pochissimi giorni.
Ragusa era veneziana e la repubblica fu subito incorporata nei territori della Serenissima.Grandi feste si svolsero in tutta la repubblica per celebrare la caduta della prospera capitale.
Ma ben altre imprese giunsero in quel momento alle orecchio dell'attonito Marco Zane.....
Intanto nelle terre svizzere,sulla riva nord del lago di Como,il nobile Zusto di Castelfranco,ignaro degli accadimenti veneti,rifletteva sul da farsi.
Sapeva da fonti sicure che il Papa aveva indetto una crociata contro i barbari infedeli che tanto avevano devastato la sua terra ma da laggiù poco poteva fare per intervenire in quelle contrade.
All'improvviso giunse un cavaliere latore di pessime notizie.Costui riferì della caduta del Marchesato di Ferrara da sempre alleato della Serenissima e della spartizione di questo ad opera degli infedeli hafsidi e,con grande disappunto,anche dei toscani.
Neanche il Papa era contento di quello che era avvenuto e senza perdere tempo lanciò un'anatema sul Granduca toscano interdicendo tutti i suoi sudditi dalle funzioni religiose.
Zusto non perse tempo e con il chiaro intento di vendicare i suoi vecchi alleati ed amici,prese la croce e marciò verso l'Emilia alla testa di un possente esercito radunato per l'occasione.
Ma un'ostacolo ritardò la sua marcia. Mentre cercava di attraversare i valichi alpini ,si frapposero piccole schiere di soldati mantovani posti lì per cercare di fermare l'esercito crociato.
Zusto non indugiò.Anche se neutrali nei loro confronti,il loro atto di sfida era palese e mise velocemente in rotta i vili mantovani lanciandosi lui stesso alla carica con i suoi cavalieri.
Tolti di mezzo i mantovani le truppe crociate procedettero spedite verso il Po.Guadato il fiume e arruolate altre truppe per ingrossare il suo esercito,Zusto giunse nella notte nei dintorni di Reggio,ponendola sotto assedio.
Dopo un mese,la guarngione, infiacchita dalle malattie e dalla fame, venne attaccata e dopo un durissimo scontro l'esercito della Serenissima ebbe la meglio uccidendo il generale che comandava la città.La stessa sorte toccò a Modena che cadde dopo otto giorni,conoscendo già la sorte che era toccata a Reggio.
L'esercito crociato si era fatto più che valere e Zusto ne fu molto lieto poichè non avevano mai affrontato sfide così ardue.
In particolare due giovani capitani brillarono per valore ed abilità di comando:Romaso Contarini e Leon Battista Alberti a cui vennero affidate due missioni segrete.
Romaso fu mandato verso le coste toscane con l'intento di radunare quanti più uomini possibile in nome della Santa Croce.
Nel cammino verso il Tirreno trovò gli uomini che cercava e in un porticciolo rubò una flottiglia di navi con poco pescaggio,adatte più al costeggio che alla navigazione in alto mare.
Imbarcatosi sulla flotta insieme al suo esercito,non prima di aver mandato un pugno di uomini a prendere la stranamente vuota città di Massa,Romaso riflettè sul da farsi.
Raggiungere Tunisi pensava fosse impresa impossibile per quelle navi così gli venne in mente una folla idea....
Da anni la guerra con Napoli infuriava senza sosta e una soluzione andava trovata.Si dovesse anche perire nei flutti per trovarla.
Inoltre anche se numeroso il suo esercito era carente di armi d'assedio e mancava a bordo qualcuno che le potesse costruire.
Navigò allora silenziosamente fino al Golfo di Napoli e poi fino alla costiera amalfitana ma senza trovare neanche qualcosa che si avvicinasse ad una fionda.
Solo per caso trovò,ormai completamente sfiduciato,un'artigiano calabrese che aveva acquistato da anni delle strane armi chiamate ribault,costruite forse nel lontano Catai.Con queste nuove armi tornò indietro è sbarcò a Salerno radunando attornon a sè centinaia di ribelli napoletani ansiosi di sbarazzarsi del dispotico regno di Re Ladislao.Presa Salerno grazie alle nuove armi l'esercito di Romaso marciò finalmente su Napoli da lungo tempo nemica è in guerra perenne con Venezia.
Il Re di Napoli,non preoccupandosi dell'esercito avanzante,continuò a mangiare come un dannato;non per niente era famoso per i suoi banchetti in cui si diceva fosse in grado di mangiare mezzo golfo di Napoli in forma di pesce.
Quando le truppe veneziane diedero il via all'assedio era troppo tardi ed il Re perse gran parte del suo tempo a cercare di indossare la pesante armatura che era stata realizzata apposta per lui e che si diceva fosse in grado di contenere 4 uomini.La battaglia durò poco e l'esercito napoletano poco potè per contrastare la forza delle truppe veneziane.
Una sola carica di cavalleria uccise l'enorme Re Ladislao che, cadendo, si scavò da solo la tomba visto il suo incredibile peso esasperato anche dalla recente merenda che aveva fatto.
E in una candida mattina di maggio Napoli fu conquistata,il vessilo di S.Marco innalzato sul Maschio Angioino che fu ribattezzato Castel Ducale in omaggio al Palazzo di Venezia che non era più.
Alla città furono prese le opere di maggior valore ma si ebbe pietà dei poveri napoletani già maledetti dalla peste e da quel Re a cui evidentemente poco importava della sorte dei suoi sudditi.
Il buon Romaso che ben si meritò il titolo di Cavalleresco non toccò nessuno edificio marcando la sua differenza dai barbari del Sud..
Caduta la capitale del regno la stessa sorte toccò ai suoi resti:Benevento,Capua e Gaeta caddero sotto il dominio veneziano lasciando come sempre intatte le città del defunto regno angioino.
Romaso fu proclamato Doge di Napoli nel Duomo e il suo immenso esercitò pregò nella chiesa augurando la miglior sorte al suo sovrano a cui toccava ora prendersi cura dell'epidemia che sempre più violentemente affliggeva il Dogado.
Le grandi gesta di Romaso erano degne di entrare negli annali della Repubblica ma di non minore importanza furono quelle che compì Leon Battista Alberti.
A lui Zusto assegnò una missione dalle nobili intenzioni;riscattare dagli eterni nemici napoletani le terre che furono del nostro alleato, il Principe Orsini Del Balzo, esiliato e infine ucciso per aver prestato soccorso alla Serenissima nel momento del bisogno e per questo mai dimenticato.
Il giovane Leon Battista,percorrendo tutta la costiera adriatica, giunse infine nei pressi di Foggia.Grandi tumulti avevano luogo in quelle terre,avendo saputo i sudditi della morte del loro enorme Re e il crollo del dominio angioino.Ma le truppe napoletane reprimevano con grande ferocia quelle rivolte e Leon Battista si convinse ancor più della necessità di liberare le popolazioni pugliesi dal loro giogo.
Tutti gli uomini fedeli al loro legittimo Principe seguirono con fervore il generale veneziano che, vista la cronica mancanza di armi d'assedio,fu costretto a lasciare le Puglie alla loro ricerca.
L'unica direzione dove il comandante poteva volgere la sua flotta,appena reclutata, fu quella verso il sud doppiando lo stretto d'Otranto.
La sua ricerca fu però vana e da nessuna parte riusci a trovare quelle armi d'assedio di cui aveva un disperato bisogno e la sua ciurmaglia già dava segni di cedimento fisico e morale.L'unica sua speranza era di trovarle nella Calabria meridionale ma anche lì non trovò altro che un pugno di straccioni vogliosi di combattere e imbarcò anch'essi .L'esercito era ormai stanco di quel viaggio che pareva senza fine,credendo non a torto che non sarebbero mai riusciti a tornare nella loro terra natia.Tanto navigarono che una tempesta vicino allo stretto di Messina li incagliò lungo le coste siciliane.
Persa ogni speranza,il generale veneziano ordinò di riparare le navi e cercare ad ogni costo di ripartire al più presto onde non scontrarsi con i Siciliani,pericolosi alleati di Napoli.
Altri straccioni e delinquenti vennero verso le navi intravedendo la possibiltà di gloria e alla peggio la fuga dall'autorità dei Trastamara.
Leon Battista,spazientitosi di reclutare solo ingenti bande di mascalzoni invece di qualsiasi strumento in grado di rompere un muro, se ne stava quasi per andare lasciandoli al loro destino.
Ma si accorse che uno di loro trasportava armi ancora più strane di quelle trovate dal suo omologo in Calabria.Sembravano infatti forgiate nel fuoco dell'inferno per i danni e il clamore che esse facevano.
Senza perdere tempo Leon Battista le imbarcò sulle navi e senza speranza alcuna di tornare nelle Puglie la flotta fece vela a nord-est.
Ma incredibilmente i perigli della navigazione furono assai pochi e di breve entità e con la forza e la volontà che essi dimostrarono arrivano infine in vista di Otranto.
Là finalmente sbarcarono e senza indugi misero sotto assedio la città,sottomettendola rapidamente.
Davanti a loro si ribellarono tutte le città della Puglia e le popolazioni scesero in strada portando il vessillo dei Dal Balzo.
Lecce,Brindisi e,dopo un durissimo scontro Bari,furono redente da quello che rimaneva del dominio angioino.
Per ultima cadde Taranto e in quel giorno tutte le terre del defunto Principato furono unite sotto le insegne della Serenissima.
Nel Duomo un'immensa folla celebrò un Te Deum di ringraziamento per aver riscattato tutte le Puglie da un dominio che aveva esiliato il loro amato sovrano.
E proprio alla memoria di Orsini Del Balzo,Leon Battista ordinò di erigere una grande statua nella piazza del Duomo e tutto il popolo quando la vedeva abbassava gli occhi non sentendosi degno di guardare un sì grande uomo fedele fino alla morte ai suoi sudditi.

Si concludono così le gesta veneziane.Che siano esse foriere di una pace duratura e non di ulteriori giochi di potere!

Jacopo R
[Modificato da davide283 18/10/2009 00:14]








15/04/2009 13:20
 
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io sarei interessato ma non so come funziona la campagna hot seat: qualcuno potrebbe spiegarmelo?
in ogni caso prenoto il viceregno di Sicilia (visto che sono catanese!!!)

"Ecco la' io vedo mio padre, ecco la' io vedo mia madre e le mie sorelle e i miei fratelli, ecco là io vedo tutti i miei parenti defunti, dal principio alla fine. Ecco, ora chiamano me, mi invitano a prendere posto in mezzo a loro, nella sala del Valhalla, dove l'impavido può vivere, per sempre." Il 13° Guerriero




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io parteciperei pero ho mdt 2 con bellum quindi dovrei poter installare spicciolati senza problemi con bellumm... si puo fare???

Nel caso io abito a Milano ma non vorrei prendere Milano come fazione...
15/04/2009 14:06
 
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io ci sto e prenderei venezia se possibile [SM=g27960] [SM=x1140427]






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Re:
ander1982, 15/04/2009 13.22:

io parteciperei pero ho mdt 2 con bellum quindi dovrei poter installare spicciolati senza problemi con bellumm... si puo fare???

Nel caso io abito a Milano ma non vorrei prendere Milano come fazione...




purtroppo no perchè questa campagna girerebbe sulla 1.2
dovresti fare una seconda copia di m2tw, patchata alla 1.2 e su questa ci installerai la spicciolata








15/04/2009 15:05
 
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Re:
davide283, 15/04/2009 13.20:

io sarei interessato ma non so come funziona la campagna hot seat: qualcuno potrebbe spiegarmelo?
in ogni caso prenoto il viceregno di Sicilia (visto che sono catanese!!!)




è molto semplice. In pratica è una campagna in cui ci sono più giocatori umani che giocano in sequenza. Il giocatore che ti precede ti passerà un salvtaggio, tu giocherai il tuo turno, cliccherai su fine turno e salverai, poi passerai il salvataggio al giocatore dopo di te, e così via...
La presenza di password (da inserire all'inizio del turno) permette di evitare interferenze.










15/04/2009 15:36
 
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io sono interessato a partecipare. Mi prenoto o per il papato o per firenze o per siena, poi ti rifaccio sapere, ma credo che prenderei volentieri il papato! [SM=x1140429]
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Re:
Daniele Poggialini, 15/04/2009 15.36:

io sono interessato a partecipare. Mi prenoto o per il papato o per firenze o per siena, poi ti rifaccio sapere, ma credo che prenderei volentieri il papato! [SM=x1140429]




ma come! un Senese DOC che si schiera con Firenze o Roma!! [SM=g27963]








15/04/2009 15:47
 
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Re: Re:
The Housekeeper, 15/04/2009 15.05:




è molto semplice. In pratica è una campagna in cui ci sono più giocatori umani che giocano in sequenza. Il giocatore che ti precede ti passerà un salvtaggio, tu giocherai il tuo turno, cliccherai su fine turno e salverai, poi passerai il salvataggio al giocatore dopo di te, e così via...
La presenza di password (da inserire all'inizio del turno) permette di evitare interferenze.






capito ma quindi quando gioco io e attacco la fazione di un giocatore umano le truppe del giocatore umano sono controllate dall'ai?
un altra cosa: attualmente ho installato sia BC 5 che Mach 7 sulla mia copia di medieval 2 (perfettamente funzionanti entrambi) e le patch che ho sono quelle installate da kingdoms in automatico: posso giocare oppure devo installare la spicciolati su un altra copia di medieval 2? se si come posso farlo sullo stesso com?

"Ecco la' io vedo mio padre, ecco la' io vedo mia madre e le mie sorelle e i miei fratelli, ecco là io vedo tutti i miei parenti defunti, dal principio alla fine. Ecco, ora chiamano me, mi invitano a prendere posto in mezzo a loro, nella sala del Valhalla, dove l'impavido può vivere, per sempre." Il 13° Guerriero




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eh, hai ragione house infatti il dubbio mi tormenta ma dato che mi aspetto una campagna vh/vh giocare con siena è un po' un suicidio visto il potere del vicini papato e dell'agognata nemica firenze...
giocando con queste prenderei siena e ovviamente sarebbe la capitale del regno [SM=g27980]
15/04/2009 17:42
 
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Re: Re: Re:
davide283, 15/04/2009 15.47:




capito ma quindi quando gioco io e attacco la fazione di un giocatore umano le truppe del giocatore umano sono controllate dall'ai?
un altra cosa: attualmente ho installato sia BC 5 che Mach 7 sulla mia copia di medieval 2 (perfettamente funzionanti entrambi) e le patch che ho sono quelle installate da kingdoms in automatico: posso giocare oppure devo installare la spicciolati su un altra copia di medieval 2? se si come posso farlo sullo stesso com?




Si possono combattere solo le battaglie in attacco.
---
No, per partecipare dovrai installare la spicciolata su una versione 1.2 di m2tw








15/04/2009 17:49
 
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Re: Re: Re: Re:
The Housekeeper, 15/04/2009 17.42:




Si possono combattere solo le battaglie in attacco.
---
No, per partecipare dovrai installare la spicciolata su una versione 1.2 di m2tw




ok ma come faccio a installare un'altro medieval 2 sullo stesso com? si puo' oppure no?

"Ecco la' io vedo mio padre, ecco la' io vedo mia madre e le mie sorelle e i miei fratelli, ecco là io vedo tutti i miei parenti defunti, dal principio alla fine. Ecco, ora chiamano me, mi invitano a prendere posto in mezzo a loro, nella sala del Valhalla, dove l'impavido può vivere, per sempre." Il 13° Guerriero




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Re: Re: Re: Re: Re:
davide283, 15/04/2009 17.49:




ok ma come faccio a installare un'altro medieval 2 sullo stesso com? si puo' oppure no?




certamente, basta fare copia-incolla dell'intera cartella.









15/04/2009 19:15
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re:
The Housekeeper, 15/04/2009 17.51:




certamente, basta fare copia-incolla dell'intera cartella.





ma copia incolla dell'intera cartella di medieval 2 oppure di mach e BC? in ogni caso ci sono sicuro mi intriga parecchio questa hotseat segnami pure col viceregno di sicilia
se puoi spiegami meglio questo fatto della doppia copia di medieval 2 sullo stesso com se vuoi ti do' il mio indirizzo msn (che poi e' anche quello di posta elettronica)

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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
davide283, 15/04/2009 19.15:




ma copia incolla dell'intera cartella di medieval 2 oppure di mach e BC? in ogni caso ci sono sicuro mi intriga parecchio questa hotseat segnami pure col viceregno di sicilia
se puoi spiegami meglio questo fatto della doppia copia di medieval 2 sullo stesso com se vuoi ti do' il mio indirizzo msn (che poi e' anche quello di posta elettronica)




copia-incolla di una versione base di M2TW con patch 1.2

in pratica basta che reinstalli M2TW, metti la patch 1.2, poi ti fai 2 copie dell'intera cartella, su una ci metterai la Spicciolata e sull'altra puoi metterci BC5 (dopo averla aggiornata con Kingdoms)









15/04/2009 19:33
 
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Re:
Daniele Poggialini, 15/04/2009 15.47:

eh, hai ragione house infatti il dubbio mi tormenta ma dato che mi aspetto una campagna vh/vh giocare con siena è un po' un suicidio visto il potere del vicini papato e dell'agognata nemica firenze...
giocando con queste prenderei siena e ovviamente sarebbe la capitale del regno [SM=g27980]




non preoccuparti, nelle campagne hotseat i malus sono disattivati. E le condizioni di vittoria terranno conto della situazione di partenza delle varie potenze.
allora ti metto a Siena ok? [SM=g27963]
[Modificato da The Housekeeper 15/04/2009 19:33]








15/04/2009 20:14
 
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ok grazie house x le spiegazioni e la pazienza!!! [SM=x1140430] [SM=x1140430]

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15/04/2009 20:18
 
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dimenticavo: la campagna iniziera' subito dopo il rilascio di spicciolati oppure 1-2 giorni dopo?

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15/04/2009 20:40
 
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per me troppo complicato... stavolta lascio...

ma quindi in generale spicciolati (giocato normale) non girera su kingdom... giusto?
come mai sta scelta?
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