"il Vento del Nord"

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(redinside)
00lunedì 3 gennaio 2011 17:29
La storia di un uomo
Successivamente al rilascio della nuova versione di Bellum Crucis ho pensato di cominciare la mia prima AAR in assoluto con la nuova fazione: la Norvegia. E' più cha altro un esperimento che volevo fare da molto tempo unendo due mie grandi passioni, la scrittura e la storia medievale. Tuttavia ho pensato di voler scrivere una storia ricercando un punto di vista particolare per due motivi. Il primo è la ricerca dell'originalità visto che la cronaca stile "guerra, guerra e ancora guerra" mi sembra già ben battuta da altri ed il secondo motivo è relativo alla lunghezza del progetto dato che ero alla ricerca di un qualcosa di breve durata che non si perdesse poi nelle nebbie del tempo e dei miei tempi a volte "biblici". Per questo ho pensato non alla storia di una fazione, bensì alla storia di un uomo, uno solo, all'interno di una fazione che facesse da cornice. E' per questo ad esempio che la mia cronaca inizia non nel canonico 1155 bensì nel 1171. Avevo bisogno di creare un background per il mio protagonista. Questo implica però la concessione ad un bel pò di licenze poetiche da parte mia visto che intendo costruire tale storia utilizzando la campagna come canovaccio per poi far volare la fantasia. Questo è un altro dei grandi pregi di quel capolavoro che è Bellum Crucis.....il volo che questo lavoro di passione sa far compiere ai miei pensieri. Spero vi piaccia!


PROLOGO

Era la prima volta che la vedeva così imponente e vasta, quasi immensa dalla posizione in cui la ammirava. Sporgendosi quasi a capofitto dagli alti parapetti delle mura splendidamente merlate del castello si aveva l'impressione netta di affacciarsi da un promontorio, quasi fosse uno di quei picchi vertiginosi che contornavano la capitale Bergen. Ma di fronte Sigurd non aveva le acque impetuose del Mar di Norvegia, bensì una mare verde denso come neve e spumoso come solo le chiome di alberi a nord in quella stagione sanno essere. Le pianure rade sembravano immerse in quel mare come occhi in un viso, ben incastonate e contornate da quelle insolite onde.
Appena entrato in quei territori al seguito del padre, Sigurd si era prontamente accorto che la vera stranezza in quel paesaggio non era quel mare, pur così diverso da quello che lo aveva visto nascere e crescere nei primi anni di vita, ma era invece la stessa fortezza di Skara a risultare strana, quasi fuori posto in mezzo a quel verde accecante.



Rialzata su di un leggero terrapieno fortificato, quel vecchio blocco di mura e merli, dove il grigio sembrava voler coprire il nero e viceversa in una lotta eterna di colori, svettava solitario con ai piedi il piccolo villaggio rurale. Era torre di vedetta, luogo di riposo e pericolo allo stesso tempo. Era sola in mezzo ad un mare, nave da cui partire ed in cui tornare, manufatto umano in un quadro creato solo dalla natura. In realtà Sigurd non aveva ancora avuto il tempo di poterla esplorare pienamente come aveva fatto con la fortezza di Tonsberg, il castello principale del Regno, in cui era cresciuto e dal quale era partito tre anni prima per seguire suo padre nella conquista di queste nuove terre attorno alla neonata provincia di Skara.



La sua era infatti una continua lotta per la liberazione di se stesso, battaglia combattuta contro i tutori e precettori e contro il sapere che essi volevano imporgli, laddove egli stesso aveva spirito libero e ribelle, curioso per natura. Era per questo che a volte nel bel mezzo della giornata sfiggiva ai controlli imposti dal padre solo per girovagare in quelle mura, nei cunicoli scuri, o meglio ancora fuori di esse, nel contado, fra le gente ed i mercati dove la varietà delle persone, dei suoni e dei luoghi lo colpivano in maniera indelebile. Era semplicemente affascinato dalla novità anche se essa poteva recare prospettive di pericolo. Aveva il senso innato dell'avventura, di quel rischio quasi inconsapevole che si innesta in sè quando ci si appresta a compiere qualcosa di non progammato, non già previsto. Infilarsi in un pertugio, curiosare fra le carte del padre e dei maggiorenti del Regno, assistere ad una esecuzione di prigionieri nonostante il divieto della madre, provare e riprovare ad impugnare correttamente l'imponente spada del padre, troppo grande per il suo braccio e forse anche per il suo cuore secondo il giudizio del suo Clan.



Aveva sedici anni Sigurd, apparteneva ad uno delle famiglie più importanti del Regno, un'appartenenza che secondo suo padre, il cui nome era Sigurd Munn, recava con sè grandi responsabilità e valori. Sigurd in verità non ne capiva la ragione profonda dato che il titolo di quelle terre, ora di suo padre, sarebbe nel tempo stato trasferito a suo fratello maggiore Haakon di cinque anni più grande e già partito per la sua seconda spedizione militare importante, la presa del regno di Svezia e della sua antica capitale Uppsala, avvenuta solo l'inverno passato. D'altronde proprio suo fratello si era distinto in maniera più che lodevole in quella battaglia, imponendo ala città già stremata dal freddo, un assedio in pieno inverno ed anticipando così le truppe Danesi in arrivo dal sud per conquistare le medesima città. Ed anche suo padre, questo era il punto, aveva dimostrato grande fiducia ed aspettativa lasciandolo partire alla volta delle Terre Svedesi, secondo il volere del Re.



Perchè allora quel rigido controllo verso la sue libertà e curiosità di vivere? Forse Sigurd Munn rivolgeva nuove attenzioni verso nuovi territori Norvegiesi per ampliare la potenza del suo clan? Forse il periodo di pace successivo alla ben nota battaglia di Hvaler si stava concludendo ponendo di nuovo in lizza fra di loro i Clans della Norvegia? Forse.....Ma a questo punto Sigurd stesso riconosceva l'insinuarsi di un pensiero politico nella sua mente giovane e lo rifuggiva, quesi inorridito, spaventato dalla prospettiva già scritta della sua vita futura, di una vita che sentiva invece sconosciuta e lontana. Certo il Regno di Norvegia aveva conosciuto negli ultimi anni delle conquiste importanti e si era ampliato notevolmente, sotto la guida sapiente ed accorta del Sovrano, Inge I, fratello di Sigurd Munn e zio di Sigurd. Dall'antica capitale Norvegese, Bergen, erano partiti scudieri e cavalieri alla volta dell'est con l'intento non solo di conquistare i corpi ma anche di coltivare le anime di pagani infedeli, guadagnandole così alla Chiesa di Roma. Il Papa stesso aveva dimostrato acceso interesse per le povere genti pagane disperse a nord ed aveva fatto giungere il suo apprezzamento al Re Inge I per tramite di un suo emissario pontificio, Nicola Breakspear, che non solo aveva riconosciuto le autorità religiose di Bergen, ma aveva acconsentito esplicitamente alla creazione di un arcivescovado Norvegiese con sede a Nidaros fin dal 1152.



Erano state così erette Torri di vedetta e campi fortificati ed ancora una volta la guerra aveva sconvolto la vita dei più e premiato la vita dei pochi. Dal castello di Tonsberg le truppe si erano dirette ad est verso Skara, obbiettivo assegnato dal Re al clan dei Sigurdsson ed al suo capo, Sigurd Munn. La piazzaforte era stata presa solo a carissimo prezzo di vite umane e quello era stato il primo vero scontro di guerra a cui Sigurd aveva assistito in campo, al fianco delle truppe regolari, seppur nelle retrovie. Aveva così visto attonito gli uomini morire durante lo schieramento, morire durante la carica con ariete e scale, morire durante la scalata delle mura, morire nell'impresa di conquistare la piazza del castello, morire addirittura dopo la vittoria ma paghi di essa. E quelli di essi che non erano ancora totalmente paghi, ma solo perchè rimasti vivi, avevano scelto di andare a morire ad Uppsala pochi anni dopo, regalando così al Re Inge I di Norvegia l'estensione massima del Regno, costruita sul sangue di molte e molte vite fedeli. Quel sangue che, malgrado tutto, scorreva nelle vene di Sigurd stesso.




FINE!






Daath666
00lunedì 3 gennaio 2011 18:10
Bella cronaca, oltre che originale. Ti faccio i complimenti per come scrivi. Perchè non continui che mi stavo appassionando? [SM=g27960]
(redinside)
00lunedì 3 gennaio 2011 18:17
Grazie Daath666, certo che continuerò. Nel senso che la mia cronaca durerà tanto quanto la vita di Sigurd, dovesse essere lunga o corta! Grazie per i complimenti!
davie
00lunedì 3 gennaio 2011 20:31
Complimenti per la narrazione, davvero originale.
boboav
00lunedì 3 gennaio 2011 20:57
Buona!Buona!
Bertavianus
00lunedì 3 gennaio 2011 22:46
Magnifica! Lunga vita a Sigurd Sigurdsonn
L.basil
00lunedì 3 gennaio 2011 22:57
Davvero bella! Sono curioso di sapere come continua!
frederick the great
00lunedì 3 gennaio 2011 23:42
Veramente molto bella! E complimenti anche per lo stile, scrivi davvero bene [SM=x1140522]
(redinside)
00martedì 4 gennaio 2011 10:09
Grazie per i complimenti ragazzi che sono sempre un buon carburante per proseguire un viaggio. Riceverli poi dall'autore di Renovatio Imperii è il massimo ;).
Vi annuncio che Sigurd continua a crescere e che nel primo capitolo lo vedremo insieme cavalcare per la prima volta alla testa di un contingente, ma anche entrare d'improvviso nella lotta per il potere fra i clan. Stay Tuned ;).
The Housekeeper
00martedì 4 gennaio 2011 10:23
Molto bella [SM=x1140522]
MAMO72
00martedì 4 gennaio 2011 12:51
Bravo, gran bello stile narrativo, originale poi incentrarla sulla vita di un personaggio
Keirosophos
00martedì 4 gennaio 2011 13:07
Molto molto interessante!
Imperatore I
00martedì 4 gennaio 2011 15:07
Finalmente una cronaca sulla norvegia, mi chiedevo infatti quando l'avrebbero fatta. Molto ben scritta, complimenti
Jean Marc de Ponthieu
00martedì 4 gennaio 2011 17:51
molto bella!!!!
(redinside)
00martedì 4 gennaio 2011 21:39
Chapter 1, Ribelle!
A voi ragazzi, Sigurd cresce e pian piano si plasma nella mia mente!

Chapter 1, Ribelle!

Quella mattina Sigurd era stato svegliato dai servitori molto prima del solito. Sporgendosi dalle ampie finestre della stanza spoglia poteva scorgere ancora la bruma mattutina sostare immobile a mezz'aria nei giardini del castello in un'aria fredda ed intensa, quasi fosse sospesa da un esercito invisible intento nell'assedio del nulla. Sulla grande martora in legno scuro e dai grandi cardini in ferro erano stati appoggiati i recipienti colmi d'acqua di fonte e pronti per il suo primo bagno di giornata mentre il paggio lo attendeva con le copiose vesti scarlatte fra le braccia. Il suo sguardo indicava chiaramente l'urgenza di vestirsi e di recarsi nella sala dei banchetti dove era atteso.
La chiamata non poteva che provenire dal padre visto che di solito le sue mattinate non erano occupate da altro che dalle lezioni pedanti dei sui precettori e dalle sue altrettanto consuete scappatelle in cerca di avventure non previste. Sigurd si appresto così al lavacro ed al vestimento con evidente aria scostante pensando al motivo di quella chiamata insolita ed inaspettata. Forse erano giute notizie dall'est? Forse notizie riguardanti suo fratello Haakon che ora sostava in armi presso il forte di Vastra Aros situato a poche miglia dalla città di Uppsala?



Pochi giorni prima erano infatti venuti a conoscenza della preferenza accordata dal Re in persona nell'assegnare il titolo di quella città alla progenie del Clan degli Eystensson di cui il personaggio maggiormente in vista era senz'altro Eystein stesso, reggente del titolo di Tonsberg e fratello anch'egli del Re, seppur nato in Scozia da diverso letto. La decisone di attribuire la corona della regenza svedese, subordinata al potere centrale di Bergen, ad Eysten Meyla, figlio di Eystein stesso, aveva naturalmente fatto infuriare Sigurd Munn che progettava di estendere i confini della sua influenza personale utilizzando come testa di ponte il suo cadetto migliore, Haakon, il quale ora però si ritrovava con poche truppe al suo seguito, visto che la maggior parte si era unita alla guarnigione di Uppsala, e confinato in un piccolo forte posto nel territorio della città svedese. Questo avrebbe potuto implicare il concreto rischio di una subordinazione feudale del Clan dei Sigurdsson a quello degli Eystensson. Norvegesi infeudati da Scozzesi. Sigurd Munn provava ribrezzo al solo pensiero dell'eventualità stessa di una conclusione di tal fatta e si rodeva nella ricerca di un possibile capovolgimento di fronte a favore del suo Clan.
Il suo rapporto con il sovrano era sempre stato ottimo per verità ed egli stesso non si spiegava l'evidente disappunto espresso dalle ultime decisioni di Inge. Ma aveva le netta impressione che qualcosa stesse covando nelle stanze scure del palazzo reale a Bergen, luogo che lui stesso, a causa delle continue spedizioni militari, non frequentava ormai da diversi anni, molti, forse troppi. Quell'assenza avrebbe potuto allentare i legami saldi di una volta, corrompere ciò che era sano in principio, minare quel patto fraterno che aveva portato i tre figli di Harald IV a combattere e vincere sul campo di Hvaler nel 1139 i regicidi, ripristinando in quel modo la linea di sangue sul trono e imponendo una nuova pace fra i Clan della Norvegia. La nobiltà stessa, di cui pure lui era esponente illustre, tendeva a racchiudersi sempre più nel suo Concilio che non a caso, egli pensava, aveva attribuito alle forze navali del Re missioni fuori dai confini norvegesi, ora per assediare le fiorenti cittadine delle Fiandre, ora per riaffermare il dominio sui commerci marittimi nelle coste polacche. Quel Concilio d'altronde risiedeva proprio a Bergen e Sigurd Munn sentiva nel profondo della sua anima che tanto più lui era lontano dai giochi di potere tanti più quei giochi sarebbero affondati molli nelle mani avide di quei nobili, molti dei quali sembravano fidarsi più degli Eystensson ultimamente che del suo Clan. Ora si delineavano chiaramente nuovi scenari d'espansione per il Regno dopo un periodo di relativa calma e cooperazione da parte della nobiltà. Oggi Skara ed Uppsala, domani Visby e forse l'agognata espansione a sud nelle terre pianeggiante dei Danesi. Ma l'espansione territoriale avrebbe portato con sé nuove mire di supremazia da parte dei Clans legate alle nuove risorse da conquistare, nuovi scenari diplomatici, nuove faide clandestine fra i vicoli delle città ed i saloni dei palazzi.



Quei saloni così grandi, rivestiti e spogli allo stesso tempo. Proprio come quello in cui ora il giovane Sigurd, cadetto dimenticato, entrava per affrontare per l'ennesima volta, e non l'ultima, suo padre. Il salone si apriva in un ampio spazio in posizione centrale rispetto alle mura del castello. Era cioè pensato per essere il centro vitale dell'attività signorile, il luogo di rappresentanza per eccellenza in cui si svolgevano i banchetti lussuosi di cacciagione a cui il padre non rinunciava mai, nononstante gli eccessi a cui essi davano sovente luogo. Ma era anche lo spazio in cui Sigurd Munn era solito ricevere gli ospiti, dai nobili degli altri Clans, ai popolani che a lui si rivolgevano per la risoluzione delle annose controversie che attanagliavano la regione di Skara. Le pareti di pietra spessa intagliata erano rivestite dagli arazzi rappresentanti scene di caccia e tornei fra cavalieri, al centro due enormi bracieri fumavano intesamente per riscaldare l'ampiezza della sala, mentre nei lati corti campeggiavano due altrettanto enormi camini di pietra sovrapposta anch'essi perennemente accesi e sorvegliati dalla servitù. La luce era soffusa quella mattina e solo poca di essa penetrava languida dalle alte finestre laterali, le panche di legno erano state spostate per far spazio alla cacciagione, cervi e cinghiali prevalentemente, che quella mattina stessa era stata accumulata in quel salone. Sigurd Munn era solito infatti indire battute di caccia di primissima mattina, al fuoco delle torce.
Ora attendeva il figlio tranquillamente seduto al chiarore di uno dei grandi camini con la coppa per le bevande fra le ampie mani. Era davvero un uomo imponente con un'età che tradiva la pienezza della maturità, grandi spalle alte sul busto ed una chioma castana a far da cornice al suo volto ricco di barba e peli folti come le foreste di quelle lande.
“E' gia molto che ti attendo Sigurd, forse ti sei nuovamente perso nel castello e non riuscivi a trovare il salone?” gli chiese bruscamente appena Sigurd si fu avvicinato al chiarore del fuoco.
“I messaggeri di mio fratello Inge mi hanno informato proprio stamane che il Re ha bisogno dell'aiuto dei Sigurdsson per risolvere un piccolo problema sorto a sud di Bergen, nel valico dei monti. Sembra che un ristretto gruppo di contadini armati si sia ribellato alla corona e stia importunando le terre del contado”.
Sigurd lo guardava stancamente. In realtà al sentir quelle scarne parole già immaginava di doverlo seguire ancora in una nuova spedizione militare, come era successo con quella indetta per la presa di Skara. Un'altra spedizione in cui, dalle retrovie, avrebbe assistito alle cariche forsennate dei lancieri del Clan ed agli ordini impartiti da suo padre e gridati sul campo. Non disse nulla ma erano i suoi stessi occhi a mostrare ben scarso interesse. “Vedo che non comprendi a pieno figlio mio. Questa volta toccherà a te, sarai tu a guidare il contingente. Ho bisogno che i Sigurdsson rispondano alla chiamata del Re e che tu stesso possa sostare a Bergen per riportarmi notizie dal Concilio e dal Palazzo Reale”. La stanchezza nello sguardo di Sigurd si mutò celermente in panico. Per la prima volta suo padre gli affidava ufficialmente una missione e della massima importanza per di più. Una missione che aveva due volti, uno militare ed un altro, ben più importante, diplomatico.
La ribellione di piccoli gruppi di contadini o di mercenari non era infatti certo una novità, anche se negli ultimi anni ben poche ve ne erano state. Ma la necessità di recarsi a Bergen per raccogliere notizie di prima mano e senza intermediari lasciva trasparire il vero senso di quella missione: capire. Capire cosa stesse succedendo alla reggia, chi fra i nobili stava consigliando il Sovrano, quale Clan cercava di salire sulle spalle degli altri in questa fase di espansione del Regno.
“E' ora di mettere in pratica i tuoi studi Sigurd per il bene della nostra terra e del Clan. Partirai alle prime luci dell'alba di domani e voglio che il tutto si svolga regolarmente.”. Sigurd era pietrificato e dalle labbra carnose e rosee da cui traspariva tutta la forza e la bellezza della sua gioventù non uscì altro che un leggero segno di assenso. “Certo Padre mi preparerò subito alla partenza”. In realtà non si azzardò a ricordare nemmeno per inciso che quegli studi a cui suo padre stesso aludeva ben poco avevano albergato nella sua mente ed ora, che per la prima volta doveva combattere sul campo nel suo battesimo di guerra, essi vi albergavano ancor meno se fosse stato possibile. Sigurd era perciò partito alla volta dell'Ovest, aveva diciassette anni appena compiuti e comadava un contingente del Clan. Nemmeno suo fratello aveva avuto la possibilità di farlo così precocemente sebbene poi in pochissimo tempo avesse partecipato a ben due grandi ed importanti assedi militari, a Skara ed ad Uppsala. Il viaggio avrebbe richiesto diverse giornate di cammino fino al calar del sole, ma almeno avrebbero potuto evitare di procedere a tappe forzate durante la notte. Sulla base degli ordini giunti da Bergen evidentemente la questione dei ribelli veniva ritenuta sufficientemente contenuta da non dover intervenire immediatamente. Ma l'inverno incominciava ad affiorare sui monti, le notti nel campo erano fredde a causa del contatto con una terra compatta e gelida, gli alberi finivano per offrire ben poca protezione. Sigurd trovava inspportabile dover indossare l'armatura da battaglia perfino durante la marcia di avvicinemento. Tuttavia non si trattava di un semplice regolamento di conti fra proprietari terrieri, bensì di un ordine regio e tali ordini richiedevano il rispetto pieno dei canoni del codice di comportamento formale. Il Signore alla guida del contingente doveva sempre essere riconscibile perchè era lui al comando, lui il responsabile ultimo di quegli ordini regi. Nell'inverno del 1172 il campo fu montato infine per l'ultima volta all'imboccatura ovest del valico. I ribelli erano ormai in vista secondo gli esploratori del Clan ed il giorno seguente Sigurd avrebbe dovuto ingaggiar battaglia e tentare di sospingere le truppe nemiche al di fuori del valico montano per guadagnare il vantaggio di un campo più aperto e pianeggiante, costringendo le spalle dei ribelli verso il mare e negando così loro la possibile via di fuga. In realtà Sigurd aveva già conquistato una prima vittoria strategica. La scelta di giungere presso Bergen non costeggiando il mare e quindi da sud, bensì per la via più impervia apparentemente, cioè passando attraverso il valico montano e quindi giungendo da est, costrinse di fatto i ribelli ad indietreggiare togliendo loro la possibilità di rifuggiarsi sugli alti monti del valico e costringendoli invece ad un terreno scoperto, molto più congeniale a truppe professionali che ad una masnada di contadini inferociti. Le piccole imboscate che Sigurd tese ai ribelli nel valico, seppur forse attendiste, portarono però i propri frutti ed all'avvicinarsi della primavera dell'anno seguente i due contingenti si fronteggiavano ormai senza più poter eludere la battaglia finale nella piana a sud di Bergen.



Sigurd si era senza dubbio distinto fino ad allora per la buona qualità del suo comando, nonostante sapesse bene che la sua missione non avrebbe certo attirato l'attenzione dei grandi strateghi del Regno e nonostante fosse costantemente assistito dai suoi comandanti in seconda. Ma sul fatto di non essere adeguatamente seguito da occhi indiscreti si sbagliava. Clamorosamente per giunta.
Fu con aria decisamente stralunata che la mattina della battaglia annunciata vide gli stendardi del Re splendere sul colle in fondo alla valle. Gli araldi tuttavia non annunciarono la venuta di Inge bensì quella di Jon Kuvlung, figlio primogenito del Sovrano. Il giovane nobile del Clan degli Haraldsson veniva incontro a suo cugino Sigurd per abbracciarlo con una mano, ma per privarlo del comando con l'altra. Ancora una volta, così come era accaduto a suo fratello Haakon ad Uppsala, i Sigurdsson subivano l'onta di un'amara e sottile sconfitta nella lotta clandestina dei poteri, una sconfitta che sapeva di delegittimazione.



I due comandanti ebbero appena il tempo di un veloce saluto privo delle necessarie e dovute spiegazioni e quando il sole si alzò in cielo nell'ora più calda ed i contingenti iniziarono il proprio schieramento sotto una leggera pioggia fumosa, Sigurd, con animo di ribellione che si agitava nelle membra stanche per la marcia del giorno precedente, si dovette alfine piegare a cedere il comando. Jon, figlio di Inge e già insignito, nonostante la giovane età, del titolo della città di Bergen, avrebbe comandato gli uomini per ordine diretto del Re. Sigurd, cadetto imperfetto, si rese così conto che avrebbe avuto un'unica possibilità di rivalsa, sul campo, in battaglia. Nulla lo avrebbe privato del suo battesimo di lancia che ora, stranamente, agognava dopo aver condotto con successo le truppe nel valico. Erano le sue truppe, il suo Clan!



Alla fine delle manovre di schieramento e con i ribelli già in avanzata verso la linea di lancieri e razziatori vichinghi del contingente Norvegese, finalmente la battaglia ebbe inizio e fu impartito l'ordine agli arcieri in seconda linea di scoccare le frecce infuocate a volontà, tempestando e fiaccando le linee avverse con precisione e costanza. Sigurd comandava l'ala di cavalleria a valle sulla sinistra degli uomini del contingente costituita dai cavalieri della sua stessa guardia personale del corpo. Nelle retrovie campeggiava lo stendardo di Jon . Non appena le due linee vennero a contatto il clamore si alzo dal terreno e grida, incoraggiamenti, e sangue e polvere incominciarono a piovere insieme alla pioggia. I ribelli, già decimati dalle precise freccie degli arcieri, non ressero l'impatto ed indietreggiarono verso il promontorio ed il mare oltre esso. L'idea di Jon Kuvlung tuttavia era quella di non impegnare la cavalleria in battaglia onde limitare al massimo le perdite fra i cavalieri ed i nobili al seguito. Rimaneva pertanto impassibile allo scontro facendo segno ai cavalieri di tenere a freno le cavalcature già eccitate dall'imminenza dell'impatto. Fu allora che successe tutto, in una lasso di tempo che a Sigurd sembrò infinitesimale.





Mentre gli uomini della semplice e fiera Norvegia versavano ancora una volta il proprio sangue a terra per una gloria futura, nella mani di Sigurd nacque e crebbe il gesto della ribellione covata. Con un grido a pieni polmoni e con quel fiato insospettabile per lui, strinse le redini e lanciò la sua cavalleria nell'aggiramento delle linee ribelli. Si accorse come in un sogno di essere seguito dalla cavalleria al suo comando, compatta, veloce come fosse un unico perno d'acciaio pronto ad infilarsi in un mare di schegge impaurite. Forzò la curva, stringendola e facendo rasentare i cavalli fra loro nel tintinnìo delle armature e delle lancie e si gettò a capofitto sulle schiere dei tiratori nemici dopo aver completato l'aggiramento delle schiere dei lancieri impegnati nell'ingaggio corpo a corpo. Ruppe quelle schiere, infranse i loro ranghi con quello stesso senso di vastità che aveva provato nel suo cuore di fronte ai mari di Tonsberg o alle foreste verdi di Skara, gridò ancora una volta la carica e vide fuggire l'avversario distrutto.
In poco tempo le formazioni si ruppero, gli uni in ritirata, gli altri all'inseguimento dei primi. Sigurd si arrestò di colpo sul ciglio erboso di un piccolo promontorio a capofitto sui flutti della sua casa. Istintivamente prese fra le sue mani parte dei suoi capelli dorati come il fieno al sole e li intrecciò a ricordo di quel battesimo di lancia strappato con avidità a chi voleva negarglielo. Il giovane cadetto dimenticato aveva vinto. Si era ribellato.



Fine del Primo Capitolo.
Romolo Augustolo
00mercoledì 5 gennaio 2011 14:06
tutto molto bello e priginale, complimenti! :)
Caesar633
00mercoledì 5 gennaio 2011 14:31
Bellissima cronaca, continua così perché merita veramente tanto.
OT: Romolo hai per caso letto Q?
(redinside)
00mercoledì 5 gennaio 2011 19:38
Esperimento numero 2: AAR Sociale.
Va bene giovincelli vedo che gradite. Allora da buon contadino (quale non sono) vado con l'innesto della seconda novità che voglio apportare alla mia AAR. Come si dice oltremanica "it's up to you", fatemi sapere quale sarebbe lo sbocco narrativo da voi preferito per il secondo capitolo, quale pensiate possa essere il più intrigante!

1.Sigurd sosta a Bergen ed entra nelle "trame del palazzo" ponendosi
così in competizione con il figlio del Sovrano per lo stesso titolo
della città di Bergen e la gloria! Approfondimento del tema
inerente la successione al trono. Approfondimento del tema
dell'espansione economica e commerciale.

1.a)Sbocco narrativo della storia: possibile conflitto fra Clans dei
Sigurdsson e clan degli Eystensson.
1.b)Sbocco degli eventi di guerra: La Norvegia entra in una politica
di chiusura, si blocca l'espansione militare a causa delle lotte
clandestine fra Clans.

2.Sigurd torna a Skara dal padre confermando le tesi del padre vista
la delegittimazione subita in battaglia ed escogitando la prossima
mossa. Approfondimento del tema del rapporto fra padre e figlio.
Approfondimento del tema delle relazioni diplomatiche estere.

2.a)Sbocco narrativo della storia: possibile conflitto interno al
Clan dei Sigurdsson fra padre e figlio.
2.b)Sbocco degli eventi di guerra: Invasione delle terre danesi.


3.Sigurd si dirige ad est e riunitosi al fratello Haakon tenterà
l'impresa dell'assedio di Visby per guadagnare il suo primo vero
titolo nobiliare. Approfondimento del rapporto fra i due fratelli.
Approfondimento del tema legato alla politica interna delle cariche
nobiliari.


3.a) Sbocco narrativo della storia: possibile conflitto fra Clan
Sigurdsson e Clan reale degli Haraldsson.
3.b) Sbocco degli eventi di guerra: campagna ad est verso Visby.
Sigurd crea e comanda un vero esercito.


It's up to you!
Romolo Augustolo
00mercoledì 5 gennaio 2011 20:29
ahah (redinside) ti sto amando x la cosa che stai mettendo sù!!! xD
cmq io direi ke dopo il combattimento... Sigurd dovrebbe andare a bergen x terminare il compito affidatogli dal padre...
in fondo sigurd è alla sua prima missione e non vuole abbandonare la missione del padre per paura di possibili richiami, e gli eventi dovrebbero averlo fatto incuriosire ulteriormente sulle trame di palazzo...
quindi sceglierei la prima opzione... si rischia la guerra civile, stop all'espansione militare, ogni comandante aumenta la proprie truppe e ogni clan trama x il trono... poi il resto viene da te! xD

OT: sì. l'ho letto questa estate... credo che sia un libro stupendo, se non altro capisci che alla fine il popolo lo piglia sempre in quel...
(redinside)
00mercoledì 5 gennaio 2011 20:33
Grande romolo è proprio questo che intendevo! Vedi nel dirmi la tua scelta l'hai arricchita di piccoli particolari utilissimi!! Ottimo! Sotto con le proposte!
frederick the great
00mercoledì 5 gennaio 2011 22:21
Direi che la prima via apre delle interessanti possibilità narrative: un po' di sane congiure, con coltelli nell'oscurità e denari che cambiano di mano per corrompere non guastano mai [SM=g27963] E se poi di mezzo ci dovessero entrare le grazie di una donzella... [SM=g27962]
Però anche la terza via non è affatto disprezzabile: impossibilitati a primeggiare all'interno, i Sigurdsson potrebbero cercare la gloria loro negata contro i Danesi e, chissà, unificare tutte le terre scandinave sotto il proprio potere...
In ogni caso ci sarà da combattere per davvero [SM=x1140439]
Good luck!
Gaio Mario1
00giovedì 6 gennaio 2011 09:16
Bella cronaca!!! comunque anch'io voto per la prima possibilita...
(redinside)
00venerdì 7 gennaio 2011 16:01
Chapter 2, la tana del potere.
Bene, Sigurd andrà a Bergen! Visto che mi sono ritrovato a scrivere molto, come mio solito, ho diviso il secondo capito in due parti poichè sarà davvero ricco di eventi. Eccovi la prima che narrà visioni e sensazioni di Sigurd all'entrata di Bergen ed intrduce nuovi personaggi. Buona lettura!



La pioggia leggera e sfumata del giorno prima aveva lasciato sul campo a sud di Bergen un'altrettanto leggera foschia ed una rugiada lucente al sole sulle foglie. Nubi grigiastre ancora si affollavano nel cielo terso solo verso oriente dove gli stormi degli uccelli si dirigevano a quelle prime ore del giorno. Sigurd sostava ancora nella sua tenda di pelli calde grazie al braciere interno che non aveva smesso di fumigare durante le ore notturne. Rigirandosi nel giaciglio riusciva a sentire ancora nitide le urla del giorno precedente, ma ancor di più la sua mente vagava immersa nei ricordi di quella carica vissuta e comandata ai suoi con tanta fermezza inaspettata. Sembrava già così lontana e dipsersa nel tumulto di quelle emozioni che lo avevano travolto nel momento stesso in cui aveva stretto forte le briglie di Sven, stallone nordico grigio, che aveva sentito prima ansimare e poi lanciarsi furioso in mezzo alla mischia. Sigurd sapeva bene di aver compiuto soltanto una piccola parte della missione affidatagli dal padre, quella forse più semplice. Rimaneva ora il compito di addentrarsi leggero come quella foschia che ristagnava fuori dal suo accampamento nei saloni e nei vicoli del palazzo reale alla ricerca di ciò che realmente stava accadendo in Norvegia fra i Clans una volta uniti sotto lo stesso stendardo ed ora vacillanti nell'oscurità. Predisponeva quindi la mente al nuovo incarico che lo avrebbe visto d'ora in poi abbandonare le vesti del guerrierio e vestire gli abiti della diplomazia e del sotterfugio. Avvertì il trambusto del campo che veniva smantellato, degli uomini che vestivano le armature e le spade. Fra poco sarebbero venuti a chiamarlo per incominciare il breve cammino che li separava dalla capitale del Regno. Bergen. Non l'aveva mai vista prima, lui cadetto nato in provincia, a Tonseberg, e poi cresciuto a Skara. Suo padre gli aveva però descritto più volte la bellezza di quella città al sole, con le sue palizzate rigide a strapiombo sui fiordi, quasi si trattasse di un'antica divinità posta a sorvegliare la vastità del mare. E quando ne parlava Sigurd Munn conservava nello sguardo una malinconia profonda come se ricordasse un amore perduto, un viaggio dimenticato da tempo, una chimera fumosa impossibile da conquistare. Evidentemente lì era avvenuto qualcosa che lo aveva privato di una parte del suo futuro, una parte a cui il padre di Sigurd non avrebbe mai voluto rinunciare. La tenda fu scostata all'improvviso. Sigurd riconobbe due spalle esili ma ben strutturate, un collo forte ed una muscolature longilinea. "Signore dobbiamo andare. E' ora ormai.". La voce era quella del suo luogotenente, Cristophe. Un mercenario francese ormai da anni al servizio di suo padre ed ora al suo. Aveva un'età di certo avanzata ma ancora pronta all'azione del campo di battaglia. Inoltre era stato il precettore militare di Sigurd nel castello di Skara, il mentore di ciò che Sigurd stesso aveva appreso con la spada e con la lancia. Ora che vi rifletteva, vedendolo, Cristophe non lo aveva mai chiamato signore prima di quella mattina, ma era con Sigurd quando egli lanciò la carica verso le schiere di arcieri ribelli il giorno prima. Poteva scorgere negli occhi chiari di quell'uomo di ventura una luce particolare quando lo fissava nel dirgli quelle poche cose. Sigurd forse si sarebbe aspettato di più, un cenno di assenso per come si era destreggiato in battaglia, ma no, doveva accontentarsi di quello sguardo che però sembrava carico di nuova fiducia e vigore. Come se Cristophe avesse finalmente visto affilata alla perfezione quella lama che tanto aveva immerso nel fuoco e poi nell'acqua nella fucina dei suoi insegnamenti militari. "Certo Cristophe, mi preparo immediatamente, torna a cercarmi quando gli uomini saranno pronti alla partenza".
"Solo un'ultima cosa Signore. Penso di doverla informare che suo cugino è già partito alle primissime luci dell'alba alla volta di Bergen". Sigurd si aggiustò i capelli manifestando apparente noncuranza per la notizia "Va bene Cristophe, vuol dire che da buon padrone di casa ci preparerà il benvenuto...". Con un lieve cenno del capo, che tradiva una gran dolcezza così strana per quell'uomo che forse aveva spaccato crani in giro per mezza europa, Cristophe si congedò da lui richiudendo bene le tende per non far filtrare il freddo mattutino.





Non vi era in realtà molta strada da percorrere. le ore vennero spese molto più per preparare gli uomini, destatisi tardi dopo il lauto banchetto della sera, che per camminare alla volta della capitale.
Il tempo li accompagnava nel viaggio con un sole man mano più forte sui monti ed un'aria che perdava poco a poco la pesantezza della mattina per rischiararsi notevolmente. Dopo poco più di due ore di cammino verso nord le vedette del Clans finalmente avvertirono Sigurd di essere in vista della capitale. Sigurd stesso volle seguirle sul piccolo promontorio che si levava poco oltre per ammirare un panorama a lui ancora sconosciuto. La città di Bergen con il vasto contado di terre coltivate attorno si adagiava su una ampia valle contornata da monti più lievi a sud che non a nord. Sembrava un occhio profondo scavato in una terra spoglia così diversa dal mare verde attorno a Skara. Oltre il contado esterno si stendevano le ampie palizzate di legno fortificato che fungevano da prima difesa esterna. All'interno di esse prendeva vita la vera e propria cittadina che si sviluppava attorno alle fortificazioni centrali di quello che doveva essere il palazzo reale, cuore e centro vitale della politica non solo della capitale, ma di tutto il paese. Sulle alte guglie del palazzo sventolavano gli stendardi del Clan reale, quello degli Haraldsson, discendenti diretti di quell'Harald IV detronizzato ed ucciso anni prima dagli stessi usurpatori che suo padre aveva contribuito a sconfiggere nella decisiva battaglia di Hvaler. La luce si posava morbida sui tetti in paglia e legname, così abbondanti in tutta la Norvegia, e le strade sterrate sembravano già molto vive per quell'ora, così ricolme di banchi dei commercianti e di clienti pronti all'acquisto. Sigurd spaziò con lo sguardo in lungo e largo per osservarne le caratteristiche anche naturali. Non era una fortezza in verità e Skara risultava essere molto più fortificata e abituata agli assedi. Ma la caratteristica perculiare di Bergen era senz'altro la sua posizione geografica. Come detto essa giaceva in un avvallamento profondo ed era protetta da mura di promontori e montagne. Ad ovest poi giaceva il mare ed il clima rigido di quelle terre non solo in Inverno ma perfino d'estate avrebbe reso ben poco praticabile uno sbarco di forze nemiche. Insomma la natura sorrideva a quei luoghi, era il suo sostentamento e la sua difesa allo stesso tempo. Sigurd girò il volto verso il suo contingente e fece cenno di avanzare. Le vedette li avrebbero preceduti per raggiungere per tempo la guarnigione di stanza al cancello sud e per avvisare la città dell'arrivo di un rappresentante nobile del Clan dei Sigurdsson.



Giunti all'alta cinta di palizzate e dopo aver attraversato il ricco contado, la piccola guarnigione di stanza al cancello salutò Sigurd come si conveniva e comandò l'apertura del varco. La loro venuta, gli disse, era in realtà stata già preannunciata dal figlio primogenito del Re, Jon Kuvlung, reggente del titolo della città di Bergen. Lo informò inoltre che lui stesso li avrebbe guidati a palazzo. Sigurd salutò e si addentrò nei meandri della cittadina abbandonando per un momento i foschi pensieri sulle mosse perpetuate dagli Haraldsson e dagli Eystensson per perdersi così letteralmente nella curiosità, che già lo pervadeva, di poter osservare un luogo mai visto in precedenza. Imboccarono subito una strada che sembrava essere una delle principali, larga almeno il doppio dei piccoli vicoli che vi accedevano lateralmente. La strada era abbastanza pianeggiante e lineare ma per il resto in essa regnava il caos più completo. Dovevano infatti procedere scansando fisicamente la moltitudine di persone che si accalcavano non tanto per osservare il passaggio di un nobile, non ne sembravano infatti molto impressionati a dire il vero, ma per eseguire le proprie normali faccende quotidiane o almeno così sembrava essere. L'ambiente era saturo di colori sgargianti, fossero essi addosso alle persone, nei loro vestiti, o sui banchi dei commercianti di stoffe posti a lato della strada. Ed i suoni erano così vivi fra urla, proposte di vendita e richieste di abbassare i prezzi, saltimbanchi con fuochi e luci, sciami di bambini provenienti da non si sa dove che sparivano per non si sa dove all'improvviso. Sigurd non sapeva dove volgere lo sguardo frastornato visto che lui stesso era ben poco abituato ad un ambiente così ricco e vivo. Era stato abituato a vagare in piccoli villaggi di frontiera ed in fortezze deserte fatte solo per la dura guerra e la dura morte che ne conseguiva solitamente. Bergen era già nella sua mente un luogo a sè stante, un posto dalle molteplici possibilità. Dopo aver attraversato le zone più affollate la fila di uomini d'arme affrontava ora una lieve salita su di un terrapieno che sembrava di fattura umana oltre il quale si apriva, in una spianata luminosa, la piazza principale della capitale, al termine della quale, oltre i mercati che su di essa sostavano, si intravedeva il palazzo reale circondato da nugoli di soldati dalle più varie acconciature ed armature mescolati a dame che percorrevano la piazza spesso scappando dai primi. Un'amplissima scalinata determinava l'imboccatura rialzata del palazzo tramite la quale avrebbero avuto accesso ai cortili ed alle zone interne. Furono accolti all'entrata dalla guarnigione reale contraddistinta dagli ampi e lucenti stemmi degli Haraldsson che campeggiavano sui loro stendardi su fondo bianco. Quello che aveva l'aria di esserne il capitano, un uomo alto e bruno come un orso, piantato come una vecchia quercia al suolo e con profonde cicatrici sulle braccia, dopo che si fu presentato con il nome di Dan, li avvertì che li avrebbe accompagnati nei loro alloggiamentinti ed avrebbe provveduto a sistemare le cavalcature presso le stalle private del Sovrano. Sigurd si separava così dai suoi uomini destinati a sostare per quella visita presso le caserme reali mentre lui ed il fido Cristophe avrebbero preso posto all'interno del palazzo vero e proprio. Fu un lampo della sua mente a risvegliarlo dallo stupore della novità ed ha richiamarlo alla scomoda realtà della sua situazione. Mentre si apprestava ad entrare Sigurd si accorse che, sul sagrato appena accennato di quella che sembrava essere una cattedrale ancora in costruzione, qualcuno guardava attento la scena del suo arrivo a corte. La lontananza e la confusione di persone frapposte non aiutava certo a distinguere con chiarezza, ma l'uomo sembrava fissare il contingene ed annotare qualcosa in una piccola pergamena scostando di tanto in tanto l'abito talare che ricopriva copioso le braccia e le gambe. Si trattava quasi sicuramente din un prete.

Fine della prima parte!


frederick the great
00venerdì 7 gennaio 2011 19:08
Chissà cosa si cela nel futuro di Sigurd? [SM=x1140444]
Veramente stupenda, davvero. [SM=x1140522]
(redinside)
00venerdì 7 gennaio 2011 19:49
Mi fa piacere ti piaccia. Devo dire che le tue cronache mi sono sempre state d'ispirazione!
frederick the great
00venerdì 7 gennaio 2011 21:16
Veramente sono io che mi sono ispirato a te per la mini-cronaca sulla mia difesa di Abo... [SM=x1140419]
comunque grazie ancora, sono ancora basito dal successo che la mia AAR ha avuto. [SM=g27981]
Imperatore I
00venerdì 7 gennaio 2011 21:41
Chissà il destino cosa ha in serbo x il nostro Sigurd.

piccolo OT: a mio parere frederick tu sei il Dante del forum ( la mia effimera cronaca me l'hai ispirata tu )
the coxer
00sabato 8 gennaio 2011 13:24
Bravissimo!Ci voleva un'Aar così [SM=x1140522]
Romolo Augustolo
00domenica 9 gennaio 2011 19:56
vermaente bello questo aar così diverso dal solito ;)
Fabius Maximus Germanicus
00lunedì 10 gennaio 2011 01:53
complimenti redinside, cronaca molto affascinante, soprattutto per l'originalità di focalizzarla sulla vita di un solo personaggio :)

sono curioso di leggere il seguito ;)
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