Capitolo 4: Un re lebbroso
Galilea 18 anni dalla mia cattura...
Il signore Saladino aveva sbaragliato ogni esercito crociato che si era posto sul suo cammino, ora si accingeva ad assediare la Città Santa di Gerusalemme.
La guarnigione della città era composta da poco più di 4000 uomini, ben poca cosa rispetto alle 20000 truppe del Sultano.
Il Saladino aveva gia fatto preparare un cammello albino con il quale sarebbe entrato trionfane nella città, solo un miracolo poteva salvare i crociati...
La notte prima della battaglia le preghiere dei difensori furono esaudite, decine di migliaia di fuochi risplendevano all'orizonte e altrattanti corni da guerra risuonarono nella notte, i vessilli del Re Lebbroso, Baldovino IV, sventolavano fieri nel cielo stellato rischiarato dalle torce dei soldati cristiani.
Saladino sapeva che combattere Baldovino sotto le mura di Gerusalemme sarebbe stato un suicidio, per questo ordinò subito la ritirata e cercò di allontanarsi il più possibile dalla Città Santa, una volta sicuro che la guarnigione della città non sarebbe intervenuta schierò il suo esercito e si preparava alla battaglia che avrebbe deciso le sorti della Terra Santa.
Il signore Saladino convocò il consiglio di guerra nella sua tenda, per la prima volta nei 18 anni, durante i quali ero stato prigioniero del sultano, vedevo l'incertezza insinuarsi nei suoi gesti, sapeva bene che un minimo errore avrebbe compromesso gli sforzi degli ultimi 20 anni.
Il sultano e i suoi generali discutevano degli ultimi dettaglia prima che un esploratore irruppette nella tenda e annunciò l'arrivo dell'esercito crociato.
"Sono passati quasi 80 anni da quando Gerusalemme fù conquistata e i suoi abitanti passati a fil di spada dai barbari franchi, oggi noi siamo chiamati a porre rimedio a quello scempio.
Allah è con noi e lo stesso nemico porta i segni della sua ira, il loro re è un lebbroso, segno dei loro peccati.
Anche se Allah e il Profeta, sempre sia lode al nome Suo, non dobbiamo sottovalutare il nemico in quanto è aiutato dagli spiriti demoniaci ma niente è più grande di Allah.
ALLAH AKBAR"
Tutto il suo esercito rispose con il grido Allah akbar e andavano a prendere posizione sul campo di battaglia...
Saladino aveva preso possesso di una collina sulla quale posizione il suo esercito, la fanteris e gli arceri formarono un possente blocco centrale, pronto a resistere alla carica dei crociati,con la possente cavalleria mamelucca sulle ali con l'obierttivo di sfondare i ranghi nemici con una violenta caricae poi ritirarsi.
I crociati marciavano sotto il cocente sole del deserto, nelle loro pesanti armature ma dove il loro corpo era debole il loro spirito era forte, dopo aver rottò l'assedio di gerusalemme pensavano di avere la vittoria in pugno ma le forze in campo erano molto equilibrate, chumque avesse vinto lo avrebbe fatto a caro prezzo.
Appena i crociati furono abbastanza vicino gli arceri saraceni aprirono il fuoco e la cavalleria mamelucca si lanciò in una possente carica contro il lato sinistro dell'esercito cristiano.
La cavalleria saracena dopo una violenta carica si ritirò dietro le proprie fila ma i fanti latini non rupperò le fila e continuarono la loro marcia contro la fanteria saracena...
Saladino sapeva benissimo che i suoi lanceri non potevano competere con la guardia gerusalemmita quindi si lanciò alla carica con tutta la sua guardia personale al grido di Allah Akbar.
Il signore Saladino si lanciò al galoppo spronando il suo cavallo con vari colpi del piatto della spada sulle zampe posteriori, nuvoli di polvere si alzavano al pasaggio dei saraceni che si schiantarono contro le fila crociate con una violenza inaudita.
Più e più volte i cavallieri arabi indietreggiarono e tornarono alla carica ma i crociati continuavano a resistere e anzi stavano avendo la meglio sulla fanteria araba quando...
Baldovino IV di Gerusalemme il re lebbroso veniva disarcionato dal suo cavallo e sgozzato dagli arceri saraceni, quando la testa del giovane re fu issata su una picca il morale dei crociati subì un duro colpo e Saladino sapeva che quello era il momento di colpire.
All'urlo di Allah Akbar i soldati saraceni si lanciarono in avanti travolgente i fanti latini ma la disciplinata guardi gerusalemmita resisteva ancora, quindi i cavallieri mamelucchi si lanciarono alla carica un'altra...
...e un'altra...
... e un'altra...
...volta ancora.
Fino a quando sul campo di battaglia non rimasero che cadaveri.
Alla fine della battaglia il Saladino si ritrovava con i suoi generali a parlare della battaglia, la vittoria era stato totale, Baldovino, unico vero nemico in grado di ostacolare il Saladino, era morto, il suo esercito alla sbando. Ma l'esercito saraceno aveva subito pesanti perdite solo 1/5 dell'esercito totale era sopravvisuto e i generali discutevano se questi 4000 uomini bastavano per tentare la conquista della Città Santa.
Mentre i suoi generali discutevano il Saladino rimase in silenzio, in disparte ascoltando ogni singola parola, quando il Sultano si alzò il silenzio scese nella tende e l'unico suono era la sua voce...
"Per grazia di Allah abbiamo vinto e per grazia di Allah riprenderemo Gerusalemme, ma questi uomini non bastano dobbiamo ricevere rinforzi da Damietta, ora non corriamo più pericoli, il regno di Gerusalemme è devastato hanno perso kerak e medina i zengidi devastano Tripoli e pongono d'assedio Antiochia, ora i crociati non rappresentano più un pericolo per noi e possiamo aspettare comodamente i rinforzi quindi riposatevi e preparatevi perchè conquisteremo Gerusalemme"
I generali acclamarono il loro signore, anche quelli che 10 minuti prima lo criticavano per le pesanti perdite, quel giorno sarà ricordato come quello in cui "Saladino perse il suo esercito ma vinse la guerra" ora non c'era più niente a frapporsi fra Saladino e Gerusalemme...