Dialogo interreligioso tra ortodossi e cattolici

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cristiano87.
00giovedì 23 luglio 2009 20:59
Salve a tutti come suggeritomi vorrei continuare l'interessante discussione creata da sangiovannievangelista e xostantinou sulle peculiarità di cattolicesimo e ortodossia e come queste vivono la loro fede e i loro dogmi

Vorrei cominciare con la mia domanda a Xostantinou su come viene considerata la figura di Maria dall'ortodossia x comodità riposto la domanda:volevo chiederti com'è che è vista quindi Maria dall'ortodossia?
E un essere già onnipotente(o come hai detto tu extraterrestre) incarnatasi in forma umana come il Cristo oppure è un persona santa che poi è diventata "Benedetta tra le donne"dando alla luce Gesù?
Nell'ora di religione a scuola mi insegnarono che la chiesa ortodossa vede Maria come una persona normalissima in cui non credono e non hanno alcuna devozione particolare e vero questo??
Grazie ancora
Xostantinou
00venerdì 24 luglio 2009 09:12
La Santa Vergine Maria ha nella Chiesa Ortodossa un'attenzione particolare. Essa è venerata come Madre di Dio secondo la carne ed esistono molte composizioni poetiche con le quali l'Ortodossia chiede la sua intercessione presso Dio. Un esempio è l'Inno Akathistos alla Madre di Dio. In questa composizione innografica che non ha eguali nel Cristianesimo Romano, si trovano riflessi in forma precisa ed esaustiva i sentimenti e la dottrina della Chiesa Ortodossa sulla Theotokos (= la Genitrice di Dio). Un'altra composizione poetica Deìpara o particolarmente significativa è il Canone paracletico del quale esiste una forma sintetica e una estesa. Tale Canone viene celebrato ogni giorno lungo i quindici giorni che precedono la Dormizione della Theotokos (15 agosto).
La Chiesa Ortodossa preferisce chiamare Theotokos Colei che ha partorito Gesù Cristo. Definirla in termini più confidenziali, come talora alcuni fanno nella Chiesa Romano-Cattolica ("Maria" senz’alcun altro termine aggiuntivo) crea, nel credente ortodosso, la sensazione di trovarsi davanti ad un'espressione banale e secolarizzata.
Nonostante il grande rispetto e l'alta considerazione che l'Ortodossia Le attribuisce, la Theotokos non è assolutamente considerata una "super donna". La sua natura non è per nulla differente da quella umana poiché Essa è dono dell'umanità a Dio in cambio del Dio che in Lei si è donato all'uomo.
Per i teologi ortodossi la Deìpara non è "superiore" o "diversa" dagli uomini ma è "luminosa", ossia, "deificata".
La Theotokos è l'unica creatura appartenente all'umanità che si unisce strettamente a Dio dopo la caduta di Adamo portando in grembo "Quanto i Cieli non possono contenere", come afferma la Liturgia. Per questo la Chiesa Ortodossa La definisce con titoli di particolare onore e, a differenza di altri santi, Le rivolge la richiesta di salvezza: "Tuttasanta Genitrice di Dio salvaci!". Con quest’affermazione non si attribuisce alla Tuttasanta il potere di salvare ma d’intercedere particolarmente verso Cristo, dal momento che ha un’intima comunione con Lui. La Theotokos è l'umanità deificata, rappresenta una pienezza di disponibilità verso Dio alla quale tutti i cristiani devono tendere. La sua obbedienza viene rinnovata in ogni persona che abbandona l’uomo vecchio con le sue abitudini e si riveste di Cristo (Gal 3, 27). Di Lei, lungo la storia del Cristianesimo, sono state tracciate molte immagini e discorsi edificanti. Tuttavia non sempre si è stati attenti a non cadere in evidenti esagerazioni. Così si è finiti per affermare due realtà opposte con le quali la Vergine Maria o viene declassata a "donna qualunque", (come suggerirebbe l'utilizzo confidenziale del solo appellativo "Maria"), o viene esaltata come una semidea (ogni attributo di Cristo ha un suo corrispondente attributo nella Santa Vergine).
Il Cattolicesimo, oggi come ieri, tende ad attribuire alla Theotokos dei concetti sconosciuti alla Tradizione della Cristianità indivisa perché tende a fare gravitare il cristianesimo in concetti astratti. È per questo che pensa di poter pervenire ad una comprensione più profonda della Rivelazione divina. Questa mentalità si riflette inevitabilmente anche nelle cosiddette "devozioni a Maria". Naturalmente tutto ciò suggerisce che la Rivelazione di Dio non si è data interamente il giorno di Pentecoste o che, in quel giorno, gli Apostoli non l’abbiano potuta "approfondire" bene, nonostante agisse in loro direttamente il Sigillo del Santo Spirito!
L’Ortodossia, invece, mantenendo l'antica prassi, pensa che sin dall'inizio tutto fosse chiaro e dato in totale pienezza. Tale pienezza deve essere scoperta purificandosi asceticamente e vissuta incarnandola, non intellettualizzandola! I concetti e i ragionamenti sono utili solo nel caso in cui si debba confutare un insegnamento errato che, in luogo di condurre all’incontro ineffabile con Dio, porta all’illusione o al narcisistico sentimentalismo religioso.
Le barocche immaginazioni e i romantici sentimenti sono molto pericolosi nell’ascesi e nella vita spirituale al punto che sono severamente condannati in quella raccolta di scritti spirituali denominata Filocalia. Ne consegue che l'atteggiamento del cristiano orientale verso la Theotokos è naturale, non artefatto o sdolcinato. Alla preghiera non vengono mai sovrapposte meditazioni o immaginazioni (come nel caso dei Misteri del Rosario) dal momento che l'unica attenzione da porre è alle parole che vengono scandite dalle labbra.
Contrariamente alla prevalente convinzione patristica, il Cristianesimo occidentale, da un certo periodo storico in poi, ha pensato di poter "approfondire" intellettualmente la Rivelazione e di poter far evolvere il suo pensiero e la sua conoscenza come fa la scienza. Così ogni affermazione potrebbe essere riformulata con maggiore profondità ed esattezza dopo ogni ulteriore approfondimento.
Questa prospettiva si è applicata in un certo senso anche al Dogma dell’Immacolata Concezione, dal momento che quest’ultimo è scaturito direttamente dalla considerazione agostiniana del Peccato originale.
Sant’Agostino sosteneva che l’umanità eredita la colpa del peccato originale, e che tale colpa viene eliminata dal battesimo. L’Ortodossia con tutta la tradizione cristiana (ad eccezione di quella franco-agostiniana) ha sempre ritenuto che l’umanità non eredita una colpa ma le conseguenze della colpa stessa. Il presupposto della colpa ereditata ha posto la Cristianità occidentale agostiniana davanti ad una questione: "Come può la Madre di Dio avere questa colpa e incarnare il Salvatore?". Tale dilemma se lo ponevano, ad esempio, all’Università di Parigi nel XIV secolo e, in quell’epoca, c’era chi negava l’idea d'una concezione "immacolata". La risposta non tardò a venire e si basava su concetti agostiniani: la Deìpara sarebbe nata senza questa colpa in previsione dell'incarnazione e così "sarebbe stata predestinata" dalla nascita ad essere Madre del Salvatore.
Le apparizioni di Lourdes, nelle quali una veggente incontrava una "Donna vestita di bianco", l’"Immacolata concezione", sembrano quasi voler confermare una definizione che, in pieno XIX secolo, non pareva ancora totalmente assimilata.
A differenza di questa definizione nella quale si riscontra anche una certa mentalità giuridica, l’Ortodossia ha una concezione antropologica totalmente diversa. L’umanità di tutti i tempi, essendo della stirpe di Adamo, subisce le conseguenze del peccato originale. La maggiore di tali conseguenze è la morte. Da questa situazione viene strappata quando si unisce con il battesimo nella morte e risurrezione di Cristo e, quindi, si rende coerede e compartecipe d’una futura vita che si pregusta già in questo mondo. Tale vita futura non conosce il germe della corruzione.
L'Ortodossia confessa, dunque, che la Theotokos è nata da un vero rapporto tra i progenitori di Dio Gioachino ed Anna. Essa è naturalmente stirpe di Adamo anche se il suo seme, come afferma San Gregorio Palamas, è stato "purificato". La purificazione non significa diversificazione rispetto all'umanità. L’affermazione cattolica dell'Immacolata concezione, crea un grosso problema all’Ortodossia poiché tale concetto è posto in un quadro di comprensione agostiniano. L’Ortodossia non nega che la nascita della Santa Vergine sia stata miracolosa, visto che è provenuta da persone d’una certa età. Aggiunge pure che il suo seme è stato purificato. Ma non può condividere l’idea che l’umanità prima della Theotokos vivesse separata da Dio, dal momento che lungo tutto l’Antico Testamento si riscontrano una serie di uomini giusti, santi e profeti. Nella Scrittura si giunge addirittura ad affermare che Elia non è morto!
Per Agostino, e soprattutto per l’agostinismo, l’uomo è un "imputato" davanti a Dio e, come tale, non può fare nulla per essere assolto. Prima di Cristo l’uomo viveva nettamente separato da Dio. Per i Padri, invece, l’uomo non è mai stato un imputato ma ha patito le conseguenze delle sue scelte. Questo fatto non ha impedito ai giusti d’essere uniti a Dio. Così, lungo la linea genealogica della Theotokos, i Padri trovano tutta una serie di giusti che, in qualche modo, ne preparano l’avvento. La Deìpara non gode del privilegio d’essere unita a Dio per essere stata immacolata concezione, cioè senza peccato originale, mentre tutti gli altri uomini continuavano (e continuano!) a nascere con tale macchia senza meritarsela. Essa non ha ereditato una colpa come nessuno, in verità, la eredita. Essa ha ricevuto un corpo che, come quello di tutti, era soggetto al limite della stanchezza, del declino, della fame e del dolore. La Santa Vergine aveva ereditato, in ciò, una creazione indebolita dalla conseguenza della disobbedienza adamitica. A differenza della maggioranza degli altri uomini, si manteneva aderente ai comandi di Dio e "li meditava nel suo cuore". Questo fatto unito alla particolare benedizione di Dio sul suo seme e all’evento catarchico (= purificatore) dell’incarnazione del Verbo di Dio in Lei La esalta come "Immacolata". Attraverso questi concetti si vede come i Padri, pur chiamando qualche volta la Theotokos con il termine di "Immacolata", termine che ogni tanto ricorre pure nella Liturgia orientale, la considerino in maniera abbastanza diversa rispetto alla prospettiva giuridica franco-latina.
Tutti i giusti dell’Antico Testamento e la Theotokos stessa, che ne è il vertice, sono prototipo dell’umanità ascetica. Nella Deìpara non c'è peccato perché l’unione con Dio l’ha totalmente purificata rendendola modello per gli asceti. E' in questi termini che viene descritta da vari autori patristici.
Nella considerazione della vita della Theotokos, l'Ortodossia ha una visione completamente cristocentrica, non "mariocentrica" come alcune recenti devozioni occidentali che mettono in rilievo l'esperienza del parto di Maria quale "prassi" d'unione con Dio.
Secondo queste devozioni, il cristiano deve fare crescere Cristo in sé per poi partorirlo come ha fatto la Deìpara. Quest'espressione presa come si presenta, coltiva solo pericolosi "dolci sentimentalismi". Nella prospettiva patristica, si indicano modi concreti di vivere il cristianesimo, non immagini sentimentali! Così, l’uomo non deve pensare di poter "costruire" Cristo vicino a sé o dentro di sé (come in un utero), dal momento che può solo cercare di unirsi a Lui sul modello dell’obbedienza a Dio da parte della Santa Vergine. Solo in questo caso l’unione, come dice l’Apostolo Paolo, è profonda: "Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me" (Gal 2, 20). Essa non avviene attraverso fantastiche pie ed edulcorate aspirazioni ma attraverso la quotidiana lotta dell’ascesi, nella pratica dei comandamenti, nella costante preghiera e nella prassi sacramentale della Chiesa.
Il dogma dell'Assunzione della Deìpara prima della morte è una logica conseguenza del dogma dell'Immacolata concezione. La morte è entrata nella creazione e nell’uomo a causa del peccato originale. La Theotokos è nata priva di peccato originale e quindi l'Occidente è tentato a credere che fosse priva della possibilità di morire. Dopo aver eseguito il suo compito sulla terra la Tuttasanta è stata rapita in cielo con il corpo. Pio XII, nella bolla con la quale proclamava il dogma dell'Assunzione, non affermava esplicitamente che la Santissima Vergine non sarebbe morta ma molti, al suo tempo, erano propensi a pensarlo e in quest’atmosfera fu redatta la bolla stessa. La Curia romana desiderava che le facoltà teologiche sottoscrivessero compatte una petizione per la dogmatizzazione dell’assunzione corporea di Maria in cielo ma ciò non avvenne. Dal punto di vista scientifico l’opposizione più netta alla possibilità d’una tale definizione venne da parte del patrologo di Würzburg, Berthold Altaner. Per una tale visione, secondo Altaner, non esiste alcun fondamento né nella Bibbia né nella tradizione. Nei primi cinque secoli del cristianesimo non si trova traccia di questa dottrina. Solo uno scritto apocrifo del sesto secolo il Transitus Mariae inizia a far circolare quest’idea. Tale scritto è però privo di qualsiasi valore storico. Altre fonti storiche, secondo Altaner, non esistono. Nonostante tali gravi obiezioni, la costituzione Munificentissimus Deus parla di "fede unanime della Chiesa fin dai primissimi tempi" e di prove tratte dalla Scrittura, dai Padri e dai teologi.
Tale costituzione evita prudenzialmente di affermare che la Tuttasanta sia morta ma non lo nega neppure; evita il problema lasciando ad ognuno la libertà di pensare come meglio ritiene.
Questa è la posizione cattolica difesa dal Magistero papale e alla quale i cattolici sono tenuti ad aderire, nonostante tutto. Esponiamo ora quella Ortodossa.
A parte l’esistenza della tomba di Maria, si sà che la devozione della sua morte è antichissima. Nella Scrittura è scritto che tutti gli uomini passeranno attraverso la morte. Cristo stesso non l'ha evitata anche se non ha potuto essere trattenuto da essa ed è risuscitato dai morti tracciando la Via che dalla terra porta al Cielo, dal buio alla luce, dalla Morte alla Vita. La morte non è più la realtà definitiva perché è stata distrutta. "Cristo è risorto dai morti diventando primizia dei defunti", afferma il Crisostomo.
Così come Cristo, la Theotokos è morta ed è risorta. Se si leggono i testi liturgici della Dormizione e le splendide omelie dei Padri per questa festa (particolarmente quella di San Giovanni Damasceno) la morte e la risurrezione della Vergine appaiono come una grande celebrazione pasquale del Cristo risorto che dà vita all’umanità intera. La Vergine è perciò la prima fra i redenti.
Papa Giovanni Paolo II ha cercato di accorciare la distanza tra queste due posizioni affermando che la Vergine è morta per condividere l'amara sorte del Figlio. Quest’affermazione presuppone una certa "revisione" se non delle basi del dogma dell’Assunzione almeno della mentalità ad esso soggiacente. Comunque è lecito porsi una domanda: tale revisione va nel tradizionale senso antico dove si conservano certi equilibri o cerca di forzare le espressioni per fare un'ulteriore non richiesta equivalenza-parallelo tra Cristo e la Theotokos (affermando che esiste una Corredentrice perché c'è un Redentore)?
Nell'Ortodossia non è mai stato dogmatizzato questo punto. Perché si formuli un dogma è indispensabile che ci sia un’eresia e quindi la negazione d’una verità. Il dogma ha tutto il suo senso solo in questa situazione. Nella Liturgia la Chiesa Ortodossa celebra la Dormizione di Maria con un’allusione alla sua assunzione al terzo giorno dalla morte. È per questo che nell'icona della Dormizione di Maria gli apostoli circondano il suo corpo defunto che viene portato in processione. Dietro a tutti sta Cristo con in braccio una bambina in vesti bianche.
Per esempio l’uso russo per questa festa prevede un epitafio (= un drappo sul quale è ricamata l'icona della S. Vergine dormiente) per Maria, simile a quello usato per il Cristo defunto nella Settimana Santa. Tale epitafio si colloca in mezzo al tempio. Dopo tre giorni, al Vespro, si celebra il "Funerale della Theotokos". L’epitafio viene portato in processione e, dopo avergli fatto fare tre giri attorno al tempio, viene innalzato sotto la porta d’ingresso in modo da fare passare tutti i fedeli sotto di esso. Infine viene ricollocato nel luogo in cui era stato precedentemente disposto e, in tale posizione, innalzato verso il cielo. Attraverso questo gesto si indica esplicitamente l’assunzione e tutti sanno che la Vergine Maria è stata assunta con il corpo quale primizia dell’umanità. Non serve nulla di più.
Molti dei titoli alla Santa Vergine che hanno marcato la devozione occidentale sono totalmente sconosciuti all'Oriente cristiano. In ciò l'Ortodossia ha lasciato la Theotokos in quell'ombra di discrezione nella quale i Vangeli la collocano. Non c'è quindi il bisogno di parlare di un Cuore Immacolato di Maria, come succede nelle apparizioni di Fatima (Cuore che fa pandant al Sacro Cuore di Gesù), di Maria Corredentrice, come succede nelle apparizioni di Amsterdam (corredenzione che fa pandant a quella di Cristo) e della richiesta di molti vescovi americani di proclamare il dogma di Maria "consustanziale a Dio": Figlia del Padre, Madre del Figlio, Sposa del Santo Spirito.
Non caratterizza l'Ortodossia neppure quella devozione mariana con la quale i fedeli cercano il sensazionale, i messaggi strani e segreti (Megjugorie), le rivelazioni terroristiche d'una Santa Vergine che trattiene a stento il braccio vendicatore di un Figlio divino antropomorficamente adirato contro l'umanità!
Tutto ciò esce dall'equilibrata prospettiva evangelica e patristica e non è né importante né essenziale.
La Theotokos è sempre stata conosciuta dal popolo di Dio attraverso le discrete testimonianze evangeliche. Per l'Ortodossia è prudente conoscerLa com’essa è sempre stata conosciuta dalla Tradizione del Cristianesimo indiviso senza pretendere di diventarLe più intimi di coloro che ne condividevano la vita.
Xostantinou
00venerdì 24 luglio 2009 09:30
Se avessi altre curiosità, ti posto un "breve catechismo"

Avendo spesso interrogato con la più grande cura e attenzione numerosissime persone, eccellenti per santità e dottrina, su come distinguere la verità della fede cattolica dalla falsità perversa dell'eresia, quasi tutte mi hanno dato questa risposta: bisogna avere la più grande cura nel ritenere ciò che è stato creduto
Dappertutto
sempre
da tutti.
Questo è veramente e propriamente cattolico, secondo l'idea d’universalità racchiusa nell'etimologia stessa della parola. Questo avverrà se noi seguiremo i criteri di
universalità
antichità
consenso generale.
Seguiremo l'universalità, se confesseremo come vera e unica fede quella che la Chiesa intera professa per tutto il mondo; l'antichità, se non ci scostiamo per nulla dai sentimenti che notoriamente proclamarono i nostri santi predecessori e padri; il consenso generale, infine, se, in questa stessa antichità, noi abbracciamo le definizioni e le dottrine di tutti, o quasi, i Vescovi e i Maestri.
Se sorge una questione non affrontata da un concilio della chiesa, bisogna ricorrere alle opinioni dei santi Padri, di coloro, almeno che, nei loro tempi e luoghi, sono rimasti nell'unità della fede e della comunione ed hanno avuto fama di validi maestri. E tutto ciò che essi hanno sostenuto, in unità di pensieri e di sentimenti, occorre considerarlo come dottrina vera e universale della Chiesa. (San Vincenzo di Lerino, Commonitorio)

Tre o quattro secoli prima di Cristo, in Alessandria alcuni sapienti, ispirati da Dio, tradussero in greco gli antichi libri sacri d‘Israele. Abbiamo così conosciuto questi libri divini, ricchi di storia, sapienza e profezie:
Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), Gesù di Navì, Giudici, Rut, quattro libri dei Regni, due dei Paralipòmeni, due di Esdra, Neemìa, Tobia, Giuditta, Ester, tre o quattro libri dei Maccabei.
Salterio di David, Giobbe, Proverbi di Salomone, Ecclesiaste, Cantico, Sapienza di Salomone, Sapienza di Siràch, Osea, Amos, Michea, Gioele, Avdìa, Giona, Naum, Avvakùm, Sofonìa, Aggeo, Zaccarìa, Malachìa, Isaìa, Geremia, Varùch, Lamenti di Geremia, Lettera di Geremia, Ezechiele, Daniele.

Al momento, in italiano è disponibile solo Il Salterio [edizioni Gribaudi, 1983] e Il Pentateuco [edizioni Dehoniane, 1999]. In tempi moderni, infatti, in Occidente, hanno cominciato ad usare Bibbie diverse, che possono sì portare molte conoscenze ma non guidare alla sapienza, alla conoscenza della luce.
Giungeva nel mondo la Luce vera che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lei e il mondo non la conobbe, venne tra la sua gente e i suoi non l’hanno accolta. A quanti però l’accolsero diede il potere di diventare figli di Dio, a coloro che credono nel suo nome, i quali non da sangue né da volontà di carne né da volontà d’uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Logos si fece carne e dimorò tra noi e noi abbiamo visto la sua gloria. (Gv 1, 9-14)

Uno dei nostri poeti ha enunciato: Noi siamo di Dio; è stato Dio stesso a chiamarci alla luce.
Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, da uno solo ha fatto abitare su tutta la faccia della terra tutte le stirpi degli uomini. Per loro ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui, infatti, viviamo, ci muoviamo ed esistiamo. (Atti 17, 19-28)
Alcuni dei nostri padri allora salirono a Gerusalemme per vedere la Luce, quella vera.
Tra quelli che erano saliti per adorare, durante la festa, c'erano alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo e chiesero: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. Viene Filippo e lo dice ad Andrea; viene Andrea con Filippo e lo dicono a Gesù, e Gesù risponde loro: “E' giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo… Padre, glorifica il tuo nome!” Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!” La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un angelo gli ha parlato”. Rispose Gesù e disse: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi”. Poi se ne andò e si nascose da loro. Benché avesse compiuto tali segni davanti a loro, non credevano in lui; perché si compisse la parola del profeta Isaia che ha detto: “Signore, chi ha creduto alle cose udite da noi? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato?” Per questo non potevano credere; infatti, Isaia ha detto ancora: “Ha accecato i loro occhi e ha indurito il loro cuore, perché non vedano con gli occhi e comprendano con il cuore, e si convertano e io li guarisca!” Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui.
Gesù allora gridò e disse: “Chi crede in me, non crede in me, ma in chi mi ha inviato; chi vede me, vede chi mi ha inviato. Io, luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nella tenebra”. (Gv 12, 20-46)
Com’era stato atteso dall’umanità, com’era stato annunciato dai profeti, l’unigenito Figlio di Dio si è incarnato e si è fatto uomo.

Perché il Figlio di Dio si è fatto uomo?

Per farci partecipi della sua vita divina, Dio aveva creato l’uomo perfetto, senza peccato e immortale. L‘umanità, tuttavia, è caduta e perciò l’unigenito Figlio si è incarnato per riportarla al Padre.
Il Signore che mi ha plasmato, presa della polvere dalla terra, mi ha dato vita infondendomi un’anima con soffio vivificante, e mi ha onorato facendomi capo in terra di tutte le cose visibili e simile agli angeli nella vita...

Quando è decaduta l’umanità?

In principio niente esisteva, neppure il tempo: solo Dio è. Dio in principio ha creato gli esseri eccelsi, le schiere celesti degli Angeli della sua Gloria, gli Arcangeli, le Potenze, i Cherubini dai molti occhi, i Serafini dalle sei ali. Con due ali si coprono il volto, con due ali si coprono i piedi, con due ali volano e gridano l’inno della salvezza:
Santo! Santo! Santo! Il Signore degli Eserciti! Pieni sono il cielo e la terra della sua Gloria! Osanna tra gli Eccelsi! Santo Dio! Santo Forte! Santo Immortale!
Gli Angeli contemplano la Gloria di Dio e glorificano in eterno il Padre, il Figlio e il Santo Spirito. Dio è il Padre senza principio, Dio è il Figlio che il Padre ha generato dall’eternità, Dio è il Santo Spirito che in eterno procede dal Padre, e un solo Dio è la Triade che ha fatto l’uomo.
In principio nulla esisteva di ciò che esiste. Tutto, e a suo tempo, è uscito dalle mani di Dio: le stelle, le piante, gli animali, e Dio vide che tutto era molto bello. Dio piantò l’Eden: un giardino, un paradiso a oriente, e Dio disse:
“Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza e abbiano il dominio su tutta la terra”. E Dio fece l’uomo. Secondo l’immagine di Dio lo fece, maschio e femmina li fece, e li benedisse Dio dicendo: “Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra e dominate su di essa”. E vide Dio tutte quante le cose che aveva fatto, ed ecco erano belle assai. (da Gen 1 e 2, 1-5)
Dio ha creato l’uomo perfetto, a sua immagine e somiglianza, e lo fece dimorare nell’Eden. Ma un angelo si ribellò a Dio, trascinò con sé altri esseri eccelsi che si separarono dalla volontà di Dio. Anziché essere ministri della Bellezza, si fecero demoni.
Allora il Maligno, l’antico serpente, disse alla donna: “Non morirete. Sapeva in realtà Dio che nel giorno in cui mangiaste si apriranno i vostri cuori e sarete come dèi”. E vide la donna che buono era l’albero da mangiare e piacevole per gli occhi da vedere ed era adatto per poter comprendere, e – preso il suo frutto – lo mangiò e ne diede anche a suo marito con lei. E si aprirono gli occhi dei due e conobbero che erano nudi e cucirono foglie di fico e fecero per sé dei perizomi. (Gen 3, 1-7)
Dio aveva posto Adamo in oriente, come signore del creato; eppure Adamo si fece servo del peccato. Si spogliò della sua dignità e fu nudo e indifeso; diviso in se stesso, l’uomo fu schiavo della paura.
Udirono la voce del Signore Dio che passeggiava nel giardino al tramonto e si nascosero, sia Adamo che sua moglie, dal volto del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. E chiamò, il Signore Dio, Adamo e gli disse: “Adamo, dove sei?” Gli disse: “La tua voce ho udito, mentre camminavi nel giardino, e ho avuto paura”. (Gen 3, 8-10)
Tutta la creazione, da quel giorno, geme e soffre perché subisce le conseguenze del peccato d’Adamo, e ogni uomo è indotto al peccato.
Per un solo uomo il peccato entrò nel mondo e, attraverso il peccato, la morte. Così la morte ha raggiunto tutti gli uomini e, a causa della morte, tutti peccano. La morte ha regnato anche su quanti non hanno peccato a somiglianza della trasgressione d’Adamo. (Rom 5, 10-16)

In quel giorno Dio ha abbandonato l’uomo?

Dio si riservò un popolo che gli fosse fedele, Israele, e quando Israele fu schiavo in Egitto, Dio lo trasse fuori con braccio potente. Al terzo giorno scese il Signore sul monte Sinai davanti a tutto il popolo che era uscito nel deserto, e parlò il Signore dicendo queste dieci parole:
“Ascolta, popolo mio: Io Sono il Signore Dio tuo: non avrai altri dèi all’infuori di me. Non farti alcun idolo. Non usare invano il nome del Signore Dio. Lavora sei giorni ma santifica il settimo : è il riposo per il Signore Dio. Rispetta tuo padre e tua madre. Non uccidere. Non commettere adulterio. Non rubare. Non mentire. Non desiderare quel che appartiene ad altri”. (da Es 19 e 20; Deut 5)
Ci ha parlato il Signore sul monte; scrisse quelle parole e nulla aggiunse perché ancora non era venuta l’ora.

E quando è venuta l’ora?

Il Figlio di Dio, della stessa natura del Padre (Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato ma non creato), uno della Trinità santa, già da tempo si era fatto vedere:
Oltre il deserto, sul monte Chorìv, si fece vedere l’Angelo del Signore in una fiamma di fuoco del roveto; e Mosè vede che il roveto brucia di fuoco, ma il roveto non si consumava. (Es 3, 1-2)
Similmente, senza intervento d’uomo, il Figlio di Dio è nato da Maria, vero uomo e vero Dio: perciò noi proclamiamo la sempre Vergine Maria vera Madre-di-Dio, dalla quale è sorto il sole di giustizia che ha riconciliato al Padre l’umanità decaduta. Nella pienezza dei tempi, vale a dire quando giunse il momento da lui voluto, Dio ha fatto un nuovo e vivo paradiso, Maria, per farvi crescere il nuovo albero della vita. Dio ha benedetto la casta e feconda unione tra Gioacchino e Anna, e da loro è nata la Tutta Santa e sempre vergine. Benedetta tra tutte le donne, Maria, prima ancora d’unirsi a Giuseppe, cui era stata promessa, si trovò incinta nel ventre dal Santo Spirito. Vergine ha generato e vergine rimane per natura: il Figlio di Dio nato da lei è colui che rigenera la natura umana.
Il Signore mi fece volgere per la via della porta esterna del santuario che guarda ad Oriente: essa era chiusa. E il Signore mi disse: “Questa porta resterà chiusa, non verrà aperta e nessuno vi passerà per essa, perché per essa entrerà il Signore Dio d’Israele e rimarrà chiusa. Poiché il principe, lui, siede in lei per prendere cibo; entrerà per la via del portico della porta e per la sua via uscirà”. (Ez 44, 2)
La Vergine ha partorito e ha dato alla luce il Figlio, Gesù; lo avvolse in fasce, lo depose in una mangiatoia. Gli angeli cantarono insieme alle stelle la sua nascita, i pastori lo adorarono, e re venuti da lontano gli portarono doni: noi gli abbiamo dato la madre.
Preparati, Betlemme, si è aperto per tutti l’Eden. Preparati, Efratà, perché dalla vergine è fiorito l’albero della vita nella grotta. Davvero il suo grembo è divenuto spirituale paradiso in cui si trova la pianta divina: mangiando di questa vivremo, non moriremo come Adamo. Nasce Cristo, per far rivivere l’immagine un tempo caduta.
All’ottavo giorno il bambino prese nome Gesù – che vuole dire: Il Signore salva – e fu circonciso in ossequio alla Legge di Mosè.Il primogenito del Padre dimostrava d’essere l’ultimo nato del popolo prescelto; venuto al mondo per dare compimento ai sacrifici antichi e generare i primogeniti per Dio, un popolo nuovo. Il Figlio appariva nella carne come uomo, per portare la salvezza a tutti gli uomini.Nuovo Adamo, uomo perfetto e in tutto Dio.
Cristo Gesù non considerò come preda l'essere uguale a Dio ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenuto simile agli uomini… Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra d’ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle realtà celesti, terrestri e infernali e ogni lingua riconosca che Gesù Cristo è Signore, a gloria di Dio Padre. (Fil 2, 5-11)
Cristo Gesù, il Signore, è una sola persona, Dio-Uomo; con due nature, umana e divina.
Unigenito Figlio e Logos di Dio, pur essendo immortale, hai accettato per la nostra salvezza d’incarnarti nel seno della santa Madre di Dio e sempre vergine Maria; tu, senza mutamento, ti sei fatto uomo; crocifisso Cristo Dio, con la morte hai calpestato la morte; tu sei uno della santa Triade, glorificato con il Padre e il Santo Spirito.

Come si sa che Gesù è uno della santa Triade?

Giovanni, figlio del sacerdote Zaccaria, stava lungo le rive del Giordano e predicava il pentimento. Esortava tutti a tornare indietro dal peccato, ad immergersi nel fiume per passare ad una nuova vita: egli, l’ultimo e il più grande dei profeti, sapeva che il Regno di Dio era vicino. Al Giordano, infatti, giunse Gesù: si immerse nelle acque ed ecco,
il cielo si aprì e lo Spirito, il Santo, discese su di lui in forma corporea, come colomba, e vi fu una voce dal cielo: “Tu sei il mio Figlio, l’amato, in te mi sono compiaciuto”. (Lc 3, 22)
Non era la prima volta che la Trinità si manifestava: già nell’Eden era risuonata la voce che diceva “Facciamo l’uomo”, e anche ad Abramo s’era fatto vedere Dio
presso il querceto di Mamvri, mentre egli sedeva alla porta della sua tenda a mezzogiorno. Levando i suoi occhi vide tre Uomini che stavano al di sopra di lui, e appena li vide, corse incontro a loro dalla porta della sua tenda e disse: “Non passare oltre il tuo servo, se mai ho trovato grazia davanti a te, Signore! Lasciate che si prenda dell’acqua e si lavino i vostri piedi e rinfrescatevi sotto l’albero. E prenderò del pane, e mangerete, e dopo passerete oltre per la vostra via”... E mangiarono, mentre (Abramo) stava presso di loro, ed Egli disse a Abramo: “Dov’è Sara?”… Alzandosi poi di là quegli Uomini chinarono lo sguardo e il Signore disse… (da Gen 19)
Abramo cominciò a vedere la visione santa e divina del Signore: l’Uno gli è apparso trino e la santa Triade come unità. La Chiesa canta:
Quando ti sei immerso nel Giordano, Signore, si è manifestata l’adorazione della Triade: la voce del Padre ti rendeva, infatti, testimonianza chiamandoti Figlio amato, e lo Spirito in forma di colomba confermava la sicura verità di questa parola. O Cristo Dio che ti sei manifestato e hai illuminato il mondo, gloria a te.


A noi non è stata rivelata la natura di Dio, ma l’adorazione della Triade, santa e vivificante: l’uomo non può fare altro che adorare ed esultare, cantando. La nostra mente ha poteri enormi, ma non può mai giungere a comprendere Dio; anzi, può creare idoli, mentre deve solo prostrarsi a adorare l’unico vero Dio. Per questo motivo, i santi Padri fissarono il Simbolo della fede quasi con riluttanza, in due concili:
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. E in un solo signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli; luce da Luce, dio vero da Dio vero, generato non creato, consustanziale al Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state fatte; per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nella vergine Maria, e si è fatto uomo; fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, patì e fu sepolto, e il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture; è salito al cielo e siede alla destra del Padre; e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. E nello Spirito, il Santo, il Signore, vivificante, che procede dal Padre; che con Padre e Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. E nella Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Professo un battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del secolo futuro. Amin.

E’ questo il testo autentico del Credo?

E’ una traduzione abbastanza fedele: le traduzioni, specie nelle lingue moderne, non sempre possono essere letterali. Al Credo non è lecito, comunque, togliere o aggiungere niente. I Padri che si riunirono nel 1° e 2° Concilio Ecumenico sigillarono questo testo, col maledire chiunque vi avrebbe fatto aggiunte: non osarono farne neanche i santi che si riunirono nei successivi Concili Ecumenici.

Perché non possiamo conoscere Dio?

L’uomo non può vedere Dio e continuare a vivere. Sappiamo bene quel è capitato ad alcuni che solo s’accostarono alla Gloria di Dio.
Enoch fu assunto, così da non vedere la morte e non lo si trovò perché Dio l’aveva trasferito (Ebr 11, 5). Il Signore proclamò il suo Nome, mentre Mosè stava in una fenditura della roccia, e il volto di Mosè rimase glorificato, sì che nessuno poteva levare lo sguardo su di lui (Es 33, 19 – 34, 34). La Gloria del Signore passò davanti al profeta Elia mentre era nella caverna, ed egli fu assunto al cielo nel turbine (Regni III 19, 13 e IV 2, 11). Quando il Signore indurì il suo volto per andare a Gerusalemme, i Samaritani non vollero riceverlo (Lc 9, 53); Giovanni, invece, si posò sul petto del Signore e, come molti credono, anch’egli è stato assunto in cielo. San Bartolomeo di Simeri – per ricordare solo uno dei nostri – fu visto diventare tutto di fuoco.

Che possiamo conoscere di Dio?

Prima della passione Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e li condusse in disparte, sull’alto monte Tabor. E apparve trasfigurato davanti a loro: la sua faccia diventò splendida come il sole, le vesti candide come la luce e
una nube splendente li avvolse. E dalla nube si udì una voce che diceva: “Questi è il mio Figlio, l’amato”. (Mt 17, 1-8)
Giovanni, il Teologo, ha spiegato che la luce folgorante emanata da Cristo è la Gloria di Dio:
Noi abbiamo contemplato la sua Gloria, Gloria come d’unigenito presso il Padre, pieno di grazia e verità. (Gv 1, 14)
Non possiamo guardare il sole senza restare accecati, senza che la nostra vista venga meno: eppure, possiamo godere dell’energia solare che nutre e dà vita. Allo stesso modo, non possiamo conoscere la natura di Dio, perché viene meno la nostra mente: eppure, possiamo essere raggiunti e trasformati dalle increate Energie divine.
Avvicinandosi ad una chiesa, ci si accorge subito che essa guarda ad oriente: verso la luce, verso il sole che sorge per illuminare e riscaldare. Ogni chiesa è un Eden, un paradiso che gli uomini hanno piantato per Dio, in mezzo alle loro case, per imitare il giardino che un tempo Dio aveva piantato per gli uomini. Ma è solo nella Chiesa che noi possiamo ricevere le Energie di Dio.
La Luce che gli apostoli contemplarono sul Tabor non è un modo di dire o qualcosa di creato, come scioccamente credeva Barlaam . La Luce è l’increata Gloria di Dio, come ci hanno insegnato i nostri padri portatori di Dio. Divinamente illuminati, essi hanno visto: come già avevano visto gli apostoli e i profeti. Ascoltando la loro esperienza, come ascoltando le narrazioni d’esploratori tornati da terre lontane e sconosciute, anche noi possiamo dire di aver visto, e distinguere tra fede e opinioni. Le opinioni nascono da ragionamenti umani, da paure, desideri e passioni dell’uomo: non sono neppure paragonabili con la fede. La fede è ciò che è stato visto, ciò che si vede, ciò che vedremo: ogni credente si sforza d’essere ricolmato dalle eterne Energie divine, e perciò prega senza interruzione.

La preghiera

La Scrittura ci raccomanda di pregare continuamente, e la Scrittura non inganna. Insegna, infatti, l’Apostolo:
Cercate sempre il bene, gli uni verso gli altri e verso tutti. Siate sempre lieti, pregate senza interruzione. Rendete grazie in ogni cosa: questa è la volontà di Dio a vostro riguardo, in Cristo Gesù. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Provate tutto, ritenete ciò che è buono, astenetevi da ogni forma di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e l’intero vostro spirito, e l’anima e il corpo, sia custodito irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. (I Tess 3, 14-23)
Penetrare senza guida nell’arte della preghiera continua è difficile; è stato detto che è persino pericoloso: bisogna perciò chiedere al Signore, con umiltà e pazienza, di farci incontrare un Padre spirituale che ci guidi all’allenamento della mente e della volontà. Uno dei santi della nostra terra, Niceforo l’Esicasta che a causa dei Francocattolici fu costretto a fuggire e nascondersi all’Athos, ci ha insegnato come iniziare nell’attesa di trovare un buon allenatore.
Inizialmente, è necessario sedersi tranquilli e svuotarsi d’ogni preoccupazione, d’ogni pensiero, d’ogni immagine. Quando la mente è libera, con il respiro s’introduce nel cuore questo grido: Signore Gesù, Figlio di Dio, pietà di me!, e lì si trattiene il Nome che è sopra ogni nome, finché la preghiera diverrà continua e qualsiasi cosa noi facciamo, sia che dormiamo sia che lavoriamo, il nostro cuore continuerà a pronunciare il Nome a cui si piega ogni essere in cielo, in terra e negli inferi.

Perché bisogna pregare senza interruzione?

E’ impossibile sapere ciò che Dio è, eppure nella preghiera si stabilisce una straordinaria unione tra noi e Dio; noi siamo penetrati dalle divine e increate Energie e il dono dello Spirito Santo ci deifica. Molti uomini vogliono divenire buoni, perfetti, ed è bene; altri mirano a diventare santi, ed è meglio. Noi – che abbiamo la vera conoscenza – aspiriamo a diventare dèi.
Ora siamo figli di Dio, e non è ancora apparso cosa saremo. Quando si sarà manifestato, saremo simili a Lui, perché lo vedremo come è (I Gv 3, 2). Noi tutti, riflettendo come in uno specchio la Gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, com’è (dato) dallo Spirito che è Signore. (II Cor 3, 18)

E’ questa la felicità che l’uomo cerca?

Certo, spesso anche senza saperlo, ed è questa la beatitudine perfetta di cui Cristo ha parlato, dicendo:
“Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati gli affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi quando v’insultano, vi perseguitano e, mentendo, dicono ogni sorta di male contro di voi per causa mia”.
Queste parole Cristo consegnò, salito sul monte, e le concluse dicendo:
“Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli: così, infatti, hanno perseguitato i profeti prima di voi. Voi siete il sale della terra!”. (Mt 5, 3-13)

Perché Cristo Gesù è salito sul monte?

Egli aveva dettato l’antica Legge sul monte, di mezzo a fuoco, tenebra, oscurità, tempesta, voce grande, e nessuno del popolo osava avvicinarsi al monte. Tornato sul monte, il Signore detta la nuova Legge mentre il popolo gli si affolla attorno. Come il Signore passeggiava con Adamo, nell‘Eden, ora Cristo è con noi, nella sua Chiesa, cammina con noi e ci insegna a rivolgerci a Dio chiamandolo Padre:
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta a tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal maligno. Poiché tuo è il Regno, la Potenza e la Gloria: del Padre, del Figlio e del Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amin.
E c’è di più. L’antica Legge era stata sigillata con la macellazione d’un gran numero di vitellini:
Destatosi Mosè di buon mattino… mandò i più giovani tra i figli d’Israele, e offrirono olocausti e sacrificarono, come sacrificio di salvezza a Dio, dei vitellini. Mosè, presa la metà del sangue, lo versò in boccali e la metà del sangue sparse sull’altare… preso il sangue, asperse il popolo e disse: “Ecco il sangue dell’alleanza”. (Es 24, 4-8)
Cristo Gesù è l’Agnello che – nella festa di Pasàq - ha sparso volontariamente il suo sangue, per suggellare nel suo sangue la nuova alleanza.
Lo Spirito Santo ha voluto mostrare che non era ancora aperta la via al santuario, finché rimaneva la prima tenda… Cristo invece, giunto come Gran sacerdote dei beni futuri, per una tenda più grande e più perfetta - non manufatta, cioè non di questa creazione - non mediante sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue entrò nel santuario una volta per tutte, ottenendo un riscatto eterno. Infatti, se il sangue di capri e di tori e la cenere di vacca, aspersa sui contaminati li santifica, purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – che, mosso da Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire al Dio vivo! Perciò egli è mediatore di un’alleanza nuova, affinché, essendo intervenuta la morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, i chiamati ricevano l’eredità eterna promessa. Dove vi è un testamento, è necessario sia denunziata la morte del testatore: un testamento è valido solo dopo morte e non ha alcuna forza finché vive il testatore. Così neppure la prima alleanza fu sancita senza sangue. Infatti, dopo che ogni comandamento conforme alla legge fu da Mosè proclamato a tutto il popolo, egli - preso il sangue dei vitelli e capri, con acqua, lana scarlatta e issopo - asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo: “Questo è il sangue dell’alleanza che Dio ha stabilito per voi”. Similmente asperse di sangue la tenda e tutti gli arredi del culto. Secondo la Legge, quasi tutte le cose sono purificate col sangue, e senza spargimento di sangue non vi è remissione. (Ebr 9, 8-23)

Perché Cristo ha sparso il suo sangue a Pasqua

Per i suoi peccati, Israele era schiavo in Egitto. Dio vide i patimenti del suo popolo, e Dio disse ad ogni famiglia d’Israele di prendere un agnello:
“sarà da voi conservato sino al quattordicesimo giorno di questo mese, e lo sgozzeranno versa sera, tutta la moltitudine della sinagoga dei figli d’Israele. E prenderanno del sangue e lo porranno sui due stipiti e sull’architrave nelle case dove lo mangeranno. E mangeranno le carni in questa notte… ed osso non né frantumerete… E sarà il sangue per voi segno nelle case nelle quali voi siete, e guarderò il sangue e vi proteggerò”. (Es 12, 6-13)
Quella notte l’Angelo di Dio passò, il Signore si vendicò di tutti gli dèi dell’Egitto; l’Angelo sterminò tutti i primogeniti, dagli uomini sino alle bestie, ma liberò Israele con mano forte e braccio potente. Il Signore passò, l’Angelo guidò Israele verso il deserto. Israele passò dalla schiavitù alla libertà. Per molti secoli, il quattordicesimo giorno del primo mese di primavera fu Pasàq, vale a dire Passaggio, memoriale del sangue versato e del passaggio dell’Angelo, del Signore. In una festa di Pasàq, forse nell’anno 30,
il Signore Gesù, nella notte in cui veniva consegnato, prese il pane e rese grazie, lo spezzò e disse: “Prendete, mangiate; questo è il mio corpo, che è spezzato per voi; fate questo in mia memoria”.
Allo stesso modo anche il calice, dopo aver cenato, dicendo: “Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevette, in mia memoria”. Ogni volta, infatti, che mangiate questo pane e bevette a questo calice, annunciate la morte del Signore finché egli venga. (I Cor 11, 23-26)
Quella notte il Signore Gesù fu arrestato, torturato e sottoposto a processo:
di fronte a chi lo maltrattava non aprì bocca, docile come agnello condotto al macello; muto come pecora davanti al tosatore non aprì bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo, fu eliminato dalla terra dei viventi. Molti si stupirono di lui, tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; egli è stato trafitto per i nostri delitti. (da Is 52, 13 – 53, 12)
Carico della croce, Gesù fu trascinato fuori di Gerusalemme e lì fu crocifisso. Per meglio dire, secondo le profezie antiche: fu innalzato, onorato, esaltato grandemente.

La croce non era forse segno di vergogna?

Era la condanna inflitta ai servi: era quindi giusto che proprio alla croce fosse appeso Cristo Gesù
il quale, essendo nella forma di Dio, non considerò come preda l'essere uguale a Dio ma svuotò se stesso prendendo forma di servo, divenuto simile agli uomini. Essendo stato trovato come uomo per il suo aspetto, ha svuotato sé stesso essendo divenuto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio in cielo, in terra e sotto terra e ogni lingua riconosca che Gesù Cristo è Signore. (Filip 2, 5-11)
Quel segno di sconfitta - la Croce - diede protezione a san Costantino il Grande, quando lo scelse come segno dei nuovi tempi e della Nuova Roma. Adorando la Croce, manifestiamo la volontà di abbandonare la servitù del peccato per vivere la vita nuova in Cristo, re della gloria. Segnandosi, il cristiano spinge nella mente, nel cuore, nelle braccia, il ricordo della Trinità e fuga gli assalti dei demoni che vorrebbero trascinarlo al peccato.
Unisci tre dita della mano destra (pollice, indice e medio) per professare la fede nella Trinità. Piega sul palmo le altre due dita, per professare la fede nella divina umanità di Cristo che si è piegato su di noi. Porta le tre dita alla fronte dicendo Nel nome del Padre, al petto dicendo e del Figlio, alla spalla destra dicendo e del Santo, alla spalla sinistra dicendo Spirito. Posa la mano aperta sul cuore dicendo Amin. Così tu segui la mano del sacerdote che benedice nel nome della santa Triade.

Perché Cristo è stato crocifisso fuori della città?

Egli era stato piantato in Israele come in una vigna, e allora – Cristo stesso l’aveva predetto - lo portarono fuori della vigna e l’uccisero: il Signore, infatti, vuole che non solo il popolo d’Israele, ma tutti gli uomini siano salvi, e giungano alla conoscenza della verità. Lo portarono poi a morire nel ‘Luogo del Teschio’ perché, secondo la tradizione, in quel luogo era stato sepolto Adamo. Alla sua morte, Cristo è sceso agli ìnferi per incontrare Adamo e i morti da secoli; in tal modo
anche i morti sono stati evangelizzati, perché siano giudicati secondo gli uomini nella carne, ma vivano secondo Dio nello Spirito. (I Pt 4, 6)
In quel grande Sabato in cui Dio riposò da tutte le sue opere che aveva fatto, da tutte le sue opere a cui Dio aveva dato principio (Gen 2, 1-3), ebbe termine il potere della morte. Ade aveva accolto un morto uguale a tutti gli altri morti, ma ora non avrebbe trattenuto in eterno le sue prede, perché quel morto era il Dio-Uomo.
Nessuno abbia paura della morte, perché la morte del Signore ci ha liberati. Afferrato dalla morte, egli ha spento la morte. Ha spogliato l’Ade, colui che è sceso all’Ade: lo ha amareggiato, dopo che quello aveva gustato la sua carne. E’ stato amareggiato l’Ade, incontrandoti nelle profondità. Amareggiato, perché distrutto; amareggiato, perché beffato; amareggiato, perché ucciso; amareggiato, perché incatenato. Aveva preso un corpo, e si trovò davanti Dio; aveva preso terra e ha incontrato il cielo; aveva preso ciò che vedeva ed è caduto per quel che non vedeva. Ora dov’è, morte, il tuo pungiglione? dov’è, Ade, la tua vittoria? Cristo è risorto e tu sei stato abbattuto, Cristo è risorto e i demoni sono caduti, Cristo è risorto e regna la vita. Cristo è risorto e non c’è più nessun morto nella tomba. Perché Cristo risorto dai morti è divenuto la primizia dei dormienti.
Passò, il Signore; passò dalla vita alla morte, passò nell’Ade, passò dalla morte alla vita, e fu la Pasqua santa.

Come è risorto, Cristo, dai morti?

Ogni anno, nella santa notte di Pasqua, a Gerusalemme avviene un prodigio stupendo alla presenza di una moltitudine immensa. Mentre il Santo Sepolcro è sigillato e tutto è spento, all’improvviso esplode come un fuoco che arde senza bruciare; un lampo abbagliante riempie la basilica d’una luce sovrumana. Descriverlo è difficile, spiegarlo impossibile: è qualcosa che si può solo vedere, non dire. Lo stesso, quel che avvenne quella notte:
Giungendo prima dell’alba, Maria e le sue compagne trovarono la pietra del sepolcro ribaltata e udirono dall’angelo queste parole: “Perché cercate tra i morti, come un uomo, colui che è nell’eterna luce? Guardate le bende sepolcrali, correte e annunziate al mondo che è risorto il Signore, uccidendo la morte: perché è il Figlio di Dio colui che salva il genere umano”.
Più che indagare com’è avvenuta la risurrezione, guardiamo. Contemplata la risurrezione di Cristo, adoriamo il santo Signore Gesù; celebriamo e glorifichiamo poiché lui è il nostro Dio: fuori di lui altri non conosciamo. Cristo è risorto dai morti e, con lui, risorgiamo anche noi che siamo stati immersi in lui.

In che modo si è immersi in Cristo?

Nella Chiesa si è compiuta la profezia del precursore Giovanni:
“Io vi immergo nell’acqua, viene però il più forte di me: Egli vi immergerà nello Spirito Santo e nel fuoco”. (Lc 3, 16)
La Chiesa compie il mandato di Cristo:
“Come il Padre ha mandato me, così io mando voi: andate dunque, fate discepole tutte le genti, immergendole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”. (Mt 28, 19-20)
Chi è stato partorito mortale secondo la carne, dalle acque della madre, viene portato alla Madre secondo lo spirito che è la Chiesa, per essere immerso nell’acqua e nascere alla nuova vita in Cristo. La vittoria della risurrezione di Cristo ingoia la morte e noi rinasciamo portando l’immagine dell’uomo celeste. Questo Mistero di rinascita in Cristo si chiama Immersione o Illuminazione perché, immersi nell’acqua, siamo uniti alla Chiesa e riceviamo la vera Luce: possiamo, così, aprire gli occhi della mente alla comprensione delle cose divine.
A Pasqua, chi deve essere immerso si presenta come alla nascita, scalzo e nudo. Dopo aver rinunciato al Satana e manifestato la sua adesione a Cristo, mentre tutta la Chiesa supplica, s’immerge totalmente dentro l’acqua santificata. Allora il vescovo proclama: Il servo di Dio N. viene immerso nel nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito. Appena è uscito dall’acqua, il vescovo unge i suoi sensi con il Miro, dicendo: Sigillo del dono del Santo Spirito. Rivestito dalla candida veste, si avvicina all’altare e il vescovo lo rende partecipe dei Santi Doni, dicendo: Il servo di Dio N. riceve il prezioso corpo e sangue del nostro Signore Dio e salvatore Gesù Cristo, per il perdono dei peccati e la vita eterna.
Chi è stato immerso nel corpo di Cristo che è la Chiesa, può unirsi pienamente al coro dei cristiani ortodossi che nella Liturgia, dopo la comunione, canta:
Abbiamo visto la Luce, quella vera; abbiamo ricevuto lo Spirito sovraceleste; abbiamo trovato la Fede, quella vera, adorando la Triade che ci ha salvati.

Che ha fatto Cristo dopo la risurrezione?

Istruì i suoi santi apostoli e discepoli, confortandoli e rafforzandoli nella fede. Dapprima andò incontro a Maria di Magdala e all’altra Maria (Gv 20, 13-17); si fermò a cena con due discepoli, a Emmaus (Lc 24, 13-32); apparve a Cefa e poi agli undici (Lc 24, 36-49). Mentre i discepoli erano chiusi in casa, venne Gesù e Tommaso toccò i segni delle sue ferite (Gv 20, 24-29); apparve sulla riva del mare e si fermò con alcuni apostoli a mangiare pesce arrosto e miele (Gv 21, 1-14). Apparve ancora agli undici, in Galilea (Mt 28, 16-20); incontrò suo cugino Giacomo e poi, tutti insieme, più di cinquecento discepoli, la maggior parte dei quali era ancora in vita e testimoniava nell’anno 58, quando il cristianesimo aveva già raggiunto Siracusa e tante altre nostre località (I Cor 15, 6-7). Infine, quaranta giorni dopo la Pasqua, Gesù andò a prendere i suoi, e li condusse sino a Betania; mentre parlava con i discepoli che stavano a guardarlo attentamente, fu portato in alto, e una nuvola lo sottrasse al loro sguardo
Stavano con lo sguardo fisso al cielo mentre egli se ne andava, ed ecco stavano accanto ad essi due uomini in bianche vesti che poi dissero: “Uomini Galilei, perché state fissando verso il cielo? Questo Gesù che di mezzo a voi è stato sollevato al cielo, verrà così: nel modo in cui l’avete visto andare al cielo”. (Atti 1, 10-11)

Perché Cristo è salito al cielo?

Per ricondurre al Padre la nostra natura: Cristo, il Dio-Uomo, siede alla destra del Padre e ora la nostra umanità è divinizzata, è intimamente unita alla divinità, alla vita dell’ineffabile Triade del Padre, del Figlio e del Santo Spirito.
Sei asceso nella gloria, Cristo nostro Dio, rallegrando i discepoli con la promessa del santo Spirito: così rimasero confermati dalla tua benedizione, perché tu sei il Figlio di Dio, il Redentore del mondo.

Che conosciamo del Santo Spirito?

L’ultimo giorno della Festa delle Tende, il giorno solenne, Gesù entrò nel Tempio e gridò:
“Chi ha sete venga a me e beva! Chi crede in me, come disse la Scrittura, dal suo ventre sgorgheranno fiumi d’acqua viva”. Questo disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui. Infatti, non c’era ancora lo Spirito Santo, perché Gesù non era stato ancora glorificato. (Gv 7, 37-39)
Gesù parlava dello Spirito che già in principio era portato al di sopra dell’acqua (Gen 1, 2) e che egli avrebbe consegnato ai credenti in lui. Al cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, mentre gli Israeliti celebravano il ricordo della consegna della Legge, e i credenti erano tutti insieme, nello stesso luogo,
ci fu d’improvviso dal cielo un tuono come di irrompente soffio di vento impetuoso che riempiva tutta la casa dov‘erano seduti. E apparvero a loro distinte lingue come di fuoco, e si posò su ciascuno di loro e tutti furono riempiti di Spirito Santo. (Atti 2, 1-3)
C’era allora a Gerusalemme una moltitudine di gente, d’ogni lingua e nazionalità, e testimoniarono l’accaduto: gli apostoli, pescatori, con l’effusione dello Spirito furono ricolmi di sapienza e a tutti raccontavano le meraviglie di Dio, e tutti comprendevano distintamente.

Da chi procede lo Spirito?

Lo Spirito Santo è mandato nel mondo dal Padre per mezzo del Figlio. Lo Spirito, tuttavia, trae la sua natura solo dal Padre, unico principio della Triade divina. Cristo stesso ha insegnato chiaramente che lo Spirito procede solo dal Padre:
“Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli testimonierà per me”. (Gv 15, 26)
Non bisogna confondere l’invio nel mondo con l’origine eterna dello Spirito: questi riceve l’essere dal Padre, fonte unica della santissima Trinità. Affermare altre cose sullo Spirito, affermare che egli procede anche dal Figlio, quasi un ‘dio minore’, forse è quel solo peccato che non sarà mai perdonato.
“Ogni peccato e bestemmia sarà rimessa agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà rimessa. Chiunque dirà parola contro il Figlio dell'uomo, gli sarà rimesso; ma chiunque parlerà contro lo Spirito Santo, non gli sarà rimesso né in questo secolo, né in quello che viene”. (Mt 12, 31-33)

Con la Pentecoste, si è tutto concluso?

Tutto è stato rivelato agli apostoli; gli apostoli hanno compreso tutto in quel giorno: perciò noi non aspettiamo nuove rivelazioni né accettiamo i moderni “dogmi” inventati da chi si è separato dalla comunione con i cristiani ortodossi. La Pentecoste, tuttavia, continua nella Chiesa, l’assemblea dei testimoni della risurrezione di Cristo: nella celebrazione dei Misteri si rinnova continuamente il prodigio della Pentecoste.
Un tempo si confusero le lingue per l’audacia che spinse a costruire la torre, ma ora le lingue sono riempite di sapienza per la gloria della scienza divina. Là Dio condannò gli empi per la loro colpa, qui Cristo illumina i pescatori con lo Spirito. Allora si produsse come castigo l’impossibilità di parlarsi, adesso, per la salvezza delle anime nostre, si inaugura la concorde sinfonia delle voci.

Cosa è la Chiesa?

La Chiesa è il Corpo di Cristo, Dio-Uomo: ne fanno parte Adamo, Eva, i patriarchi e i profeti sino a Giovanni il Precursore, che Cristo ha unito a sé quando è sceso all’Ade. Ne fanno parte gli apostoli, i martiri, i padri e tutti coloro che sono stati immersi in Cristo: tutti, con sinfonia concorde di voci, professano la scienza divina. Perciò la Chiesa è Una e Santa, come uno è il Corpo di Cristo e come uno solo è il Santo, Dio, nostro padre. La Chiesa è Cattolica e Apostolica, perché è per tutti (in greco, katholiki) e dappertutto conserva tutta intera la dottrina ricevuta dagli apostoli e trasmessa dai padri.

Chi è il capo della Chiesa?

Cristo, vivente in eterno, è l’unico Capo del suo corpo: all’unanime consenso delle sue membra – clero e popolo – Cristo ha affidato il compito di conservare infallibilmente il deposito della fede e di guidare le vicende d’ogni giorno nell’attesa del Suo ritorno. Nella Chiesa ha il primato dell’infallibilità il sommo pontefice delle anime nostre, Gesù Cristo; insieme a lui, è infallibile chiunque dispensa con ortodossia la parola della verità. Gesù ai dodici ha detto:
"I capi delle nazioni dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non sarà così tra voi". (Mt 20, 17-28)

Su chi è fondata la Chiesa?

Sulla pietra che è Cristo, il Figlio di Dio, così come proclamò l’apostolo Simone detto Pietra (Pietro):
“Avvicinandovi a Lui, pietra vivente rigettata dagli uomini ma scelta da Dio e preziosa, anche voi siete edificati come pietre viventi”. (I Pt 2, 1-5)

Perché a volte si dice che la Chiesa è ‘Romana’?

Dopo secoli di persecuzioni, in cui la Chiesa fu imporporata dal sangue di tanti testimoni (martiri), l’imperatore romano Costantino – davvero tredicesimo apostolo – le diede pace e libertà. La Chiesa si diffuse in tutto l’Impero e animò allora tutta la società, tanto che romano diventò sinonimo di cristiano. Lo stesso Costantino volle fondare una nuova capitale, cristiana, e su sette colli che si affacciano sul Bosforo, presso un villaggio chiamato Bisanzio, fece nascere una Nuova Roma. Purtroppo, dicendo ‘romana’ o ‘cattolica‘, spesso s’indica – superficialmente - la Chiesa dei Franchi ovvero il Patriarcato d’Occidente che si è separato dalla comunione con tutte le altre Chiese.

La Chiesa quindi non è Una?

La Chiesa è Una, anche se – storicamente – si è organizzata attorno a 5 grandi città, i cui vescovi furono detti patriarchi: Roma Antica, Nuova Roma, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Sotto impulso dei Franchi, tra l’anno 800 e il 1274, il Patriarcato di Roma Antica si separò dalla comunione con il resto della Chiesa Cattolica, ma continuò a dirsi cattolico. Fu quindi necessario chiamare ortodosso chi conserva fedelmente e integralmente, senza omissioni o aggiunte, la fede degli apostoli, dei martiri e dei padri, la fede espressa nei santi sette Concili Ecumenici. Ortodossia vuol dire, infatti, esatta fede. Al cristiano non è lecito essere in comunione con eretici e scismatici, ma deve ugualmente nutrire un grande amore per loro; è necessario pregare perché si convertano e ritornino alla Chiesa: un solo ovile sotto un solo pastore, Cristo Gesù.

Tutti i cristiani fanno parte della Chiesa?

Dalla Chiesa inizialmente si separarono i Franco-cattolici, raggruppati attorno al patriarcato di Roma Antica. Essi poi si separarono anche tra loro, dando vita a tante altre organizzazioni religiose (Protestanti o Evangelici, sino a giungere ai cosiddetti Testimoni di Geova). In età recente – o perché costretti o perché mossi da interessi umani - alcuni gruppi di ortodossi hanno abbandonato la madre Chiesa. Essi sono chiamati Uniati perché conservano molte usanze ortodosse (o quel che chiamano ‘rito bizantino’) ma, uniti ai Franco-cattolici, ne professano tutti i dogmi e dipendono dal Vaticano.

Come si manifesta l’unità della Chiesa?

Lì dove c’è il vescovo, c’è la Chiesa: per indicare un particolare territorio dove opera un vescovo, noi parliamo di diocesi. Ora, pur essendo migliaia le diocesi, e sparse da un confine all’altro della terra, divise in tante nazioni e lingue, ognuna con proprie tradizioni e usi locali, tutte – quasi un miracolo – professano integralmente la fede cattolica e apostolica, avendo come unificante guida centrale soltanto i Concili Ecumenici, i canoni dei Padri, la Tradizione.

Cosa sono i Concili Ecumenici?

Tra 325 e 787, imperatori amanti di Cristo convocarono tutti i vescovi per trattare gravi questioni che riguardavano la Chiesa e che turbavano la pace sociale. I vescovi ascoltarono ciò che il Santo Spirito decise ed emanarono, all’unanimità, alcuni documenti solenni. Tutto ciò che allora si decise, fu accolto come regola di fede e di vita dalla Chiesa intera: perciò quei sette Concili si chiamano Ecumenici, universali.
325, Costantino: i Padri condannano l’eresia di Ario, il quale negava la divinità di Cristo. 381, Teodosio I: i Padri condannano l’eresia che negava la divinità dello Spirito; al vescovo di Nuova Roma fu riconosciuto lo stesso primato d’onore che sino ad allora godeva il vescovo di Roma Antica. 431, Teodosio II: i Padri proclamano che la Vergine Maria è veramente Theotokos (Madre-di-Dio). 451, Pulcheria: i Padri proclamano che Cristo è Theantropos (Dio-Uomo); disponendo che le circoscrizioni ecclesiastiche corrispondano alle realtà civile, il Concilio riconosce che – di fatto – il vescovo di Nuova Roma estende la sua giurisdizione su Sicilia e Grande Grecia. 553, Giustiniano: i Padri condannano l’eresia di Origene e altre empie dottrine dettate dalla filosofia ellenica. 681, Costantino IV: i santi Padri condannano l’eretico Onorio, papa di Roma Antica, che aveva aderito a mostruose dottrine. 787, Irene: i Padri proclamano la liceità del culto delle icone: l’ortodossia delle decisioni conciliari sarà confermata nell’843 dall’imperatrice Teodora e da san Metodio di Siracusa, vescovo di Nuova Roma e Patriarca Ecumenico.
Anche altri Concili particolari hanno un valore quasi pari a quello dei Concili Ecumenici.
692, sotto Giustiniano II: il Concilio Quintosesto vieta alcune bizzarre usanze che – nell’incolto e oscuro Medioevo dell’Occidente – s’erano diffuse tra i fedeli di Roma Antica. 1341, 1342, 1351: a Costantinopoli si smaschera l’inganno d’alcuni atei, tra i quali Giovanni (detto l’Italo) e Barlaam di Seminara. 1848: i patriarchi di tutta la Chiesa denunciano la sciocca idea – diffusa in quegli anni – d’un Primato del pontefice francocattolico su tutti i cristiani e d’una sua presunta, personale Infallibilità.
Molti considerano ecumenico, giustamente, anche un concilio celebrato a Costantinopoli nell’869. A quel tempo, Giovanni VIII, papa di Roma Antica, pur essendo sottoposto al dominio dei Franchi, solennemente condannò (figli di Giuda! – disse - traditori di Cristo!) chi profanava il Credo dicendo che “lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio”. Giovanni VIII morì assassinato.

Qual’è l’incontro più importante della Chiesa?

I concili sono una straordinaria epifania, manifestazione del Santo Spirito; tuttavia il momento della Chiesa più grande e più santo è la celebrazione della Divina Liturgia.
C’è nell’arco dell’anno un grande Sabato: la data è stata indicata dai santi Padri che si riunirono nel primo Concilio Ecumenico. Al tramonto di quel sabato, la Chiesa si raduna per celebrare la nascita del giorno che non conosce tramonto, l’ottavo giorno, il giorno della Pasqua e della Risurrezione di Cristo.
Luce gioiosa della santa gloria del Padre immortale, celeste, santo, beato, o Cristo Gesù: giunti al tramonto del sole, e vista la luce vespertina, cantiamo il Padre, il Figlio e il santo Spirito, Dio. E’ cosa degna cantarti in ogni tempo con voci armoniose, o Figlio di Dio, tu che dai la vita; perciò il mondo ti glorifica.
Ascoltiamo le antiche profezie, col cuore circondiamo e abbracciamo il santo colle di Sion, cantiamo gli inni della Risurrezione: molti prolungano per tutta la notte l’attesa. Verso l’alba, il vescovo – con i sacerdoti e i diaconi – sale al ‘Sepolcro vuoto’ che è l’altare e lì presenta non già gli antichi azzimi, come i Giudei, ma il pane, impastato col nuovo lievito, e il vino che rallegra il cuore dell’uomo. Tutta la Chiesa fa memoria della salvezza, dall’incarnazione di Cristo al suo glorioso Ritorno; la Chiesa supplica il Santo Spirito perché venga e cambi il pane nel Corpo di Cristo, e il vino nel suo prezioso Sangue. Il vescovo fa quindi partecipare i presenti ai santi Doni, offerti alla Trinità e dalla Trinità ricevuti per la nostra santificazione e salvezza.
Lo stesso facciamo nel corso dell’anno: ogni tramonto del sabato è l’alba d’una Pasqua della settimana, è il ‘Giorno del Signore’ (domenica). Anche in altri giorni celebriamo l’Eucaristia, nel ricordo della testimonianza gloriosa che i santi, in cospetto del mondo, hanno reso alla potenza della preziosa e vivificante Croce.

Chi celebra l’Eucaristia?

Nella celebrazione della Divina Liturgia si manifesta concretamente la Chiesa, Corpo di Cristo, colonna e fondamento della verità, della quale fanno parte tutti i redenti.
Entra in chiesa vestito a festa: per te si è aperto il Paradiso. Entra con modestia e timore: è il tremendo tribunale di Cristo. Entra e presèntati: fatti riconoscere con il segno della croce. Saluta e bacia gli angeli e i santi, tuoi amici e fratelli di fede lì presenti: l’affetto e la tua preghiera siano luminosi come la candela che accendi davanti alle loro icone. Se vuoi, puoi portare il pane e il vino per celebrare l’Eucaristia, dolci e frutta per far festa insieme a tutti i presenti, vivi e anche defunti che lì o in altri luoghi dormono nell‘attesa della risurrezione. In chiesa, ognuno ha il suo posto: il vescovo, alla cattedra; il sacerdote, all’altare, con il diacono accanto; il cantore, nel coro; l’uomo, davanti all’icona di Cristo, Dio-Uomo; la donna, davanti all’icona della Madre di Dio, la Regina seduta alla sua destra.
La Chiesa non è un insieme disordinato di gente: fedele al mandato di Cristo, essa supplica il Santo Spirito perché riempia della sua divina grazia alcuni uomini provati scelti come vescovi, sacerdoti e diaconi.

Qual è il compito del clero?

Compito del vescovo è quello di reggere e nutrire la Chiesa, dispensando rettamente la parola della verità e celebrando l’Eucaristia. Il vescovo, che deve essere sposato a una sola Chiesa, è scelto tra i vedovi o tra i monaci. Altri invece, che hanno dimostrato di aver saputo formare una Chiesa domestica, una feconda famiglia cristiana, vengono presentati come sacerdoti - con l’incarico di aiutare il vescovo nel servizio di una particolare comunità (parrocchia) che si raduna per celebrare l’Eucaristia - o come diaconi, per amministrare i beni della Chiesa e aiutare vescovi e sacerdoti nel loro ministero.
Da molti secoli la Chiesa ha abbandonato l’uso di stabilire – accanto a vescovi, sacerdoti e diaconi – profeti e diaconesse, mentre conserva l’uso di munire d’una particolare benedizione alcuni ministri della comunità: Lettori, Protopapi, Igùmeni, ecc. Per il servizio liturgico dei monasteri, specie quelli più grandi e popolati, si usa designare qualche monaco come diacono o sacerdote, anche se non è sposato.

Perché sacerdoti e diaconi sono sposati?

Un parroco, che ogni giorno dall’altare benedice e parla al popolo di Dio, non è giusto che rifiuti – proprio lui – la benedizione di Dio e la prima parola che Dio ha rivolto all‘umanità.
In principio Dio ha fatto l’uomo, secondo l’immagine di Dio l’ha fatto; l’ha fatto maschio e femmina. Dio ha detto: “Non è bello che sia l’uomo da solo”; e li ha benedetti Dio dicendo: “Crescete e moltiplicatevi”. E Dio vide quel che aveva fatto, ed era bello assai. (da Gen 1-2)
La Chiesa circonda di grande onore le nozze, seguendo l’insegnamento dell’Apostolo che ha detto: “Il matrimonio sia onorato da tutti” (Ebr13, 4).
Cristo ha amato la Chiesa e per lei ha consegnato se stesso, per santificarla, purificandola con lavacro d’acqua nella parola, e presentare a se stesso la Chiesa, gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo i mariti devono amare le mogli come il proprio corpo; chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la riscalda, come anche il Cristo la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo, presi dalla sua carne e dalle sue ossa. Per questo l’uomo abbandonerà il padre e la madre e si unirà alla sua donna, e i due saranno in una sola carne. (Ef 5, 25-32)
E’ questo un grande Mistero: per la supplica della Chiesa, il Santo Spirito colma gli sposi della sua grazia e li rende validi cooperatori di Dio nell’opera della creazione. Il Mistero delle Nozze santifica l’unione tra l’uomo e la donna: la loro vita familiare diventa un’icona dell’unione tra Cristo e la Chiesa. I due sposi sono una sola cosa in un’unione che niente e nessuno può annullare o separare, neppure la morte. Tutt’al più, in caso di morte d’un coniuge (o in caso di divorzio, quando muore l’amore), la Chiesa si prende cura di chi è rimasto solo e ne benedice le seconde nozze. Lo Spirito Santo ha rivelato alla Chiesa che bisogna rifiutare il celibato, non le nozze ordinate da Dio. L’Apostolo, infatti, ha dichiarato:
“Lo Spirito dice espressamente che in futuro alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche. Ipocriti, impostori, incoscienti: essi proibiranno di sposarsi”. (I Tim 4, 1-3)

Eppure i monaci rifiutano le nozze!

La vita monastica è la perfezione della vita cristiana. Il monaco non ha rifiutato le nozze giudicandole impure: ha rinunciato a moglie, figli, case e campi per guadagnare il mondo intero e portare nel suo cuore il Regno dei cieli. Egli è come un profeta che con la sua vita annuncia la vita del secolo futuro, è un uomo che la Chiesa ha mandato avanti.
Disse Mosé: “Vi siete accostati e avete detto: Inviamo uomini che ci precedano ed esplorino per noi la terra e ci annuncino in risposta la via, quella attraverso cui dobbiamo salire”. Mandò Mosè ad esplorare la terra di Chanaan e disse: “Salite per questo deserto, e salirete alla montagna e vedrete la terra qual è… perseverando, prenderete dei frutti della terra”. Essi salirono sul monte. (da Num 13, 17-20 e Deut 1, 22-25)
Il Mistero della tonsura monastica consacra quindi alcune donne e alcuni uomini a perseverare come campioni della vita spirituale, designandoli esploratori e guide sicure di noi tutti. Essi hanno rinunciato a tutto e vivono girovagando, coperti con pelli di pecore e capre, per deserti, monti, grotte e crepacci della terra. Di loro, come dice l’Apostolo, non è degno il mondo (Ebr 11, 38), eppure essi illuminano e vivificano il mondo con gemiti, lacrime e infinite flessioni, con la Preghiera continua e il santo digiuno.
Perciò il cristiano ama le chiese, come fossero un cielo in terra, ma più ancora ama i monasteri, dove lottano atletici uomini celesti. Molti credono, ingenuamente ma non del tutto a torto, che i monasteri sono come circondati d’una particolare energia dello Spirito.

Perché il digiuno è chiamato ‘santo’?

Il Digiuno è un Mistero, un sacramento che consacra ogni credente re del creato, sacerdote del proprio corpo e profeta del tempo futuro in cui vivremo come gli angeli.

Quali, e quanti sono i sacramenti?

La vita della Chiesa è come costellata dalla celebrazione dei Misteri. Di solito, si dice che i sacramenti siano sette: quasi “sette giorni” in cui Dio fa una nuova creazione. La tradizione della Chiesa, tuttavia, parla di molti Misteri e stabilirne il numero non è possibile. La Vestizione monastica, infatti, è come una seconda Immersione; il Mistero delle Nozze non è molto differente dall’imposizione delle mani per designare i sacerdoti, e così via. Anche la Santificazione dell’acqua nel giorno delle Teofanie, è un Mistero; anche la Preghiera dell’Olio o il Servizio funebre.

Cosa è la Preghiera dell’olio?

Chi è oppresso dai peccati è come se avesse dei germi che gli impediscono di vivere pienamente nel corpo, nello spirito e nell’anima. Egli, perciò, si fa ungere con l’olio santificato dal Santo Spirito per la preghiera di sette sacerdoti e della Chiesa tutta, oppure con l’olio che arde dinanzi alle icone o alle reliquie dei santi.
Chi è malato, chiami a sé i sacerdoti della Chiesa, e preghino su di lui dopo averlo unto con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà, e se ha commesso peccati gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. (Giac 4, 14-15)
Questo Mistero si celebra il grande Mercoledì santo e ogni volta che un malato lo richiede. E’ necessario, però, che tutti abbiano un medico personale: un padre spirituale che conosca gli intimi pensieri del cuore e guidi alla guarigione dal peccato. Seguendo le sue indicazioni, il fedele si presenta al vescovo o al sacerdote, riconosce i propri peccati e accetta una medicina appropriata, una penitenza: il sacerdote, insieme a tutta la Chiesa, prega quindi perché Dio gli rimetta ogni colpa, volontaria e involontaria, consapevole o inconsapevole. Molti altri rimedi ha disposto il Signore come prevenzione e cura della mortifera malattia che è il peccato: ad alcuni dà la gioia del dolore e delle lacrime; ad altri dà la capacità di vedere i propri peccati; nessuno abbandona al nemico: a tutti dona l’Eucaristia.
Prendete, mangiate: questo è il mio corpo che per voi è spezzato in remissione dei peccati; prendete, bevete: questo è il calice del mio sangue, che per voi e per molti è versato in remissione dei peccati.

Perché farsi ungere con l’olio?

Chiamiamo santi alcuni fratelli di fede perché, uniti in modo speciale al solo Santo, hanno ricevuto nella loro vita la presenza divina in abbondanza. Dalle reliquie e dalle icone dei santi, è come se venisse una forza di guarire i malati e la capacità di guidare la natura umana verso la sua condizione originaria, non ancora appannata dalle conseguenze del peccato d’Adamo.
Un cadavere fu casualmente gettato nella stessa fossa in cui era stato inumato Eliseo: appena venne a contatto con le ossa del profeta, tornò in vita e si alzò in piedi (Regni IV 13, 21). I credenti prendevano fazzoletti e grembiuli dell’apostolo Paolo: li mettevano sui malati e le malattie si allontanavano, gli spiriti maligni uscivano (Atti 19, 12).

Perché si usano icone e non statue?

Gli stessi Francocattolici hanno iniziato a usare statue in età moderna, solo molti secoli dopo l’essersi separati dalla Chiesa e, inizialmente, solo come ornamento esterno dei loro luoghi di culto:
“Non farai per te statua e simulacro alcuno… non li adorerai e non renderai loro culto, perché io sono il Signore Dio tuo, Dio geloso". (Es 20, 3-5)
L’unica immagine di Dio è il suo Figlio fatto uomo; noi veneriamo la sua icona, e quella dei santi che ne riflettono la gloria. San Metodio di Siracusa ha disposto che ogni prima Domenica dei Digiuni si ricordino a tutti le decisioni del 7° Concilio Ecumenico:
Illuminati dalla luce della conoscenza, veneriamo le icone di Cristo, della Vergine e di tutti i santi - dipinte sulle pareti, sul legno e sulla sacra suppellettile – perché la venerazione dell’icona conduce al prototipo… Ciò che i profeti hanno visto, ciò che gli apostoli hanno insegnato, ciò che la Chiesa ha ricevuto, ciò che i suoi dottori hanno espresso in dogmi, come ha illuminato la grazia, come è stata dimostrata la verità e dissipata la menzogna, come si è manifestata la Sapienza e Cristo ha trionfato: così noi pensiamo; così proclamiamo Cristo nostro vero Dio, onorandolo insieme ai suoi santi, con parole, scritti, idee, sacrifici, templi, icone; adorando lui come Dio e come maestro, venerando loro come servi autentici del Maestro di tutti e rivolgendo loro una venerazione che rimanda sempre a lui. Questa è la fede degli apostoli, questa è la fede dei padri, questa è la fede degli ortodossi, questa è la fede che sorregge l’universo.
In particolare veneriamo l’icona della santissima Madre di Dio, più venerabile dei cherubini e dei serafini, incomparabilmente più gloriosa degli angeli e dei santi. Riempita dalla Grazia, ricolmata dal Santo Spirito, porta celeste e generata dagli uomini, sotto la Legge del peccato Maria ha concepito e generato il Figlio di Dio. Ha contemplato crocifisso il suo figlio, Dio-Uomo, ed è stata redenta dal sangue sparso in croce. Quando morì e fu portata al sepolcro, il suo corpo non ha conosciuto la corruzione: la Madre della Vita è stata trasportata alla vita eterna. Noi la veneriamo qual vera Madre di Dio perché in lei il Padre ha scritto il Figlio: noi, dopo l’incarnazione di Cristo, veneriamo le icone in cui ciò che invisibile è scritto visibilmente.
La grazia della verità nuovamente risplende. Ciò che un tempo era prefigurato nell’ombra, ora si è apertamente compiuto: poiché ecco, la Chiesa si riveste dell’icona corporea del Cristo come di ultramondano abbigliamento, delineando la figura della tenda della testimonianza, e tiene salda la fede ortodossa, affinché possedendo anche l’icona di colui a cui rendiamo culto, non ci accada di sviarci. Si rivestano di vergogna quanti così non credono: per noi è infatti gloria la forma di colui che si è incarnato; è piamente venerata, non idolatrata. Offrendole il nostro omaggio, gridiamo, o fedeli: O Dio, salva il tuo popolo, e benedici la tua eredità.
Contemplare le icone è anticipare nel cuore il giorno in cui vedremo i cieli aperti, e il Signore venire nella gloria.

Quando verrà il Signore?

Il Signore vuole che ci teniamo sempre pronti, come una sentinella con gli occhi ben aperti: perciò non ha voluto rivelare il giorno e l’ora in cui verrà a giudicare vivi e morti. Ai farisei che gli chiedevano quando sarebbe venuto, Cristo rispose:
“Quanto a quel giorno e l’ora, nessuno lo sa, né gli angeli e neppure il Figlio, ma solo il Padre… Nessuno potrà dire: Ecco, è qui o là…: voi non andate e non seguite li. Vigilate, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore viene”. (Mt 24, 36-42)
Xostantinou
00venerdì 24 luglio 2009 09:31
Come sarà il giudizio dei morti?

Nell’attesa della venuta di Cristo, i nostri si addormentano nel Signore.
Entriamo nel riposo noi che abbiamo creduto, come ha detto: Così ho giurato nella mia ira: non entreranno nel mio riposo, benché le opere fossero terminate fin dalla fondazione del mondo. Ha detto: Nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere. E in questo passo ancora: Non entreranno nel mio riposo. Dio fissa di nuovo un giorno, un oggi, dicendo per bocca di David: Oggi, se udrete la sua voce, non indurite i vostri cuori. Per il popolo di Dio è riservato un riposo sabbatico. Chi infatti è entrato nel riposo di lui, riposa egli pure dalle proprie opere, come Dio dalle sue. Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo. (da Ebr 4, 1-13)
Accompagniamo i nostri cari al luogo del loro riposo con preghiere, candele, incenso, canti e ne facciamo memoria, specialmente in alcuni giorni dell’anno.
Divenne dolore per Adamo un tempo il frutto gustato dall’albero nell’Eden, quando il serpente vomitò il suo veleno: perché per causa sua è entrata la morte che divora tutto il genere umano. Ma il Salvatore con la sua venuta ha abbattuto il drago e ha donato a noi risurrezione. A lui dunque gridiamo: Usa indulgenza, o Salvatore, anche con quanti hai preso con te e da’ loro riposo insieme ai giusti.
I nostri cari riposano dalle fatiche terrestri e si preparano al ritorno di Cristo, quando tutti risorgeremo per essere giudicati dall‘amore. Al suo ritorno, Cristo giudicherà ciascuno in ragione delle opere compiute. Egli introdurrà nel luogo del suo riposo i benedetti che hanno avuto pietà dei pellegrini e di tutti i bisognosi; a quanti hanno chiuso il loro cuore dirà:
“Andate via da me, maledetti, nel fuoco: quello eterno, che è stato preparato per il diavolo e i suoi angeli”. (Mt 25, 31-46)

Essi sostano in qualche luogo purgatorio?

Niente ci è stato rivelato a proposito, e la Chiesa ne ha sentito parlare solo dai Francocattolici che, in tempi recenti, hanno ipotizzato l’esistenza di qualcosa del genere: come un carcere in cui l‘uomo sconta i suoi peccati. Noi crediamo, piuttosto, che l’uomo vive un continuo processo di deificazione sino al giorno in cui risorgerà dai morti.

Risorgeranno le anime oppure anche i corpi?

Dio non ha creato solo anime o solo corpi, o corpi e anime separatamente:
Dio ha creato l’uomo perché fosse immortale, a immagine del suo essere divino l’ha fatto. Per invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo. (Sapienza di Salomone 2, 23-24)
Satana, da sempre invidioso e nemico del bello, ha voluto deturpare la bellezza dell’opera delle mani di Dio. Da quando il peccato è stato introdotto nel mondo – e, con il peccato, la morte – l’uomo muore: il Figlio di Dio si è incarnato e si è fatto uomo per restaurare tutta la creazione. Il nostro corpo, infatti, non ha nulla di cattivo: esso è buono per sua natura. Quando, festanti, diciamo: Cristo è risorto! Veramente risorto!, parliamo di una persona concreta, con un vero corpo.
Gesù costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Vitsaidà, mentre egli avrebbe licenziato la folla. Essendosi separato da loro, andò sul monte a pregare. Fattasi sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. Vedendoli affaticati a remare, poiché il vento era contro di loro, verso la quarta vigilia della notte va verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: E' un fantasma! e gridavano. Tutti lo avevano visto ed erano spaventati. Ma egli subito parlò con loro. E dice loro: “Coraggio: Io Sono, non temete!” E salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano grandemente, oltre misura, stupiti in se stessi e meravigliati, perché il loro cuore era indurito. (Mc 6, 45-53)
Colui che un tempo, mediante simboli, aveva parlato con Mosè sul monte Sinai, nel roveto ardente - dicendo Io sono Colui che è (Es 13, 14) - è il Dio-Uomo, morto, risorto e vivente in eterno. Chi è stato immerso in lui, è stato immerso nella sua morte, e chi è stato immerso nella sua morte, partecipa alla sua risurrezione tutto intero: spirito, anima e corpo.
“Guardate le mie mani e i miei piedi: proprio Io Sono! Palpatemi e vedete: uno spirito non ha carne e ossa come vedete che io ho”. Ma poiché per la gioia non credevano ancora, pieni di stupore, egli disse loro: “Avete qualcosa da mangiare, qui?” Gli diedero una porzione di pesce arrosto e un favo di miele. Egli prese, e mangiò davanti a loro. (Lc 24, 39-43)

Dove si possono leggere queste verità?

Nei libri divini che la Chiesa ci ha trasmesso:
Innanzitutto, il Vangelo (secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni); segue il libro degli Atti degli Apostoli. Abbiamo poi 14 Lettere dell‘apostolo Paolo (ai Romani; ai cristiani di Corinto (2), della Galazia, di Efeso, Filippi, Colossi, Tessalonica (2); a Timoteo (2), Tito e Filemone; agli Ebrei) e 7 Encicliche, a tutte le chiese (di Giacomo, Pietro (2), Giovanni (3) e Giuda). Completa le Sacre Scritture il Libro della Rivelazione che l’apostolo Giovanni ebbe sul finire del 1° secolo, mentre era relegato a Patmos.

Come si può conoscere bene la fede ortodossa?

Studiando con attenzione le opere scritte dai nostri padri, alcuni dei quali – per esempio, san Gregorio d’Agrigento o san Giuseppe di Siracusa – sono astri splendenti nel firmamento della Chiesa. Leggendo con amore le Vite dei nostri santi. Frequentando infine, con assiduità e specialmente nelle principali feste, i monasteri e le sante chiese di Dio.

Quali sono le principali feste dell’anno?

Oltre le continue memorie degli Angeli, di Patriarchi e Profeti, di Apostoli, Martiri, di sante e di santi, le principali feste dell’anno sono: 1 settembre, inizio dell’anno; 14 settembre, ricordo di quando (nel 628) l’imperatore Eraclio riscattò dalle mani dei Persiani il prezioso legno della Croce; 21 novembre, Isodia (ingresso) della Madre di Dio:
David radunò tutta la gioventù d'Israele, e si alzò e partì David, e tutto il popolo con lui, e principi di Giuda salirono per trasportare di là l'arca di Dio, che è designata con il nome del Signore degli eserciti, che siede su di essa sui cherubini; e in quel giorno David ebbe paura del Signore e disse: “Come entrerà da me l’arca del Signore?”. (da Regni II 6, 1-9)
Il 9 dicembre, il giorno in cui i santi Gioacchino ed Anna concepirono la Madre di Dio; 25 dicembre, Nascita secondo la carne del nostro salvatore Gesù Cristo e, otto giorni dopo, 1 gennaio, la sua Circoncisione:
Disse Dio: “Il fanciullo di otto giorni sarà circonciso da voi, ogni maschio nelle vostre generazioni e sarà, la mia alleanza, sulla vostra carne per alleanza eterna. E il maschio non circonciso, che non sarà circonciso nella carne del suo prepuzio nel giorno ottavo, sarà eliminata questa anima dalla sua stirpe, perché la mia alleanza ha infranto”. (da Gen 17, 9-14)
6 gennaio, Teofania (manifestazione di Dio) al Giordano e santificazione dell‘acqua; 2 febbraio, Incontro del Signore:
La Madre ignara di nozze, portando al tempio colui che è rifulso dal Padre prima dei secoli, e da grembo verginale alla fine dei tempi, presentava colui che sul monte Sinai aveva dato la Legge ma ora ubbidiva al comando della Legge. Accogliendolo tra le braccia, Simeone esultò acclamando “Dio è costui!” al redentore delle anime nostre coeterno al Padre.
25 marzo, Annunciazione del Signore:
Al sesto mese [da settembre] Dio mandò l'angelo Gabriele in una città della Galilea chiamata Nàzaret, a una vergine sposa di un uomo di nome Giuseppe della casa di David: il nome della vergine era Maria. Egli entrò da lei e disse: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”. Ella rimase turbata dalla parola, e si domandava cosa fosse questo saluto. L'angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai nel ventre e partorirai un figlio. Lo chiamerai Gesù. Sarà grande, e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di David, suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all'angelo: “Come avverrà? poiché io non conosco uomo”. L'angelo le rispose “Lo Spirito Santo verrà su di te e la Potenza dell'Altissimo ti adombrerà; perciò anche il generato santo sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, anche Elisabetta, tua parente, ha concepito un figlio nella sua vecchiaia, e questo è per lei il sesto mese, che prima era chiamata sterile. Presso Dio non c’è parola impossibile”. Disse allora Maria: “Ecco la serva del Signore; a me sia secondo la tua parola”. (Lc 1, 26-38)
Il 23 settembre si ricorda quando i santi Zaccaria ed Elisabetta concepirono il Precursore e, il 24 giugno, la sua nascita: il 29 agosto si ricorda la sua decapitazione.
Il 6 agosto, è per noi una straordinaria festa: colui che un tempo aveva parlato con Mosè sul monte Sinai, dicendo: ‘Io sono Colui che è’, conservando indenne il roveto tra le fiamme, oggi sul monte Tabor si mostra Uno in due nature.
Il 15 agosto si celebra il Transito della Madre di Dio:
Madre di Dio, madre della vita, le nubi hanno rapito in aria gli apostoli, e di coloro che erano sparsi per il mondo hanno fatto un unico coro intorno al tuo corpo purissimo; seppellendolo con venerazione, essi acclamavano cantando le parole di Gabriele: Rallegrati, piena di grazia, Vergine e madre senza nozze, il Signore è con te!

Quali sono i periodi principali di digiuno?

I quaranta giorni che precedono il Natale; la quaresima in preparazione alla Pasqua; alcuni giorni prima della festa dei santi Apostoli; i quattordici giorni che precedono il Transito della Madre di Dio. Si digiuna ogni Mercoledì e Venerdì dell’anno, il 14 settembre e il 29 agosto. L’incrocio però con giorni festivi (sabati, domeniche, particolari memorie di santi), ci permette di non considerare particolarmente gravosa la pratica del digiuno che, in ogni caso, consiste solo nell’esclusione di alcuni cibi.

Quando si celebra la Pasqua?

In tutto il mondo gli ortodossi celebrano la Pasqua alla stessa data della Chiesa di Gerusalemme, la Santa Sion in cui Cristo è morto ed è risorto. I Franco-cattolici nel 1582 hanno adottato un nuovo sistema di calcolo della data di Pasqua che loro solennizzano, di solito, una o anche cinque settimane prima della Santa Pasqua

Quali sono le feste a data mobile?

Quelle legate alla celebrazioni della Pasqua: quindi, non solo l’Ascensione e la Pentecoste ma anche quei sabati in cui facciamo memoria dei nostri cari defunti, nell’attesa del ritorno di Cristo:
Quando verrai per il giusto giudizio, un fiume di fuoco scorrendo dal tuo tribunale colpirà tutti di sbigottimento; le potenze celesti ti assisteranno, e gli uomini, pieni di timore, saranno giudicati, ciascuno secondo le sue opere… I libri saranno aperti e davanti al tuo insostenibile tribunale verranno rese pubbliche le opere degli uomini. Noi dunque ti supplichiamo, o buono: Sii indulgente con noi che a te cantiamo, o solo misericordioso.

Secondo i decreti dei Santi Padri noi prendiamo e votiamo le stesse decisioni sui privilegi della santa Chiesa di Costantinopoli, la nuova Roma. I Padri, infatti, hanno giustamente accordato alla sede di Roma Antica i suoi privilegi, perché è la città imperiale. Per lo stesso motivo i piissimi vescovi hanno accordato eguali privilegi alla santa sede di Nuova Roma, giudicando a ragione che la città onorata dalla presenza dell’Imperatore e del Senato, e che gode degli stessi privilegi della vecchia città imperiale, Roma, ha, come quella, grandi impegni ecclesiastici.
I vescovi delle diocesi che vivono in regioni barbare saranno ordinati dalla Santa Sede della santa Chiesa di Costantinopoli.
4° Concilio Ecumenico
sangiovannievangelista
00venerdì 24 luglio 2009 11:18
Riporto qui l'intervento fatto nella sede sbagliata (non me ne ero accorto e ringrazio per la correzione)
Queste osservazioni, sono relative all'ultimo intervento posto da
Xostantinou nel post relativo a Bossi, Maroni,...


[SM=x1140429]
Non mi pare che ci stiamo capendo.

"non sia fatta la mia volontà, ma la Tua"

Sofferenza compresa (non che il Padre volesse (desiderasse) la sofferenza e la morte del Figlio)...non deformiamo secondo la nostra idea.

Nel precedente intervento ,mi spaventa la confusione che fai tra Chiesa Cattolica e cultura occidentale, sarebbe lo stesso che identificare la Chiesa Ortodossa, con il comunismo...

blasfemia!

Questa confusione l'identifico con la mancanza di verifica, usando il criterio corretto(la ragionevolezza)...ma usando uno schema preconcetto: l'affermazione del pensiero personale!


Inoltre la sofferenza ,non solo è condizione normale dell'umana esistenza, non è da ricercare, è certamente da mitigare.... gli sforzi medicali in questo sono una manna dal Cielo... e guarda un po' non solo accettati dalla Chiesa, ma anche incentivati....

Se Cristo non fosse venuto rimarrebbe un assurdo, ma con Gesù la sofferenza acquista un significato Glorioso (a Gesù stesso non fu risparmiata la condizione della Croce, cioè della sofferenza).



"
comprensione ed accettazione poiché essa non è altro che una naturale tappa della vita. Oggi nell'occidente si preferisce lasciar vivere gli infermi come vegetali piuttosto che lasciarli compiere quel passaggio quando per la medicina non c'è più speranza di cura, e questo accade per l'egoismo dei vivi "

Lo dico senza polemica, ma mi pare che tu voglia provocare, mentendo.
Cioè negando la Realtà oggettiva, per indurre all'errore!

Giovanni Paolo II ,Don Giussani sono morti proprio con questa consapevolezza.... e ti dirò anche con la consapevolezza del valore della sofferenza che li ha accompagnati per anni...
Leggiti i loro discorsi parlavano o meglio ormai balbettavano (vista la condizione a cui erano ridotti) la bellezza della vita in ogni istante!
E pregavano ogni giorno per la loro guarigione...

Perchè come disse Don Giussani:
"non si è umani se non si chiede tutto, ma non si è Cristiani, se non si accetta tutto"....
Ma queste cose non le trovi sui giornali.

Quello che tu affermi della Chiesa, non parte minimamente da quello che la Chiesa afferma, ma dai giornali, dalle televisioni.
E se questo è comprensibile, vista la cultura in cui viviamo, mi terrorizza sulla bontà del cammino che stai facendo.
(lo dico ,senza ipocrisia, con tono severo e di rimprovero ,me ne scuso sinceramente, ma con grande preoccupazione perchè mai come oggi le Nostre Chiese sono state vicine e la Passione per Gesù, non è mai oggetto di diviosione)

Davvero preferisci fidarti del principe di questo mondo?
(continuamente il Papa richiama alla responsabilità dei media)

La Chiesa è contro l'eutanasia (cioè contro il suicidio) ed è contro l'accanimento terapeutico,cioè dall'ostinazione di curare l'incurabile.

Questo non passa mai, vero?
Ma è tutto documentato...esige però la Verifica Cristiana, cioè amante del Vero.

Inoltre, proprio perchè non si sostituisce, non spetta a Lei definire quando un caso è accanimento terapeutico, ma come nel caso di Eluana, chiede agli enti competenti e si affida al loro giudizio ...

ricordo che un'Equipe di medici sentenziò che non si trattava di accanimento terapeutico...


Per la lettura della Sacra Scrittura aspetto una risposta (non voglio assolutamente forzare ad una risposta, ma sinceramente non capisco questa frattura tra il primato di Pietro e la missione degli Apostoli).



Sulle differenze che porti in evidenza, spero di cuore che tu dica certe menzogne senza malizia.

Non le contesto una per una, mi soffermo su quella che mi è più cara:

Il dogma dell'Assunzione della Mamma.

Prima di tutto voglio che sia chiaro che cos'è un dogma!

Il dogma è una enunciazione che il Papa fa in maniera ufficiale, per definire una Verità di fede, che per circostanze storiche precise, viene messa in dubbio!

Cioè una Verità sempre vissuta, ma che per motivi contingenti richiede una affermazione ufficiale e infallibile! quindi diviene una presa di coscienza a tutti gli effetti.


Questa Verità risiede nella Sacra Scrittura, ma in forma implicita.

es : la Trinità
es : Maria madre di Dio
es : l'infallibilità Papale
es : Verginità perpetua di Maria
es : Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo
es : La missione degli Apostoli estesa anche ai successori degli Apostoli stessi
ecc....

Come si raggiunge la certezza di queste Verità implicite ?

Usando un dono che ci rende simili a Dio: la Ragione (Logos)

Questo dono esige la semplicità, l'umiltà e la passione al Vero, per essere usato correttamente.
Questo significa che nessun passo della Rivelazione debba essere omesso.
E un Amore al Vero maggiore dell'amore alle proprie idee!

es calzante: l'Assunzione della Vergine Maria.
Da dove nasce?

eccone l'origine:
Maria Madre di Dio!
Se si accetta questa evidenza, c'e subito da chiedersi le caratteristiche dell'Ancella del Signore, poichè ciò che è impuro, può generare purezza?
Impossibile!
Dio che non tollera il peccato, si sarebbe compromesso?
Impossibile!
Dico impossibile, non perchè a Dio non sia impossibile qualcosa, ma perchè per farlo avrebbe dovuto andare contro alla Rivelazione da Lui stesso fatta e questo sarebbe mancanza di fede di Dio verso sè stesso
saremmo islamici (dove Allah può dire tutto e il contrario di tutto), non Cristiani, non sarebbe il Dio Rivelato nè dall'antico Testamento ne dal Figlio Suo Gesù.

Maria senza peccato come il Figlio dunque!
Immacolata concezione, altra Verità della Fede Cristiana.

Ma chi è senza peccato muore?
No!
La morte è conseguenza del peccato, come il dolore nel parto!
La Madonna non può essere morta!
E sai perchè?
Perchè di nuovo ,Dio negherebbe Sè Stesso.

Questa coscienza è molto antica ,basta vedere tutte le raffigurazioni di Maria Assunta (Tradizione) , non è che il Papa si sveglia al mattino e decide di fare un Dogma.
Inoltre richiede anni di studi e approfondimenti della coscienza che la Chiesa ha di sè stessa.

Infine, di nuovo la tecnica, la scienza accorrono in aiuto della Verità...poichè la Verità è la Realtà... sono lo stesso! e vincono contro le idee

Il corpo di Maria, non è in terra, come non lo è quello del Cristo, figuriamoci se fosse il contrario, quanti sforzi i nostri fratelli passati avrebbero fatto per prenderlo, anche per un solo un capello, figuriamoci se non fosse così , veneriamo la sosta lungo il percorso dell'egitto, la greppi, la casa di Nazareth, le statue "tutte le generazioni mi chiameranno Beata", la casa di Maria in Turchia...

Per affermare il contrario dobbiamo rinunciare sia all'evienza, sia alla semplicità, sia alla ragione.

Per le altre questioni, non mi fido minimamente, di quello che dici (come potrei? tu lo faresti dopo questo?), su alcune potrei ribattere, su altre, dovrei documentarmi, ma di fronte a quello che affermi, devo partire nuovamente dalla Realtà:

I Vescovi Cattolici sono Vescovi a tutti gli effetti per gli Ortodossi, così come la Comunione...Così come il Patriarca Romano (Papa)
E questo è infinitamente di valore superiore a tutte le differenze che esasperi (spesso caluniando).

Inoltre:

Se in Russia rinasce l'Ortodossia è anche (in certi casi solamente) grazie alla passione per la ricchezza della Tradizione Cristiana (a tutti gli effetti) e alla vita che molti Santi Cattolici hanno donato fino al martirio (il sangue fecondo e prezioso indispensabile per irorare la terra e far crescere il seme della Parola di Dio) e non per seminare la Tradizione Cattolica, ma per affermare la stupenda Diversità e Ricchezza del rito Ortodosso, come un fratello che vive e muore per Affermare la diversità necessaria del suo amato fratello, poichè è grande ricchezza di inestimabile valore il confronto, la Tradizione e la diversita...
Altrimenti Dio ci avrebbe creati in serie.


Cerca il movimento di Russia Cristiana!

Oviamente non lo trovi sui media classici.


Aggiungo ancora che il Cattolicesimo, non venera Maria come "superdonna", poichè liberamente ha scelto la volontà di Dio e insisto, non le è stata risparmiata la sofferenza.


Preciso inoltre che la dormizione è credo Cattolico, come ben ci testimonia Caravaggio nella suo opera.

Il corpo di Maria non c'è in terra fino a prova contraria!
Abbiamo la falange di S. Dalmazio, la lingua di S. Antonio, la tomba di Pietro e di Paolo, le mura della casa di Maria a Loreto...
Poi possiamo parlare delle apparizioni Mariane.... e dei segni oggettivi di cui la storia è seminata... anche questo troverà un cuore semplice amante del Vero???


Aggiungo anche, che lo Spirito Santo, nel giorno di Pentecoste ha svelato la Verità tutta intera, sulla natura di Dio, ma la storia non finisce con la Pentecoste, bensì inizia e le decisioni della Chiesa (il Diaconato, l'apertura ai pagani, la circoncisione...) si sono prese tempo dopo, alla luce dello Spirito Santo, che è guida continuamente la Chiesa... oggi come allora.

Le sfide della storia, provocano continuamente la Fede, e la Chiesa (Cattolica e Ortodossa) risponde sotto la guida dello Spirito, affinchè il messaggio di Gesù Vivo e Operante sia attuale e concreto, rivolto ai problemi dell'uomo.

Xostantinou
00venerdì 24 luglio 2009 11:33
troverai tutte le risposte in quanto ho postato in questo topic.
sangiovannievangelista
00venerdì 24 luglio 2009 12:47
[SM=x1140429] Xostantinou

Io ho letto, ma francamente, non ho trovato risposta alla domanda
"Perchè per gli Apostoli è valido il mandato per tutte le generazioni e per Pietro non è valido"?


Eppure ,la storia va avanti, avrà fino al giorno del giudizio, bisogno della garanzia infallibile data da Cristo e mediata dall'Autorità umana scelta da Dio stesso!

Così come avrà sempre bisogno degli Apostoli.

Oppure il mondo oggi non ha bisogno di Pietro?


Non volendo forzare ad una risposta, non lo chiedero più, intendendo il silenzio come una volontà. [SM=g27963]


Ma per piacere, non attaccare la Chiesa Cattolica, stravolgendo il contenuto, banalizzandolo , perchè non sono corrette le cose che stai dicendo, con un taglio piuttosto tendenzioso. [SM=g27969]



[SM=x1140429]
GlaucopideSophia1
00venerdì 24 luglio 2009 13:47
Le cose che ha detto Xostantinou sono correttissime dal punto di vista dottrinale e storico, ha sottolineato perfettamente le incongruenze di roma, che si sono create per motivi politici, la chiesa di Roma è semplicemente indifendibile.
sangiovannievangelista
00venerdì 24 luglio 2009 13:56
[SM=x1140429] GlaucopideSophia

e' un piacere risentirti. [SM=g27963]


Le cose dette, sono banalizzate.
Il contesto storico non compreso e certi particolari determinanti, per nulla elencati...
Un'analisi posta a sottolineare le divergenze, sostenute "teologicamente" parte Ortodossa, ma anche quella Cattolica ha validi motivi, che non sono per nulla sostenuti...

perchè l'articolo è tratto dal sito della Chiesa Ortodossa in Italia.

Tra l'altro ,giro anche a te la domanda, magari puoi rispondermi anche tu.

[SM=x1140429] [SM=x1140430]

Buona domenica a tutto il Forum
cristiano87.
00venerdì 24 luglio 2009 14:29
Grazie
Intanto grazie a Xostantinou x l'enorme approfondimento [SM=x1140430]
Quello che dici va completamente a contestare quello che x anni mi hanno insegnato a scuola su come l'ortodossia vede la figura della Madonna e meno male che si dovrebbe parlare di tutte le religioni senza favorirne alcuna.....

Xostantinou
00venerdì 24 luglio 2009 14:30
@cristiano: figurati, i luoghi comuni esistono ovunque esiste una forma d'ignoranza di fondo.

le cose sono alquanto semplici perché non sono un teologo semplicemente, e per esperienza personale posso dirti che nella mia lunga cerca se da cattolico sono diventato ortodosso vuol dire che nella prima ho riscontrato molte cose sia dal punto di vista storico che dal punto di vista dottrinale, incongruenti con ciò che io ritengo Vera Fede. Anche la chiesa cattolica avrà i suoi validi motivi, ma da ortodosso ex-cattolico (e per interesse personale ho studiato molto a fondo anche l'Islam, l'Ebraismo, il Buddhismo e lo Zoroastrismo, trovando tra l'altro in loro moltissimi spunti positivi) posso dirti che questi li scarto subito perché partono da un errore di fondo che è prima di tutto culturale.

ti rispondo in breve sul resto, il mandato è valido per tutti sempre e comunque, ma come dice la Chiesa Ortodossa la Parola di Dio è tale finché si segue la Scrittura, dal momento in cui il Papa Ex Cathedra si mettesse a dire fesserie di propria iniziativa spacciandole per dogmi, li si dovrebbe forse accettare come Verbo del Redentore? La risposta dell'Ortodossia, che io condivido appieno, è "assolutamente NO", perché ispirato dallo Spirito Santo non significa che Dio parla per bocca sua, e se ciò che dice non è coerente con la Scrittura esso non è attendibile. Inoltre ciò si ricollega ad un'altra questione, chi è il Papa per permettersi questo privilegio? Esso non gode che di un primato d'onore, ma è un vescovo come tutti gli altri, quindi se c'è qualcuno che può deliberare in maniera coerente con l'ortodossia (nel senso letterale) questo è il sinodo dei vescovi, non un uomo solo, per quanto vescovo di una sede importante.
Inoltre, una cosa che mi irrita maggiormente è questa, perché il vescovo che siede sulla tomba di Pietro dovrebbe avere un prestigio maggiore del vescovo che siede sulla tomba di Cristo? Forse Pietro è più importante di Cristo stesso? Il prestigio di Roma è dovuto al fatto che fu capitale imperiale, e tale varrebbe anche per Costantinopoli, ma se parliamo di Fede il primato d'onore dovrebbe spettare al Vescovo di Gerusalemme.
sangiovannievangelista
00venerdì 24 luglio 2009 17:50
[SM=x1140429]
Grazie intanto per la disponibilità.

Sono pienamente daccordo sulle fesserie, infatti avevo precisato che:


Il dogma è una enunciazione che il Papa fa in maniera ufficiale, per definire una Verità di fede, che per circostanze storiche precise, viene messa in dubbio!

Cioè una Verità sempre vissuta, ma che per motivi contingenti richiede una affermazione ufficiale e infallibile! quindi diviene una presa di coscienza a tutti gli effetti.


Questa Verità risiede nella Sacra Scrittura, ma in forma implicita .

es : la Trinità
es : Maria madre di Dio
es : l'infallibilità Papale
es : Verginità perpetua di Maria
es : Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo
es : La missione degli Apostoli estesa anche ai successori degli Apostoli stessi
ecc....

Come si raggiunge la certezza di queste Verità implicite ?

Usando un dono che ci rende simili a Dio: la Ragione (Logos)

Questo dono esige la semplicità, l'umiltà e la passione al Vero, per essere usato correttamente.
Questo significa che nessun passo della Rivelazione debba essere omesso.
E un Amore al Vero maggiore dell'amore alle proprie idee!


Alcune di queste fanno parte del Credo Ortodosso.

Sono Verità della fede cristiana eppure nella Sacra Scrittura non sono esplicite.... richiedono uno studio teologico.



Poichè, il Papa non è infallibile come uomo, nè staccato dalla Chiesa (cioè Cristo).

Ma in virtù del mandato a Pietro, che il Vescovo di Roma eredita.
Come il Patriarca di Gerusalemme o di Antiochia
...
Il discorso lo puoi estendere Papale, lo puoi esendere anche agli altri Patriarcati, esattamente come gli Apostoli avevano una gerarchia stabilita da Cristo stesso.

Il perchè di Roma ?
Lo sapremo in Paradiso.

[SM=x1140429]
Xostantinou
00venerdì 24 luglio 2009 18:32
L'esempio del dogma della Dormizione, come afferma l'Ortodossia, è un "non problema", poiché in quanto non si è mai presentata un'eresia non c'è nemmeno la necessità di stabilire un dogma per correggerla. Diverso è come riportavo sopra il discorso della visione della Theothokos da parte dei cattolici, che differisce in maniera non drammatica ma comunque sensibile da quella Ortodossa ed ha necessitato la presenza di un dogma per stabilizzare le problematiche che aveva creato.

"Nella Chiesa ha il primato dell’infallibilità il sommo pontefice delle anime nostre, Gesù Cristo; insieme a lui, è infallibile chiunque dispensa con ortodossia la parola della verità"
ripeto, tutti, monaci, sacerdoti e vescovi, sono infallibili quando dispensano la Verità Rivelata, non lo sono quando dicono eresie e blasfemie o si arrogano per dogma l'esclusività di poteri come l'infallibilità del Papa su qualsiasi cosa dica Ex Cathedra.

Pietro era il prediletto di Nostro Signore, ma non per questo chi è stato vescovo a Roma dopo di lui lo è altrettanto. Non confondiamo Pietro con il Papa, anche se entrambi hanno ricevuto lo Spirito Santo per diffondere il Verbo tra i popoli. Non esiste una gerarchia se non quella di un primato d'onore, la Chiesa risponde a Cristo, non al Papa, e tutti i Vescovi sono pari tra loro, al massimo uno può essere "Primus inter Pares, ma non capo, così le decisioni non provengono dal Papa ma dal Concilio Ecumenico dei Vescovi, poiché anche il Papa (e si è visto nella storia moltissime volte) sbaglia.

Qual'è la sede più importante? L'oikoumene christianon.
GlaucopideSophia1
00venerdì 24 luglio 2009 20:29
Pietro è stato vescovo sia di antiochia che di roma, perchè il vescovo di roma dovrebbe essere più importante di quello di antiochia ? egli non ha mai specificato quale vescovo avrebbe dovuto guidare la chiesa, una delle motivazioni che senti in giro per giustificare il papa è che essendo pietro morto come vescovo di roma allora i suoi sucessori sono a capo della chiesa, motivazione che non stà ne in cielo ne in terra, inotre pietro aveva scelto come vescovo di roma già un sucessore, e stava fuggendo quando fu preso e riportato in città per subire il martirio, quindi il primato del papa non ha ragione di essere, il primato d' onore lo impose costantino a nicea, e lo fece solo perchè roma era ancora la capitale dell' impero, non ci sono altre motivazioni.
Xostantinou
00venerdì 24 luglio 2009 22:58
Ed è per questo che nell'Ortodossia esiste l'autocefalia delle chiese, il Patriarca di Mosca non è sottoposto a quello di Costantinopoli, non gli è neppure superiore, né un suo omologo come può esserlo il Dalai Lama con il Papa per i cattolici, perché la religione è la stessa, semplicemente è un suo pari, solo che riconosce a Costantinopoli un prestigio "storico" superiore, ma in un eventuale concilio la loro parola ha lo stesso peso e la stessa autorità, così come (dovrebbe) è valido per tutti i vescovi dell'oikoumene, nonostante il prestigio maggiore dei Patriarchi della Pentarchia.
sangiovannievangelista
00domenica 26 luglio 2009 08:11
[SM=x1140429]
Buon giorno a tutti e buona domenica.

Per GlaucopideSophia....
Questa giusta osservazione che fai per il Papa, possiamo estenderla anche per i vari Patriarcati Ortodossi (pensa che la Genealogia dei Vescovi l'abbiamo anche per Antiochia), rendendoci conto che anche tra le Chiese autocefale Ortodosse, c'è in realtà (giustamnte) una gerarchia, non tutti i Vescovi sono Patriarchi, questo perchè lo stesso Cristo ne scelse 12 (gli Apostoli), tra dodici, 3 (Pietro Giacomo e Giovanni) e tra tre 1 (Pietro).


Quello che mi perplime è che la corretta interpretazione della Sacra Scrittura, quando si parla di Pietro, la bloccate.. in nome di un'ideologia (cioè nessuna autorità, Pietrina, solo dei Patriarcati).
Ricordo che l'Autorità è servizio e non nascondo che alcuni Papi, hanno abusato della loro Autorità, facendo danni di cui oggi ancora patiamo.

Per Xostantinou....

Leggendo la Teologia Ortodossa, sul Peccato Originale, non mi è chiaro, il perchè Dio si sia dovuto incarnare per salvarci..

Infatti se si afferma che l'uomo eradita solo le conseguenze del Peccato e non lo stato di rottura che questo male ha causato (e di cui facciamo continuamente esperienza), siamo già salvi, indipendentemente da ciò che possiamo fare, poichè il Peccato originale, non è solo il primo tra i peccati ,ma è anche la causa, l'origine di tutti i peccati, anche dell'apostasia, del sacrilegio ecc..., rendendolo di fatto il più grave di tuti i peccati.

Ma se il Peccato Originale, non rompe il rapporto con Dio, neppure i peccati mortali, lo possono fare e allora che senso ha la Salvezza?
da che cosa ci Salva Dio, se non possiamo rifiutarlo?


Questo lo dico perchè, non regge questa tesi (spiegata così),la quale screditerebbe tutta la Teologia dell'Incarnazione e il conseguente ruolo di Maria (che perdonami, questo è il nome scelto da Dio, per la Sua Madre... credo che nessun uomo abbia la pretesa di una perfezione e una lode più grande del nome di Maria).

Inoltre come si pone la Chiesa Ortodossa, rispetto alle apparizioni Mariane? (la negazione a prescindere da prove oggettive facilmente verificabili da chiunque es: Guadalupe, mi renderebbe seriamente preoccupato dell' Amore alla Verità dei fratelli Ortodossi)

Poichè è apparsa anche in epoca prescismatica ...

Ricordo che la Chiesa Cattolica (non so quella Ortodossa) si avvale di tutti gli strumenti scientifici per vagliare la natura soprannaturale, cioè inspiegabile scientificamente, di un evento e inoltre, direi sopratutto la bontà dell'evento è vagliato per anni alla Luce della Sacra Scrittura, cioè se non è coerente con la Rivelazione può essere considerato sì sovrannaturale, ma non di origine Divina.

Dico questo per un altro grande canone della Cristianità, che non si può ridurre alla legge del Libro, saremmo dottori della legge... questo grande Canone è la Presenza viva e vivificante di Gesù nella Storia (la Tradizione), certamente Presente nella Chiesa Ortodossa e certamente Presente nella Chiesa Cattolica.
GlaucopideSophia1
00domenica 26 luglio 2009 12:09
Re:
sangiovannievangelista, 26/07/2009 8.11:

[SM=x1140429]
Buon giorno a tutti e buona domenica.

Per GlaucopideSophia....
Questa giusta osservazione che fai per il Papa, possiamo estenderla anche per i vari Patriarcati Ortodossi (pensa che la Genealogia dei Vescovi l'abbiamo anche per Antiochia), rendendoci conto che anche tra le Chiese autocefale Ortodosse, c'è in realtà (giustamnte) una gerarchia, non tutti i Vescovi sono Patriarchi, questo perchè lo stesso Cristo ne scelse 12 (gli Apostoli), tra dodici, 3 (Pietro Giacomo e Giovanni) e tra tre 1 (Pietro).


Quello che mi perplime è che la corretta interpretazione della Sacra Scrittura, quando si parla di Pietro, la bloccate.. in nome di un'ideologia (cioè nessuna autorità, Pietrina, solo dei Patriarcati).
Ricordo che l'Autorità è servizio e non nascondo che alcuni Papi, hanno abusato della loro Autorità, facendo danni di cui oggi ancora patiamo.




Difatti nelle chiese orientali il titolo di patriarca è solo onorifico, non comporta nessun potere reale, inoltre ricordo che ogni vescovo è sucessore degli apostoli, i patriarchi sono vescovi come tutti gli altri, non c'è ne uno che ha potere su un altro, nella stessa chiesa cattolica fino al 1917 un sacerdote poteva diventare vescovo solo se scelto dal clero e dal popolo, solo dopo questa data sarà il solo papa a decidere la nomina.


sangiovannievangelista
00domenica 26 luglio 2009 16:09
[SM=x1140428] GlusocpideSophia...

Perdonami...
ma la riduzione del Patriarca a titolo onorifico, essendo di fatto il "Capo" della Chiesa autocefala (da cui mi permetto il termine Capo), mi sembra davvero insostenibile, in quanto è il primo tra i Vescovi, cioè il Papa tra i Vescovi.

Poichè se questo è solo un titolo onorifico, allora lo è anche il Papa per i Cattolici.


Confermo che il Papa nel corso dei secoli ha preso sempre più coscenza del proprio mandato, a volte ,probabilmente, "esagerando", ma di fatto il Papa è il Patriarca di Roma, cioè il Vescovo di Roma... Anche per le Chiese Ortodosse.

La bontà di un Vescovo Ortodosso è definita dalla sua comunione con il suo Patriarca.

Se questo è un titolo onorifico, lo è anche quello del Papa. [SM=g27964]

[SM=x1140429]

GlaucopideSophia1
00domenica 26 luglio 2009 17:17
Infatti il papa dovrebbe avere solo un titolo onorifico, invece da solo ha deciso di essere l' unico a poter consacrare vescovi mettendosi a capo di una gerarchia, wiki sulla organizazione degli ortodossi scrive questo:
"There is no single earthly head of all the Orthodox Churches comparable to the Pope of Rome. The highest-ranking bishop of the communion is the Patriarch of Constantinople, who is also primate of one of the autocephalous churches. These organizations are in full communion with each other, so any priest of any of those churches may lawfully minister to any member of any of them, and no member of any is excluded from any form of worship in any of the others, including reception of the Eucharist. Each local or national Orthodox Church is a portion of the Orthodox Church as a whole.

In the early Middle Ages, the One Holy Catholic and Apostolic Church was ruled by five patriarchs: the bishops of Rome, Constantinople, Alexandria, Antioch, and Jerusalem; these were collectively referred to as the Pentarchy. Each patriarch had jurisdiction over bishops in a specified geographic region. This continued until 927, when the autonomous Bulgarian Archbishopric became the first newly-promoted patriarchate to join the additional five.

The patriarch of Rome was "first in place of honor" among the five patriarchs. Disagreement about the limits of his authority was one of the causes of the Great Schism, conventionally dated to the year 1054, which split the church into the Roman Catholic Church in the West, headed by the Bishop of Rome, and the Eastern Orthodox Church, led by the four eastern patriarchs. After the schism this honorary primacy shifted to the Patriarch of Constantinople, who had previously been accorded the second-place rank at the First Council of Constantinople."

Sul patriarca di costantinopoli dice:"In this capacity he is first in honor among all the Eastern Orthodox bishops, presides in person or through a delegate over any council of Orthodox primates and/or bishops in which he takes part and serves as primary spokesman for the Orthodox communion, especially in ecumenical contacts with other Christian denominations. He has no direct jurisdiction over the other patriarchs or the other autocephalous Orthodox churches, but he, alone among his fellow-primates, enjoys the right of convening extraordinary synods consisting of them and/or their delegates to deal with ad hoc situations and has also convened well-attended Pan-Orthodox Synods in the last forty years."



Xostantinou
00lunedì 27 luglio 2009 09:05
Rispondo rapidamente sul discorso scienza-fede, per gli ortodossi il mondo della fede è nettamente separato da quello della scienza, proprio per questo non hanno mai avuto problemi come l'inquisizione cattolica contro Galileo.
sangiovannievangelista
00lunedì 27 luglio 2009 16:14
[SM=x1140429]

GlucopideSophia

Nella Chiesa sia Cattolica che Ortodossa non esistono titoli onorifici!

Non esistono premi di consolazione , ogni incarico (anche quello di catechista) ha un mandato ha uno scopo ha una funzione ,una utilità specifica, riconosciuta rispettata ,ha una responsabilità, di cui verrà chiesto conto.

Wiki non l'userei come strumento attendibile, per parlare di Chiesa [SM=g27969]


Per Xostantinou.

La Chiesa ha la funzione di richiamare l'uomo al suo Bene.

Per la Chiesa la scienza è (strumento) al servizio dell'uomo e della ricerca alla Verità, il tanto citato caso Galileo andrebbe un po' aprrofondito e vagliato secondo retta ragione, in quanto le ipotesi di Galileo, formulate al tempo, non potevano essere verificate (pensa un po'), Galileo le voleva spacciare per verità, inconfutabile, ma non aveva i mezzi per farlo, se la cavò con la recita di (7 se non erro) salmi penitenziali da dirsi tutti i giorni, ma non ne disse neppure uno, li fece dire a sua figlia (o nipote, non ricordo, vado a braccio) monaca [SM=g27969]


Questa tua risposta non centra però con le apparizioni, Mariane, la Chiesa Ortodossa, spero che prenda più seriamente la scienza, poichè altrimenti, come può essere moderna?

E su che basi (oltre quella fondamentale della coerenza vangelica) accerta l'autenticità di un fenomeno come quello dei veggenti????

Come risponde cioè agli interrogativi dell'uomo moderno?


Fede e scienza, non sono rivali, tanti scienziati arrivano alla Fede, proprio per l'osservazione di quello che studiano.

[SM=x1140429]
GlaucopideSophia1
00lunedì 27 luglio 2009 17:29
Re:
sangiovannievangelista, 27/07/2009 16.14:

[SM=x1140429]

GlucopideSophia

Nella Chiesa sia Cattolica che Ortodossa non esistono titoli onorifici!

Non esistono premi di consolazione , ogni incarico (anche quello di catechista) ha un mandato ha uno scopo ha una funzione ,una utilità specifica, riconosciuta rispettata ,ha una responsabilità, di cui verrà chiesto conto.

Wiki non l'userei come strumento attendibile, per parlare di Chiesa [SM=g27969]





E qui ti sbagli, i titoli onorifici esistono, io sono cattolico, ma mi piace studiare la storia, e per questo ho cercato di carpire più informazioni possibili sull' ortodossia, stranamente quello che dice wiki è giusto, per questo l' ho riportato, un altro esempio lo trovi nel sito ortodox cristian information center che dice :
"The Orthodox Church is a family of "autocephalous" (self governing) churches, with the Ecumenical (= universal) Patriarch of Constantinople holding titular or honorary primacy as primus inter pares (the first among equals). The Orthodox Church is not a centralized organization headed by a pontiff. The unity of the Church is rather manifested in common faith and communion in the sacraments and no one but Christ himself is the real head of the Church."
"The first nine autocephalous churches are headed by patriarchs, the others by archbishops or metropolitans. These titles are strictly honorary as all bishops are completely equal in the power granted to them by the Holy Spirit. "



Xostantinou
00lunedì 27 luglio 2009 18:55
Le cariche e le istituzioni nella Chiesa Ortodossa sono più semplici che nella Chiesa Cattolica, il clero in generale è meno organizzato. Esistono tuttavia i Metropoliti, che sono un pò l'equivalente dei Vescovi Cattolici, e talvolta gli Arcivescovi, che sono a capo di alcune chiese autocefale (che si autogovernano), come la Chiesa di Grecia. Il fatto che esistano dei Patriarchi, in particolare il Patriarca di Costantinopoli, non accomuna questa figura al Papa Cattolico. Tant'è che il Patriarca è definito 'primus inter pares', è soltanto il primo fra pari, ma non ha nessun potere sopra gli altri. Ne è la prova il fatto che esistano altri Patriarchi (di Mosca, di Gerusalemme, e tanti altri, tutti con la sua stessa carica).
Quindi non è che gli Ortodossi non accettano il primato del Papa perché preferiscono i loro Patriarchi. Semplicemente non accettano una figura così potente, superiore a tutti, che si ritiene "santo" e "vicarium Christi" come il Papa Cattolico.

la Chiesa Ortodossa non da mai giudizi morali.
La Chiesa Ortodossa non si esprime ad esempio negativamente sui rapporti sessuali pre-matrimoniali, né sulla contraccezione. Anzi ques'ultima è stata recentemente fortemente incentivata. Giudizi morali non vengono espressi nemmeno riguardo la comunità LGBT quindi anche riguardo l'omosessualità. Similmente non c'è nella Chiesa Ortodossa uno scontro così feroce fra fede e ragione, né fra fede e scienza. Questo scaturisce ovviamente anche dalla mancanza di giudizi morali. Ti porto un esempio dell'importanza della scienza all'interno della fede: la forte battaglia portata avanti dal Patriarca di Costantinopoli riguardo l'ecologia e la salvaguardia delle acque del Mediterraneo.
Per quanto riguarda il rapporto tra Dio e la creazione, i teologi distinguono fra l'essenza eterna di Dio e le energie increate; si tratta di una dottrina presente già in Padri della Chiesa come San Basilio Magno o Sant'Atanasio di Alessandria, ma esplicitata in modo organico da San Gregorio Palamas nel XIV secolo. L'essenza divina è inconoscibile alle creature (che siano uomini o angeli), mentre le energie o atti divini increati possono essere conosciuti attraverso l'esperienza e sono la via attraverso la quale Dio si comunica all'uomo e l'uomo raggiunge la théosis o divinizzazione. Naturalmente sia l'essenza che le energie sono inseparabilmente Dio; questa distinzione è tuttavia usata per spiegare come Dio possa essere assolutamente trascendente e allo stesso tempo agire all'interno della CreazioneIl Padre è la persona (o ipostasi) fonte della divinità (in ambito teologico si parla di monarchia del Padre, dal greco mònos, solo e arché, principio), che si caratterizza per essere ingenerato; il Figlio è generato (ma non creato) eternamente dal Padre e lo Spirito Santo procede eternamente dal Padre (Gv. 15, 26). Ingenerazione, generazione e processione sono le caratteristiche che individuano le tre diverse ipostasi della Trinità, secondo i dettami dei Padri del primo concilio di Nicea (325) e di quello di Costantinopoli (381), che hanno su questa base formulato il Simbolo di Fede (Credo niceno-costantinopolitano)cui la Chiesa Ortodossa é sempre rimasta fedele sia nella formula che nella sostanza.
L'uomo fu originariamente creato perfetto, ma libero di scegliere il bene e il male; attraverso le sue azioni abbracciò la malvagità. A causa della sua caduta, egli si condannò all'Inferno; si crede che da Adamo a San Giovanni Battista tutti gli uomini restarono in un luogo separato da Dio. Ma quando Gesù venne al mondo, egli stesso fu contemporaneamente Uomo Perfetto e Dio Perfetto. Attraverso la sua partecipazione all'umanità, la natura umana fu cambiata, permettendo agli esseri umani di partecipare alla natura divina. Questo processo di cambiamento avvenne anche retroattivamente, fino all'inizio dei tempi, salvando tutti coloro che erano venuti prima, fino ad Adamo. La salvezza, perciò, si riferisce a questo processo di riavvicinamento a Dio.
Esso è piuttosto un dono di Dio, che non vuole null'altro che ricreare il rapporto originario con l'umanità. Ciononostante, tale dono deve essere desiderato dal credente, e Dio non interviene nelle scelte umane. L'uomo è libero di rigettare ciò che Dio gli offre.In termini generali, la tradizione ortodossa rifiuta di esprimere la dottrina della redenzione in termini "legalistici" e non concorda con chi si serve di questi termini per esprimere la pratica cristiana. Seguire le regole rigidamente, senza porre il cuore, non aiuta un credente ad entrare nel processo della sua salvezza ma lo trasforma, semmai, nel fariseo condannato da Cristo. Perciò il peccato non riguarda l'infrazione di un certo insieme di regole. Esso è, piuttosto, il nome dato a qualsiasi comportamento che "non coglie nel segno", ossia, che allontana il credente da Dio, invece di avvicinarlo.
Il termine "peccato originale" usato dai Cattolici è spesso rigettato dagli Ortodossi, che usano l'espressione patristica "peccato ancestrale" per indicare la colpa di Adamo ed Eva, le cui conseguenze - cioè la morte fisica e spirituale - si sono abbattute su tutta l'umanità. Partecipi degli effetti collaterali del peccato primordiale, gli esseri umani nascono spiritualmente puri, ma inevitabilmente destinati a far presto i conti col peccato, che è una sorta di "malattia genetica" dell'anima i cui sintomi iniziano a manifestarsi solo col tempo. L'essere umano, per sua natura, alla nascita non è né colpevole del peccato adamitico né totalmente incapace di accogliere Dio: semmai Dio offre a tutti indiscriminatamente la possibilità di accogliere la sua Grazia increata e farsi 'guarire' da Dio.
Infatti, nella tradizione ortodossa il peccato non è considerato come una macchia dell'anima che deve essere lavata (concetto che porta l'uomo a chiudersi in se stesso contemplando solo l'immagine di sè), ovvero come un reato da punire, quanto piuttosto, come una malattia che necessita di guarigione, una malattia che disturba il regolare rapporto con Dio, finendo per isolarlo completamente nei suoi criteri egocentrici. Proprio come per le malattie del corpo, la peccaminosità umana necessita di attenzioni e concrete terapie individuali. Lo scopo ultimo di questo processo non è riconquistare il favore di Dio, quanto, piuttosto, rimettersi sulla strada che porta a Dio, riaccendere il contatto dell'uomo con Dio in vista di un suo infinito progresso spirituale in Dio (San Gregorio di Nissa).
Come per la terapia delle malattie del corpo è necessario un medico che conosca personalmente il paziente e la storia delle sue patologie, così per la terapia del cristiano nell'Ortodossia è necessaria la presenza di un padre (o una madre) spirituale, a cui confessarsi e che considera il proprio affidato con la misericordia del padre della parabola del Figliol prodigo. Non è necessario che il padre (o la madre) spituale sia un sacerdote. Solitamente i padri spirituali, appartenendo al monachesimo sono persone ricche di esperienza e di attenzione.
Il cristiano che si affida a loro apre totalmente il suo cuore rivelando anche i pensieri più nascosti ed essi, nella preghiera e con l'aiuto dell'esperienza dei santi, gli cominciano a tracciare un percorso possibile affinché la fede cristiana non sia, per colui che si affida loro, un campo di puri concetti idealistici. Il fine del padre (o della madre) spirituale non è di tipo morale (fare in modo che il cristiano non pecchi più) quanto piuttosto di tipo spirituale (fare in modo che il cristiano senta la vivida presenza di Dio nella sua vita) e possa rispondere come Giobbe: "Di te avevo sentito dire ma ora i miei occhi Ti vedono!". La redenzione comincia ad operarsi nel momento in cui è ristabilito questo contatto tra l'uomo e Dio e l'uomo inizia il suo cammino ascendente di trasformazione per il quale è nato.
Il traguardo finale dell'Ortodossia è la theosis, o unione con Dio, stato nel quale l'uomo si divinizza per grazia divina. Questo è ben sintetizzato dal detto di sant'Atanasio di Alessandria: "Dio è divenuto Uomo affinché l'Uomo possa divenire Dio". Questo processo di cambiamento è un traguardo che, sulla terra, è raramente raggiunto dagli uomini, anche se alcuni lo hanno sperimentato. Certamente, l'individuo che raggiunge la divinizzazione (la theosis) non capisce totalmente cosa gli sia successo a causa della sua umiltà perfetta che lo rende totalmente estraneo all'orgoglio.
"Così dunque, fratelli, state saldi e ritenete gli insegnamenti che vi abbiamo trasmessi sia con la parola, sia con una nostra lettera." (II Tessalonicesi 2:15). Lo Spirito Santo lavora attraverso la storia per mostrare costantemente la medesima verità ai membri della Chiesa, e che estirpa la falsità in modo che la Verità possa mostrarsi sempre meglio nel cuore dei credenti.
Per questo la Tradizione non è tanto e soltanto un insieme di testi e di norme giuridiche o di documenti provenienti da un 'Autorità, ma una vita che percorre e dà senso alla Chiesa, una vita testimoniata e visibile dall'esempio dei santi asceti, considerati per questo come l'incarnazione della perenne Tradizione e la verace espressione della Fede ortodossa. Questo aspetto peculiare all'Ortodossia sottolinea il valore esperienziale e non meramente intellettuale della Tradizione. Essa non è mai ritenuta una realtà morta o museale, dal momento che passa attraverso la vita di uomini cambiati dalla fede in Cristo trasmettitori, a loro volta, della novità e della freschezza della fede apostolica e patristica. Quindi la parola di Dio non passa solo tramite la conservazione la trascrizione e la lettura di un libro, ma tramite le persone che rendono testimonianza di Cristo guidati dallo Spirito di Verità.
Nell'Ortodossia, i veri credenti accettano ciò che è scritto nella Bibbia, e non ne dubitano mai. Generalmente, però, la Bibbia viene letta non con il criterio individuale del singolo fedele o ortodosso (come avviene nel mondo protestante) ma con il criterio stabilito dalla esperienza della Chiesa che proviene, a sua volta, da quanto trasmesso dagli Apostoli nella Chiesa primitiva. Il fedele seguito dal padre spirituale deve quindi operare una maturazione interiore per potere assaporare pian piano i molteplici sensi della Scrittura e il significato che essa ha nella sua vita concreta. Questa maturazione interiore è molto più di una semplice istruzione intellettuale: consiste in un progressivo ingresso del fedele nella vita e nella esperienza della Chiesa, condotto per mano con prudenza e discernimento dal padre spirituale.
Generalmente l'atteggiamento attuale dell'Ortodossia Orientale nei confronti della scienza, pur avendo diversi orientamenti con alcuni fedeli che si oppongono a qualche concetto dell'evoluzione alle origini e dello sviluppo della vita, stabilisce una differenza tra il mondo creato (soggetto alle leggi naturali) e il mondo rivelato e increato (soggetto alle leggi divine). Questa differenza evita il contrasto stridente tra fede e scienza che ha caratterizzato la storia del Cristianesimo occidentale. Per questo, secondo alcuni teologi tra cui il prof. Georgios Metallinos dell'Università di Atene, il contrasto fede-scienza per l'Ortodossia è, piuttosto, uno pseudo-problema, più che un problema, non appartenendo realmente alla sua tradizione.
L'Ortodossia considera la verità come rintracciabile nel "Consenso dei Padri", un evidente filo conduttore di accordo che unisce gli scritti patristici della prima Chiesa e degli apostoli. Coloro i quali si mostrarono in disaccordo con quanto veniva considerato il consenso non vennero accettati come "Padri" autentici. Tutti i concetti teologici devono essere in accordo con tale consenso. Anche quelli considerati come "padri" autentici possono avere qualche opinione teologica che non è universalmente condivisa, ma ciò non li rende eretici. Quindi un cristiano ortodosso non è vincolato ad essere d'accordo con ogni opinione di ogni Padre, ma piuttosto con il consenso complessivo dei Padri, e anche qui solo su quelle questioni in cui la Chiesa ha stabilito dei punti dogmatici.
I teologi e i Padri dell'Ortodossia orientale hanno usato nelle loro opere molte espressioni filosofiche greche, forse più di quanto è stato fatto in Occidente. Essi presero a prestito alcune categorie e il vocabolario del Neoplatonismo per spiegare la dottrina cristiana, ma lo fecero in modo tale da non contaminare con elementi filosofico-pagani il dato rivelato. Quando questo avveniva si era davanti ad una eresia. Per questo essi non hanno necessariamente accettato tutte le teorie ereditate dal passato.

Si crede che, nella sua vita,la Theotokos non commise peccato. Ciononostante, l'Ortodossia non accetta il concetto di "immacolata concezione" (che nasce da un concetto umano di tipo agostiniano). Non credendo nel "peccato originale", secondo gli Ortodossi la Theotokos fu soggetta alle conseguenze del peccato ancestrale come ogni essere umano, ma ne venne purificata al momento del concepimento di Cristo. Nella teologia della Chiesa Ortodossa è molto importante comprendere che Cristo, fin dal momento del concepimento era al tempo stesso Dio perfetto e uomo perfetto. Per questo è corretto dire che Maria è in effetti la Theotokos, la datrice di vita di Dio, e che lei è la più grande di tutti gli esseri umani che siano mai vissuti. Questo termine ha una notevolissima importanza teologica per i cristiani ortodossi, in quanto era al centro del cosiddetto dibattito cristologico del IV e V secolo d.C. Dopo aver svolto il suo grande ruolo, la Chiesa crede che Maria rimase vergine, continuando a servire Dio in tutti i modi.

Il discorso sulla fede posto nell'Ortodossia è, per quanto possibile, lineare e logico, nonostante si abbia a che fare con le realtà rivelate che, di suo, sono soprarazionali e non sono esauribili nella pura logica. D'altronde, una esposizione senza senso logico potrebbe essere una ragione giustificata per rigettare una credenza. Le credenze rigettate vengono definite eresie. La teologia ortodossa è ricca di dimostrazioni logiche basate sul "consenso dei Padri" come su riferito. Nonostante ciò, vi sono alcuni punti che gli ortodossi si rifiutano di approfondire, semplicemente perché pensano che un tentativo di maggior comprensione sia controproducente, improduttivo e porti a incomprensioni ed eresie, razionalizzando quanto da noi non può essere percepito e misurato con la mente.
Tali aree della teologia vengono indicate come "misteri". I misteri non sono scappatoie. Un esempio di scappatoia potrebbe essere una dichiarazione del tipo "Dio può fare quello che vuole" in risposta a una valida domanda teologica. Un mistero, d'altra parte, solitamente si presenta quando due punti assai logici non possono essere risolti assieme, eppure devono essere entrambi veri. Un buon esempio è il seguente:
Cristo è uomo perfetto e Dio perfetto. Egli è perfettamente presente come Gesù Cristo, eppure deve essere anche perfettamente onnipresente allo stesso tempo. La Vergine Maria diede vita a Dio incarnato ed è quindi la Madre di Dio, eppure Dio, che è infinito e senza tempo, non ha progenitori.
Allo scopo di spiegare logicamente la nostra salvezza, tutte queste cose devono essere accettate come assolutamente vere, eppure nessuna di queste può essere spiegata soddisfacendo la razionalità umana che si muove in un campo assai limitato. Qualsiasi tentativo di spiegazione porta a una delle molte eresie condannate dalla chiesa. Un esempio:
Cristo nacque uomo e venne fatto Dio dopo la sua morte o Cristo era Dio e pretese solamente di essere uomo o la Vergine Maria diede vita solo al Gesù umano (in tutti questi casi la natura umana non viene cambiata e la nostra salvezza non viene compiuta). Naturalmente la giustificazione che segue questi tentativi è sempre "Dio può fare quello che vuole". Questo non è mai stato accettabile per i cristiani ortodossi che comprendono che certe cose non possono essere spiegate eppure devono essere vere. Tali realtà sono i misteri rivelati che non contraddicono ma superano di molto la nostra razionalità umana. L'eresia non è altro che il tentativo, non importa se in buona o cattiva fede, di abbassare il mistero rivelato imprigionandolo negli stretti limiti razionali. Questo comporta un "razionalismo teologico" in cui non è l'uomo che sale a Dio (accettando umilmente la sua rivelazione) ma è Dio che viene abbassato alla sola comprensione dell'uomo facendolo divenire, di fatto, un idolo.

sangiovannievangelista
00giovedì 30 luglio 2009 07:39
[SM=x1140429] GlaucopideSophia

Anche il Papa è il primo tra i Vescovi, proprio come il Patriarca lo è nella Chiesa Ortodossa, il titolo onorario, porta con sè le responsabilità..

Il punto rimane lo stesso, si blocca l'interpretazione della Sacra Scrittura, si accettano i Patriarcati (primi tra gli uguali), non si accetta il Papa (primo tra gli uguali).

Ricordo ancora che Cristo Stesso è a Capo della Chiesa Cattolica, proprio come in quella Ortodossa.

Essendo risorto e assicurandoci la Sua Presanza fino alla fine del mondo. [SM=g27963]


Provare per credere! [SM=g27964]
[SM=x1140429]
sangiovannievangelista
00giovedì 30 luglio 2009 08:20
[SM=x1140429] Xostantinou

“Per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori” Rm 5,19


Cioè ,non solo hanno ereditato le conseguenze, ma sono essi stessi peccatori, costituiti (stessa cosa, natura stato costituzione), come Adamo ed Eva…

Questa Teologia che riporti, omette questo versetto fondamentale!


“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, a te darò le Chiavi del Regno dei cieli, cioche legherai…ecc…”

Pietro è scelto tra gli uguali, ma gli viuene dato un ruolo diverso, dio Pastore, è lui il custode delle Chiavi di Casa!

Solo lui!
“pasci i miei agnelli”

solo a Pietro, l’icarico di

“conferma i tuoi fratelli nella fede”.

Questi comandi che Pietro ha ricevuto, li ha dati lo Stesso Signore (che affermi) che ti parla al cuore, ma perché il tuo cuore è sordo e i tuoi occhi sono ciechi di fronte a questa Realtà oggettiva e alle parole di Gesù?

Da dove nasce il primato dei Patriarchi?

Qual è il loro sostamento Teologico?

Se il Papa non esercitasse il ruolo che Cristo stesso gli ha assegnato sarebbe come il servo che nasconde il talento sottoterra…. Servo malvagio!


Sulla schizzofrenia tra Fede e vita quotidiana, un solo nome dovrebbe metterci in guardia e chiarirci come Cristo la pensa di tutta questa ipocrisia nel non prendere posizioni coerenti con il Credo che professiamo:
Farisei!



P.S.

Vi ringrazio di tutto cuore ,sinceramente, a te Xostantinou e a te GlaucopideSophia, per il tempo che state spendendo e per il piacevole dialogo in cui vi state impegnando.

Non desidero assolutamente che siano presi questi miei interventi come una polemica, poichè avete tutta la mia più sincera stima! [SM=x1140440]

[SM=x1140429] [SM=x1140430]
sangiovannievangelista
00giovedì 30 luglio 2009 08:22
Precedente intervento, versetto da correggere

"Pietro è scelto tra gli uguali, ma gli viene dato un ruolo diverso, di pastore, è lui il custode delle Chiavi di Casa!"

il resto pieno di errori di cui mi scuso, è comprensibile e non ambiguo...
Pardon
Xostantinou
00giovedì 30 luglio 2009 09:15
Cristo ha scelto Pietro, non i papi. Non confondiamo un re con la Monarchia.
Per quanto riguarda il peccato spero e presumo di essere stato abbastanza chiaro sopra. Non c'è la stessa concezione di peccato tra cattolici ed ortodossi. Ripeto, "tutti sono stati costituiti peccatori" vuol dire che tutti gli uomini per effetto del peccato adamitico sono POTENZIALMENTE peccatori, non che lo sono a prescindere. E' proprio questo errore che ha condotto a quell'astruso ed inutile dogma dell'Immacolata Concezione, per spiegare qualcosa di semplice che era stato stupidamente reso complicato. La Chiesa Ortodossa, che non ha mai seguito questa sciocchezza, non ha avuto bisogno di dettare un dogma sulla nascita della Theotokos proprio perché per chi comprende la Verità non c'è pericolo di fraintendimento. Tutti nasciamo puri, spetta poi a noi rimanerlo.
GlaucopideSophia1
00giovedì 30 luglio 2009 11:50
Re:
sangiovannievangelista, 30/07/2009 7.39:

[SM=x1140429] GlaucopideSophia

Anche il Papa è il primo tra i Vescovi, proprio come il Patriarca lo è nella Chiesa Ortodossa, il titolo onorario, porta con sè le responsabilità..

Il punto rimane lo stesso, si blocca l'interpretazione della Sacra Scrittura, si accettano i Patriarcati (primi tra gli uguali), non si accetta il Papa (primo tra gli uguali).

Ricordo ancora che Cristo Stesso è a Capo della Chiesa Cattolica, proprio come in quella Ortodossa.

Essendo risorto e assicurandoci la Sua Presanza fino alla fine del mondo. [SM=g27963]


Provare per credere! [SM=g27964]
[SM=x1140429]





L' unica particolarità che ha il patriarca è quella di far da presidente in un concilio, ma il suo voto vale uno come tutti gli altri, il papa invece decide da se e non ha bisogno di concili, ciò che dice è legge, direi che la due cose sono molto differenti, gli ortodossi sono una democrazia i cattolici una monarchia assoluta.
Il papa non può essere accetato come monarca perchè non ha nessun diritto in questo senso, non è l' erede di Pietro, è un vescovo che si è autoproclamato capo della chiesa , il vescovo di roma aveva un primato d' onore non il primato, il suo potere era lo stesso che oggi ha il patriarca di cosatantinopoli, non ci sono semplicemente argomenti per appoggiarlo, come per altro tu stesso dimostri.



sangiovannievangelista
00venerdì 31 luglio 2009 08:16
[SM=x1140429] Xostantinou

Scusami, ma il discorso di Pietro è valido anche per i suoi succsssori, proprio come il mandato degli Apostoli è valido per i successori degli Apostoli, ...

Perchè se non è così, mi devi spiegare, perchè quando si parla degli Apostoli, intendete bene , il prolungamento ai loro successori, mentre per quanto riguarda Pietro, non lo intendete!
come se i problemi che richiededono una responsabilità vertice( infallibile, perchè garantita da Cristo, proprio come per S.Pietro) si fossero risolti tutti entro l'anno 66 D.C.
Mi pare insostenibile!


O meglio, non è che non lo intendete, non lo accettate (Papa), perchè lo ribaltate (goffamente e irresponsabilmente, cioè in maniera onoraria) sui Patriarchi(ma giustamente, perchè non godono del mandato di Cristo, ma umanamente è necessaria questa carica, che ipocritamente viene negata al Pontefice Romano.. tente Chiese Autocefale... tanti Capi, Patriarchi, che rappresentano l'unica Autorità di Cristo)!



Costituiti peccatori, non significa che possono solo peccare,ma che sono a tutti gli effetti peccatori, altrimenti è come dire che Cristo è stato costituito Re ,ma di fatto non lo è, ma potrebbe regnare...vedi te se è sostenibile quello che affermi [SM=g27969]

Poi possiamo prenderci in giro e interpretare come vogliamo, ma questo ,non chiamiamolo Ortodossia, si chiama protestantesimo (con tutte le scuse, per la provocazione).




Per GlaucopideSophia.


Sul primato differente, non posso che darti ragione, il Papa è più del Patriarca, è come potrebbe non esserlo, la pretesa del Papa è molto più responsabile e definita dal mandato di Cristo.

Però
" Pietro, è un vescovo che si è autoproclamato capo della chiesa , il vescovo di roma aveva un primato d' onore non il primato, il suo potere era lo stesso che oggi ha il patriarca di cosatantinopoli, non ci sono semplicemente argomenti per appoggiarlo, come per altro tu stesso dimostri"


Mi chiedo con quale diritto il Patriarca di Costantinopoli sia una figura (giustamente rispettata e) riconosciuta????

Chi l'ha costituito tale????


Ti abbozzo una risposta che è valida anche per il Vescovo di Roma (che tra l'altro, in quanto discendente di S.Pietro ha una testimonianza maggiore):

La Tradizione!

Perchè in questo discorso, non viene mai fuori questa Realtà e cioè che Cristo non ha mai abbandonato la Sua Chiesa, il ruolo del Papa è sempre più definito (anche attraverso degli errori dovuti ai limiti , perchè Dio è più forte dei limiti umani e il Suo disegno trascende gli errori).

Chi conferisce il ruolo di successore di Pietro al Papa, è lo stesso che conferisce ai Vescovi il ruolo degli Apostoli, la Tradizione Apostolica!
cioè Cristo Gesù!


Chi conferisce ai Metropoliti e ai Patriarchi il giusto ruolo della successione Apostolica è ancora la stessa Tradizione Apostolica, che il Papa non potrà mai cancellare! [SM=g27963]

Quindi anche il Papa obbedisce alla Realtà che gli si impone e che gli conferisce l'Autorità (che è servizio Cristo è Re sopratutto perchè regge, sostiene) cioè Cristo Gesù! [SM=g27963]


Inoltre l'evidenza della Realtà di Cristo nella Chiesa Cattolica, la testimonia i Santi e le persecuzioni.... dal frutto si verifica la bontà dell'albero! [SM=g27964]
Xostantinou
00venerdì 31 luglio 2009 09:11
scusami ma le tue affermazioni sono assurde ed infondate...la tua Fede è grande e sincera ma ti acceca e ti impedisce in buona fede di vedere l'errore.
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