Francesco Sforza e la questione degli stati sforzeschi nel 1434-1447

Mylae
00venerdì 29 novembre 2013 16:50
Quelli che Machiavelli chiama "Gli stati del Conte Francesco nella Marca" sono i possessi sforzeschi durati nominalmente fino al 1443 e fattivamente fino al 1447 tra Marche e Umbria.

Queste terre sono solo nominalmente sotto controllo papale; ma in realtà, come gli stati malatestiani in romagna e i ducati di Urbino e vari sono indipendenti de facto.

Nel dicembre 1433 riceve i deputati di Senigallia che fanno atto di dedizione a lui per sottrarsi dalla tutela ecclesiastica di Giovanni Vitelleschi vescovo di Recanati. Accetta l'incarico e ne approfitta per invadere le Marche, millantando di averne le patenti dal Concilio di Basilea. In pochi giorni occupa Jesi, Filottrano, Staffolo, Corinaldo e Recanati, saccheggiando e occupando Montolmo (oggi Corridonia) e gran parte delle città marchigiane. Le truppe sforzesche occupano anche Montelupone, Offagna, Serra San Quirico, Apiro, Appignano, Montegiorgio, Monterubbiano, Castignano, San Severino Marche, Montemonaco, Monte Santa Maria in Gallo, Penna San Giovanni, Amandola, Belforte del Chienti e Matelica.
Con il fratello Lorenzo Attendolo costringe ad accordarsi Berardo da Varano, cui impone il pagamento di una taglia di 18000 ducati e la consegna di Montecosaro, Montecchio (Treia), Montemilone (Pollenza), Sant’Angelo, Gagliole e Gualdo Cattaneo.

Prima del Natale del 1433 entra in Ascoli Piceno; ottiene a patti Rocca Contrada (Arcevia); Ancona gli si riconosce tributaria.
A gennaio del 1434 Si accorda con i Chiavelli di Fabriano che gli si riconoscono tributari. Francesco Sforza si dichiara signore della Marca.

A marzo Riceve a patti Todi, Amelia, San Gemini, Otricoli, Gualdo Tadino, Terni, Magliano Romano e Soriano nel Cimino. Si accorda, poi, con il figlio di Paolo Orsini, cui consegna Fabrica di Roma, San Leonardo e Castiglione; assedia Montefalco, si reca a Foligno e gli si arrende anche Spoleto; Viterbo gli apre le porte; occupa Toscanella (Tuscania).

Nonostante le sollecitazioni del duca di Milano accetta di passare al soldo dello stato della Chiesa per combattere Niccolò Fortebraccio. A Firenze, in Santa Maria Novella, si inginocchia davanti al papa, riceve le insegne di Gonfaloniere dello stato della Chiesa, è nominato vicario pontificio di alcune località da lui occupate (Todi, Tuscania, Gualdo Tadino, Rispampani per cinque anni; Acquapendente, Proceno e San Lorenzo Nuovo, dietro il censo di 900 fiorini; il marchesato di Fermo per altri 800). La regina Giovanna d’Angiò, infine, lo nomina Gran Connestabile.

A Giugno, con l’arrivo da Viterbo di 200 balestrieri ottiene a patti San Francesco, supera il Tevere ad Alviano ed il Nera a Narni e costringe Niccolò Piccinino a ripiegare. Cattura 60 cavalli, recupera Otricoli, Calvi dell’Umbria ed i castelli di Foglia e di Gavignano; si fronteggia con il Piccinino a Magliano Sabino.

L'anno dopo è dichiarato Marchese del Piceno e Vicario a vita di Fermo. A novembre 1434 gli è rinnovata dai pontifici la condotta portata a 500 lance (con 3 uomini per lancia) e 800 fanti per un anno di ferma ed uno di rispetto. Il costo mensile delle compagnie è di 10500 fiorini. Si acquartiera a Lugnano e conquista Camerino con l’ausilio di Lionello dei Michelotti e di Ranieri Vibi del Frogia. Costringe Giovanni da Varano a rinunciare al possesso del castello di Cerreto, presso Visso.

Nella primavera del 1435 passa al servizio della lega antiviscontea per un anno di ferma ed uno di rispetto: la condotta è stabilita in 1000 lance e 800 fanti. Alla scadenza del contratto si impegna a non combattere le truppe della lega per sei mesi; gli viene riconosciuto uno stipendio mensile di 10500 fiorini, una prestanza di 50000 fiorini da consegnarsi entro un mese in tre rate. E’ dichiarato dal papa marchese del Piceno; gli sono confermati i vicariati di Todi e di Tuscania per tre anni ed a vita di Fermo; la regina di Napoli gli riconferma la carica di Gran Connestabile. Raduna a Fratta Todina 1500 cavalli, 1800 fanti e 800 cernite.

A fine 1435 è nominato da Papa Eugenio IV Capitano Generale dello Stato della Chiesa. Accetta la signoria di Fabriano, offertagli dagli abitanti che hanno ucciso Tommaso Chiavelli con molti membri della sua famiglia.

A gennaio 1436 conquista con le bombarde il castello di Serravalle di Chienti, saccheggia Muccia. La resa a patti di Camerino è immediata. A novembre stipula a Santa Gonda un contratto per il quale passa al soldo di fiorentini e veneziani per cinque anni di ferma ed uno di rispetto. Lo stipendio mensile è stabilito in 14000 fiorini, a carico per il 60% dei fiorentini e per la quota residua dei veneziani; la prestanza è di 40000 ducati ed è da pagarsi entro tre mesi.

Nell'estate del 1438 Si impossessa di Assisi (vi rimane come suo luogotenente il pisano Benedetto degli Agapiti); Combatte Norcia e ne ottiene la resa ai primi di luglio dietro il riconoscimento di un’indennità di 16000 fiorini da pagarsi in tre anni ed il pagamento di un censo annuo di 700 fiorini.
Si manifesta nemico degli aragonesi: il duca di Milano, pubblicamente, lo diffida ad intraprendere azioni offensive nei confronti di un suo alleato. Ciò nonostante semina il terrore nelle terre del duca d’Atri, gli toglie Acquaviva Picena, lo batte sotto Teramo; la città cade presto nelle sue mani come tutta la regione posta tra il Tronto ed il fiume Pescara. Dopo l'offerta aragonese di 100mila fiorini mantiene la signoria di tutte le terre collocate a nord del Tordino con l’eccezione di Teramo ed abbandona la regione con la promessa che Alfonso d’Aragona non avrebbe attaccato L’Aquila o qualsiasi altra città abruzzese.
Occupa anche Sassoferrato e Tolentino.

A gennaio del 1439 accetta l’offerta di veneziani, fiorentini e pontifici di capitanare le loro truppe contro i viscontei: la durata del contratto è prevista in cinque anni più uno di rispetto; il costo della condotta di 1300 lance e di 1300 fanti è previsto in 17400 fiorini il mese (di cui 9000 a carico dei veneziani e 8400 dei fiorentini). Gli viene concessa una prestanza iniziale di 50000 fiorini.
Il pontefice lo riconferma marchese della Marca e, oltre i vicariati precedenti, gli concede quelli di Assisi, Pergola, Cerreto, Visso e di tutte le terre tolte ai Trinci; gli è anche promessa l’annessione al suo stato di Cremona e di tutte le terre conquistate sulla destra del Po con l’esclusione di Parma, che deve invece andare agli estensi. Lo Sforza si fa anche garantire le proprie terre degli Abruzzi e della marca di Ancona.

Quando nel 1440 Camerino gli si ribella e vuole consegnarsi ai pontifici cala personalmente per sottomettere la città, sottomessa dopo poche ore di assedio, ritornando in veneto a lottare contro i viscontei, dove si trova all'inizio del timeframe del mod.

Ecco una mappa dei territori occupati da Francesco Sforza nel 1441:
Testo nascosto - clicca qui
Francesco Forel
00venerdì 29 novembre 2013 19:57
Quindi come simuliamo questa situazione? Forse si potrebbe inserire la fazione " possedimenti di Francesco Sforza", in guerra con i Visconti all' inizio della mod...

Cambiando per un attimo argomento: ho provato a leggere il trattato di Orso Orsini, ma sinceramente è molto faticoso, quindi per avere un quadro più chiaro della situazione penso che mi procurerò il libro di Philippe Contamine...intanto puoi chiarirmi il significato del termine "lancia"? Perchè a quanto ne so io era un insieme variabile di uomini (da 3 a 8 circa), nonchè l' unità base di formazioni più grandi (squadre, battaglie eccetera), ma quello che mi chiedo è:

1) gli uomini all' interno di una lancia non erano armati allo stesso modo, giusto?
2)erano tutti combattenti effettivi?
3)se sì, pur essendo armati differentemente, sul campo di battaglia operavano nello stretto reparto, a contatto fra loro (come se fosse un contubernium), oppure la lancia era semplicemente un' unità organizzativa e non tattica?
Mylae
00sabato 30 novembre 2013 10:05
Re:
Francesco Forel, 29/11/2013 19:57:

Quindi come simuliamo questa situazione? Forse si potrebbe inserire la fazione " possedimenti di Francesco Sforza", in guerra con i Visconti all' inizio della mod...



L'unico modo è di creare una fazione sforzesca: non so se converrebbe farla giocabile o completamente scriptata, è una questione in cui comanda House; però non può essere ignorata.

Altro elemento da considerare: il regno di Napoli nel 1441 è diviso tra Angioini (ormai in fuga) e Aragonesi. Giovanni Antonio del Balzo Orsini, uno dei principali ispiratori della Congiura dei Baroni, è schierato con gli Aragonesi. Nessuna fazione "calabrese" o "pugliese" dovrebbe esistere all'inizio del mod; al massimo si potrebbe scriptare la loro ribellione in una certa data con certe condizioni.
Si recuperano due slot di fazione

Francesco Forel, 29/11/2013 19:57:


Cambiando per un attimo argomento: ho provato a leggere il trattato di Orso Orsini, ma sinceramente è molto faticoso, quindi per avere un quadro più chiaro della situazione penso che mi procurerò il libro di Philippe Contamine...intanto puoi chiarirmi il significato del termine "lancia"? Perchè a quanto ne so io era un insieme variabile di uomini (da 3 a 8 circa), nonchè l' unità base di formazioni più grandi (squadre, battaglie eccetera), ma quello che mi chiedo è:

1) gli uomini all' interno di una lancia non erano armati allo stesso modo, giusto?
2)erano tutti combattenti effettivi?
3)se sì, pur essendo armati differentemente, sul campo di battaglia operavano nello stretto reparto, a contatto fra loro (come se fosse un contubernium), oppure la lancia era semplicemente un' unità organizzativa e non tattica?



1- >No, assolutamente. Il Capolancia è un cavaliere pesante, il Piatto ha un armamento più leggeto e il Paggio o Saccomanno ha combatte a piedi.
2- Ni. Nei casi di lance composte da tre elementi solitamente si; i Saccomanni sono razziatori e combattenti, i paggi veri e propri sono più che altro servitori.
3- Organizzativa e non tattica. I reparti italiani in special modo non erano organizzati per gruppi tattici ma per fanterie e cavallerie, con le loro sottospecialità. Le lance a loro volta sono raggruppate in squadre di almeno 25 lance nel centro-nord italia, 30 lance in Francia e Napoli angioina. L'unione tra due o tre suqdre fa uno "squadrone"; più squadre formano una Battaglia, o allo stesso modo un "Battaglione".

Francesco Forel
00sabato 30 novembre 2013 11:37
Re: Re:
Mylae, 30/11/2013 10:05:




3- Organizzativa e non tattica. I reparti italiani in special modo non erano organizzati per gruppi tattici ma per fanterie e cavallerie, con le loro sottospecialità. Le lance a loro volta sono raggruppate in squadre di almeno 25 lance nel centro-nord italia, 30 lance in Francia e Napoli angioina. L'unione tra due o tre suqdre fa uno "squadrone"; più squadre formano una Battaglia, o allo stesso modo un "Battaglione".




Ma che tu sappia all' interno di una squadra gli uomini erano armati in modo simile? Cioè: si avevano squadre esclusivamente di lancelunghe, di alabardieri eccetera, oppure all' interno della stessa squadra convivevano armi diverse (un po' come negli eserciti comunali si avevano reparti misti di lancelunghe-pavesari-balestrieri)?

Scusa se ti tartasso di domande ma è tanto che mi chiedo queste cose...

Tornando a parlare degli Stati Sforzeschi sono d' accordo con te, l' unica cosa è che la suddetta fazione andrebbe resa (visto che alla data e' inizio della mod lo Sforza è impegnato altrove) abbastanza passiva, non s se sia possibile.


Mylae
00sabato 30 novembre 2013 12:18
è possibile con uno scripting adeguato.

Anzi, possiamo fare in modo che alla morte di Filippo Maria Visconti appaiano messaggi e script che codifichino l'Aurea Repubblica Ambrosiana.
Genova era indipendente, Parma e Pavia si ribellarono, Cremona era già proprietà sforzesca, Lodi e Piacenza si diedero ai veneziani. I Milanesi chiesero aiuto a Sforza, che dopo aver recuperato Piacenza se ne insignorì personalmente invece di darla ai milanesi; dopo aver mazziato i veneziani fece un accordo con loro contro i milanesi e alla fine si insignorì di Milano, cedendo però al papa tutte le sue terre nelle Marche. Per un brevissimo periodo fu tentato dal rimanere signore delle marche e di Milano, ma avrebbe avuto poi contro papa, veneziani e fiorentini che erano allora insieme in lega.

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Un conto sono i reparti, un conto il loro impiego tattico, un conto l'amminiztrazione. Una lanzalunga appartiene a un reparto di lanzelunghe, che si dispone tatticamente appena dietro i palvesari, a proteggere da avvicinamenti i balestrieri, e amministrativamente fa parte di una lancia magari come "paggio".
The Housekeeper
00domenica 22 dicembre 2013 12:20
Foligno non era stata conquistata dal Vitelleschi nel 1439?
The Housekeeper
00domenica 22 dicembre 2013 13:27
Senigallia dovrebbe essere sotto controllo pontificio, affidata al vicario papale Antonio Piccolomini.

Terni potrebbe essere pontificia? (l'occupazione sforzesca del 1433-34 è definita uno "sporadico episodio" e già nel 1444 vengono modificati gli statuti comunali dal papa)
Mylae
00domenica 22 dicembre 2013 17:50
Re:
The Housekeeper, 22/12/2013 12:20:

Foligno non era stata conquistata dal Vitelleschi nel 1439?



A Marzo 1439 F. Sforza "Costringe all’accordo Trevi ed il signore di Foligno", che gli si sottomettono, sebbene prima fossero stati "liberati" proprio dalle truppe del cardinale Vitelleschi - che a sua volta sarà impringionato l'anno successivo dal papa per sospetti di intelligenza e lettere cifrate scambiate con il Piccinino.

The Housekeeper, 22/12/2013 12:20:

Senigallia dovrebbe essere sotto controllo pontificio, affidata al vicario papale Antonio Piccolomini.



Nel 1449 Sigismondo Malatesta rientra in possesso di Senigallia e ne affida la podesteria Bartolomeo Borgogelli (http://www.treccani.it/enciclopedia/bartolomeo-borgogelli_(Dizionario_Biografico)/).
In precedenza appartiene a Francesco Sforza, che nel 1442 proprio a Senigallia riceve la notizia della sua scomunica.

Dopo la dedizione di Senigallia dell'1433, sappiamo che nel 1439 "si reca a Jesi, a Fermo (per il matrimonio della figlia naturale Isotta con Andrea Matteo Acquaviva) e Senigallia; transita per il riminese alla testa di 8000 uomini".

Il fatto è che ovviamente le relazioni sforzesche con lo stato della Chiesa sono quanto meno burrascose; lo stesso pontefice, in guerra insieme a fiorentini e veneziani contro i duca di Milano, assolda Piccinino, già ai soldi dei Visconti, contro Francesco Sforza, che è "ufficialmente" il suo vicario e combatte per fiorentini e veneziani. È una situazione più che intricata, insomma.

The Housekeeper, 22/12/2013 12:20:

Terni potrebbe essere pontificia? (l'occupazione sforzesca del 1433-34 è definita uno "sporadico episodio" e già nel 1444 vengono modificati gli statuti comunali dal papa)


Forse si: ho trovato che nella Historia di Terni di Francesco Angeloni nel 1440 il pontefice inviò da Firenze, dove risiedeva, che inviò un breve di esortazione ai ternani di obbedire al cardinale d'Aquileia, evidentemente non presente, e di rifuggire le tentazioni di darsi agli sforzeschi o a Piccinino che scorreva con il suo esercito

http://books.google.it/books?id=T5g_AAAAcAAJ&pg=PA140&dq=terni+1440+sforza&hl=it&sa=X&ei=Chi3UsPXGpP2ygO53YGwDg&ved=0CDUQ6AEwAA#v=onepage&q=terni%201440%20sforza&f=false
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