Quelli che Machiavelli chiama "Gli stati del Conte Francesco nella Marca" sono i possessi sforzeschi durati nominalmente fino al 1443 e fattivamente fino al 1447 tra Marche e Umbria.
Queste terre sono solo nominalmente sotto controllo papale; ma in realtà, come gli stati malatestiani in romagna e i ducati di Urbino e vari sono indipendenti de facto.
Nel dicembre 1433 riceve i deputati di
Senigallia che fanno atto di dedizione a lui per sottrarsi dalla tutela ecclesiastica di Giovanni Vitelleschi vescovo di Recanati. Accetta l'incarico e ne approfitta per invadere le Marche, millantando di averne le patenti dal Concilio di Basilea. In pochi giorni occupa
Jesi, Filottrano, Staffolo, Corinaldo e Recanati, saccheggiando e occupando Montolmo (oggi Corridonia) e gran parte delle città marchigiane. Le truppe sforzesche occupano anche Montelupone, Offagna, Serra San Quirico, Apiro, Appignano, Montegiorgio, Monterubbiano, Castignano, San Severino Marche, Montemonaco, Monte Santa Maria in Gallo, Penna San Giovanni, Amandola, Belforte del Chienti e Matelica.
Con il fratello Lorenzo Attendolo costringe ad accordarsi Berardo da Varano, cui impone il pagamento di una taglia di 18000 ducati e la consegna di Montecosaro, Montecchio (Treia), Montemilone (Pollenza), Sant’Angelo, Gagliole e Gualdo Cattaneo.
Prima del Natale del 1433 entra in
Ascoli Piceno; ottiene a patti Rocca Contrada (Arcevia); Ancona gli si riconosce tributaria.
A gennaio del 1434 Si accorda con i Chiavelli di
Fabriano che gli si riconoscono tributari. Francesco Sforza si dichiara
signore della Marca.
A marzo Riceve a patti
Todi, Amelia, San Gemini, Otricoli, Gualdo Tadino,
Terni, Magliano Romano e Soriano nel Cimino. Si accorda, poi, con il figlio di Paolo Orsini, cui consegna Fabrica di Roma, San Leonardo e Castiglione; assedia Montefalco, si reca a
Foligno e gli si arrende anche
Spoleto;
Viterbo gli apre le porte; occupa Toscanella (Tuscania).
Nonostante le sollecitazioni del duca di Milano accetta di passare al soldo dello stato della Chiesa per combattere Niccolò Fortebraccio. A Firenze, in Santa Maria Novella, si inginocchia davanti al papa, riceve le insegne di Gonfaloniere dello stato della Chiesa, è nominato vicario pontificio di alcune località da lui occupate (Todi, Tuscania, Gualdo Tadino, Rispampani per cinque anni; Acquapendente, Proceno e San Lorenzo Nuovo, dietro il censo di 900 fiorini; il marchesato di Fermo per altri 800). La regina Giovanna d’Angiò, infine, lo nomina Gran Connestabile.
A Giugno, con l’arrivo da Viterbo di
200 balestrieri ottiene a patti San Francesco, supera il Tevere ad Alviano ed il Nera a Narni e costringe Niccolò Piccinino a ripiegare. Cattura 60 cavalli, recupera Otricoli, Calvi dell’Umbria ed i castelli di Foglia e di Gavignano; si fronteggia con il Piccinino a Magliano Sabino.
L'anno dopo è dichiarato
Marchese del Piceno e Vicario a vita di Fermo. A novembre 1434 gli è rinnovata dai pontifici la condotta portata a
500 lance (con 3 uomini per lancia) e 800 fanti per un anno di ferma ed uno di rispetto.
Il costo mensile delle compagnie è di 10500 fiorini. Si acquartiera a Lugnano e conquista
Camerino con l’ausilio di Lionello dei Michelotti e di Ranieri Vibi del Frogia. Costringe Giovanni da Varano a rinunciare al possesso del castello di Cerreto, presso Visso.
Nella primavera del 1435 passa al servizio della lega antiviscontea per un anno di ferma ed uno di rispetto: la condotta è stabilita in 1000 lance e 800 fanti. Alla scadenza del contratto si impegna a non combattere le truppe della lega per sei mesi; gli viene riconosciuto
uno stipendio mensile di 10500 fiorini, una prestanza di 50000 fiorini da consegnarsi entro un mese in tre rate. E’ dichiarato dal papa
marchese del Piceno; gli sono confermati i vicariati di Todi e di Tuscania per tre anni ed a vita di Fermo; la regina di Napoli gli riconferma la carica di Gran Connestabile. Raduna a Fratta Todina
1500 cavalli, 1800 fanti e 800 cernite.
A fine 1435 è nominato da Papa Eugenio IV Capitano Generale dello Stato della Chiesa. Accetta la signoria di Fabriano, offertagli dagli abitanti che hanno ucciso Tommaso Chiavelli con molti membri della sua famiglia.
A gennaio 1436 conquista con le bombarde il castello di Serravalle di Chienti, saccheggia Muccia. La resa a patti di
Camerino è immediata. A novembre stipula a Santa Gonda un contratto per il quale passa al soldo di fiorentini e veneziani per cinque anni di ferma ed uno di rispetto.
Lo stipendio mensile è stabilito in 14000 fiorini, a carico per il 60% dei fiorentini e per la quota residua dei veneziani; la prestanza è di 40000 ducati ed è da pagarsi entro tre mesi.
Nell'estate del 1438 Si impossessa di
Assisi (vi rimane come suo luogotenente il pisano Benedetto degli Agapiti); Combatte
Norcia e ne ottiene la resa ai primi di luglio dietro il riconoscimento di un’indennità di 16000 fiorini da pagarsi in tre anni ed il pagamento di un censo annuo di 700 fiorini.
Si manifesta
nemico degli aragonesi: il duca di Milano, pubblicamente, lo diffida ad intraprendere azioni offensive nei confronti di un suo alleato. Ciò nonostante semina il terrore nelle terre del duca d’Atri, gli toglie Acquaviva Picena, lo batte sotto
Teramo; la città cade presto nelle sue mani come tutta la regione posta tra il Tronto ed il fiume Pescara. Dopo l'offerta aragonese di 100mila fiorini mantiene la signoria di tutte le terre collocate a nord del Tordino con l’eccezione di Teramo ed abbandona la regione con la promessa che Alfonso d’Aragona non avrebbe attaccato L’Aquila o qualsiasi altra città abruzzese.
Occupa anche Sassoferrato e Tolentino.
A gennaio del 1439 accetta l’offerta di veneziani, fiorentini e pontifici di capitanare le loro truppe contro i viscontei: la durata del contratto è prevista in cinque anni più uno di rispetto;
il costo della condotta di 1300 lance e di 1300 fanti è previsto in 17400 fiorini il mese (di cui 9000 a carico dei veneziani e 8400 dei fiorentini). Gli viene concessa una prestanza iniziale di 50000 fiorini.
Il pontefice lo riconferma
marchese della Marca e, oltre i vicariati precedenti, gli concede quelli di
Assisi, Pergola, Cerreto, Visso e di tutte le terre tolte ai Trinci; gli è anche promessa l’annessione al suo stato di
Cremona e di tutte le terre conquistate sulla destra del Po con l’esclusione di Parma, che deve invece andare agli estensi. Lo Sforza si fa anche garantire le proprie terre degli Abruzzi e della marca di Ancona.
Quando nel 1440 Camerino gli si ribella e vuole consegnarsi ai pontifici cala personalmente per sottomettere la città, sottomessa dopo poche ore di assedio, ritornando in veneto a lottare contro i viscontei, dove si trova all'inizio del timeframe del mod.
Ecco una mappa dei territori occupati da Francesco Sforza nel 1441:
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