Harald Hardrada

Zames
00venerdì 25 febbraio 2011 23:55
di A. Frediani, da "I grandi condottieri che hanno cambiato la Storia"
Il fascino esercitato dai Vichinghi nella Storia molto deve alle straordinarie e avventurose carriere di uomini come Harald Hardrada, ovvero Harald lo Spietato, o ancora Harald dal Duro Consiglio, o il Lampo del Nord. Nato nel 1015, era il fratellastro del re di Norvegia Olaf il Santo, che nel 1028, quando il danese Canuto il Grande estese il proprio controllo alla stessa Norvegia, andò in esilio nel principato di Kiev.
Due anni dopo, venne a morte il governatore cui il re danese aveva affidato il nuovo dominio, e Olaf pensò bene di provare a recuperare il proprio regno. Comparve in Norvegia con poche centinaia di uomini, che incrementò con guerrieri fornitigli dal cognato, il re di Svezia; completò poi i suoi ranghi incontrandosi nelle foreste con Harald, che aveva al suo seguito un manipolo di uomini, pur avendo solo quindici anni.
Alla fine Olaf aveva raggranellato 3.600 uomini; nulla, in confronto ai 14.400 che gli poterono opporre i filo-danesi nello scontro che si verificò il 29 luglio 1030 a Stiklestad. Secondo la tradizione, il re spodestato si chiese se il fratello non fosse troppo giovane per combattere, e questi rispose che, se niente altro fosse servito, la sua mano sarebbe sempre rimasta sull'impugnatura della spada. Tuttavia, le forze erano impari, e per i norvegesi non ci fu nulla da fare: Olaf cadde combattendo, e la Norvegia rimase danese.
Harald, da parte sua, fu ferito gravemente e, trasportato in una cascina isolata, guarì e andò in Russia, trovando un ingaggio nelle schiere del principe Jaroslav, al cui servizio rimase per un triennio, distinguendosi nella campagna di Polonia del 1031. Nel 1034 aveva ormai un seguito di 500 guerrieri, con i quali si trasferì a Costantinopoli. Nella capitale bizantina entrò a far parte della famosa guardia varega, la guardia del corpo dell'imperatore costituita prevalentemente da scandinavi, e in quell'unità si distinse per nove anni per efficienza e coraggio, guadagnandosi la carica di spatharocandidates, ovvero capitano della guardia.
Se dovessimo basarci sulle fonti nordiche, potremmo supporre che Harald sia stato uno dei personaggi chiave della storia di Bisanzio in quegli anni. Ma per passare in rassegna le sue imprese, è bene rifarsi solo alle fonti bizantine, che lo vogliono esordire al servizio dell'Imperatore sul fronte siciliano dove, nel triennio 1038-41, si distinse al punto di essere nominato manglavites (portatore di cintura). Quindi si spostò in Bulgaria, dove seguì il sovrano nella repressione di una rivolta, per poi andarsene di soppiatto dopo essersi viste rifiutate le dimissioni.
Stando invece alle fonti scandinave, combatté su un numero sterminato di fronti: isole greche, Asia Minore, Palestina, Caucaso, Sicilia e Bulgaria. Dopo aver acquisito fama e denaro a Costantinopoli, comunque, Harald tornò a Kiev, per ricoprire la carica di comandante delle armate del principe Jaroslav, di cui nel 1043 sposò la figlia. Nel frattempo, in Norvegia tutto era cambiato: dopo la morte di Canuto il Grande i norvegesi avevano ripreso quota, e allora era il figlio di Olaf, Magnus, a governare non solo la Norvegia, ma anche la Danimarca. Harald ritenne fosse giunto il momento di rivendicare i propri diritti sul trono norvegese che naturalmente, in un primo momento, il nipote rifiutò di concedergli.
Il condottiero vichingo trovò un valido alleato nello spodestato re danese Svend Estridsson, del cui aiuto si valse per far capire a Magnus che non scherzava. Non ci volle molto per far addivenire il nipote a più miti propositi: fu sufficiente un'azione contro la Zelanda perché Harald si vedesse associato al governo della Norvegia. Tuttavia, la diarchia non durò molto: nell'autunno 1047 Magnus venne a morte, e Harald, ormai definito "lo Spietato", fu signore unico della Norvegia.
Ma le ambizioni del nuovo sovrano erano ben lungi dall'essere appagate. Egli voleva anche la Danimarca, e iniziò immediatamente a far guerra a Svend Estridsson, che nel frattempo si era riappropriato del proprio trono. Il re danese non ebbe pace, e per almeno un quadriennio dovette fronteggiare ininterrotti raid, invasioni e spedizioni nel proprio territorio, che lo videro sempre sulla difensivae più volte sul punto di soccombere, ma mai domo; riuscì a sopportare perfino la distruzione della principale città danese, Hedeby, che nella campagna del 1050 Harald fece incendiare per intero.
Consolidato il proprio potere sul fronte interno, Harald riprese le sue vessazioni ai danni della Danimarca verso il 1060; ma non ottenne risultati migliori che nella prima fase della guerra, nonostante una netta vittoria navale a Nissa, dove, alla testa di 180 navi, si impadronì di ben 70 vascelli avversari. Decise infine di volgere le proprie ambizioni di predominio su un altro scacchiere: l'Inghilterra. Nell'isola britannica, infatti, intravedeva la possibilità di conseguire il trono, cui il re di Norvegia poteva anche aspirare, poiché quando suo nipote Magnus era subentrato al sovrano danese Hardicanute, questi era anche re d'Inghilterra.
Nel 1064 si decise pertanto a riconoscere Svend Estridsson e si fece avanti per la corona inglese, allora sulla testa dell'anglosassone Edoardo il Confessore, prossimo alla morte e comunque poco apprezzato dalla nobiltà scandinava che, sotto Canuto il Grande, aveva conseguito una vasta influenza. Ma con Harald c'erano altri due candidati: Harold, figlio di Godwin, uno dei principali signori anglosassoni, e Guglielmo di Normandia, cugino del re.
Alla morte di Edoardo, nel gennaio 1066, della corona si impossessò subico l'unico dei tre pretendenti che fosse presente sul suolo inglese, ovvero Harold. Ma Harald si era ben preparato il terreno, guadagnandosi l'appoggio degli scozzesi e del fratello del nuovo sovrano, Tostig, già jarl della Northumbria. Con 300 navi e 9.000 uomini sbarcò alla foce dell'Ouse, e vinse una prima battaglia a Fulford il 20 settembre, che gli aprì le porte di York, dove costrinse la popolazione a sostenere il suo partito.
Ma Harold stava marciando a tappe forzate per andargli incontro, e cinque giorni dopo, il 25 dello stesso mese, lo sorprese a Stamford Bridge. Preso alla sprovvista, il re vichingo inviò unviò un contingente al di là del ponte, sulla riva occidentale, per avere il tempo di schierare i suoi uomini su quella orientale dietro un muro di scudi; ma gli inglesi liberarono il ponte e irruppero sulla riva opposta, lanciando un attacco che vide Harald chiudere nel modo più glorioso una vita esemplare da condottiero: secondo la tradizione, morì trafitto da una freccia alla gola. In ogni caso, se pure avesse vinto, avrebbe dovuto superare anche Guglielmo di Normandia, avvantaggiato, per la sua vigile inazione, nei confronti di chiunque dei due antagonisti di Stamford Bridge avesse prevalso.
La morte di Harald sancì anche la fine delle invasioni vichinghe in Europa. Dopo la sconfitta, suo figlio Olaf se ne tornò mestamente in patria con le 24 navi che gli furono sufficienti per trasportare i sopravvissuti all'impresa: avrebbe governato la Norvegia fino alla fine del secolo, guadagnandosi, in opposizione al padre, il soprannome di "Pacifico".

Valutazione
Vero prototipo del guerriero nordico e del condottiero per tutte le latitudini, Harald Hardrada era un marcantonio di oltre due metri, comunemente considerato come l'ultimo eroe dell'età dei vichinghi. Un vichingo crepuscolare la cui carriera lo vide combattere su tutti i fronti, tra la Sicilia e l'Asia Minore, per conseguire un potere sempre maggiore attraverso il mercenariato, le razzie, le vendette, e infine le campagne da sovrano.
La gran mole di racconti epici e leggendari che avvolgono la sua figura ci impedisce di delinearne delle chiare caratteristiche tattiche e strategiche; tuttavia, possiamo asserire che raramente si premurava di concertare una campagna di ampio respiro, sperando piuttosto di ottenere la resa dell'avversario con la pressione esercitata dalla sue razzie. Nonostante fosse diventato un re, la ricerca del bottino, in effetti, rimase sempre il suo principale obiettivo.
Indiscutibile è il suo carisma, che gli guadagnò un vasto seguito fin dagli esordi della carriera, e altrettanto evidente il suo coraggio, che lo portò a distinguersi in battaglia già adolescente, nonché a guadagnarsi una della più prestigiose cariche militari dell'Impero Bizantino.
Sul fronte interno agì con spietata determinazione, promuovendo una centralizzazione assoluta del proprio potere a scapito delle aristocrazie locali, i cui esponenti più potenti, che avevano sempre minato la coesione del regno, eliminò o mise in condizione di non nuocere; debellò qualsiasi forma di resistenza e sottrasse ai nobili la possibilità di costituire eserciti privati, assicurando in tal modo alle popolazioni rurali una certa tranquillità. Infine, la sua inesauribile energia lo portò anche a partecipare a viaggi di esplorazione che gli permisero di raggiungere le zone artiche.
The Housekeeper
00sabato 26 febbraio 2011 10:41
[SM=x1140522]
Knight Of Jerusalem
00sabato 26 febbraio 2011 10:45
E' bello come libro? Oggi pensavo di fare un salto il libreria...
Zames
00sabato 26 febbraio 2011 14:54
Re:
Knight Of Jerusalem, 26/02/2011 10.45:

E' bello come libro? Oggi pensavo di fare un salto il libreria...



Siccome deve trattare di cento generali, per ognuno Frediani è molto sintetico, ma il libro è ben fatto ed esauriente, se lo trovi prendilo perché ritengo ne valga la pena.

Di ogni condottiero troviamo:
-biografia sintetica
-valutazione
-sintetica spiegazione di una delle battaglie più importanti combattute dal condottiero (ad esempio, io non l'ho inserito qui nel post ma per Harald c'era la battaglia di Fulford Gate)
Zames
00domenica 10 febbraio 2013 16:50
Ho acquistato via online un saggio recente (2005) su Harald Hardrada: "Harald Hardrada - The Warrior's Way" di John Marsden, ho letto alcune recensioni e sembra ben fatto, quando lo avrò letto magari faccio una personale recensione in questa sezione ;)

Unici due svantaggi di questo libro, per chi fosse interessato:
-chi non mastica l'inglese deve attrezzarsi, poiché esiste solo in tale lingua;
-arriva dagli USA, e ci mette veramente molto tempo ad arrivare
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