Che Giuliano de' Medici possedesse un elmo che da solo valeva quattro volte il tesoro del re di Francia, può starmi bene nella misura in cui la Firenze del '400, seppur ricchissima di banche e di commerci, non avrebbe mai potuto estendere il suo controllo militare oltre i confini di Toscana - pensate poi a tutto il nord Italia o all'Italia intera!
Erano ricchi da fare schifo, ma militarmente deboli. Sopperivano con la diplomazia.
Bellum Crucis è, essenzialmente, un piacevole passatempo che premia il giocatore abile nel destreggiarsi fra strutture economiche e invii di mercanti. In esso, la potenza economica è direttamente proporzionale alla potenza militare. Un assioma che trova in se stesso la sua dimostrazione.
Ma, guardando alla Storia, non è sempre stato vero.
Al tempo della sua massima estensione (prima metà del II secolo a.D.), l'Impero Romano schierava lungo le sue sterminate frontiere 30 legioni di fanteria pesante più altre 30 di versatilissime unità ausiliarie: 300.000 uomini in tutto, che, tenendo conto della mostruosa estensione dei confini e dell'incredibile potenziale economico, erano quattro gatti - lo scrivo a lettere perché se mettessi 4 sembrerebbero ancora meno di quanti in realtà furono.
Ecco spiegato il motivo per cui una invasione di 20.000 germanici in armi causava non pochi problemi.
Qualcuno chiederà: ma arruolare altri soldati no? - Magari!- Avrebbe risposto Traiano imperatore - Peccato che i sesterzi siano quelli che sono e che di soldati proprio non ce n'è... - .
Sventura mi colse allorché, intorno al centesimo turno della campagna con Venezia (21 territori controllati), l'indicatore del saldo disponibile cominciò a segnare 40000 bisanti ad ogni nuova turnazione: tanto oro è uguale a tanti soldati, che è uguale a mi sono scocciato di giocare.
Vabbè che con le fazioni italiche è più facile, ma mi chiedo: è moralmente giusto arrivare a guadagnare 30000 bisanti solo coi mercanti? Ed è eticamente corretto nei confronti dell'AI arrivare a possedere 10 flotte commerciali?
Nei primi 80 turni, Bellum Crucis è fantastico. Poi non si hanno più avversari, soprattutto se schieri incazzatissimi cavalieri gravi contro volenterosi cavalieri in armatura. I quali, certamente, penseranno di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. E di esserselo preso proprio nel posto giusto.
Il sistema dei malus economici della 6.3 è molto utile (nelle versioni precedenti mi annoiavo molto prima) ma è ancora troppo poco: sogno una campagna in cui, al di là delle difficoltà oggettive dovute alle impostazioni di partenza o alla scelta della fazione, bisante non sia sinonimo di onnipotenza miilitare in terra.
Innanzitutto, si potrebbe limitare il numero di mercanti reclutabili: non uno per ogni struttura di commercio, ma uno ogni due; oppure i primi dieci disponibili per le prime dieci strutture costruite e poi uno ogni tot di ulteriori strutture edificate; o ancora, semplicemente, limitare gli introiti di default, anche tenendo conto delle potenzialità di ogni fazione.
Il discorso sulle flotte potrebbe seguire gli stessi principi o attestarsi su una soluzione più perentoria: un numero massimo di imbarcazioni.
Diversa - più complessa e sottile - la faccenda delle truppe, punto focale della ricchezza eccessiva.
Nonostante la loro considerevole capacità economica, gli Stati Italiani del Quattrocento (so che Bellum Crucis ha il suo punto zero al 1155, ma certe dinamiche storiche, pur nella loro indefettibile specificità, coprono archi temporali sconsideratamente vasti. E poi, a dire il vero, di quegli anni so poco o nulla...
) non potevano schierare più di un dato numero di cavalieri pesanti per il semplice motivo che essi non erano infiniti. Anche avendo mille milioni di fiorini, avrebbero dovuto far ricorso a ronzini zoppi montati da giullari ubriachi.
Certo in Bellum Crucis esistono tempi di replenish - anche piuttosto lunghi - che non consentono di abusare subito delle unità migliori o delle unità in genere, ma, superati quei tempi, esse tornano effettivamente disponibili in virtù dell'oro accumulato nei forzieri.
In un contesto di gioco ideale, con le risorse e i tempi adeguati, potrei schierare tot armate full di sfachiotti, fanti de terra e cavalieri gravi. Cosa impossibile nella realtà effettuale.
E' in tal senso che proporrei di limitare il numero di soldati reclutabili, e ancor più il numero di quelli in grado di risolvere sa soli le battaglie. Non da subito, sia chiaro, magari a partita inoltrata; oppure - storicamente più attendibile - tenendo conto non solo dei bisanti ma anche e soprattutto della popolazione.
Quanti mercenari svizzeri potevano effettivamente arare di sangue i campi dell'Europa fra Quattro e Cinquecento? E di quanti Variaghi poteva circondarsi il Basileus di Costantinopoli?
La mia idea è di porre un limite al reclutamento delle truppe per rendere discutibile l'assioma della ricchezza come potenza. In tal modo, ci si ritroverebbe ad avere un regno difeso da un numero tale di soldati da non consentire guerre di conquista senza una attenta pianificazione delle risorse in campo. Il limite costringerebbe il giocatore umano a guardarsi sempre dai suoi irrequieti vicini, perché, sebbene grasso e unto, difficilmente sarà in cima alla classifica della potenza militare.
Avrei anche pensato all'introduzione di condottieri di ventura da assoldare a suon di bisanti, ma non voglio annoiarvi ulteriormente.
Grazie per l'attenzione,
Sisto