Dopo la mia breve campagna fatta coi milanesi, ho atteso lungo per la versione 6.1 :P, inoltre ero stuffato di giocare coi cattolici così ho voluto provare una fazione islamica, vediamo come va avanti :P
Dunque, vv 6.1, Sultanato di Siria, Difficile/Difficile(avrei preferito molto difficile, ma non si sa mai :D), con mod "anticlerical"(lo ammetto che è per salvarmi da eventuali crociate hihi).
Spero che vi piaccia :=)
Introduzione
L'atabeg Nur ad-Din è lì, affacciato sulla finestra della sua camera, e osserva il tramonto nel silenzio come se stesse cercando dove finisce la linea di orizzonte che separa il cielo e la terra del suo popolo, ma sa che il suo sguardo non può finire oltre la linea, così come non può sapere qual è il destino del suo regno, però di una cosa è certo, non può permettersi che il sultanato finisca in rovine nelle sue mani...
Il sultanato è circondato da potenti stati che stanno lì come un leone affamato che attende la prima mossa sbagliato dell'atabeg, a sud ci sono i Fatimidi, abbracciati al sciismo, abbandonando le parole del Profeta Maometto; ad ovest gli infedeli franchi profanano la Terrasanta con la pretesa di liberarla; a nord c'è il grande fratello dell'islam, i Selgiuchidi, alleati dei siriani. Sebbene non direttamente, poichè ci sono vari stati indipendenti, i quali troppo piccoli per sopravvivere ma con un'ambizione troppo grande per essere controllato dalla ragione, c'è anche lo stato di Georgia con i suoi potenti cavalieri.
Purtroppo per l'atabeg, il sultanato di Siria non ha solo problemi con l'esterno, all'interno di esso c'è una lotta continua di clan che vogliono vedere ad accrescere il proprio potere ma che tuttavia sono dei bravi comandanti e abbastanza fedeli al sultano, l'economia è quasi crollato dai disastri naturali e dalla corruzione dei governatori, la mancanza delle dovute riforme hanno reso il sultanato un posto privo di colore, ad eccezione del giallo della sabbia e delle case abbandonate, privo di suoni senno il lamento del popolo, privo di movimento, a parte il vento del deserto.
"No! Il sultanato non può finire così! Abbiamo sopravvissutto altre situazioni ben più difficili e non sarà certo questa volta a farci arrendere!", queste parole risuonano continuamente nella mente dell'atabeg. "Basta! E' arrivato l'ora di reagire!"
Tempo di riforme ed espansione
Per la prima cosa, bisogna risollevare l'economia, è stata inattiva per troppo tempo, d'altronde, i mercanti d'oriente sono i migliori del mondo! Così vengono costruiti almeno un piccolo mercato in ogni città, in modo da garantire almeno uno scambio di merci all'interno del paese. Le grandi compagnie di commercio sono incitate ad andare all'estero, mentre le compagnie più piccole rimangono nel paese per i prodotti interni.
Piano piano le città cominciano a raccogliere i primi frutti, ora che si ha soldi, la base di ogni paese, si può fare tutto. Il sultanato ha bisogna di espandersi, i quattro insediamenti più vicini sono Mardin, Baghdad, Tabriz e Medina. Mardin, una fortezza strategico oltre ben sviluppato, viene scelto come primo obbiettivo. Dopo aver radunato tutte le unità a Urfa, si parte. L'attacco è diretto da atabeg stesso. La vittoria è stata abbastanza semplice dato che gli uomini schierati sono quasi il doppio dei nemici, ma che sono comunque riusciti a far fuori oltre 350 dei nostri.
Lo stesso destino hanno avuto in seguito Tabriz e Ani, quest'ultimo per dare uno supporto in più alla città di Tabriz poichè si trova in una zona più esposta dal resto del regno. Visto che sia a Tabriz sia ad Ani è assente la cavalleria nemica, viene usata la tattica preferita dai siriani, i quali sono conosciuti al mondo come i migliori arcieri a cavallo, ovvero "rallentare, consumare, decimare", prima si usano gli arcieri a cavallo per distrarre il nemico e ridurre al minimo la sua forza, quando è ormai prossimo alle truppe di fanteria, si procede con un attacco ordinario. In questo modo le truppe nemiche vengono letteralmente consumati prima dell'attacco della fanteria.
Dopo aver sistemato il fronte a nord, è la volta di Baghdad. L'attacco è affidato al erede Qutb ad-Din, il fratello dell'atabeg, nonchè il consigliere della guerra.
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All'alba del mattino seguente, a proteggere il Califfo Abbaside è la guardia personale del principe e Qutb viene archiviato nella storia per sempre come il Conquistatore di Baghdad.
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Inoltre la liberazione del Califfo, rappresenta un atto di grande gioia per tutto l'Islam, adesso tutti i musulmani credono la possibilità di scacciare i franchi dalla Terrasanta, ma soprattutto di mettere in ginocchio quell'Infedele che si fa chiamare Papa!
Medina, è per il momento escluso dalla possibilità del sultanato, poichè il viaggio per Medina è troppo distante e l'invio di un esercito significa lasciare il regno sguarnito e i franchi, in primis, potrebbero approfittarne.
Il popolo siriano necessita anche di protezione e di educazione, così vengono costruiti i primi "municipi", prigione e luogo di culto nei vari insediamenti da permettere una migliore organizzazione e gestione di essi. Invece per le regioni che subiscono più frequentemente i disastri naturali è previsto la costruzione delle grotte sotteranei per assicurare al popolo il minimo indispensabile anche nei momenti più difficili.
Sul piano militare, l'atabeg ha deciso che Ar Rakkah sarà il centro militare del paese, vengono costituiti una serie di edifici per addestrare e migliorare le unità. Inoltre si è arrivato all'idea di creare uno standard di esercito se si vuole competere sul piano internazionale. Per il momento è ancora uno prototipo dello standard in quanto mancano ancora alcuni aspetti da sistemare e migliorare.
Migliorare se stesso non basta, se si vuole vincere, bisogna sapere cosa fanno gli altri e cercare di prevedere le loro mosse. Ed ecco le nostre spie in azione. L'atabeg Nur ad-Din è un maestro ad usare le spie, sa come usarli alla sua massima efficienza, sa se le sue spie gli dicono la verità oppure stanno mentendo, sa perfino sfruttare le spie nemiche a proprio vantaggio.
Più tardi, il consiglio decide di sottomettere anche Ganja, l'insediamente che separa tra i siriani e i georgiani. C'è solo un problema che ostacola quest'impresa, ovvero che una volta conquistato Ganja, i siriani troverebbero lo Stato di Georgia proprio dietro casa e dato che non si ha un buon rapporto con loro, si teme che possa rappresentare uno secondo pericolo per il sultanato. Ma il consigliere Qutb ad-Din è molto più astuto, ha consigliato infatti all'atabeg di conquistare Ganja, ma poi di cederla in cambio di una piccola quantità di denaro ai georgiani per assicurare la frontiera, e usare quei soldi ottenuti per migliorare il rapporto con il fratello turco, due piccioni con una fava!
Senza esitare ulteriormente, la conquista di Ganja è partita.
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Adesso, il sultanato può essere davvero considerato una forza internazionale non da sottovalutare.
E' pronto per la liberazione della Terrasanta!