La Claymor e la Croce

Bertavianus
00mercoledì 5 agosto 2009 22:16
Dalle memorie di Giano Salutori, mercante normanno

Nel mezzo del cammin di mercatura, per suggerimento della gilda e col beneplacito del Re, giunsi presso Genova per sottrarre ad un giovine inesperto il monopolio delle buone imbarcazioni locali; l'impresa dovea essere facilissima ma si rivelò impossibile, imperocchè al mio rivale fu assegnata una scorta militare che mi impedì financo di avvicinarlo.

All'epoca poco ancora sapevo dei nuovi signori locali, e del pregiato tartan lombardo; avrei imparato a conoscerli negli anni successivi, e a trarne giovamento.

Gli higlanders avevano imperversato per circa un secolo nelle terre a loro più vicine; avevano estromesso gli inglesi dalle isole, annientato i danesi, occupato le coste settentrionali - e parte dell'entroterra - di Francia e Germania. I dettagli di questi fatti sono avvolti da un alone di leggenda, che probabilmente copre efferati massacri; pare, comunque, che avessero sostenuto rari combattimenti in campo aperto; loro specialitate sarebbe stato il beffare grandi eserciti appostati fuori le mura, travolgendo le difese di città e castelli prima che potessero intervenire i rinforzi.

Non li avremmo mai visti sulle coste mediterranee se non avessero risposto con zelo all'appello per l'ennesima crociata contro Urfa.
Non vi giunsero mai, ma calarono a sud strappando la Sardegna ai Mori; la scomunica dei Milanesi gli fornì, poi, un buon pretesto per piombare in rapida successione su Genova, Asti, Milano e Lugano.

Credo di poter dire che, se non provocati, mai ci daranno noia: il sogno di cui non fanno mistero è quello di rifondare un regno crociato, sotto la croce di Sant'Andrea.
Bertavianus
00venerdì 14 agosto 2009 12:02
Nell’anno del Signore 1278, quando il Santo Padre indisse una nuova crociata per la conquista di Urfa, il Regno di Scozia era già il più mirabile di tutti i regni cattolici; dominava 34 provincie, incluse isole britanniche, francia e germania settentrionali, e la losanga meridionale di Lugano, Milano, Asti e Genova. Le sue frontiere orientali erano state rese sicure da una vasta rete di alleanze, e solo sporadiche provocazioni di francesi e milanesi gli arrecavano molestia.
L’appello all santa impresa giunse graditissimo, e Ared di Renfrewshive, Margravio di Mgdeburgo, fu lesto a calare verso Genova per imbarcarsi con un esercito cui nulla facea difetto; fedeli alle tradizione nazionale che privilegiava l’uso degli spadoni a due mani, gran parte dei suoi uomini si erano equipaggiati con la versione germanica di tali armi.
Anche Re Donongart il Pazzo volle partecipare alla spedizione, con un bon seguito di cavalieri crociati e balestrieri pavesi mercenari reclutati nella “losanga”.
Le quattro navi crociate erano ancora in vista delle coste italiche quando giunse notizia che altri cristiani avevano espugnato la città islamica. Ciò non bastò a frenare lo slancio degli highlander, sorretti dalla consapevolezza di essere gli unici in grado di riportare la parola del vangelo in Terrasanta; purtroppo, però’, una congiura nobiliare aveva decretato l’esilio del re, che si rassegnò ad abbandonare la flotta per non rallentarne la rotta, e presto scomparve in mare con gli uomini della sua scorta.
Sul finire del 1283 Ared riuscì a sbarcare presso la temibile cittadella di Acri, cogliendovi l’egiziano Nagib impreparato. I 406 difensori della piazza caddero sino all’ultimo uomo, i cristiani persero solo 224 combattenti; i combattimenti coinvolsero anche un inadeguato assortimento di rinforzi nemici che, giunti in ritardo per soccorrere i compagni loro, vennero definitivamente sbaragliati in campo aperto.
Circa un anno dopo giunse in Terrasanta anche l’esercito già condotto dal re, e fu possibile dare l’assalto alle mura di Gerusalemme: i Fatimidi non seppero o non vollero organizzare acconcia difesa, anche perché coinvolti in un Jihad contro Mosul, e la liberazione della Città Santa fu completata prima ancora che si freddaserro le funi delle catapulte. Ared rinunziò al proprio titolo per andare ad assumere il governo della metropoli, ma vil lama assassina stroncò la sua nobile vita prima che ne fosse formalmente investito,
Subito dopo questi fatti venne ottenuto il placet pontificio per una crociata contro Antiochia. La novella impresa era stata richiesta acciocchè altre armi cristiane accorressero ad impegnare le forze egiziane che minacciavano da nord il risorgente regno cattolico, e molti furono quelli che risposero all’appello. Sgravati da cotesto assillo gli scozzesi presero sì la croce, ma solo per piombare più agevolmente sulla rocca di Kerak; anche qui trovarono modesta opposizione, assicurandosi una posizione preziosa per la sicurezza della regione.
La crociata fu anche occasione per imbarcare a Genova una terza armata di invasione, condotta dal nobile Rory di Sowlis. Costui contava di giungere presto in zona sospinto da venti favorevoli e dallo zelo della fede, ma tale ausilio venne a mancargli quando i Polacchi si impadronirono di Antiochia. Mutata così la situazione, Rory fece lentamente vela verso Damietta, mentre altre truppe si preparavano a dargli manforte occupando un fortino egizio a metà strada fra quella cittadella e Kerak, ed una bombarda prodotta ad Acri veniva imbarcata su una nave in attesa nel porto di Gerusalemme.
Sin qui gli islamici eran parsi poco meno che imbelli, ma a Damietta non si fecero cogliere impreparati; Shabata Umer disponeva di difese eccellenti, presidiate d undici compagnie di prima scelta, oltre ad un grande esercito che vagava nella regione; questa forza, che forse preparava una mossa offensiva; non poteva prestargli immediato soccorso, ma inibiva assai bene l’avvio di qualsiasi opera di assedio.
Sbarcato nel maggio 1291 sotto le mura di Damietta, ove fu subit raggiunto via mare e via terra dai rinforzi già approntati nel modo che si disse, Rory ebbe l’onore e l’onere di condurre l’attacco più impegnativo da che era iniziata la campagna orientale; pur potendo contare su forze quasi triple rispetto a quelle del nemico i pronostici gli erano sfavorevoli, poiché le difese della cittadella e la qualità della guarnigione colmavano il divario.
Decise di tenere ai suoi ordini l’intero parco di artiglieria, e di assegnare al capitano dei rinforzi tutta la cavalleria. Una catapulta, con pochi fanti e balestrieri a sua protezione, venne schierata in modo da poter infrangere il cancello più vicino al contingente di rinforzo, mentre bombarde e baliste martellavano quello innanzi all’armata principale. Percossi simultaneamente da due parti, gli islamici non tennero a lungo i posti di guardia; quando si risolsero a ripiegare entro le mura interne, Shabata e gran parte dei guerrieri migliori eran già senza vita. La conquista della seconda e terza cerchia non pose grandi difficoltà, perché si ebbe a che fare con compagnie nemiche già decimate. Con tutto ciò, la pugna impose un prezzo spaventoso, dimezzando le forze della splendida armata di Scozia.
Mentre Rory veniva nominato signore della piazza, le forze nemiche cha ancora infestavano la regione iniziarono un mesto ripiegamento verso Il Cairo: coi frutti del saccheggio fu possibile avviare l’installazione di cannoni nelle torri di Gerusalemme.
Bertavianus
00sabato 15 agosto 2009 19:23
La presa di Damietta fu seguita da due anni di tregua in armi, durante i quali ambo le parti si dedicarono segretamente al potenziamento delle proprie armate.
Gli scozzesi avrebbero assai volentieri marciato sulla capitale nemica, ma questa appariva al momento inespugnabile; il progetto venne accantonato anche a seguito del mancato placet alla crociata che avrebbe potuto agevolare l’impresa.
Il Pontefice non esitò, invece, aa mobilitare le armi cristiane per la presa di Tripoli, località che era opportuno strappare all’Islam perché pericolosamente vicina alla Città Santa.
Nell‘estate del 1294 ben quattro armate cattoliche, evidentemente partite da breve distanza, già si ffollavano intorno a Tripoli prima ancora che gli highlander prendessero la croce..
Vista la piega degli eventi, gli uomini accorsi sotto il vessillo di Kyle di Clair, giovane cavaliere di Acri, furono rapidamente dirottati su Damasco; il condottiero fece sua la città prima ancora che un esercito siriano accampato nei paraggi iniziasse la marcia vero le mura. In quegli stessi giorni, gli alleati veneziani ottenevano gloria ed onori con la presa di Tripoli.
Nell’estate del 1295 iniziò il raduno di una nuova armata per portare l’attacco alla fortezza siriana di Homs: l’impresa venne condotta a termine l’anno successivo senza la menoma difficoltà, anche perché la maggior parte delle forze nemiche erno state distolte da una ennesima Jihad contro Urfa.
Nell’anno del Signore 1299, coi confini settentrionali della Palestina resi sicuri da presenze cristiane a Tripoli , Antiochia e ad Halab, tornò attuale il disegno di marciare sul Cairo.
Protagonista del nuovo cimento fu Cathal Macconel, Visconte di Acri e Margravio di Brandeburgo, che si avvicinò senza fretta con truppe scelte cui vennero aggregate le artiglierie veterane di Damietta.
Sul finire di novembre 1300 sferrò il suo attacco con spietata efficienza. Il tiro concentrato delle artiglierie aprì rapidamente una breccia a destra di una delle porte, poi balestre e balista - fiaccamente contrastati da alcuni arcieri e pistolieri schierati sulle mura - iniziarono a tormentare le truppe che sbarravano quella via; indi avanzarono i fanti, ripartiti su due colonne; quando la prima ebbe impegnato a fondo lo schieramento nemico, pochi colpi di bombarda infransero il portone, e la seconda lo varcò a passo di carica cogliendolo sul fianco; pochi istanti dopo il Sultano era morto, ed i suoi volgevano in rotta verso il centro della città. Il massacro che ne seguì non risparmiò neppure gli inermi.

Con la conquista del Cairo iniziò l’evangelizzazione dei territori storici dell’Egitto, e si instaurarono proficui monopoli nel commercio della seta e del cotone.
Pareva l’alba di una nuova era di pace e prosperità, ma tali successi suscitarono invidie che il maligno sfruttò per seminare zizzania nel campo cristiano: a cavallo fr il 1304 ed il 1305 gli alleati Siciliani attaccarono a tradimento Milano, favorendo la riconquista di Asti e Genova da parte dei Milanesi. Lugano divenne una enclave isolata, che poteva contare solo sulla tiepida amicizia dei Magiari, cui era stata ceduta la scomoda fortezza di Thun per convincerli ad accettare un matrimonio dinastico. Per compensare le perdite territoriali in Italia si ripresero le operazioni militari in Francia, dove furono prese Letmoges e Rhodes, prima che la minaccia di scomunica impedisse di procedere oltre.
L’onore di Scozia imponeva, comunque, il castigo dei fedifraghi siciliani: nulla si poteva fare contro di loro in Lombardia, ma la loro città di Halab era un obiettivo alla portata del Regno Crociato di Sant’Andrea.
Cathal Macconel lasciò Il Cairo e preparò con cura l’impresa, concentrando uomini e pezzi nella fortezza di Halab. Sferrò il suo assalto nel mese di maggio 1307, cogliendo un facile successo. A quel punto venne informato che pure Antiochia - persa dai polacchi - era da qualche tempo in mano allo stesso odioso nemico; la guarnigione cittadina era piuttosto modesta, ma poteva contare sull‘appoggio di alleati bizantini attendati nei paraggi. Il nobile condottiero fu subito sotto le mura con un contingente ridotto, cui sperava di aggregare alcune compagnie di armigeri feudali imbarcatesi ad Acri. Questa parte del progetto non si realizzò, in quanto la nave su cui viaggiavano quegli uomini fu intercettata da legni nemici, ma neppure questo bastò sgomentarlo. Si fece raggiungere dalle bombarde e assalì senza indugio la città, incurante della disperante inferiorità numerica in cui si sarebbe venuto a trovare in caso di tempestivo intervento bizantino; era un rischio calcolato, ed il calcolo si rivelò esatto, perché riuscì ad impadronirsi di Antiochia prima che quelli si avvicinassero.. I bizantini si allontanarono sconfitti da quella battaglia non combattuta, e subito inviarono un emissario che pattuì una tregua ed avviò relazioni commerciali.
L’anno successivo fu assai movimentato..
Gli egiziani sferrarono un potente attacco a Kerak, ove non ottennero nulla perché il tiro delle baliste ridusse in cenere tutti i loro ariieti.
Cormac Wallace, Muhafez del Cairo, avendo sentore di ribellione la provocò a bella posta; cacciato dalla città ad opera di immensa, ma male armata, folla inferocita , ne riprese subito possesso impartendo agli insorti sanguinosa lezione.
Antiochia fu ceduta ai fedeli alleati veneziani per due ottime ragioni; acciocchè quelli concedessero la mano della principessa Tommasina, e per tornare a concentrare le truppe settentrionali che risultavano troppo disperse.
Un paio di spie si insinuarono nella cittadella di Asyut, caduta in mano ai mori, in preparazione di un rapido colpo di mano che sarebbe stato portato felicemente a termine nella primavera del 1309.
L’anno 1310 iniziò con la sorprendente ribellione islamica che cacciò i Veneziani da Tripoli. Un fatto decisamente seccante, ma anche una splendida occasione per annettere al regno quella località, magari con l’ausilio dei suoi precedenti signori . In vista di ciò, mentre si procedeva a nuovi reclutamenti ad Acri, il nobile Cathal tornò a concentrare le sue truppe ad Homs. Halab fu ceduta senza rimpianti ai Magiari, onde rinnovare l’alleanza dinastica, sbarazzarsi dai locali problemi di ordine pubblico, e ricostituire una sorta di principato di Antiochia che lasciasse agli alleati il problema della difesa dei confini settentrionali.



,
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:26.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com