Dalla Repubblica all'Impero
Mod: Bellum Crucis 6.0
Fazione: Repubblica di Venezia
Difficoltà: M/M
La Repubblica di Venezia all'anno 1178:
Il piano superiore della casa è un macello. Mobili abbattuti, sedie sfasciate, libri bruciati. L'unica cosa in ordine è un monaco seduto su una sedia accanto a uno scrittoio. Il monaco ha una lancia spezzata nell'inguine. Il pavimento attorno è coperto di sangue, sieri necrotici e feci.
Il ragazzo raggiunge lo scrittoio e butta giù il monaco dalla sedia, il manico della lancia si spezza ulteriormente sotto il peso del corpo.
<Mi scusi, padre. Serve più a me che a lei.>
Contempla lo scrittoio. Tutto in ordine, nulla di rotto. Dispiega la pergamena sul legno e comincia a scrivere.
Potete chiamarmi Gabriele. Oppure Mauro. O Antonio. Non importa. Il nome non è importante. Il mio ruolo ufficiale è quello del cronista. In realtà sono anche esploratore, informatore, infiltrato, spia e assassino. Tradizione di famiglia. In qualche modo, fu il mio bisnonno ad avviare l'attività, offrendo i suo servigi ai signori della Croazia, ai re di Ungheria, ai signorotti italici e agli imperatori bizantini. Con mio padre l'attività è diventata appannaggio esclusivo dei Doge di Venezia. Affrancamento totale dalla schiavitù e dai doveri militari, mantenimento economico per me e i miei eredi fino alla seconda generazione. L'unica cosa che importa è osservare e riferire. Il motivo per cui mi trovo qui.
Dyrrachion. Una volta probabilmente era una bella città. Ora è un groviglio di case fumanti, strade luride di fango e campi devastati. Merito del generale Giovanni Dandolo e volere di Sua Altezza il Doge Giovanni Polani. Il vecchio Doge suo padre è morto lasciandogli ben pochi territori, dal suo punto di vista: Venezia e la costa adriatica orientale, da Pola a Ragusa. Troppo poco, per Sua Sapienza il Doge.
Mentre in tutto il mondo conosciuto avvampano le fiamme della guerra, Giovanni Dandolo decide di fare la sua mossa. Protetto ai confini da una solida alleanza con il regno d'Ungheria e da un-quantomeno-dubbio patto di non-belligeranza con i comuni lombardi, Sua Strategicità il Doge raduna un esercito con cui colpire l'Impero Romano d'Oriente oltre i confini di Ragusa, a Dyrrachion. I pretesti: la scorribanda di un generale bizantino in terra veneziana dieci anni fa e la prigionia/espatrio di diecimila abitanti veneziani a Xonstantinoupolis oltre vent'anni fa. A tutti gli effetti, paragonati ad altri pretesti, questi sembrano ancora sensati.
Il comando dell'esercito è affidato al giovane - forse troppo giovane - Giovanni Polani. Irruento, arrogante e scontento del suo Doge, Polani raduna il suo proprio esercito, pagato con il suo denaro: lancieri dal Veneto, cavalleggeri dall'Istria, arcieri da Ragusa. Tutti fedeli all'unico padrone: il denaro. Le truppe raggiungono e assediano Dyrrachion in meno di due mesi. Alla guarnigione viene offerta una possibilità di arrendersi. Dell'ambasciatore torna indietro solo la testa, il corpo viene fatto penzolare dalle mura. Polani ordina l'assalto.
Non c'è molto da dire sulla battaglia. I bizantini sono inferiori di numero, attaccati da più lati e armati alla leggera. Dopo il massacro davanti alla porta meridionale, il governatore Metodio Podromo si ritira con la sua guardia nella piazza cittadina. Il governatore Metodio Podromo tenta anche di proporre un accordo. Un duello in singolar tenzone, lui e Polani. Chi vince tiene il controllo della città. Il generale Giovanni Polani nemmeno si disturba a mandare una risposta. Fa chiudere la piazza con i suoi lancieri e ordina agli arcieri di tirare a vclontà. Irti di frecce, Podromo e i due superstiti della guardia si gettano sul muro di lance e scudi. Tre, o forse quattro, lance trafiggono il costato del suo cavallo. Troppe trafiggono il suo corpo e il suo volto.
Il prode generale Polani fa il suo ingresso in città al calar del sole. Un unico ordine per i soldati: divertirsi. Poco da dire anche su questo: saccheggi, incendi, stupri, massacri. Le fiamme dei focolai tramutano la notte in giorno, le grida degli abitanti sostituiscono gli ululati di lupi e gufi. Il giorno dopo i genieri richiudono la breccia nelle mura e cominciano a fortificare la città. Polani si insedia nel palazzo del governatore e ascolta appena i messaggeri veneziani che lo informano dell'attacco siciliano a Pola. Ben fatto, prode zenerale.
Dyrrachion, 22 febbraio, Anno Domini 1178.
--Continua--
P.s.: non sono sicuro che il titolo sia giusto, se qualche veneto vuole correggerlo è il benvenuto
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