Palii a gogo!

The Housekeeper
00giovedì 19 aprile 2012 14:48

PALIO DI ASTI
(corsa alla lunga)
Gli astigiani hanno sempre lottato con perseveranza per mantenere il privilegio di far correre il Palio nel giorno della loro festa patronale, dedicata al martire astigiano San Secondo. La corsa è citata infatti in tutti i trattati, in tutte le alleanze e in tutti i capitoli delle convenzioni con i vari reggenti, padroni o dominatori.
La prima notizia certa della corsa risale al 1275: il cronista locale Guglielmo Ventura riporta che gli astigiani, «sicut fieri solet Ast, in festo Beati Secundi» ("come risulta essere solito ad Asti, durante la festa del Beato Secondo"), corsero il Palio per dileggio sotto le mura della nemica città di Alba, devastando le vigne circostanti.
Quindi se già nel 1275 la "Corsa del Palio" era definita una consuetudine, è probabile che la sua origine debba collocarsi dopo l'anno 1000, con regole codificate già dal XIII secolo (periodo coincidente anche con il periodo di massimo splendore del Comune di Asti).
In questo periodo e fino alla prima metà del XIV secolo, la corsa si svolse “alla tonda”, in un percorso circolare demaniale pressappoco corrispondente all'area delle attuali piazze Alfieri e Libertà chiamata già in epoca longobarda e carolingia " curriculum ".
Gian Galeazzo Visconti, divenuto signore di Asti nel 1382, per rafforzare militarmente la città, fece costruire una nuova cittadella fortificata proprio in corrispondenza del curriculum .
Questo comportò lo spostamento della corsa non più alla tonda, ma su un percorso lineare (cioè "alla lunga ") di circa due chilometri e mezzo lungo l'arteria principale della città (l'attuale corso Alfieri).
In oltre, il Visconti, stabilì che la corsa continuasse a tenersi « ...in festa Sancti Secundi iuxta consuetudinem, omni contradictione remota» ("...il giorno della festa di san Secondo, come da giusta consuetudine e rifiutata ogni obiezione").
Nei documenti conservati nell'Archivio storico del Comune di Asti, si nota che nelle spese sostenute per la corsa sono sempre indicati due palii, di cui uno offerto alla chiesa di San Secondo ed uno da consegnare al vincitore. Questo particolare mostra anche la caratteristica natura devozionale della corsa.
Lo storico astigiano, Niccola Gabiani nei suoi appunti storici sulla corsa , parla di un antichissimo palio di velluto cremisi arricchito da tre gigli dorati, conservato presso la Collegiata di Asti e suppone che fosse stato donato dai duchi d'Orleans durante la loro signoria nel XV secolo.
Alcuni documenti del fondo della Tesoreria orleanese, informano che il palio per il 1462, venne confezionato presso la bottega dei fratelli Lupi, nel 1476 e 1477 dal genovese Gregorio della Torre, nel 1501 fu Antonio Pugliese e nel 1517 fu Bernardo Capello di Santa Vittoria d'Alba.

PALIO DEL DRAPPO VERDE - PALIO DI VERONA
(corsa dei fanti)
Il palio del drappo verde, conosciuto anche come palio di Verona, è un palio che si svolge a Verona. Istituito circa 800 anni fa, nel 1208, rappresenta la corsa organizzata più antica del mondo.
Inizialmente non si trattava di una manifestazione sportiva nel senso moderno del termine, ma piuttosto di un evento che coinvolgeva tutta la popolazione. Si tenevano due gare di velocità: il palio dei cavalli e quello dei corridori. Il drappo verde, di 12 metri, che dà il nome alla corsa, era il premio riservato al vincitore tra i corridori a piedi, i quali inizialmente correvano nudi, mentre il drappo rosso (scarlatto) di 12 metri, era il trofeo per il miglior cavaliere.
Il regolamento di gara, nonostante le modifiche agli statuti cittadini, ai quali esso era vincolato, ha sempre previsto un premio non solo per il vincitore, ma anche per l'ultimo arrivato: l'ultimo cavaliere riceveva una coscia di maiale, mentre l'ultimo corridore una gallina. Essi erano costretti da regolamento a girare per la città facendo mostra del "premio". Ed il cavaliere perdente doveva attraversare la città con la coscia di maiale appesa al collo del cavallo, è chiunque poteva tagliarne un pezzo e portarsela a casa.
Durante le dominazione viscontea le corse aumentarono a tre: si aggiunse la corsa a piedi delle donne, per la quale il nuovo statuto recitava: Correranno donne oneste, anche se ce ne fosse una sola, se invece non ci sarà alcuna donna onesta che corra, allora in sostituzione verranno accettate anche le prostitute.
Sotto la dominazione veneziana, lo statuto cittadino fu infine nuovamente modificato, in una forma che si mantenne inalterata fino alla caduta della repubblica. In questa versione alle tre corse ne venne aggiunta un'altra, il palio degli asini, con un drappo bianco per il vincitore.
Il popolare palio veronese non veniva indetto solo in caso di guerre guerre, calamità naturali e pestilenze, e solo l'arrivo dei francesi nel 1796 causò la fine della corsa.
Il palio venne istituito nel 1208 per festeggiare una vittoria del Comune contro Azzo VI d'Este e San Bonifacio, antica famiglia guelfa veronese, ed è conosciuto anche il percorso, che poteva comunque subire piccole variazioni. Solitamente esso si svolgeva su un circuito che variava dai 7 km ai 10 km, e toccava i più importanti punti della città: tra questi la chiesa di Santa Anastasia, l'Arena, la Porta del Palio (costruita da Michele Sanmicheli nel Cinquecento e da cui prese il nome), l'Arco dei Gavi, la chiesa di San Fermo, Piazza della Erbe...
Il tracciato prendeva il via dal sobborgo di Tomba, e più tardi da quello di Santa Lucia, e si snodava lungo le mura di Verona e per la spianata a sud della città. Il tracciato rientrava in città sotto l'Arco dei Gavi (successivamente dalla porta del Palio), percorrendo il Corso Vecchio fino alla piazza dove successivamente fu costruita la chiesa di Santa Anastasia, dove era posizionato l'arrivo del palio. Il percorso del palio a cavallo si snodava sullo stesso tracciato ed era della medesima lunghezza di quello a piedi.
Dante Alighieri trovò a Verona il primo suo rifugio sicuro dopo l'esilio da Firenze. Durante il soggiorno nella città ebbe evidentemente modo di conoscere gli usi e costumi locali, compreso il palio, che ha poi citato nella sua opera maggiore, la Divina Commedia.

PALIO DI FERRARA
(gara degli sbandieratori)
Il Palio di Ferrara è una competizione tra le otto contrade (i quattro rioni all'interno delle mura medievali ed i quattro borghi all'esterno delle mura) di Ferrara e ufficializzato nel 1279, è considerato il più antico palio del mondo.
Le cronache ferraresi riferiscono che il popolo ferrarese per festeggiare la vittoria ottenuta a Cassano d'Adda nel 1259 da Azzo II, comandante delle truppe pontificie su Ezzelino III Da Romano detto "il Tiranno" comandante delle truppe imperiali, organizzasse corse di fanti e fantesche, somari e cavalli per le vie della città.
La tradizione divenne così forte che le corse venivano organizzate per festeggiare nascite e matrimoni ed istituzionalizzate nel 1279 stabilendo l'obbligo di correre "in festo beati Georgi" il 23 aprile e per la Madonna il 15 agosto. Le corse si disputarono ininterrottamente fino al 1600 poi vennero in parte sostituite da altre parate. Oggi si corre stabilmente l'ultima domenica di maggio a ricordare il palio straordinario corso per festeggiare Borso d'Este, elevato a duca dal Papa, e rientrato a Ferrara l'ultima domenica di maggio del 1471. La città venne divisa in borghi e rioni, i borghi esterni alle mura ed i rioni interni ad esse. Un mese di festeggiamenti, parate, gare competizioni tra le otto contrade della città estense (San Giorgio, San Giacomo, San Paolo, Santo Spirito, Santa Maria in Vado, San Luca, San Giovanni e San Benedetto) che si sfidano in appassionanti gare di bandiere e musica, corse tra putti (Palio di San Romano) e putte (Palio di San Paolo), i putti e le putte sono giovani sotto i 15 anni, asine (Palio di San Maurelio) e per aggiudicarsi il prezioso drappo dedicato a San Giorgio nella travolgente corsa dei berberi, cavalli arabi purosangue. Otto giorni prima della gara si svolge la sfilata di tutte le contrade.

CORSA DELLO SCARLATTO - PALIO DI PARMA
(giostra dei cavalieri)
Il Palio di Parma è una manifestazione che si svolge annualmente nella città di Parma, rievocativa dell'antica "Corsa dello Scarlatto".
Le origini della Corsa dello Scarlatto risalgono al 1314 e sono riportate da Giovanni Del Giudice nel "Chronicon Parmense", il quale riferisce dei festeggiamenti per il fidanzamento tra Ghilberto Da Correggio figlio di Guido, signore di Parma dal 1303 al 1316, e Engelenda Rossi detta Maddalena Rossi di San Secondo figlia di Guglielmo Rossi e Donella da Carrara dei Signori di Padova. Fu un fidanzamento fortunato visto che la coppia ebbe sei figli. La futura sposa poteva vantare nobilissime origini. Il padre era stato nominato Cavaliere (investitura del Conte di Lavagna) nel 1282, oltre ad essere Canonico della Cattedrale di Parma sino al 1281, Podestà di Modena (1281), di Milano (1284), di Lucca (1290 e 1293), di Bologna (1291) e discendente della antica famiglia di Rossi di Parma. Il giorno dell'Assunta, non solo si annunciò il fidanzamento, ma si permise a tutti gli esuli di rientrare in città e furono presenti alla corsa dello Scarlatto la famiglia Rossi al completo, i Pallavicino, gli Aldighieri, le famiglie nobili, gli Anziani, i cavalieri nonché tutto il popolo. Il matrimonio invece fu celebrato il 1 settembre 1314, ponendo fine ai numerosi scontri tra famiglie che ambivano al potere così comuni a quel tempo, e all'antica rivalità tra Gilberto da Correggio e i Rossi. La manifestazione trecentesca in quegl'anni si svolgeva ogni 15 agosto, e prevedeva una corsa dalla porta detta Nova [fino] alla Piazza del Comune e delle giostrate a cavallo con armi cortesi; successivamente nel corso dei secoli il Palio fu identificato con una corsa equestre con i bàrberi.
Nel 1490 la manifestazione cessò ogni attività a causa delle guerre con i francesi, ed è nuovamente attestata nel 1525.

PALIO DI SIENA
(corsa alla tonda)
Secondo alcune fonti, fu in ricordo della memorabile battaglia di Montaperti (1260) e dello scampato pericolo che i senesi decisero di indire il famoso Palio, ritenuto da molti la manifestazione e festa storica più importante e rinomata d'Italia.
La storia del Palio di Siena è però più articolata e complessa, e affonda le proprie radici in un'epoca ancor più remota. Nelle città italiane del XII e XIII secolo era usanza organizzare corse di cavalli, sia come spettacolo pubblico, sia come competizione tra i diversi allevamenti equini posseduti dai nobili cittadini e non. A queste origini si ricongiungono idealmente le diverse rievocazioni storiche che ancora si svolgono in Italia. Ma questo tipo di Palio non è ancora il diretto progenitore della competizione senese attuale.
Parallelamente ai palii dei nobili, i cittadini di Siena cominciarono ad organizzare, più o meno spontaneamente, altre competizioni nei modi più disparati. Si ricordano, a partire dal XV secolo: Palii rionali, l'Elmora, Giorgiani (o Juvenali), Giochi delle pugna, Pallonate, Cacce dei tori, Bufalate, Asinate.
Molte di queste competizioni erano precedute da cortei, rappresentazioni allegoriche, carri trionfali a tema mitologico greco. Notizie di palii si hanno attraverso tutto il XV e il XVI secolo, ma in alcuni casi è difficile capire se le cronache si riferiscano a palii dei nobili (Palio alla lunga) o già a palii alla tonda. L'organizzazione su base rionale della Festa e delle comunità trova la sua origine, probabilmente, nel tipo di organizzazione territoriale delle compagnie militari che caratterizzava l'esercito senese medievale. Quando non c'era la guerra, questa organizzazione si riversava nella competizione nei giochi già citati. Su questa organizzazione interclassista sono state fatte anche interpretazioni di tipo antropologico, relative al carattere territoriale dell'organizzazione sociale senese opposto a quello classista o per censo più diffuso, ad esempio, nei paesi anglosassoni.
La corsa del Palio prende il nome, e non solo a Siena, dal premio: il Palio, dal latino pallium (mantello di lana), era in genere un drappo di stoffa molto pregiata che veniva utilizzato per gli scopi più svariati. A Siena, in genere, era destinato alla chiesa del rione vincitore. Poteva essere utilizzato sia come arredo per la chiesa stessa, o per altri scopi analoghi. Un pallium cinquecentesco sembra abbia decorato fino a non moltissimi anni fa l'altare della Chiesa di San Giuseppe, della Contrada Capitana dell'Onda. Questo avveniva perché, ai loro albori, le Contrade si appoggiavano per le loro riunioni alle Parrocchie o alle compagnie laicali che sostenevano e supportavano gli ordini monastici. È comprensibile come, in caso di vittoria, il premio venisse regalato alla Chiesa del rione, sia per riconoscenza sia per devozione. Un'altra possibilità era la restituzione del premio alla Comunità civica in cambio del suo valore in denaro. In questo caso l'importo poteva essere usato, ad esempio, per fornire di dote le giovani più indigenti della contrada o per altre spese di utilità comune.
Tra i vari spettacoli e competizioni, nel XVI secolo si va lentamente affermando il Palio alla tonda, quello che conosciamo anche ai giorni nostri. Questo si accentua dopo il 1555, anno in cui termina la guerra di Siena e la città, sconfitta, si richiude in sé stessa sfogando il peso della perdita della libertà nei giochi e nelle celebrazioni al suo interno.

PALIO DI SAN PAOLINO - PALIO DI LUCCA
(palio dei balestrieri)
Il Palio di San Paolino è una manifestazione tradizionale di ambientazione medioevale che si svolge a Lucca il 12 luglio di ogni anno in onore del santo patrono della città San Paolino e primo vescovo di Lucca.
A Lucca l'uso della balestra è di antichissima memoria. Se ne ha testimonianza scritta già fin dal 1169, quando la città chiese alla Repubblica di Genova l'aiuto di una compagnia dei Balestrieri per difendersi dai continui attacchi della Repubblica di Pisa.
Nasce poi l'esigenza di dotaare il proprio esercito di un gruppo scelto di tiratori con la balestra. Il Comune lucchese infatti provvede a costituire un gruppo scelto di professionisti armati di balestra, ai quali viene affidata la protezione della città. Castruccio Castracani (Signore di Lucca dal 1305 fino al 1328) istituì un premio per incentivare l’uso della balestra, così furono organizzate delle vere e proprie gare a scopo ludico per mantenere vivo l'allenamento e l'attenzione anche in periodi di relativa "calma". Non si hanno notizie precise sulla nascita della gara ma di certo si sa che il 29 giugno del 1443 il Vessillifero di Giustizia della Repubblica di Lucca volle fosse emanato un atto per disciplinare la disputa della gara con la Balestra. Detto regolamento, conservato presso l'Archivio di Stato di Lucca e tuttora in uso, è risultato essere il più antico Regolamento per gara di tiro esistente in Europa, mentre il Palio della Balestra@ più antico risale alla disputa tra Gubbio e Sansepolcro che avviene interrottamente da più di 500 anni.
Con il passare gli anni la balestra, soppiantata da altre armi da difesa più moderne ed efficaci, andò declinando decretando la fine della gara con le balestre sostituito in Lucca da quello degli Schioppetti. Il 10 ottobre 1970 un gruppo di lucchesi desiderosi di riscoprire le antiche tradizioni cittadine costituì la "Compagnia Balestrieri Lucca", facendo così rinascere l'antica tradizione lucchese del "balestrare".
I partecipanti al palio sono i tiratori dei tre terzieri di Lucca:
- San Paolino, con i colori biancorossi
- San Salvatore, con i colori biancoverdi
- San Martino, con i colori bianconeri
In origine il Palio si teneva due volte l'anno, uno la prima domenica di maggio e l'altro la prima di settembre per la Festa di Santa Croce. Dopo la ricostituzione della Compagnia Balestrieri, fu istituito il Palio della Terzanaia ( la Terzanaia era un'armeria della Repubblica fin dai primi anni del XV sec.), che durò 4 edizioni.
La distanza originaria dal bersaglio era di 120 passi (circa 88 m).
Il premio per i vincitori era di 18 fiorini d´oro.

PALIO DELLA BALESTRA - PALIO DI GUBBIO-SANSEPOLCRO
(palio dei balestrieri)
Il Palio della Balestra è una manifestazione storica che si disputa ininterrottamente dal XV° secolo, nelle città di Gubbio e Sansepolcro.
Con il termine di palio si indica quel tipo di gare che, sin dal medioevo, vedevano come premio una pezza di panno pregiato (palio). In molte città il Palio si legò alla tradizionale corsa dei cavalli, mentre in altre il nome fu abbinato alla disputa di gare di tiro con la balestra o con l'arco.
Il Palio delle Balestra è attualmente disputato l'ultima domenica di maggio a Gubbio e la seconda domenica di settembre a Sansepolcro. Tale manifestazione, alle cui regole del 1668 si rifanno altre competizioni di tiro con la balestra "grossa" che si tengono in oltre venti città d'Italia, si svolge ininterrottamente dal XV secolo. Viene organizzato dalla Società Balestrieri di Gubbio e dalla Società Balestrieri di Sansepolcro, nel quadro delle feste in onore dei rispettivi santi protettori, il patrono della cittadina umbra Sant'Ubaldo e il santo fondatore di quella toscana Sant'Egidio.
La gara consiste nel centrare il bersaglio, detto corniolo o tasso, con una freccia scagliata da una balestra a una distanza di 36 metri.
Il Palio della Balestra a Sansepolcro si celebra ininterrottamente dalla metà del XV° secolo, ma fonti storiche attendibili affermano che tale disputa avveniva anche antecedentemente, difatti si ritrovano antichi scritti che parlano del Palio solito.
Nel 1453 Piero della Francesca ritorna nella sua città natale a prendere in possesso una delle 160 balestre di proprietà comunale, atte alla difesa della città e quindi per gareggiare il Palio. I balestrieri (liberi cittadini) per mantenersi in allenamento e quindi pronti alla difesa della città (come riserva militare), si allenavano costantemente nell'arte del balestrare, gareggiando il Palio. Al vincitore andava in premio un pezzo di lana rosso (pallium).

PALIO DI SAN RANIERI \ DELL'ASSUNZIONE - PALIO DI PISA
(palio marinaro)
Il Palio di San Ranieri è un palio remiero che si disputa a Pisa il 17 giugno, giorno in cui la città celebra il suo Santo patrono San Ranieri. La gara, preceduta da un corteo storico sui lungarni, viene disputata in Arno tra quattro equipaggi in rappresentanza dei quattro quartieri storici della città (San Francesco, San Martino, Santa Maria, Sant'Antonio).
Le prime tracce certe del palio marinaro Pisano risalgono al XIII secolo quando le cronache ricordano un palio svoltosi nell'anno 1292 in occasione delle celebrazioni in onore dell'Assunzione al cielo della Vergine. Solamente dal 1718 il palio viene disputato il 17 giugno per la ricorrenza del patrono di Pisa San Ranieri.
Le imbarcazioni impiegate si ispirano alle tipiche fregate "stefaniane" dell'Ordine Mediceo dei Cavalieri di Santo Stefano. Ogni equipaggio è composto da otto vogatori, un timoniere ed un montatore. Quest'ultimo deve arrampicarsi su un pennone alto dieci metri, posto al traguardo su di una piattaforma galleggiante, e recuperare il "paliotto" della vittoria, ossia la bandierina del colore corrispondente a quello del quartiere che rappresenta. La barca del quartiere San Francesco è contraddistinta dal colore giallo, quella di San Martino dal rosso, quella di Santa Maria dal celeste, quella di Sant'Antonio dal verde.
Questa particolare modalità di assegnazione della vittoria si ispira all'impresa di Lepanto del 1571 quando le truppe cristiane, una volta abbordata l'ammiraglia turca, si impadronirono della fiamma da combattimento posta sul pennone dell'imbarcazione musulmana.

PALIO DI SAN RUFFINO - PALIO DI ASSISI
(palio dei balestrieri)
Il Palio di San Rufino è una manifestazione storico - folkloristica che si tiene in Assisi l'ultima domenica di agosto. Essa consiste in una gara di tiro con la balestra tra i diversi terzieri della città (Dive Mariae, San Rufino e San Francesco) al cui vincitore viene assegnato il Palio, un ambito drappo dipinto da un artista di fama nazionale.
L'origine di tale manifestazione è attestata in vari documenti. I più antichi, risalenti al XIV secolo, sono ad oggi conservati presso la biblioteca comunale di Città di Castello.
L'assegnazione del Palio avviene mediante una gara di tiro a squadre tra i terzieri della città. La distanza tra banco di tiro e bersaglio è di 36 metri. Il palio viene assegnato alla squadra (terziere) che realizza la più alta somma dei punteggi ottenuti dai singoli balestrieri. Al balestriere che realizza il miglior punteggio viene assegnata una balestrina d'argento.

PALIO DEI QUINDICI DUCATI - PALIO DI FELTRE
(tiro con l'arco)
Il Palio di Feltre o Palio dei Quindici Ducati è una manifestazione storica veneta di origine quattrocentesca che ricorda l'entrata della città di Feltre nella Repubblica di Venezia.
Gli Statuti Cittadini del XVI secolo registravano una disposizione che imponeva al Maggior Consiglio cittadino e al Podestà di porre ogni anno, in occasione della festa di San Vito (15 giugno), la somma di quindici ducati d'oro perché fosse tenuta in città una corsa di cavalli. In tal modo i legislatori intendevano ricordare l'entrata di Feltre nella Repubblica di Venezia avvenuta appunto il 15 giugno dell'anno 1404. In quella data, infatti, il deputato feltrino Vettor Muffoni, nobile originario di Cesio, aveva consegnato, per la sua città, le chiavi del governo locale all'ambasciatore di Venezia Bartolomeo Nani. Da quel momento Feltre, e con essa il Feltrino intero, entrava in tal modo a far parte dello stato Veneziano.
Le gare del Palio sono quattro: staffetta, tiro con l'arco, tiro alla fune e corsa equestre.
Il tiro degli anelli si teneva in Piazza Maggiore, fu soppresso nel 1986, dopo la reintroduzione della gara equestre.
Il tiro alla fune Si gioca in Pra' del Moro. Le quattro squadre vantano spesso atleti di livello nazionale.
La staffetta Si corre lungo l'anello interno della cittadella murata, tra Porta Imperiale e Piazza Maggiore, con un forte dislivello tra i due punti.
Gli arcieri È disputata in Piazza Maggiore da una coppia di arcieri per ciascun quartiere con archi moderni. È tradizionalmente ritenuta la seconda gara per importanza nel palio di Feltre.
La Corsa Equestre o Gara dei Corsieri La corsa equestre si tiene in Pra' del Moro. Vi partecipano due corsieri per ogni quartiere montati da fantini di grande fama. La corsa è ritenuta la gara più appassionante del palio e attira numerosi spettatori.
Il premio del Palio è unico per tutte le gare. Il quartiere vincitore si aggiudica i "Quindici Ducati d'Oro", ossia le quindici medaglie dorate appositamente coniate e cucite su di un drappo dipinto da un artista di chiara fama. Il solo drappo dipinto rimane di proprietà del quartiere quale testimonianza della vittoria. Un gonfalone del quartiere vincitore resta inoltre esposto per tutto l'anno in Piazza Maggiore, dalla sera della vittoria fino al termine del palio successivo.
Nel XIV secolo la città di Feltre fu divisa in quattro quartieri controllati ciascuno da una famiglia patrizia. I quartieri rimasero in funzione, quali circoscrizioni amministrative e geografiche, dalla loro costituzione fino all'arrivo delle truppe napoleoniche quando furono soppressi e soppiantati dal nuovo assetto amministrativo territoriale. Gli antichi quartieri, così come definiti dagli statuti cittadini prenapoleonici, sono richiamati dagli attuali quartieri del Palio.
- Castello
Arma: "d'azzurro al leone d'oro", dei nobili Gazzi. Comprende la parte nord-orientale della città, a partire da Piazza Maggiore: il Castello di Alboino, da cui prende il nome, e a settentrione scendendo da via Luzzo, per Borgo Ruga, via Belluno, Pasquer e Casonetto. Nel Quartiere sono compresi Borgo Uniera con piazzale Parmeggiani, via Fusinato, le Traversere, via Anconetta, con le frazioni di Arson, Cart, Grum, Lasen, Umin, Vellai, Vignui, Villabruna e Zermen. Il comune alleato è Cesiomaggiore.
- Duomo
Arma: "d'azzurro alla fascia d'oro, caricata in punto d'onore d'una stella di otto punte d'oro e di tre bande dello stesso in punta", dei nobili Bellati. Prende il nome dalla cattedrale della città e comprende la parte sud-occidentale di Feltre, dalle mura di Porta Pusterla e dal borgo intorno al duomo di San Pietro, complesso religioso di origini paleocristiane. Ne fanno parte le frazioni di Mugnai, Tomo e Vìllaga dove in passato si estendevano i possedimenti delle famiglie Da Mugnaio, Tomitano e Marcanovo. Il comune alleato è Arsiè.
- Port'Oria
Arma: "d'oro all'aquila spiegata bicipite di nero", dell'Impero. Il quartiere di Port'Oria, deriva il suo nome dall'antica porta cittadina che guarda a oriente. Si estende verso sud est e comprende la parte meridionale di Borgo Ruga, via Nassa e il Borgo di Tortesen, il Monte Telva, il borgo dell'antico ospedale di San Paolo, e parte di via Garibaldi, nonché le ville di Pont, Nemeggio, Villapaiera, Cellarda, Anzù, Canal, Croci e Sanzan. Nel suo territorio, sullo sperone roccioso del Monte Miesna, si erge il Santuario (ora basilica minore romana) dei Santi Vittore e Corona, patroni della città di Feltre. Opera dei crociati ed eretto a partire dal XI secolo, è un complesso artistico-architettonico tra i più importanti dell'alto Veneto; di stile romanico mostra chiari influssi orientali.
- Santo Stefano
Arma: "di rosso al corno da caccia d'oro", della famiglia Dal Corno che possedeva un palazzo in via Mezzaterra. Prende il nome dall'antica chiesa che si trovava in piazza Castello (piazza Maggiore) e che fu demolita all'inizio del XIX secolo. Il quartiere si estende nella parte nord-occidentale della città comprendendo verso settentrione le vie Mezzaterra, Cornarotta e Paradiso, il rione del Boscariz e le frazioni di Farra, Foen, Pren e Lamen.








Riassumendo:



PALII
Cavalieri:
- Palio di Asti - corsa alla lunga
- Palio di Siena - corsa alla tonda
- Palio di Parma - giostra dei cavalieri
Fanti:
- Palio di Lucca - tiro con la balestra
- Palio di Gubbio-Sansepolcro - tiro con la balestra
- Palio di Assisi - tiro con la balestra
- Palio di Feltre - tiro con l'arco
- Palio di Verona - corsa dei fanti
- Palio di Ferrara - gara degli sbandieratori
Barche:
- Palio di Pisa - gara marinara







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